Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Scarlett Rose    07/04/2013    5 recensioni
Athena ha bisogno dell'aiuto di Mu e Seiya per recuperare una cosa indispensabile al mantenimento dei suoi doveri divini. Ce la faranno i nostri eroi a non deludere la loro dea?
E ce la farò io a strapparvi almeno un sorriso? Non vi resta che avventurarvi in questa fan fiction.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente tutti i personaggi di Saint Seiya appartengono corpo e Cosmo a Mr. Kurumada.
Ci vediamo alla fine del racconto!
 

 Che giornata sarebbe senza?

ovvero

Panico al Santuario! Mu e Seiya contro i Saint di Italpol !

 
Athena fissò Tatsumi con un’aria di vago rimprovero “Intendi dire che non ve n’è più traccia?”
“Sì, milady, sono tremendamente mortificato, avrei dovuto controllare meglio. Me ne assumo tutta la responsabilità. Qualsiasi punizione vorrete infliggermi sarà più che meritata.”
“Via, mio buon Tatsumi, non drammatizzare. Troveremo una soluzione. Lasciami sola qualche minuto per riflettere.” lo pregò la ragazza, scostando la sedia di ebano riccamente scolpita dal tavolo che troneggiava nella sua stanza privata.
Profondendosi in ringraziamenti per la misericordiosa bontà della sua padrona, il maggiordomo strisciò fuori dal salottino che tra tutti la dea prediligeva all'interno della Tredicesima Casa.
Saori sospirò, fissando il mare dall’ampia terrazza che dominava tutto il Santuario. Il sole era sorto da poco e lei, come da abitudine, si era alzata con lui pronta ad affrontare un’altra giornata di impegni ufficiali e burocratici. Purtroppo, la notizia portata da Tatsumi gettava una pesante ombra su quello che doveva essere un giorno come tanti. Come avrebbe potuto risolvere il pasticcio?, si chiese, con le vesti candide che ondeggiavano nella brezza.
Rimase ad osservare le luci giocare sull’acqua per un indefinito lasso di tempo.
Un’ancella si inginocchiò alle sue spalle, sgusciando da dietro una porta di servizio “Mia signora, non avete ancora fatto colazione. Umilmente mi permetto di insistere affinchè vi nutriate adeguatamente in vista della lunga giornata che avete davanti.”.
Saori si voltò verso quella donna di mezza età dall’aria materna “Ti ringrazio, Eudora, ma purtroppo un’altra questione richiede la mia attenzione. Ti prego, corri alla Prima Casa e convoca Mu dell’Ariete. Digli di venire subito, è una faccenda estremamente urgente.”.
L’ancella annuì e fece per andarsene, ma la voce della vergine di Grecia la fermò “Prima, per favore, avverti Tatsumi di convocare Seiya di Pegasus.”.
Con il cuore gonfio di preoccupazione, la donna si voltò e si allontanò velocemente, scendendo lungo il sentiero nascosto che permetteva di evitare la lunga scalinata delle Dodici Case, dopo aver informato il maggiordomo dei desideri della divina fanciulla. Che cosa mai poteva turbare la dea?, si domandò Eudora mordicchiandosi le labbra, mentre evitava alcuni sassi aguzzi che spuntavano qua e là sul sentiero. Forse un nuovo nemico? Oppure un qualche altro tipo di minaccia che la mente umana non poteva immaginare? E dire che tutti avevano sperato così fortemente che la pace fosse ristabilita, ora che Hades era stato definitivamente sconfitto. Sospirò; era inutile rammaricarsi e perdere tempo a rimuginare, ancora una volta avrebbero dovuto  affidarsi ai guerrieri di Athena e sperare che riuscissero a risolvere la crisi senza troppi danni o, gli dei non volessero!, perdite innocenti.
Entrò nella Casa dell’Ariete così di corsa che rischiò di travolgere uno dei servitori del Grande Mu. In maniera concitata, gli spiegò che la dea reclamava la presenza del Saint immediatamente presso la Tredicesima Casa.
“Vi prego” boccheggiò rivolta all’uomo, cercando di recuperare fiato “avvertite il vostro padrone che non c’è un minuto da perdere.”.
L’uomo annuì e sparì velocemente nella parte privata della casa. Meno di un minuto dopo arrivò il Cavaliere in questione, già bardato della sua scintillante armatura. Nonostante l’apprensione che Eudora poteva leggergli negli occhi solitamente sereni, il nobile Mu non sembrò cadere preda dell’agitazione, ed anzi, diede disposizioni al servitore che l’aveva chiamato di portare dell’acqua alla donna.
“Vi ringrazio, ma non c’è tempo, nobile Mu.” intervenne Eudora “Dobbiamo affrettarci, milady sembrava terribilmente preoccupata.”.
“Lo sembra davvero.” riflettè Mu, mentre pochi minuti dopo varcava la soglia della Sala delle Udienze, dove Athena lo stava attendendo in compagnia del Bronze Saint di Pegasus, avvolto nella sua Cloth. La giovane dea gli si fece incontro mentre l’Ariete si genufletteva dinnanzi a lei.
