Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Axul    08/04/2013    0 recensioni
Anno 1947. Kyle, un fantasma, si trova incollato alla medium russa Sylia perchè non riesce ad andare nell'aldilà. Sylia è una dei medium più potenti, ma la sua vita reale, quella in cui le persone la chiamano strega, è orribile: violentata, per evitare che qualcun altro subisse quel destino, abbandonata, sola; come unica compagnia avrà Kyle, il cinico suicida.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parlare con i morti

 
24, 25, 26, 27 giorni sono passati da quando sono morto.
[27 giorni prima]
Una macchina che sfreccia nel vuoto, un burrone sotto di essa, il mare. Acqua, acqua ovunque. Non prova neanche a cercare una via di fuga. Ormai ha deciso.
[ora]
È stato triste come momento, ma succede, ci sono modi peggiori di morire. La cosa davvero orribile è che sono costretto a seguire questa inutile medium che neanche si accorge della mia presenza. Credo di essere in Russia, visto che parlano una lingua strana e tutte le insegne hanno simboli strani. 1947. Dovrebbe ancora esserci Stalin, visti i manifesti attaccati ovunque. Credo anche che sia inverno, hanno tutti pesanti pellicce e ridicoli cappelli… mi manca l’Inghilterra, lì c’era trionfante ricchezza, qui triste povertà. Almeno fossi a Stalingrado, no! Sono in un villaggio sperduto in mezzo alle montagne e… perché mi guarda? Dietro di me non c’è nessuno…
«Perché mi segui?».
«Perché, mi vedi?» mi ha fatto vagare a zonzo, parlare da solo e poi… mi vede…
«Sylia, buongiorno, mio dolce fiore!» sta arrivando un ragazzo robusto, ora la abbraccia… a quanto pare si chiama Sylia. Si è girata, sta spingendo il tipo ed io mi sento, come di consueto, trascinato… devo seguirla mentre bacia il suo ragazzo? Si è appena girata, mi sta fissando e… perché non mi sento più legato a lei? E perché non riesco neanche a girarmi? Mi ha ancorato qui! E io che diavolo faccio mentre quella si diverte?!
[due ore dopo]
Eccola! Finalmente! Volevo morire dalla noia… ah, non posso più.
«Come ti chiami?»
Perché sono di nuovo legato a lei? «Kyle.» Ha uno sguardo davvero triste… che le è successo?
«Andiamo a casa.» Camminiamo per qualche minuto e siamo nel suo piccolo appartamento. Questi giorni li ho passati all’ingresso, non so perché, ma non potevo andare oltre, ora, invece, posso girare ovunque e, evviva, posso sperimentare i miei poteri di fantasma!
«Fai quello che vuoi, io vado a dormire» e sparisce nella sua stanza. Ho scoperto che i fantasmi dormono, è strano, a che serve dormire ai morti? Una cucina! Vediamo che mangia! Cereali, latte, una crema al cioccolato… ma questa come vive? Qualcuno piange. Viene dalla sua stanza… se entro si offende? Vabbè, tanto non può farmi nulla.
Entrò nella sua stanza e la vide rannicchiata sotto le coperte mentre singhiozzava. Si sedette davanti al suo letto e la guardò. Lei alzò lo sguardo e sorrise con una dolcezza che neanche immaginava potesse avere. «Scusa se non ti ho parlato finora, ho sperato che potessi andare nel mondo dei morti da solo.»
«Esiste un mondo dei morti?»
Sorrise ancora. «Sì, come sei morto?»
«Suicidio.»
«Ecco perché sei ancora qui… da dove vieni?»
«Inghilterra.»
Rimase sorpresa, di solito gli europei andavano dal medium africano, lei accettava solo le anime del blocco sovietico. «Non hai incontrato un uomo africano quando sei morto?»
«Quel tipo strambo? Sì! Ha detto che non mi voleva perché sono cinico e mi ha spedito qui!».
Che persona strana… un suicida che non si è pentito minimamente del suo gesto e che vive tutto questo come se fosse un gioco, probabilmente aveva questa concezione anche della vita.«Domani vediamo cosa fare. Puoi stare sul mio letto, però non devi toccarmi.»
Si addormentarono dopo poco. Si svegliò presto, andò in cucina facendo attenzione a non svegliarlo e preparò la colazione per entrambi. Gli spiriti che non riescono ad andare nel loro mondo hanno gli stessi bisogni dei vivi e, più si sentono legati a questo mondo, meno riescono a restare sospesi nel vuoto. Kyle volava ancora, quindi era un caso recuperabile.
