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Autore: Norgor    08/04/2013    5 recensioni
One-Shot sull'evasione di Sirius Black da Azkaban.
"Il vento è rumoroso, soffia violentemente contro le pesanti sbarre che mi circondano, producendo un rumore assordante di metallo arrugginito. Riesco a sentire le potenti onde del mare che si increspano contro le mura di questa fortezza e si mischiano alle urla che mi lacerano l’anima. Ansimo flebilmente quando la mia testa va a sbattere contro la fredda e dura pietra alla quale sono appoggiato. Ho gli occhi cavi, privi della comune fiamma umana che dovrebbe accompagnarli. Avverto i sospiri freddi e glaciali dei Dissennatori che sorvegliano la cella e mi impediscono di fuggire. Riesco a malapena a respirare, la mia testa è pesante e i miei arti non accennano a muoversi neanche di un centimetro. Le mie guance sono cave e scavate nell’osso, vittime della fame e del freddo che sto patendo; la mia barba cresce ispida e le mie costole diventano sempre più sporgenti ogni giorno che passa. Ogni minuto che trascorro qui dentro è come un marchio tatuato a fuoco sulla mia pelle grigiastra e malaticcia. Il silenzio è invadente, lugubre e così glaciale da perforarmi il corpo come solo mille coltelli affilati saprebbero fare".
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Prisoner.

