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Autore: Straga and Pe    29/08/2004    14 recensioni
Il reverendo Camden alle prese con figli pieni di problemi e incubi infernali.
[Versione riveduta e corretta in data 7/12/2005]
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sognando di essere Dio

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Vorremmo ringraziare di cuore Dama Gilraen, che ci ha fatto da beta reader e ci ha suggerito il titolo, molto più appropriato del precedente, per questa one-short. Grazie!

 

*

 

Sognando di essere Dio

 

Era una calma giornata di settembre e a Glenoack il sole splendeva alto nel cielo. Gli uccellini cinguettavano allegramente e le api volavano di fiore in fiore a raccogliere il polline. I coniglietti saltellavano per i campi e si accoppiavano graziosamente; le formichine facevano i loro lavori da formichine.

- Ah! Un’altra splendida giornata regalataci dal Nostro Signore! - disse il Reverendo appena uscito dalla porta di casa.

Rivolse gli occhi al cielo e unì le mani in preghiera.

 

“It’s better than a sex scene and it’s

So fucking obscene, obscene yeah.”

 

Trasalì. Dal piano superiore della sua lussuosissima casa voluta dal Signore proveniva il rutto –  ah no, scusate – la voce di Marilyn Manson.

- Gesù aiutaci tu! - esclamò l’uomo.

- Papi, stai chiamando Gesù come si fa con Superman - disse Lucy, appena arrivata.

- Questa storia deve finire! La nostra casa è della chiesa e ci vive della gente tutta casa e chiesa, non posso sopportare questa musica infernale!

Erik corse al piano superiore ed entrò di corsa in camera di Ruthie.

- Ruthie! Smettila di ascoltare questa robaccia! - intimò.

La ragazza, vestita con una tuta di pelle nera, era sdraiata sul letto e stava pomiciando con Peter. Si staccò per un attimo dalla dolce metà e si voltò verso il padre.

- Papà! Ti ho detto migliaia di volte che non mi chiamo più Ruthie, io sono Dark Ruth! È così che vuole la mia band e così sarà.

- Dark Ruth? Cos’è, “Rutto scuro”? Va beh, lasciamo perdere, l’importante è che spegni quella radio.

Il Reverendo uscì sconsolato dalla camera della figlia. Sua moglie Annie gli corse incontro e lo abbracciò. Lui le diede un bacio sulla fronte.

- Amore mio! Il nostro amore voluto dal Signore va sopra a queste cose - lo consolò la donna.

- Mi sta prendendo un infarto…

- Di nuovo? È comprensibile amore mio. Su va’ a riposarti…

L’uomo si diresse in camera sua, là dove aveva concepito sette figli per volere del Signore. Adesso, però, questo non poteva più accadere, dato che sua moglie aveva sbarrato le finestre in modo che non arrivasse più nessun Angelo Messaggero ad avvisarli che avrebbero avuto un altro figlio. Erik fissò il soffitto e dopo un po’ si assopì.

 

Tutto era bianco e avvolto da una luce luminosa. Accanto a lui c’erano tanti Angeli che lo salutavano in modo ossequioso. Stava camminando fra quelle che sembravano nuvole, quando a un tratto sentì un boato.

- Erik Camden - tuonò una voce forte e possente - dichiari di aver sempre creduto di essere me?

- Mi scusi - disse Erik - ma io non so chi è lei.

- Sacrilegio! - replicò la voce - Io sono Dio e tu finirai all’Inferno, dove espierai la tua colpa insieme a Berlusconi.

- Berlusconi! NO!

 

- Papà, papà. Svegliati!

- No! Non voglio Berlusconi!

- Papà, è solo un incubo -  disse Matt - ma se vuoi ti porto in ospedale così faccio un po’ di pratica con te.

- Cosa? Come? - domandò Erik vedendo il figlio - Che ci fai tu qui? Non dovresti essere a New York con Sarah?