Che cosa mangia un inglese? Uova e pancetta… dovrei averceli… sì, ok. Padella… padella! Bene, sono pronti. Piatto… eccolo.
«Ti ho prepara…» dorme ancora, com’è tenero…
Usò i suoi poteri per farlo sdraiare, mise il piatto sul comodino e se ne andò.
Odore di cibo… bacon!
Spalancò gli occhi e vide la colazione; prese il piatto e iniziò a mangiare vorace.
Ma sono buonissime queste uova! E il bacon è… oddio, è buonissimo! Dov’è Sylia?
Andò in cucina e urlò: «Grazie mille!».
«Di niente.»
Sembra triste… «Perché piangevi ieri?»
«Nulla.»
Vorrei poterla consolare, ma non mi sembra giusto, è la sua vita ed io non c’entro, non ho più nessun legame con la vita. Una luce! È bellissima! Una macchia nera e… di nuovo Sylia.
«Stavi per andare negli inferi e ti ho riportato qui. Entro questa sera sarai nel mondo perfetto!» sorrise amara, prese i piatti e li lavò.
Kyle si guardò intorno. «Hai partecipato alla guerra?»
«Tu?»
«Sì, probabilmente è per questo che ho perso la voglia di vivere, ma non mi hai risposto!»
«No, ma ho visto milioni di anime chiedere la pace» prese il cappotto e uscì trascinandosi dietro il fantasma. Si diresse verso il cimitero e rimase ferma a guardare: dalle tombe uscirono milioni di spiriti che le vennero incontro, inginocchiandosi davanti a lei e pregandola con lamenti assordanti.
«Che cos’hanno?»
«Non possono più andare nell’aldilà. Vedi che non volano? Sono troppo attaccati a questo mondo, ormai sono condannati a restare qui» e tornò a casa.
Kyle si sedette sul divano e rimase a pensare: perché lui non poteva andare via?
«Perché i suicidi sono sempre attaccati alla vita, non alla loro, ma alla vita in generale. Sì, ti leggo nel pensiero» Sylia si sedette davanti a lui e rimase in silenzio a guardarlo negli occhi prima di domandare «Sei felice ora che sei morto?».
«Sì.»
«Sei felice di questa condizione?»
«No.»
«Perché non te ne vai, allora?»
«Ma prima avevo visto una luce e poi una macchia!»
Rimase interdetta, perché mai gli inferi dovevano voler quel ragazzo, poi ricordò il discorso di qualche ora prima. «Che cos’hai fatto in guerra?»
«Ucciso, cos’avrei dovuto fare?»
Come fa a essere così tranquillo di fronte alla morte? Per lui la vita non ha alcun senso, per lui nulla ha un senso. «Avevi amici?»
«Morti insieme alla mia famiglia.»
«Non vuoi rivederli?» gli si illuminarono gli occhi, aveva toccato l’unico tasto per convincerlo ad andarsene «Ricorda quella luce e seguila, non preoccuparti di quella macchia, evitala, tu segui la luce, io sarò accanto a te, fidati di me».
Di nuovo quella luce, è gigantesca, guarda, mia madre! Elizabeth! Qui, qui, Elizabeth, sono qui!
«Perché diavolo non sei andato da lei, ma sei tornato qui?» sbottò irata Sylia.
«Volevo salutarti!» era felice, troppo felice per potersi offendere per la sua reazione. La vide ansimare e piangere e subito tornò alla triste realtà di quel mondo. «Che succede?»
«Nulla, vattene, muoviti!»
Anche il giorno prima piangeva, no, non poteva lasciarla… che vita può avere un medium? Dove può essere la gioia in un mondo perennemente attorniato da spiriti?
«Come stai?»
Lo guardò esasperata. «Come può stare una persona che piange?»
«Perché piangi?»
«La mia vita non è bella, fa schifo e lo farà sempre. Sono una medium, vivo con i morti, non sono mai sola, tutti pensano che io sia una strega, nessuno mi vuole e chi mi vuole, vuole solo il mio corpo per giochi perversi!» si chiuse nella sua stanza tornando a piangere.