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  Il vento è rumoroso, soffia violentemente contro le pesanti sbarre che mi circondano, producendo un rumore assordante di metallo arrugginito. Riesco a sentire le potenti onde del mare che si increspano contro le mura di questa fortezza e si mischiano alle urla che mi lacerano l’anima. Ansimo flebilmente quando la mia testa va a sbattere contro la fredda e dura pietra alla quale sono appoggiato. Ho gli occhi cavi, privi della comune fiamma umana che dovrebbe accompagnarli. Avverto i sospiri freddi e glaciali dei Dissennatori che sorvegliano la cella e mi impediscono di fuggire. Riesco a malapena a respirare, la mia testa è pesante e i miei arti non accennano a muoversi neanche di un centimetro. Le mie guance sono cave e scavate nell’osso, vittime della fame e del freddo che sto patendo; la mia barba cresce ispida e le mie costole diventano sempre più sporgenti ogni giorno che passa. Ogni minuto che trascorro qui dentro è come un marchio tatuato a fuoco sulla mia pelle grigiastra e malaticcia. Il silenzio è invadente, lugubre e così glaciale da perforarmi  il corpo come solo mille coltelli affilati saprebbero fare. 
  Inclino la testa di lato quanto velocemente mi è concesso e poso lo sguardo su un ritaglio di giornale sporco e malridotto piegato poco più in là. La prima pagina è quasi totalmente occupata da un’enorme fotografia raffigurante una famiglia di maghi in vacanza. Una famiglia dai capelli rossi, lentiggini e dai fin troppi figli perché mi metta a contarli tutti. Ma ciò che cattura la mia attenzione è un topo. Un ratto grigio, sporco e vecchio, ma che riconoscerei fra migliaia. Spalanco gli occhi, mentre un ghigno malefico e che promette vendetta si forma sulle mie labbra. È vivo. È ancora vivo. Dopo tutti questi anni. Dopo tredici anni di torture, punizioni e maltrattamenti, è ancora vivo e vegeto. Una rabbia incontinente inizia a divorarmi da dentro, una fiamma mi si accende nel petto e tento di liberarmi dalle potenti catene che mi tengono intrappolato. L’assassino per colpa di cui sono rinchiuso qui dentro, il traditore grazie al quale sto ad Azkaban da fin troppo tempo. Sospiro furioso, ma non vado oltre quando osservo che i Dissennatori mi hanno già puntato con le loro bocche terrificanti. Faccio una smorfia di disgusto giusto per tenermi impegnato e mi accascio subito a terra per colpa delle gambe doloranti. Ferite gigantesche e tagli profondi ancora copiosamente aperti abbelliscono la mia pelle scheletrica e quasi cadaverica.
  Alzo lo sguardo verso il cielo, carico di dense nubi grigiastre pronte a rilasciarmi addosso tutta l’acqua che contengono. Troppo a lungo ho dovuto patire dolori e sofferenze in questa schifosa prigione; devo assolutamente trovare un modo per fuggire, specialmente ora che ho saputo che lui è vivo. Peter è vivo, e la pagherà cara. D’un tratto mi sento ringiovanire, la sete di vendetta che si è creata dentro di me mi sta lentamente ridando le forze per andare avanti. Andare avanti e combattere contro il mondo. E poi, rimane sempre Harry Potter. Il figlio di James, a cui ho fatto da padrino. Al solo pensiero di rivederlo il mio stomaco si riempie di una gradevole sensazione e un sorriso enorme mi compare sulle labbra. Sì, devo decisamente andarmene da questo posto infernale.
  Improvvisamente un rumore sordo rimanda un eco che fa rabbrividire le pareti, e uno stridere agghiacciante riempie il silenzio glaciale che vi era stato finora. Trasalgo e ingoio il grappo di saliva che si mi è formato in gola, mentre il vento improvvisamente freddo mi rende noto che a pochi passi da me sta fluttuando qualche Dissennatore. Mi volto lentamente, mentre un piccolo guizzo di paura accenna a farsi strada dentro di me. Io non temo queste creature, ma non nascondo che le trovi alquanto ripugnanti e che solamente la vista delle loro dita consumate di fa rabbrividire. Appena i miei occhi incontrano l’essere avverto tutti i peli del mio corpo rizzarsi ad una velocità fulminea, mentre la mia gola diventa sempre più secca ogni minuto che passa. Ho la mente annebbiata, ma in questa marea di confusione un pensiero riesce a riaffiorare sulla superficie del mio cervello e a focalizzarsi dentro di me. Loro non ci vedono, non sanno come sono fatto. Percepiscono solamente le anime. E io sono praticamente in fin di vita, quindi la probabilità che una volta evaso riescano a rintracciarmi è pressoché impossibile.
  Una flebile speranza si fa spazio nel mio corpo, e lentamente prendo il misero cibo che mi offrono le guardie. Volgo lo sguardo ancora a Minus, o per meglio dire al topo, quando un’idea mi balza al cervello. Io sono un cane. Sono Felpato, o meglio lo ero fino a tredici anni fa. Poi non lo sono più stato, non ho più avuto l’opportunità di correre libero per i campi, di divertirmi con i miei amici sotto i raggi del sole. Ma il cane regna ancora dentro di me. Prima che me ne accorga, il mio corpo viene avvolto da una sensazione strana, sento il petto comprimersi e riempirsi di peli, le gambe e le braccia che si irrigidiscono e si trasformano in zampe di animale. Il fiato si fa più rumoroso e le pupille si dilatano dentro l’orbita dell’occhio animalesco. Avverto il pelo soffice ricoprirmi il corpo e riscaldarmi, creandomi una sensazione di protezione. Scodinzolo contento e ansimo con la lingua di fuori. Il mio piano funziona alla perfezione, e i Dissennatori sembrano non accorgersi del cane morente che tranquillamente se ne sta andando dalla cella. Esulto dentro di me quando riesco a fuoriuscire dalla galera e subito mi precipito verso le mura della prigione. Ogni volta che passo davanti alle celle mi volto per guardare i prigionieri con i quali sono rimasto in contatto in questi tredici anni. Vedo solamente sguardi vuoti e espressioni assenti di persone fin troppo pazze per accorgersi di un cane nero che sgattaiola via. Non batto ciglio e velocemente arrivo al confine delle mura. Respiro profondamente e permetto all’aria salmastra di rinfrescarmi il pelo. Mi godo la momentanea sensazione di libertà, i polsi canini segnati dalle catene che riflettono la luce della luna, il respiro ansimante ma speranzoso che mi illumina gli occhi di una nuova scintilla. Ritorno a vivere.
  Abbasso lo sguardo e mi concentro, ma tutto quello che riesco a vedere è un’ infinita distesa di mare che circonda Azkaban, garantendo la prigionia ai carcerati. Tremo quando capisco che buttarmi in acqua è l’unico modo per andarmene da qui, e prendo a scuotermi il pelo e a grattarmi l’orecchio sinistro con la zampa. Chiudo gli occhi, faccio un profondo respiro e mi lancio senza guardare.
  Il vento prende a fischiarmi nelle orecchie, il cervello mi preme contro la fronte e subito profonde fitte mi trapassano il ventre animale. La mia mente viene riempita da una totale confusione, le mie zampe si agitano senza che io riesca a recuperarne il controllo. Emetto flebili ululati subito coperti dal rumore assordate dell’aria e delle onde del mare. Un dolore incontenibile mi trapassa come un coltello, eppure non mi sono mai sentito così vivo come in questo momento. È da tredici anni che non assaporo una sensazione di libertà del genere, e mi sento come se mi fossi appena tolto un enorme peso dalla schiena. L’impatto con l’acqua è potente e molto probabilmente mi lascerà il segno, ma niente in questo momento farebbe scomparire il sorriso speranzoso che mi si è formato sul muso peloso.
  Sono evaso, e prometto vendetta.

Angolo autore:
Ciaoo xD Piacere, sono Mattia_BanfiLOL98 (maschio xD), e questa è la prima FF che pubblico su questo Fandom! :3 Beh, che dire, spero vi piaccia e vi prego recensite in tanti, perché su Harry Potter non ho mai scritto e vorrei sapere cosa ne pensate ;)
Alla prossima!! :P
   
   
 
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