- È per questo che sono qui - spiegò il ragazzo - mi ha buttato fuori di casa perché sono andato a cena con una mia ex che ho incontrato, per caso, alla fermata dell’autobus.

- Capisco… ma perché non sei andato da tuo suocero? Non vai sempre da lui quando hai problemi?

- Sì, ma oggi è sabato, giorno di riposo per lui. Non mi andava di disturbarlo - replicò Matt con un sorriso.

- Ma a me devi sempre rompere le palle con i tuoi problemi – mormorò il Reverendo, sottovoce.

- Come papà? - domandò il figliol prodigo, che non aveva sentito.

- Niente figliolo, siamo contenti che tu sia a casa.

- Bene, allora io esco

- Dove vai? Pensavo che rimanessi con me - il poveretto era dispiaciuto.

- Vado a mangiare un gelato con Heather, a più tardi. A proposito hai un preservativo?

- Figliolo, il miglior modo per fare sesso sicuro è non farlo…

- Si va beh, lascia perdere papà: tanto tu, con sette figli, chissà che razza di preservativo bucato mi rifilavi!

Matt uscì dalla stanza sbattendo la porta e lasciando suo padre a un passo dall’infarto. L’uomo dovette respirare profondamente e contare le pecore, per riaddormentarsi.

Una pecora, due pecore, tre pecore, quattro pecore, cinque, sei…

 

Era una splendida giornata e gli uccellini cinguettavano. Il Reverendo stava camminando per un prato circondato da un sacco di pecore, pecorelle e caproni. Ad un tratto arrivò un pastore e lo guardò arrabbiato.

- TU!

- Il Signore sia lodato - disse il Reverendo al collega.

- Non mi freghi - rispose il pastore sempre più furente - pensi che non lo sappia che freghi le pecore dal mio gregge? Chi ti credi di essere, Dio?

- Io? Sì…

Un tuono ruggì nell’aria e le nuvole divennero nere, cariche di pioggia.

- Risposta sbagliata? No, lo giuro Signore – Erik cadde in ginocchio - Non mi credo Dio.

- La sai la tua punizione: all’Inferno con…

Prima che la voce potesse terminare, l’interessato aveva lanciato un urlo disumano.

 

- Papà, svegliati!

- No, l’Inferno no - gridò il Reverendo ancora sotto shock.

- Papà, è molto peggio - disse Simon guardando il padre.

- Berlusconi è qui? - chiese Erik preoccupato.

- Che c’entra lui? Papà! Ho messo sotto un topo e tutta la sua famiglia di topolini! - strillò Simon.

- Oh, figliolo pazzo omicida, perché l’hai fatto? -

- Avevo investito il topo e non volevo che i topini restassero orfani.

- Allora hai fatto la cosa giusta, figlio mio.

- Grazie papà, tu sì che mi dai conforto.

Il ragazzo uscì dalla stanza, ma prima che la porta si chiudesse Lucy entrò di corsa in camera, tanto agitata da sembrare pazza furiosa. Suo padre la guardò sconvolto, chiedendosi cosa potesse esserle capitato. Forse il marito aveva capito che razza di folle avesse sposato? Lo sguardo cadde sulla pancia della giovane, testimone che ormai il pover uomo era incastrato nella faccenda. Quinto mese: non c’era via d’uscita.

L’uomo trasse un sospiro, pronto ad ascoltare la figlia, ricordandosi di prendere un paio di pastiglie per evitare l’infarto.

- Papà papà!

- Che c’è? - domandò Erik sconsolato.

- La mia amica Tracy è bulimica!

- Gesù aiutaci tu!

- E Jason spaccia droga!

- Gesù salvaci tu!

- Yuma è anoressica!

- God help us!

- Karen si è tagliata le vene.

 - God save us!

“Mio Dio, che pettegola – pensò il Reverendo – ora so perché Gesù quand’è risorto è apparso ad una donna: perché spargesse la voce”

- Jessy è lesbica!

