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Autore: PostBlue    08/04/2013    3 recensioni
Trouble will surround you
Start taking some control
Matt scambia ancora qualche parola con Stef poi li saluta e si dirige verso le porte scorrevoli dell'ingresso, mentre Brian trattiene a stento un sospiro di sollievo. Dopo due secondi però le porte si aprono di nuovo e Matt torna indietro a passo spedito, puntando Brian.
- Quasi mi dimenticavo. Ecco il numero che mi hai chiesto. Così ne parliamo con calma.
Prima che l'altro possa reagire gli piazza in mano un biglietto scarabocchiato e sparisce di nuovo all'interno dell'edificio.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Trouble will surround you 
Start taking some control 

 
- E tu cosa cazzo ci fai qui Bellamy?
- Cristo Molko, non essere così gentile. Mi fai venir voglia di passare di qua più spesso.
 
Brian gli lancia un'occhiata raggelante e si accende la sigaretta che è uscito a fumare mentre Matt sale gli ultimi tre scalini che lo separano dall'ingresso degli studios.
 
- E comunque non sapevo che tu lavorassi qui.
- Non ti offendi vero se non rido.
 
Brian osserva la figura magra e allampanata del frontman dei Muse chiedendosi una volta di più come abbia fatto quella specie di topo a finire con una come Kate Hudson. Non che a lui piaccia particolarmente. Solo, c'è una tale sproporzione tra quei due.
Matt evidentemente interpreta in modo amichevole lo sguardo di Brian perché gli si piazza di fronte con il palese intento di intrattenere una conversazione.
 
- A che punto siete con la registrazione?
 
Brian soffia fuori una nuvola di fumo e inarca un sopracciglio mentre cerca di decidere se la domanda dell'altro è degna di risposta o è solo il preludio di altre cazzate.
 
- A buon punto, grazie dell'interessamento,
replica, senza riuscire ad evitare un tono sarcastico.
 
- Era anche ora. Se aspettate ancora un po' a far uscire quest'album verrete uccisi dalle schiere di ragazzine che sbavano per te.
- Preferisco correre il rischio piuttosto che diventare la colonna sonora delle turbe sentimentali di un paio di vampiri adolescenti
- Stai cercando di far passare abbastanza tempo da 2nd Law perché speri che nessuno si accorga che hai copiato?
- Guarda Bellamy, avrei voluto davvero tanto copiare da te, ma l'hai reso praticamente impossibile nel momento in cui ci hai messo dentro quella roba dubstep. E' veramente un livello troppo alto perché possa anche solo aspirare ad una pallida imitazione.
- Hai ragione. Tanto dovrebbero esserti avanzati ancora abbastanza brani scartati dall'altro album no?
Brian sta cominciando a incazzarsi.
- Bellamy, esattamente, cos'è che sei venuto a fare qui oltre ad importunarmi mentre fumo?
- Devo ritirare delle cose per Dom.
- Le tue capacità espressive migliorano di giorno in giorno. E comunque già che ci sei gli ritiri anche le camicie in tintoria?
Matt, ridacchia.
- No, mi ha detto che saresti passato tu a prenderle insieme alle canottiere di una certa regina di non mi ricordo più quale paese. Svezia?
 
- Come mai parlate della Svezia? Fate tappa anche lì?
La voce di Stef li coglie di sorpresa e li fa quasi trasalire entrambi.
- Ciao Stef. Sì, bé, penso che in Svezia ci andremo ma non abbiamo ancora deciso le date.
 
Matt scambia ancora qualche parola con Stef poi li saluta e si dirige verso le porte scorrevoli dell'ingresso, mentre Brian trattiene a stento un sospiro di sollievo. Dopo due secondi però le porte si aprono di nuovo e Matt torna indietro a passo spedito, puntando Brian.
 
- Quasi mi dimenticavo. Ecco il numero che mi hai chiesto. Così ne parliamo con calma.
Prima che l'altro possa reagire gli piazza in mano un biglietto scarabocchiato e sparisce di nuovo all'interno dell'edificio.
 
- Di cos'è che dovete parlare?
- Non ne ho idea. Io non gli ho chiesto nessun numero. Si è rincoglionito.
 
