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Autore: Thiana    07/04/2013    1 recensioni
Inizialmente scritta per il contest "Album musicale - quando una canzone diventa storia" purtroppo non portato a termine.
Quando la propria ragazza sta male, ci sono uomini che la lasciano stare, altri che si limitano ad una chiamata, e poi c'è Teddy.
Che si intrufola nella stanza di Vic per farla ridere. Per farla distrarre.
"Un idiota, avrebbero detto molti. Un ladro, avrebbero pensato altri."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Romeo and Juliet**

 

I can't do everything but i'd do anything for you.
                                                                                                                          I can't do anything except be in love with you.
[Romeo and Juliet – Dire Straits]

 
 
 
Teddy imprecò ancora, sempre sottovoce.
In ventitré anni non si era mai trovato in una situazione del genere. Il problema era che non sapeva dove mettere il piede. Letteralmente.
Non sarebbe stato un problema, se fosse stato al caldo di casa sua –di sua nonna.
No. Perché, come tutti i ragazzi con il cervello oramai atrofizzato a causa dell’amore, Ted stava tentando di non cadere mentre si arrampicava per arrivare al balcone della stanza di Victoire.
Un idiota, avrebbero detto molti. Un ladro, avrebbero pensato altri.
Sperò solo che Bill non uscisse in quel momento. Trovarlo infreddolito, sotto la pioggia leggera di ottobre e con uno zaino rosa sulle spalle sarebbe stato un duro colpo. Prima in testa, poi alla sua autostima.
Quando finalmente arrivò a scavalcare il balcone e posare i piedi a terra, si prese qualche secondo per riprendere fiato.
Non si era neanche preoccupato che la ragazza non volesse vederlo. Stava male e, lui lo sapeva, aveva bisogno del suo ragazzo.
 