Non si sentiva più legato a lei, però non voleva lasciarla sola. Entrò nella sua camera, si sedette sul letto e rimase a guardarla. Voleva toccarla, ma gli aveva vietato di farlo. Sentì il campanello suonare, vide Sylia alzarsi, asciugarsi le lacrime e aprire la porta. «Curter…»
«Buongiorno, Sylia! Ehi, ma che hai?» lo aveva abbracciato e ricominciato a piangere «Piccola, che succede?» entrò in casa, vide Kyle, fece finta di nulla, la fece sdraiare sul divano e la abbracciò «Sylia, è successo di nuovo qualcosa? Quel tipo ti ha fatto qualcosa? … Sylia, rispondimi, ti prego…».
Lo guardò, si allontanò da lui e rispose con calma: «Sì, e lo fa da mesi… mi sei mancato» e sorrise.
Curter rimase in silenzio, aveva osato toccare la sua Sylia anche dopo che lo aveva picchiato a sangue, come aveva osato farlo?
Curter guardò il fantasma, gli fece cenno di avvicinarsi e gli chiese: «Sai qualcosa?».
Ci rifletté. «Ieri zoppicava.» Sentì lo sguardo di Sylia puntato addosso smarrito; vide Curter guardarla.
Stanno discutendo, non vuole far vedere le gambe… perché? Perché non vuole? Di che cosa ha paura? Come fa una medium ad avere paura? Ma… ha tagli ovunque, anche profondi… se n’è andato…
«Secondo te è andato da quello?»
Ovvio che sia lì, cosa credi?«Lo ami?»
Sorrise. «Perché dovrei?»
«Perché da quando è arrivato hai cambiato voce, sei molto più dolce, sembri davvero una ragazza…»
«Allora noi russi e voi inglese non siamo poi così diversi» si alzò dal divano, mise degli stivali, un cappello, una giacca nera e uscì. Camminò per qualche minuto, fino a quando arrivò davanti ad una piccola folla di persone. Sentì incitamenti, capì cosa stava succedendo, si fece spazio fra la gente. Vide Curter sopra il tipo che da mesi giocava con il suo corpo. Sangue ovunque. Lo fermò e, senza dargli il tempo di rispondere, lo portò via.
«Perché mi hai bloccato?»
Sylia tolse il cappello «Perché non voglio che tu mi lasci sola» gli stivali «di nuovo» slacciò i bottoni della giacca e rimase immobile a guardare il riflesso di Curter nello specchio.
Da quanto non la vedevo… due anni… la mia Sylia….
Le tolse la giacca, la abbracciò e la guardò allo specchio. «Perdonami, è che non voglio che qualcuno ti tocchi e quello ti ha… Perché non ti sei ribellata?»
Si voltò per abbracciarlo. «Ha detto che l’avrebbe fatto a una mia amica, Kat, ricordi?»
«Quella ti odia, perché l’hai fatto?»
«Non volevo che qualcuno provasse questa vergogna. Tanto per me questa vita non ha senso, sono una medium, no?»
Non può averlo detto davvero…«Non puoi aver cambiato idea, proprio perché sei una medium sei sempre stata attaccata a questa vita.»
«Odio il fatto che tu mi conosca…»
La prese in braccio, la fece sdraiare sul divano e rimase a guardarla negli occhi, quegli occhi che tanto gli erano mancati, di un blu così intenso… la sua Sylia… La baciò.
È da anni che desideravo farlo…
«Ti amo» l’ho detto davvero, non ci credo… spero non abbia sentito…
«Ti amo.»
Si sdraiò con lei sul divano, era così… indifesa, bella… la strinse più forte che poteva, guardò il fantasma e lo ringraziò con un sorriso.
Potrei andarmene, ora è felice.
«Ahi» Curter la guardò allarmato «Scusa… ho un livido, ieri sono caduta».
«Non è vero» replicò Kyle con naturalezza.
Curter le alzò la maglietta e vide un taglio: profondo, impensabile, che le lacerava il corpo dall’ultima costola sinistra all’anca destra. «Ora lo uccido.»
«Curter!» continuò a urlare, invano. Si alzò, prese alcuni oggetti e li mise dentro una sacca. Aspettò. Un’anima è andata negli inferi, era del mio paese. Dei passi sulle scale, Curter.
È pronta ad andarsene per me?Le andò davanti, la baciò, s’inginocchiò davanti a lei e le chiese: «Cosa vuoi fare?» la vide alzarsi e indicare un’asse del pavimento, la spostò e le diede un grosso libro impolverato «Dimmi qualcosa…».