Stef non risponde ma si limita a lanciare a Brian un'occhiata condiscendente che lo fa incazzare ancora di più.
Era una giornata partita bene e dieci minuti di Bellamy sono bastati a rovinargliela.
Perché ogni volta che quell'impiastro salta fuori a lui saltano i nervi?
E spera veramente che lo chiami?
Col cazzo.
Appallottola il biglietto e lo infila nella tasca dei jeans ignorando il cestino per la carta a pochi passi da lui.
 
 
Doubt will try to break you 
Unleash your heart and soul 

 
Brian entra in casa. Chiude la porta e per un attimo assapora la quiete assoluta del suo appartamento. Adora ogni singolo istante che trascorre con Cody. E ama molto anche la compagnia di Helena. Decisamente meno quella della madre della sua ex compagna. Che oltretutto lo fa sentire una specie di padre degenere ogni volta che prova anche solo a guardare una sigaretta in presenza del bambino.
Afferra avidamente il pacchetto abbandonato sul tavolo del soggiorno e ne sfila una direttamente con le labbra. Affonda le mani nelle tasche dei jeans in cerca dell'accendino ma le sue dita incontrano solo un pezzetto di carta stropicciato. Lo tira fuori pensando che sia un vecchio scontrino di qualcosa e lo apre.
 
Non dovevo ritirare niente per Dom.
Che cazzo vuoi che ci sia da ritirare in uno studio di registrazione?
Chiamami. M.
 
E un numero.
 
A Brian serve un momento per mettere insieme i pezzi. Si guarda i jeans e sì, sono quelli che aveva la scorsa settimana quando sono andati a registrare.
Si rende conto di aver completamente rimosso l'incursione Bellamy fino a quel momento.
La prima reazione è di sorpresa. Neutra. Dura per circa tre secondi. Poi gli girano decisamente i coglioni.
Ma chi cazzo si crede di essere?
Dopo cinque minuti è talmente incazzato che non riesce neanche a mettere a fuoco quello che gli dà più fastidio. Se il tono perentorio di quel chiamami, o il fatto che sia andato a cercarlo con una scusa. O il fatto che sia andato a cercarlo e basta. Ma da quando? Chi lo conosce? Cosa vuole da lui?
Si sono sempre visti poco, in circostanze obbligate e non sono mai riusciti a parlare per più di cinque minuti senza mandarsi a cagare. E' ufficiale. Il frontman dei Muse si è decisamente beccato un bell'esaurimento nervoso dopo la nascita del figlio.
Dopo un quarto d'ora il filtro della sigaretta che tiene in bocca ancora spenta è ormai molliccio e lui sta salendo e scendendo per l'ennesima volta le scale che portano al soppalco dove si trova la sua camera da letto.
Dopo mezz'ora prende il telefono e fa esattamente quello che Matt gli ha detto di fare.
Lo chiama.
 
- Pronto.
- Si può sapere che cazzo ti passa per la testa Bellamy?
- L'hai letto finalmente.
- Bellamy, te lo ripeto lentamente. Che. Cosa. Vuoi?
- Volevo che mi chiamassi. E mi hai chiamato.
- Piantala con questi giochetti del cazzo. Perché volevi che ti chiamassi? Perché mi hai cercato?
Matt rimane in silenzio per alcuni istanti e la cosa non fa che peggiorare l'umore di Brian.
Quando riprende a parlare la sua voce ha una sfumatura diversa.
- Ma si può sapere perché ti incazzi tanto?
Una domanda vera. Brian se ne accorge anche al di sotto di tutto il resto. Decide di far finta di niente. Ma se ne accorge.
- Perché non sopporto i rompicoglioni.
- O perché non riesci ad accettare che qualcosa non dipenda da te?
- Senti, non provare a riciclare con me i trucchetti da quattro soldi della tua ex. O mi dici qualcosa di sensato o riattacco.
- Se avessi voluto farlo lo avresti già fatto.
- Non tentarmi.
- ------------
- Quindi?
- Quindi cosa? Non so che spiegazione ti aspetti. Mi andava di vederti, sapevo dove state registrando e sono passato di lì. Ho inventato una scusa perché la tua accoglienza non è che sia stata esattamente amichevole.
- Non so che cosa ti aspettavi. Non mi sembra che siamo mai stati amici.
- Brian, cristo, ma davvero riesci a sopportarti?
- Sempre meglio che sopportare te.
- Suppongo che chiederti di andare a bere qualcosa sia fuori discussione...
- Che perspicacia.
- Certo. Sei effettivamente troppo impegnato a fotografarti i piedi per la gioia delle tue fans.
- Sempre meglio che romperseli correndo per casa.
- Dai Molko, non sei curioso nemmeno un po'?
- Mmmm, fammi pensare...ad essere sincero no.
- Senti, facciamo così. Tra un paio d'ore sarò al locale di fronte agli studios. Se hai voglia di insultarmi ancora un po' sai dove trovarmi.
- Tra un paio d'ore mi sarò dimenticato di questa telefonata.
 Brian chiude la comunicazione e lancia il telefono sul letto. Resta fermo per un momento cercando di non chiedersi perché tutta questa storia lo stia irritando fino a quel punto.
 