Pochi minuti più tardi, mentre si sfilava le scarpe bagnate e la giacca, notò che Vic rideva cercando di non farsi notare.
«Beh, cosa ridi?» Chiese senza trattenere un sorrisetto. Vederla ridacchiare così, era un bene. Quello stesso giorno aveva avuto una grande litigata con la sua migliore amica e, quanto Teddy l’aveva saputo, non aveva perso un attimo ad andare da lei.
«Niente, è solo che…» Fece un altro risolino, Vic, incrociando le gambe sopra il gonfio piumone bianco sul letto. «mamma e papà non ci sono. Avresti potuto suonare. Avresti dovuto farlo comunque. Tu piaci a papà.»
Ecco, forse Ted non glielo avrebbe mai detto: Bill, per quanto potesse considerarlo uno zio acquisito, rimaneva sempre il papà della sua ragazza. E un po’ aveva paura di lui. Sarebbe stato stupido non farlo. Una sola mano dell’uomo sarebbe bastata a coprire la sua intera faccia. E le cicatrici, nonostante conoscesse la storia, non aiutavano.
«Sì, ecco, io…» Farfugliò qualcosa di incomprensibile poi, con un lieve broncio, posò lo zaino rosa sul letto della ragazza. «Sì, è rosa. Ero da zio Harry e l’ho preso a Lily.»
Notò con un misto di imbarazzo e felicità che la ragazza si tratteneva dal prenderlo in giro.
«Ho qualcosa per te.» Balzò sul letto, facendo sbilanciare la ragazza –la sua ragazza- così che le finì tra le braccia.
Sbadato com’era, se ci avesse provato ancora sarebbe finito con il darle una capocciata, o con lo sbattere il sedere a terra. Avrebbe potuto anche mordersi la lingua.
James glielo ripeteva sempre: era così tanto maldestro che non poteva che apparire tenero.
Apparire. Perché nonostante gli occhiali sul naso, i capelli che cambiavano colore e l’essere maldestro, Teddy era un ragazzo di ventitré anni. E Victoire era bellissima.
Senza indugiare ancora, aprì lo zaino e ne tirò fuori una scatola di alette di pollo piccanti, una confezione di un ristorante cinese take-away di pollo alle mandorle e gelato alla fragola.
Teddy odiava il gelato alla fragola.
«Hai portato il cibo!»
Questa era una delle cose che amava di Vic. Le piaceva il cibo. Ma le piaceva davvero. Non fingeva di assaggiare qualcosa solo per farlo contento, no. Sperimentava, e mangiava fino a sentirsi sul punto di slacciarsi i pantaloni e ridacchiare per la pancia gonfia.
Poi andava in palestra. E non l’aveva mai sentita lamentarsi per avere le braccia troppo grosse o le cosce- Com’è che dicevano sempre le sue amiche? le cosce che strusciavano.
«Ho portato il cibo.»
Come se fosse a casa sua, si alzò per inserire un disco nel giradischi incantato della ragazza. Non conosceva il cantante, ma la musica era abbastanza movimentata da allungare un braccio verso la ragazza, farla alzare dal letto e farle fare un piroetta.
Bene, se c’era un’altra cosa che Teddy non sapeva fare, era ballare. Gli epiteti che si era beccato, quando aveva ballato con i cugini, erano stati così svariati che si era fermato per scriverli su un tovagliolo di carta.
Se ne fregò, però, ballando con la ragazza, cercando di farla distrarre, di farla ridere.
Con la mossa più goffa che lei avesse mai visto, riuscì a far cadere tutte le cose che erano sul suo comodino. Con il sedere. Dall’altra parte della stanza, la pigrizia di Vic la spinse a saltare sul letto e sdraiarsi, scompigliando le coperte con le gambe, e a guardare il ragazzo con le mani sotto il mento.
«Lascia pure tutto lì. Ci penserà mamma.» Con una scrollata di spalle, il ragazzo raccolse tutto e lo sistemò, continuando a tenere in mano un libro non troppo spesso.
«Romeo e Giulietta, eh?»
Si sdraiò accanto alla ragazza, con la pancia sulle coperte, e sfogliò qualche pagina. Aprì il libro a caso, leggendo.
«”Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana.”*» Spostò lo sguardo sulla ragazza con una smorfia. «Non è proprio un inno all’amore, eh?»
Lei scosse la testa e, sfilandogli il libro dalle mani, si chinò a posargli un bacio leggero sulle labbra. «E’ una storia d’amore. Tragica, ma d’amore.» Vedendo l’interesse del ragazzo e il silenzioso invito a proseguire, continuò. «Ci sono questi due ragazzi che si innamorano, ma le loro famiglie si odiano. E alla fine muoiono. Cioè: lei finge di morire, lui la vede e si avvelena, poi lei si sveglia e vedendolo morto, si pugnala.»
Beh, proprio non si può dire che Victoire fosse brava a riassumere un libro.
«Continuo a pensare che non sia una cosa allegra.» Rispose lui con un sorriso, spostandosi per posare il mento sulla pancia della ragazza.
«Non deve essere allegro. E’ una tragedia, è ovvio che le persone muoiano.» Sul suo viso passò un’espressione, veloce come un lampo, che non restò inosservata dal ragazzo.
«Cosa?»
Dovette chiederglielo tre volte, prima di convincerla ad aprire bocca.
«Tu faresti come Romeo? Moriresti per me?» Non era una richiesta, era curiosità.
Lui scosse la testa senza un attimo di esitazione. «No.» Confermò, allungando un braccio per sfiorare la mano della ragazza.
«Se morissi, tu cosa faresti senza di me? Staresti male e… Io non farei mai nulla per farti stare male. Non ti lascerei sola, lo sai.» Sì, Victoire lo sapeva. E così era per lei ma, essendo una donna, vedeva il lato romantico della cosa, non quello pratico.
«Non lascerei morire te. E non morirei io. Salverei entrambi.» Perché non sono nulla senza di te, vivo o morto. Ma quello non lo disse. Lo tenne per sé, sapendo essere la verità.
Vide gli occhi di lei brillare più del normale. Non doveva essere una serata seria o pensante. No, doveva essere una serata divertente per farle dimenticare i suoi problemi.
«Guarda cosa mi ha insegnato James, oggi.» Si alzò dal letto e spalancò la porta della stanza, fece qualche passo lungo il corridoio e si voltò. Pochi metri più avanti, sulla destra, si affacciava la testa di Vic che lo guardava, ferma sulla porta.
«Non è mai una buona cosa, se viene da Jamie.»
Con un sorrisetto malandrino sul volto, Ted iniziò a correre e, prima di arrivare dalla ragazza, scivolò grazie ai calzini di lana. Lanciò persino un urlo mascolino, appena prima di finire con il sedere a terra, che divenne presto un gemito di dolore.
Teddy era una di quelle persone che faceva quello che andava fatto: persino rischiare di frantumarsi l’osso del sedere, per far ridere la sua ragazza.
 
 
 *(Romeo: atto I, scena I, p. 22)
Ovviamente, la citazione è di Shakespeare, Romeo e Giulietta.
 


**Titolo gentilmente offerto dai Dire Straits, e dal loro favoloso album Making Movies.
One shot scritta per il contest “Album musicale – quando una canzone diventa storia.” purtroppo mai completato.
 
Il contest qui: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10458508&p=1
 
 

   
 
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