Lo baciò.
Ormai sono condannata, lui ha due giorni di vita ancora, ma sarà salvo.
Curter uscì per prendere la macchina. Sylia guardò Kyle e disse: «Riesci a vedere quanto tempo gli resta da vivere?».
Ecco cos’era quella sensazione… era condannata a vedere questo? E perché intorno a lei era diventato tutto così…? Scesero le scale, salirono in macchina e un freddo silenzio cadde su di loro.
«Sylia, ti prego.»
Mise una mano sulla sua spalla e sussurrò: «Ci fermiamo?».
Spense la macchina sul limitare della foresta e si girò a guardarla. «Mi spieghi perché non vuoi parlare?»
«Per quello che hai fatto. Non dovevi.»
«Scusami, ma non potevo reagire altrimenti. Come stai?»
«Mi fanno male le gambe.»
Curter scese dalla macchina, le aprì lo sportello, la prese in braccio e la fece sdraiare sui sedili posteriori. «Meglio?»
Annuì, lo baciò e si rannicchiò come meglio poteva, poi spostò lo sguardo su Kyle e, ancora una volta, gli chiese: «Quando te ne vai?».
«Fra due giorni.»
Curter si risedette in macchina, la guardò sorridendo e ripartì. Sylia si addormentò.
Si risvegliò sotto le coperte di un grande letto rosso; si guardò intorno e vide Curter sdraiato accanto a lei mentre dormiva serenamente e Kyle seduto su una poltrona girevole. «Dove siamo?»
Smise di girare. «A casa di Curter, a Mosca! È una città bellissima, dovresti farci un giro!»
Si alzò stancamente per sgranchire le gambe e si risedette subito. Si voltò verso Curter e lo trovò sveglio «Buongiorno!» e lo baciò.
Curter l’abbracciò facendola sdraiare nuovamente e, solo in quel momento, si rese conto che respirava male. «Che hai?»
«Mi ha ferito quello, nulla di grave, tranquilla.»
Devo fingere di non vedere? Odio questa situazione, odio dover sapere che morirà e non poter fare nulla… L’unica cosa che posso fare è essere felice per lui, con lui.
 
«Perdonami, ti amo» e spirò.
Sylia guardò Kyle con le lacrime agli occhi e lo supplicò di aiutare Curter a trovare il mondo perfetto e, finalmente, Kyle se ne andò.
Sono arrivati, perfetto, stanno bene. Curter… ti raggiungerò, davvero… Mi serve il pugnale, dov’è la mia sacca? Eccola. Voglio davvero finire questa vita? Cosa potrei fare da sola, d'altronde? Voglio andare da lui. Mi manca… vorrei poter… non importa, mi basta rivederlo. Prima però devo fare in modo che trovino i nostri corpi. La porta aperta basterà. Ora sono pronta: io e questo pugnale, devo solo usare forza e poi sarà come non sentire nulla. Il mio cuore è qui… ok, uno, due, tre. Una luce, ecco cosa si prova ad essere morti. Le tenebre… ovviamente… ma prima voglio il mondo perfetto.
Arrivò nel Paradiso, sentì Curter venirle incontro e abbracciarla.
Sono felice? Dovrei esserlo, ma questa situazione è così amaramente triste… perdonami, amore mio.
Uno spirito le indicò un grande cancello nero da cui una nube nera si spandeva nell’aria; sciolse l’abbracciò con Curter, lo baciò e si avvicinò allo spirito. Sentiva Curter chiederle spiegazioni, ma non voleva rispondere, come poteva dirgli che il suo destino era stato segnato quando lui aveva ucciso un uomo per lei? Aveva deciso di evitare a lui l’inferno e accettare quella condanna al suo posto. Non le importava la sofferenza eterna, le bastava solo che lui potesse essere felice in quel mondo.
Arrivò davanti al baratro nero, si girò, sorrise al suo Curter e si lasciò andare al nulla.
Sono un assoluto nulla.
«Sylia!» l’ultimo urlo disperato, lacerato, distrutto.
Tanto mi dimenticherai, io non esisterò più per nessuno.
Chiuse gli occhi.
Sono un assoluto nulla.
 
 
 
 
Perché nella vita nulla finisce in modo felice, c’è sempre un contrappeso negativo alla gioia: la nostra vita è una bilancia, un assoluto nulla comparato all’universo.
Sono un assoluto nulla.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Axul