Dopo neanche cinque minuti sente il trillo di un messaggio in arrivo.
 
Sto passando a prenderti.
 
 
And I know you will fight for the duration 
 
Il citofono suona per qualcosa come la decima volta. Brian continua a fissarlo come se questo potesse convincerlo a smettere. Poi ci si mette anche il cellulare. Un altro messaggio.
 
Non ho altri impegni. Posso continuare per tutta la sera se il suono del citofono ti fa compagnia.
 
Brian è talmente spiazzato da questa specie di assalto che per poco si dimentica anche di essere incazzato. Guarda il messaggio sul display del telefonino, poi di nuovo il citofono. Non ci può credere. Che situazione idiota. Assediato dal cantante dei Muse. 
Non sapendo bene cosa fare si convince che sia una buona idea scendere a mandarlo al diavolo di persona. Si alza di scatto e con gesti stizziti afferra le chiavi e le sigarette.
Prima di uscire si controlla trucco e capelli nello specchio dell'entrata.
 
- Ti eri perso?
- Bellamy, hai mai sentito la parola stalking?
- Io sì. Mi stupisce che l'abbia sentita tu visto quanto è recente.
Brian non fa in tempo a replicare che l'altro è già risalito nella macchina che aveva malamente mollato sull'angolo di fronte. Lo raggiunge registrando solo vagamente il fastidio che gli provoca dovergli correre dietro per parlargli e Matt, da dentro, gli apre la portiera dal lato del passeggero.
Brian si affaccia dentro la macchina senza entrare.
- Bellamy, non hai capito un cazzo.
- Perché? Non dirmi che hai preso la patente?
- No. Non ho intenzione di andare da nessuna parte con te.
- E allora perché sei sceso scusa?
- Per chiarirti il concetto di persona.
Matt lo fissa per un momento.
- Sai Brian, mi piacerebbe davvero sapere se credi a quello che ti racconti, ma penso che sia un discorso lungo e che sia meglio parlarne davanti a qualcosa da bere. Sali.
Brian resta fermo ancora per un po', poi sbuffa e sale in macchina con un teatrale atteggiamento di condiscendenza.
 
- Aspetta un momento. Come facevi a sapere dove citofonare?
- Ho chiesto a Stef.
- ------------
- Stef. Hai presente quel tizio alto che suona mentre tu maltratti la tua chitarra?
- Fantastico.
Brian sospira e appoggia la testa al sedile con la sensazione che improvvisamente tutti si siano coalizzati per rendergli la vita impossibile e prendendo mentalmente nota di fare due chiacchiere col suo bassista non appena fosse riuscito ad venir fuori da quella serata.
- Sì, in effetti è sempre così gentile.
- Bellamy, hai dei problemi, ne sei consapevole?
Matt gli lancia un'occhiata storta che per qualche motivo causa una sensazione di vuoto allo stomaco di Brian.
- Io sì.  E tu?
 