- Oh, Gesù aiutaci tu!

- Per non parlare di Karl, l’amico di Frank, che è il cugino di Luke… sai Luke no? Il cognato di Robert! Ha aperto un sexyshop!

- Finalmente una cosa interessante! Ragazzi, io esco… - Erik saltò fuori dal letto.

- Dove vai amore mio? - gli chiese sua moglie.

- A fare ricerche sul campo! -

- Oh, papà, tu si che sai risolvere i problemi - esclamò Lucy, saltandogli in braccio.

- Certo, certo. A stasera.

 

L’uomo uscì di casa per fare una capatina nel famoso sexyshop. Aveva dimenticato di chiedere alla figlia l’indirizzo, ma non pensava avrebbe avuto problemi a trovarlo: Glenoack era un piccolo paesino, di certo qualcuno ne sapeva qualcosa.

Si diresse, quindi, nel covo dei pettegoli, ovvero la sua chiesa, dove incontrò uno strano uomo dalle gambe storte con in mano un pulcino.

- Mi scusi - disse il Reverendo facendoglisi incontro - ma lei chi è?

- Ah, lei deve essere il signor Camden - replicò l’altro - io sono il nuovo aiutante per lei e il Reverendo Chandler.

“Un altro?” pensò Erik, stupito.

-   Io sono Fra Parentesi e lui è Padre Pio - continuò il frate.

- “Lui” chi? - domandò il Reverendo, guardandosi attorno.

Fra Parentesi alzò il pulcino che aveva in mano indicandoglielo.

- Lui è Padre Pio - ribadì.

- Ah - l’uomo era perplesso.

- Oh, Erik, finalmente sei qui - esclamò Chandler arrivando trafelato - Ho chiamato a casa, ma mi hanno detto che eri uscito. Sapevo di trovarti qua. Abbiamo un problema: il fondo cassa della chiesa è a secco e noi dobbiamo pagare un sacco di conti… non hai letto il bigliettino che ti ha lasciato il cassiere?

Il Reverendo guardò la scrivania, ne prese un foglietto piegato e lesse: “Siamo senza soldi. BACIONI, Giuda”

- Beh, usate il solito metodo per racimolare un po’ di soldi - sbuffò, stufo della conversazione - Chiamate la signora Bink e…

- Non possiamo. Da quando si è sposata non la dà più in beneficenza –

 

I tre si sedettero sulla scalinata della chiesa, intenti a pensare a una soluzione; Padre Pio dava il suo contributo zampettando e pigolando incessantemente.

D’un tratto una luce accecante li avvolse e comparve un Angelo con un pezzo di carta in mano. Il Reverendo Camden, riconoscendolo, rabbrividì.

- Io sono la luce - disse l’Angelo avvicinandosi - e voi mi dovete trecentocinquantasette dollari di bollette.

- Ti prego Angelo dell’Enel, ancora un mese: dacci il tempo di trovare i soldi - implorò Erik in ginocchio.

- Mi dispiace, faccio credito solo a Dio - disse l’Angelo dell’Enel sedendosi sui grandini - non me ne andrò finché non mi pagherete.

Chandler e Fra Parentesi lo fissarono preoccupati, mente uno strano luccichio comparve negli occhi del Reverendo Camden che gli si avvicinò e gli cinse le spalle con un braccio.

- Sai, credo che potremmo arrivare ad un compromesso - disse stringendo più forte - Pochi lo sanno, ma in realtà io sono Dio.

Appena ebbe pronunciato tali parole il cielo si oscurò, le nuvole divennero nere, tuoni e lampi ruggirono nell’aria e una voce possente si fece sentire.

- Erik Camden - chiamò la voce – eri stato avvertito, eppure hai continuato a fare di testa tua! Avresti fatto meglio ad andare subito al sexyshop di Karl, ma sarò caritatevole perché io sono Dio.

