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Autore: Aine Walsh    08/04/2013    3 recensioni
[Jude Law]
«Beh, la Regola del Numero Cinque è… uhm, è la regola fondamentale alla base di ogni relazione tra uomo e donna».
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Regola del Numero Cinque
 


«Mi stai dicendo che non hai mai giocato a golf in vita tua?!».
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Mi si rivolge come se mi stesse accusando di omicidio plurimo premeditato e mi infastidisce un po’. «È un reato, forse?».
«No, ma semplicemente la cosa mi sorprende».
«Non tutti siamo ricchi sfondati come te, Jude».
«Io non sono ricco sfondato» borbotta. Alzo un sopracciglio e si corregge subito. «Okay, forse un po’… Ti farò giocare una partita, la prossima volta».
La prossima volta. Rifletto sulle sue parole completamente assorta, continuando a mangiare e fissando solo la strada davanti a noi.
Tiffany sostiene che io e il “signor Law” ci vediamo ormai troppo spesso. Mi chiedo se abbia ragione e per l’ennesima volta mi faccio assalire dai dubbi: devo forse pensare che ci sia sotto qualcosa di molto, molto implicito e ben nascosto? Il solo pensiero mi dà alla testa e mi fa arrossire le guance.
Non possiamo semplicemente essere due persone normali che godono uno della compagnia dell’altra, anche per bere una birra e raccontarsi le proprie sventure quotidiane? A prescindere dal fatto che lui sia una star internazionale di quarant’anni e io una specie di fotografa di trenta, dico.
Alzo distrattamente lo sguardo e noto che trattiene a stento una risata. «Che mi son persa?».
«Hai della maionese lì» risponde, indicando un punto ben preciso della mia faccia.
Panico.
Io?! Con una grossa e schifosissima macchia su un viso che non è già di per sé tutta questa gran bellezza?! Che grandissima figura! Un’appiccicosa macchia di maionese, una orrenda e unta macchia di maionese! Non sarebbe stato meglio se fosse stato ketchup? Eh? Eh? EH?
Mi fermo, mi passo una mano sulle labbra e la fisso per qualche istante, accorgendomi che sia completamente pulita.
«Aspetta, io non mangio maionese!» esclamo poi, rendendomi conto dell’ovvio. Jude ride, anche di gusto,  e gli tirerei un pugno in faccia se non sapessi di essere in grado di spaccargliela e di dispiacermene dopo. Mi limito a pizzicargli un braccio (cosa di cui nemmeno sembra accorgersi) dandogli del deficiente.
«Cielo, scommetto che anche tuo figlio Rudy sarebbe più maturo di te!».
Manda giù l’ultimo boccone del panino e butta via la carta in un cassonetto vicino. «Probabile, visto com’è sveglio… ma non l’hai ancora conosciuto, non puoi saperlo con certezza».
«Ancora?».
Stupida stupida stupida. Non puoi prendere alla lettera tutto quello che la gente ti dice e chiedere pure delle spiegazioni, ti pare?
«Sì beh, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere conoscere i miei figli».
No, questa l’ho sognata.
«Ti va?».
Sono allibita e non completamente padrona delle mie facoltà intellettive, tanto da ritrovarmi ad annuire quasi meccanicamente prima di poter elaborare del tutto la proposta.
Jude sorride con quel sorriso allegro e spontaneo che mi spiazza ogni dannatissima volta. «Ottimo! Avevo pensato di andare il prossimo sabato, anche se…».
«Anche se?».
Alza brevemente lo sguardo, in direzione della luna. «Anche se avevo in mente altro per il nostro quinto appuntamento».
Posso dire di essere confusa? Sì, sono confusa.
Mi sbarazzo in fretta di quel che resta del mio povero panino martoriato e torno al suo fianco per fare insieme l’ultimo tratto di strada prima di arrivare a casa mia. Restiamo in silenzio per un minuto o due, ma una domanda mi ronza per la testa e, nonostante sappia che sia una cosa estremamente imbarazzante da chiedere, non posso tirarmi indietro: c’è in gioco la mia malandata salute mentale, quella stessa che il suddetto David Jude Heyworth Law si diverte a torturare con dei sottili e perversi giochetti psicologici, uniti a sorrisi mozzafiato ovviamente.
«Non sapevo che avessimo degli appuntamenti. E, a conti fatti, mi sembra che ci siamo visti più di quattro volte».
«È vero, ci siamo visti molto più di quattro volte, ma gli incontri sul set non fanno testo».
«E le cene con la produzione?».
«Nemmeno».
«Allora non ti seguo, scusa».
«Pensaci: io e te ci conosciamo ormai da parecchio, ma sono pochissime le volte in cui siamo rimasti totalmente da soli. E queste pochissime occasioni sono solamente quattro, compresa stasera. Secondo la Regola questi incontri rientrano perfettamente nella categoria degli appuntamenti, anche se non ho ancora capito il criterio su cu si basa perché…».
Non lo capisco, non trovo il senso logico di quello che sta dicendo, così alzo una mano e lui si interrompe. «Continuo a non capire e tu non sembri disposto a volermi facilitare le cose, ma ammetto di non aver mai sentito nominare questa Regola».