Sono seduti di fronte a due birre medie e Brian continua a pensare che il suo nutrizionista lo ucciderà quando scoprirà che ha bevuto della birra.
Da qualche parte gli arrivano le chiacchiere ininterrotte del suo improbabile interlocutore che sembra aver deciso di raccontargli tutta la sua vita privata dai sei anni in su.
Sull'ultimo sproloquio paranoide a proposito dell'essere o non essere un buon padre Brian lo interrompe bruscamente. 
- Ma sentitelo. Bellamy, evidentemente ti sfugge qualcosa. Non sono il tuo confidente.
- --------------
- Se proprio vuoi raccontarmi qualcosa di personale puoi dirmi perché diavolo sei venuto a cercarmi.
Matt continua a far rotolare il bicchiere ormai quasi vuoto tra le mani e Brian non riesce a fare a meno di notare quanto siano dannatamente belle le sue mani. Lunghe, sottili. Le sta fissando e forse lo ha fatto per una frazione di secondo di troppo perché Matt se ne accorge e si ferma.
- Come perché? Con tutto il tuo acume non l'hai capito Brian?
- ----------- - sopracciglio inarcato.
- Voglio farti ubriacare e scoparti sul sedile posteriore della mia macchina.
E lo dice restando talmente serio che Brian quasi non riesce a replicare pensando a come sarebbe avere quelle mani in giro per il suo corpo. Per fortuna riesce a riprendersi abbastanza in fretta per evitare che la cosa diventi imbarazzante.
- E pensi di farmi ubriacare con una birra?
- No, ma poteva farti comodo avere una scusa
replica Matt con una strizzata d'occhio.
Da non crederci.
 
Brian si dirige verso la porta lasciando Matt al bancone senza preoccuparsi di pagare. Vuole provarci? Che cominci a offrigli da bere. Si accende una sigaretta e cammina fino alla macchina di Matt. Si appoggia al cofano, di lato, chiedendosi se l'altro sia uno di quei tizi che si fanno venire un infarto ogni volta che qualcuno gli tocca la macchina.
- Se ti metti così spero tu abbia il buon gusto di non lamentarti se ti salto addosso.
- Mi aspettavo un approccio totalmente privo di stile ma questo va al di là di ogni aspettativa.
Matt si avvicina e gli si piazza di fronte.
- Quindi delle aspettative ce le hai.
- So riconoscere l'inevitabile. Come quando ti sta per arrivare un'influenza.
- Ma te le prepari prima?
- No, con te mi vengono spontanee.
Matt si avvicina ancora di più. Brian rimane immobile e lo fissa. Ha un'aria quasi di sfida. Vuole vedere fin dove ha il coraggio di spingersi. Vuole credere che sia quello il motivo per cui non se ne è ancora andato.
Vuole credere di avere tutto perfettamente sotto controllo.
Poi Matt allunga una mano e gli prende la sigaretta dalle dita. Fa un tiro e Brian pensa che è strano perché credeva che non fumasse. E poi pensa che la sigaretta sta dannatamente bene tra quelle due dita e continua a seguire il movimento della mano che la lancia via e si alza in volo per atterrare sul suo petto.
Le dita di Matt giocherellano con la stoffa della sua camicia e improvvisamente tutta la sua concentrazione sembra assorbita dal secondo bottone. Tiene gli occhi fissi su quel dischetto madreperlaceo per un tempo lunghissimo e quando li rialza trova quelli di Brian che lo stanno fissando da una distanza incolmabile. Per un attimo ha paura. Per un attimo pensa di aver fatto la più grande cazzata della sua vita. Per un attimo capisce il pericolo di quegli occhi di cui tutti parlano tanto.
Brian non riesce più a muovere un muscolo. Si sente schiacciato sotto il corpo di Matt ma non è ancora abbastanza. Non sono mai stati così vicini. Sente la sua magrezza. Sente il suo odore. Vede ogni particolare di quel volto assolutamente imperfetto. Aspetta di vedere i suoi occhi. Matt è più alto e lui tiene la testa leggermente reclinata all'indietro.
Quando Matt alza finalmente lo sguardo Brian non riesce più a ricordarsi quale fosse esattamente il motivo per cui doveva essere incazzato con lui. Tutta la sua resistenza gli appare per un attimo così terribilmente ridicola. Passa una mano intorno alla sua vita sottile e lo stringe ancora di più contro di sé.
 
 
You won't get much closer 
Until you sacrifice it all 
 
1 giorno
Quando posso rivederti?
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2 giorni
Stasera?
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3 giorni
Brian, voglio rivederti!
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1 settimana
Sei ancora offeso?
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10 giorni
Brian, ti prego, rispondimi! Non puoi fare finta di niente!
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15 giorni
Sei un codardo!
 
- La smetti di parlare come nei testi delle tue cazzo di canzoni?
 
Sto arrivando.
 