- Sì, Vostra Eccellenza - l’uomo si inginocchiò - farò tutto ciò che vorrete.

- Da’ il permesso a tua figlia Ruthie di ascoltare tutta la musica che vuole.

- Ma Signore…

- Niente “ma”. Ogni sabato pomeriggio andrai al circolo delle vedove a depilare le vecchiette; la domenica dirai Messa, questo ti è concesso e poi… per finire la lista aspetto questa notte, quando forse avrò l’ispirazione. Ora vado, sennò perdo la puntata di Beautiful.

Erik deglutì a fatica e annuì, dopodiché il sole tornò a splendere, gli uccellini a cinguettare allegramente e le api a volare di fiore in fiore per raccogliere il polline. I coniglietti saltellavano per i campi e si accoppiavano graziosamente; le formichine facevano i loro lavori da formichine. L’Angelo dell’Enel se ne stava ancora seduto ad aspettare i soldi che gli erano dovuti.

- Allora, dopo aver appurato che tu non sei Dio - disse con un tono che non ammetteva repliche - credo che tu mi debba quattrocento dollari.

- Che cosa? Ma non erano trecentocinquantasette? -

- Il mio tempo costa. Allora, me li dai questi soldi o devo chiamare il Capo un’altra volta?

- No, no: te li do subito - rispose Erik sfilando il portafogli a Chandler - Ecco qua e tieniti pure il resto.

- Beh, al prossimo mese - disse l’Angelo dell’Enel scomparendo.

- Sta minchia! - sbottò il Reverendo Camden - Dovessi dire Messa al buio!

- Dimmi, dove hai trovato quei soldi? - domandò Chandler guardando il collega.

- Non ha importanza - rispose Erik, cercando di sviare la conversazione - dobbiamo trovare una soluzione per il fondo cassa.

I tre tornarono a sedersi sulla scalinata della chiesa, intenti a pensare a una soluzione; Padre Pio dava il suo contributo zampettando e pigolando incessantemente.

 

 

Quattro ore dopo i tre erano ancora seduti sulla scalinata della chiesa, ma ormai avevano rinunciato a trovare una soluzione e avevano intavolato una partita a briscola: Fra Parentesi e Padre Pio contro Chandler e Camden. Naturalmente i primi stavano vincendo, mentre i secondi avevano iniziato a litigare fra loro.

- E colpa tua - disse Chandler - di chi sennò?

- Io non sbaglio mai, io sono…

- Chi? - domandò l’altro, sarcastico.

- Io sono il Reverendo Camden e risolvo sempre ogni problema alla perfezione.

Un rumore di passi si avvicinò loro, subito seguito da una voce possente.

- Erik Camden - chiamò - lo sai che è già ora di cena?

- Ma cara…

- Niente “ma cara”: temevo che ti fosse successo qualcosa, che fossi scappato, che avessi un’altra… o un altro.

- Amore, come vedi sto bene - rispose l’uomo cercando di abbracciare la moglie, ma questa, dato che i suoi ormoni facevano ancora pazzie, si scostò e lo prese per un orecchio.

- Lo vedo che stai bene - ringhiò - A letto senza cena. Credi che per te le regole della nostra famiglia non valgano? Ora saluta i tuoi amichetti e andiamo.

- Ma…

- Sono stata abbastanza chiara?

- Sì - disse mogio il Reverendo - Ciao, ci vediamo domani.

Chandler e Fra Parentesi salutarono rimettendosi a giocare a briscola; Annie, sempre tenendolo per un orecchio, trascinò il marito fino a casa, dove lo mise subito a letto come promesso. Erik, ormai distrutto dalla giornata, intonò una preghiera per addormentarsi, quando:

 

“It’s better than a sex scene and it’s

So fucking obscene, obscene yeah.”

 

L’uomo tirò un lungo sospiro e contò fino a dieci, poi si voltò dall’altra parte e si addormentò sognando di essere Dio.

 

 

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Fine

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