«Non conosci la Regola del Numero Cinque? Davvero?».
Ecco di nuovo quel tono da Pubblico Ministero.
«Illuminami».
«Beh, la Regola del Numero Cinque è… uhm, è la regola fondamentale alla base di ogni relazione tra uomo e donna» spiega.
«Addirittura».
«Non essere sarcastica, è più vera di quanto credi. Si dice che, prima di poter decidere di stare insieme, due persone debbano superare una prova e questa prova consiste nell’uscire per cinque volte. Se alla fine va tutto bene, si può anche convolare a nozze».
Non riesco a chiarire nemmeno a me stessa il mio stato d’animo al momento.
Dov’è Tiff, quella pazza scalmanata di Tiff, quando serve? Lei direbbe qualcosa di assurdo (o di assurdamente e velatamente sconcio) tale da farmi ridere e imbarazzare al momento stesso.
Indisturbato, Jude continua. «Noi siamo già al quarto appuntamento, perciò avevo intenzione di organizzare qualcosa di diverso per la settimana prossima. Sempre se tu sei d’accordo». Si volta, aspettando una mia risposta, e solo ora realizzo di non essermi ancora espressa neanche con un cenno del capo.
Facciamo qualche altro passo, ma la folgorazione non arriva.
«Sarà che ho avuto una giornata tremenda e sono stanca, ma credimi, non penso di essere nelle condizioni più adatte per affrontare un argomento simile e non so davvero che dirti».
Da: Come rifiutare un sex symbol a livello planetario che hai appena scoperto essere potenzialmente interessato a te.
«Di’ solo che mi lascerai almeno tentare. Se sarò un fiasco sparirò, te lo giuro!». Allarga platealmente le braccia e finge un tono disperato, facendomi scoppiare a ridere.
«Tu sei folle, Law».
Mi passa un braccio intorno alle spalle e si avvicina al mio orecchio, sussurrando: «Se va tutto secondo i miei piani, ti presenterò anche Robert… e dopo vedremo chi è il più folle tra me e il signor Downey Jr.!».
Sorrido, guardando dritto davanti a noi. Quest’improvvisa e inaspettata vicinanza unita al fatto che lui continui a fissarmi mi mettono addosso un enorme senso di agitazione che mi impedisce di parlare fino a quando non arriviamo proprio sotto casa mia.
«Secondo te è possibile avere due appuntamenti con la stessa persona lo stesso giorno?»chiede.
Salgo i pochi gradini del rialzato per guadagnare tempo, fermandomi davanti la porta ed estraendo le chiavi dalla borsa. «Mi sembra altamente improbabile», sorrido.
«Hai da fare domani?».
«Non al momento».
«Perfetto, allora» conclude sfregandosi le mani.
Lo guardo qualche secondo prima di decidermi ad entrare, cercando di non ridere per la sua buffa espressione. «Buona notte» gli auguro infine, voltandomi.
«Eh no, aspetta. Mancano tre minuti alla mezzanotte e noi abbiamo un appuntamento».
Mi blocco, convinta che non stia dicendo sul serio. Anche se a questo punto non sono più in grado di distinguere i momenti di serietà da quelli di scherno.
«Ti costa tanto sederti qui e aspettare centosettantatre secondi? …centosettantadue… centosettantuno…».
Effettivamente sono ancora in piedi mentre lui è già sistemato sul primo gradino, e non credo proprio che abbia tanta voglia di scherzare. Non dopo tutto quello che gli ho sentito dire.
Mi siedo e inizio a tamburellare nervosamente le dita sulle ginocchia, immaginando quello che accadrà tra poco più di un minuto.
Guardo il cielo: è una bella serata e stranamente non piove. Magari posso illudermi che quest’anno l’estate voglia trascorrere un po’ di tempo a Londra. Ho come la sensazione di sapere già cosa farò in quei giorni.
Perché trattenersi ancora, quindi?
Mi giro e, decisa a non farmi troppi problemi, unisco le mie labbra a quelle di Jude che ricambia come se non stesse aspettando altro. Mi carezza piano i capelli e quando il bacio finisce mi mette leggermente a disagio pensare che avrei voluto durasse un pizzico di più.
Strofina il suo naso contro il mio, incatenandomi con l’azzurro dei suoi occhi. «Teoricamente – dice –  il bacio era previsto al terzo incontro, ma anche al quarto va bene. Al quinto si passa alla fase successiva…».

I see you, you know I see you! (Quando leggere Orwell ha i suoi effetti collaterali...)

'Sera.
È da parecchio che non scrivo/pubblico qualcosa e me ne esco con questa storiella. Che non so neanche cosa sia, a dirla tutta.
Ma c'era l'idea, ero annoiata a mi sono messa a scribacchiare, anche se ammetto che il risultato non è un granchè.
Perchè Jude? Boh, forse perchè era da tanto che non fangirlavo su di lui... o forse perchè ho visto che non ha ancora una sezione tutta sua e mi sembrava solo e abbandonato, così ho voluto ricordarlo xD
Comunque sia, la "storia" c'è e vi ringrazio per essere passati ed esservi sforzati di leggere e capirci qualcosa :3
(Nota per me: evitare di continuare a scrivere fino a tarda ora, non ne esce mai niente di buono)
Buona notte, nottambuli!

A.




 
  
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