La porta è socchiusa. Matt la spinge ed entra nell'ampio soggiorno. Mentre cerca Brian con lo sguardo non può fare a meno di notare quanto sia tutto ordinato e pulito. Troppo.
Brian è in piedi nel vano della porta della cucina, esattamente di fronte all'entrata. Matt ha un sussulto quando lo vede. Non si era accorto che fosse lì.
- Ciao - dice mentre entra e si richiude la porta alle spalle
Avanza di qualche passo e si ferma all'altezza del divano.
- Non pensarci neanche Bellamy. Non ti ho fatto salire per farti mettere comodo.
- E allora perché...?
Brian viene verso di lui e anche se evita in tutti i modi di guardarlo direttamente nota le sue occhiaie scure e l'aria stanca.
- Voglio chiarire una volta per tutte questa storia.
Matt fa per dire qualcosa ma Brian lo zittisce con un cenno infastidito della mano.
- Non so che idea tu ti sia fatto dell'altra sera ma vedi di fare in modo che sia un'idea che non contempli sviluppi futuri di nessun genere.
- No.
- No cosa?
- No. Non mi sta bene. Non è quello che voglio.
- Non ti offendere, ma non me ne frega un cazzo di quello che vuoi tu.
- Non sembravi tanto convinto l'altra sera.
- L'altra sera è finita. Conclusa. Supera questa cosa.
- No.
- Cominci a diventare ripetitivo.
- -------------
- Senti, non ho nè tempo nè voglia di assecondare la tua cotta adolescenziale. Se hai un problema di gestione della responsabilità perché ti caghi sotto per essere diventato padre non è un problema mio. Trovati qualcun altro su cui sfogarti. Parlane con Kate. O con Dom.
- Non hai capito un cazzo - poco più che un sussurro.
- Cosa?
- Ho detto che NON CAPISCI UN CAZZO!
Brian fa quasi un salto all'indietro tanto viene colto alla sprovvista. Matt ha decisamente una voce potente. Sì, non solo quando canta. E ora è lì, in piedi al centro del suo soggiorno che gli urla contro, rosso in viso, e che, cristo, questo è davvero troppo, sta piangendo. Sono davvero lacrime.
C'è una frazione di secondo in cui Brian non sa veramente cosa fare. Una frazione di secondo in cui il suo istinto gli suggerisce l'assurda idea di correre ad abbracciarlo. A consolarlo. Come farebbe con Cody.
Poi l'impulso svanisce e reagisce nell'unico altro modo che gli viene in mente.
Comincia ad andare avanti e indietro. Su e giù per le scale, come un animale braccato. Si incazza.
- Bellamy, ma sei deficiente?! Te lo chiedo per l'ultima volta, ma si può sapere che cazzo vuoi da me?
- Voglio che tu mi guardi negli occhi e che mi dica che l'altra sera hai fatto una cazzata. Che non hai voluto niente di quello che è successo.
- Perché hai sempre bisogno di sentirti dire quello che sai già?
- Perché sono convinto che questa cosa la vuoi quanto me
- E allora perché hai bisogno di sentirtelo dire?
 
Stanno urlando tutti e due. Matt non realizza subito quello che ha sentito. Brian si volta, sale gli ultimi gradini e sparisce in camera da letto. Matt rimane fermo di sotto e continua a fissare il punto dove poco prima c'era l'altro.
Passi avanti e indietro. Una volta. Due volte. Brian ricompare nello spazio che prima ha lasciato vuoto.
Restano immobili per una mezza eternità. Brian in cima alle scale, una mano appoggiata al muro, come se ne avesse davvero bisogno per non cadere. Poi Matt si muove. Sale le scale e si ferma un gradino sotto di lui e i loro occhi si trovano alla stessa altezza. Anzi. Brian è persino un po' più alto.
Fermi.
Un movimento impercettibile di entrambi.
Brian sente le punte dei piedi che sporgono dal gradino.
Matt gli cinge i fianchi con le braccia e lo stringe talmente forte da togliergli il fiato.
 