“Non perdiamo tempo in formalità, mio Saint. La missione che devo affidarvi deve essere sbrigata prima che inizino le udienze del mattino. Ne ho un assoluto bisogno.” mormorò, quasi rivolta a se stessa. Fece un cenno a Tatsumi, che avanzò portando con sé una piantina. La fanciulla indicò un città situata nel Nord Italia “Questa, miei Saint, è Alba, il luogo dove è custodito ciò che mi occorre al più presto. La lettera che ora vi consegnerò dovrebbe appianare tutti gli ostacoli che potrebbero frapporsi sul vostro cammino.”
“Il nostro nemico sa che stiamo arrivando?” si informò con aria battagliera il giovane Pegasus.
“No, Seiya, tuttavia non si tratta di nemici. Potrebbero fare una certa resistenza, è vero, però la mia missiva basterà a placare gli animi.”.
Consegnò a Mu una busta vergata con la sua calligrafia, recante il simbolo della Fondazione Grado “Mu, tu dovrai teletrasportarti là con Seiya ed aiutarlo, nel caso sorgessero delle difficoltà. Mi raccomando, avete due ore, probabilmente meno, non perdete tempo e state attenti. Che la mia benedizione vi accompagni, Saint del Santuario.”.
“Agli ordini, mia signora.” disse Mu, con gli occhi che brillavano di intrepida risolutezza. Qualunque cosa fosse accaduta, non avrebbe deluso la sua dea.
Seiya si battè il pugno sul petto “Conti su di noi, lady Saori, non la deluderemo.”.
Il Saint dall’armatura dorata gli posò una mano sul braccio e in meno di un battito di ciglia lasciarono il Santuario, materializzandosi dinnanzi ad un edificio in vetro e cemento, sormontato da un grande scritta a caratteri gialli. “Guarda, Mu,” disse Seiya, indicandola “dev’essere il nome del loro tempio o forse del dio che servono. Andiamo, dunque, le speranze di milady riposano in noi.”.
Il Gold Saint annuì e si avviarono presso l’entrata, i Cosmi all’erta e pronti ad ogni evenienza. Non c’era nessuno in giro nell’ampio piazzale di cemento e i due combattenti ne furono alquanto sorpresi, poiché nonostante fosse appena l’alba una roccaforte non poteva essere lasciata così sguarnita. In effetti, dopo appena alcuni passi, un uomo in divisa blu uscì dall’edificio, fissandoli sospettoso “Alt! Chi siete e cosa volete qui a quest’ora? Vi siete persi?”.
Il Saint più anziano non sentiva irradiarsi alcuna minaccia da quel Cosmo perfettamente normale, tuttavia mantenne alta la guardia, vista l’espressione non benevola che stava riservando loro.
“Chi sei tu, piuttosto, che vuoi sbarrarci il passo?” intervenne seccamente Seiya, mettendosi in posizione di difesa. L’uomo ricambiò lo sguardo in cagnesco “Lavoro per l’Italpol, bello, e sappi che sono reduce da un doppio turno di notte. Se siete qui per farmi perdere tempo, fate retromarcia e tornatevene indietro.”.
Mu e Seiya si scambiarono un’occhiata. Non conoscevano alcun immortale che corrispondesse a quel nome, forse apparteneva a qualche panteon minore. Seiya accentuò la posa, irrigidendo ulteriormente i muscoli. Quell’uomo insolente non sembrava voler sgombrare il passo. Aprì la bocca per lanciare la sua sfida, tuttavia Mu lo bloccò con il suo Cosmo.
“Non temere, Cavaliere di Italpol. Comprendiamo che dopo la ronda notturna tu debba essere giustamente affaticato e non vogliamo certamente burlarci di te. Veniamo in pace, per recuperare un oggetto che serve alla dea Athena, di cui qui facciamo le veci.” spiegò il Gold Saint dell’Ariete, scoccando un’occhiata di avvertimento a Seiya. Non era il caso di provocare un inutile combattimento. La priorità era recuperare ciò che occorreva ad Athena.
L’uomo sbattè un paio di volte le palpebre, poi si battè una mano sulla fronte “Oh, Signore, no! Anche gli ubriachi reduci dal sabato sera no! Sentite, ragazzi, dico davvero, lasciatemi finire in pace il mio turno e tornatevene a casa. Se volete, vi chiamo un taxi, non mi sembra il caso che guidiate.”
“Noi non ce ne andremo senza prima aver concluso questa missione, Saint di Italpol. Ma forse questo ti aiuterà a prestar fede alle nostre parole.” replicò Mu, estraendo la lettera di lady Kido e porgendola all’uomo. Pur evidentemente titubante, egli prese la missiva e la lesse, dapprima senza grande slancio, ma man mano che procedeva le parole catturarono completamente la sua attenzione.
“Questa dev’essere roba per il reparto commerciale o per quello delle consegne… aspettate un attimo qui, devo farla vedere al mio superiore.”