- Mi piaci così alto
- Cosa vorresti dire? - replica Brian fingendosi risentito
 
Per tutta risposta Matt affonda il viso nell'incavo della sua spalla e gli sussurra qualcosa che Brian non capisce perché è troppo concentrato sul contatto delle labbra di Matt con il suo collo.
Gli passa una mano dietro la nuca e fa scorrere le dita tra i suoi capelli corti, perennemente spettinati. Matt rialza la testa e lo guarda con occhi che hanno smesso di implorare. Non lo sta chiedendo. Lo sta esigendo. Questa volta non lo lascerà andare senza aver avuto tutto.
Brian prende il suo viso tra le mani e si avvicina ancora di più a quegli occhi.
Non c'è delicatezza nei loro gesti. C'è avidità, c'è rabbia, c'è tutto il tempo trascorso. C'è attesa. Troppa.
Matt comincia a spingere Brian, sale l'ultimo scalino e lo fa indietreggiare in direzione del letto che si trova dalla parte opposta del soppalco. Brian cerca di mantenere una direzione ma non riesce a frenare in alcun modo l'avanzata dell'altro e finisce a sbattere contro una poltrona. Matt allunga un braccio, in qualche modo riesce ad afferrarla e la ribalta di lato.
- Hai intenzione di distruggermi la casa Bellamy? - tenta di chiedere Brian mentre cerca di avere la meglio sui bottoni dei suoi jeans.
- Hai intenzione di continuare a chiamarmi Bellamy anche dopo che ti avrò scopato?
- Dipende
- Da cosa?
- Da quanto hai intenzione di farmi aspettare ancora. 
 
 
Do what the fuck you want to 
There's no one to appease 

 - Brian sei sicuro che... - Stef si interrompe a metà della frase quando si accorge che sta parlando al vuoto.
Si affaccia sul corridoio ma vede solo Steve alle prese con la macchinetta degli snack.
- Hai visto Brian?
- E' sceso. Penso sia andato a fumare.
Stef ha i suoi dubbi ma se li tiene per sè e scende anche lui.
Quando esce dall'ascensore vede Brian al di là delle porte a vetri. Sta fumando. E sta parlando al telefono.
Non appena si accorge di Stef chiude precipitosamente la chiamata e si caccia il telefonino in tasca.
Stef si accende a sua volta una sigaretta e si siede sul muretto. Da seduto si trova praticamente all'altezza di Brian che continua a stare in piedi.
- Quanto hai ancora intenzione di andare avanti?
Brian sgrana gli occhi in un tentativo di espressione stupita che naufraga miseramente non appena incontra gli occhi di Stef. Può prendere in giro chiunque. Può sicuramente prendere in giro sè stesso. Ma non Stef.
- Che cosa? - chiede comunque cercando di suonare neutro.
- Lo sai.
- Stef, davvero, non so di cosa...
- Kate lo sa?
Brian si sente un idiota. Ma gli scappa un sorriso. E' più forte di lui.
- Sì. Almeno. Credo di sì.
- E allora qual è il motivo di tutto questo mistero? Sembri un adolescente alle prese con la prima cotta che cerca di non farsi beccare dai genitori.
- Nessun mistero. Senti, ma da quando controlli anche la mia vita privata?
- Da qualcosa come diciassette anni credo. Altre domande?
E scoppiano a ridere come due scemi.
- No, davvero, Bri, qual è il problema?
- Non lo so. Deve uscire l'album.
Stef si limita a guardarlo.
- Davvero, non lo so. Ho i miei tempi. Lo sai.
- Ti fai un sacco di problemi di forma per uno che andava in giro vestito da donna.
- Quanto sei stronzo.
Restano in silenzio a fumare ancora per un po', poi il telefono di Brian comincia a squillare.
Stef si alza e fa per rientrare
- Non dovrei dirtelo, ma se per caso ti venisse voglia di smetterla di giocare ai servizi segreti, a David piacciono i Muse da anni e non gli dispiacerebbe averne un esemplare in giro per casa. Potrebbe anche sfamarlo.
Brian guarda la figura magra di Stef che scompare dietro le porte e poi dentro l'ascensore.
Sfila il telefonino dalla tasca e mentre risponde sta sorridendo talmente tanto che persino Matt se ne accorge dall'altra parte.
 
 
NOTA
Ovviamente non ci guadagno niente, non sono miei, non li conosco e non ho idea di cosa combinino in realtà. 
Sicuramente qualcosa di totalmente diverso da quello che mi immagino io.

 
Ho scritto questa cosa colta da raptus e l'ho riletta poco perché altrimenti avrebbe cominciato a starmi antipatica e non l'avrei pubbilicata.
Avevo voglia di vederli un po' insieme. Tutto qui.
Spero si salvi qualcosa.
Grazie a chi legge e a chi passa di qua :)
PB
   
 
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