“Certamente. Attenderemo in codesto luogo il tuo ritorno.” replicò Mu, incrociando le braccia con uno sfavillio d’oro nel sole nascente. Seiya fissò l’uomo dritto negli occhi “Fate presto, per lady Kido è molto importante avere ciò che chiede il prima possibile.”.
Non dovettero attendere molto, prima che l’uomo tornasse, assieme ad un altro vestito a sua volta che le vestigia di Italpol, anche se a Seiya ogni minuto era parso lungo come un’ora. Perché era costretto a temporeggiare, quando sarebbe bastato sfondare quelle porte di fragile vetro e cercare personalmente ciò che Saori aveva chiesto?, si era interrogato, camminando avanti ed indietro.
Il nuovo arrivato sembrava di umore migliore rispetto al collega e si avvicinò con un mezzo sorriso “Scusate l’attesa, ragazzi, ma ho dovuto telefonare ai capi, non so se mi spiego.”
“Perché non avete usato il Cosmo?” chiese Seiya, perplesso. L’uomo lo fissò, a sua volta confuso “Usare il Cosmo? Bè, il mio vecchio Nokia funziona ancora piuttosto bene, mi basta per quelle quattro chiamate che devo fare. Per la verità, “confessò con un sorriso complice “con questi nuovi cellulari non ci capisco niente! Eh, voi siete giovani, ma noi vecchietti preferiamo apparecchi più semplici.”.
Mu intervenne in quel divagare nostalgico “Che cosa hanno detto i vostri…capi? Quali prove dovremo affrontare  per mostrarci degni di recuperare l’oggetto di Athena?”.
“Prove?” ripetè l’altro, scoccando un’occhiata stralunata al collega, che gli rispose facendo spallucce, con in mente solo una bella tazza di caffè preparata da sua moglie e il letto su cui buttarsi e dormire per almeno dieci ore.
“Siamo pronti a tutto, non sottovalutate la nostra tempra, Saint di Italpol.” proclamò Seiya, ergendosi fieramente in tutta la sua statura, con gli occhi resi fulgidi dal brillare della giustizia che alimentava il suo Cosmo ardente.
“Ehm…d’accordo, ma a me basta una sigla su questi fogli, giusto per mostrare che avete ricevuto voi il pacco per conto della signorina Kido. La lettera la teniamo noi, invece.”.
Seiya fissò la cartellina, incuriosito, poi prese la penna che pendeva attaccata ad una sottile catenella e scarabocchiò la sigla della sua firma “Così…va bene?” domandò agli astanti. I due uomini annuirono e poco dopo fu portata una grande scatola. Ci erano voluti due uomini per trascinarla fin lì, ma Seiya riuscì a sollevarla da solo. I due li fissarono “Bene, allora noi andiamo. Ci vediamo, ragazzi.”
“Non dimenticheremo mai la vostra gentilezza, Cavalieri di Italpol. Che la protezione delle stelle sia sempre su di voi.” salutò Mu, sorridendo sollevato, mentre la coppia di uomini si allontanava. La missione era stata incredibilmente veloce e tutto sommato facile. Più diplomatica, che guerresca.
Non appena lui e Seiya ricomparvero ai piedi del Santuario si affrettarono a correre alla Tredicesima Casa, dove furono accolti da un’Athena raggiante. Con le lacrime agli occhi la fanciulla guardò la scatola che era stata deposta ai suoi piedi “Miei Saint, non so dirvi quale gioia mi abbiate procurato. Grazie, dal più profondo del mio cuore, grazie!”.
I due Saint si sorrisero soddisfatti ed uscirono, lasciando la dea ad esaminare il misterioso contenuto della scatola. Mentre si avviavano, Seiya inclinò la testa “Vorrei davvero sapere cosa c’è in quella scatola.”
“Temo che le faccende fra dei non siano alla nostra portata, Seiya. Accontentiamoci di essere stati utili ad Athena.” consigliò saggiamente il Cavaliere dell’Ariete, lasciandosi alle spalle la dimora della dea.
La quale dea, intanto, aveva aperto lo scatolone, stipato fino all’orlo di barattoli. Ne prese uno e lo svitò, rompendo impaziente la sottile pellicola dorata che ne proteggeva il prezioso contenuto. Immerse un dito nella crema e se lo portò alle labbra con un’espressione di assoluta beatitudine.
“Tatsumi!” chiamò poi “Porta il pane, presto, voglio far colazione prima che inizino le udienze di oggi.”.
Mentre il fido maggiordomo si affrettava ad apparecchiare un tavolino prontamente portato nella sala, Athena passò un dito sulla scritta che capeggiava sopra il barattolo, sorridendo.
“Nutella,” pensò la giovane dea “che giornata sarebbe senza?!”.
 
 
Ed eccovi, o coraggiosi, giunti alla fine di questo mio piccolo divertissement! Spero non siate troppo scioccati da tanta scemenza tutta in un colpo, ma non mi ero mai cimentata a scrivere una fan fiction “comica”. Ovviamente, sarei ben felice di leggere i vostri commenti, magari mentre ci mangiamo assieme una bella fetta di pane & Nutella!
Grazie di aver letto e a presto!
  
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