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Autore: BellFlower    08/04/2013    3 recensioni
Forse è una storia che non ha senso, forse lo ha.
Oggi diluviava e, senza un ombrello, ero fuori ad aspettare il pullman. Per cinque lunghi minuti.
Spero che ora il raffreddore passi... leggete e recensite!!! :)
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La campanella della scuola strilla in quel suo unico modo in grado di spaccarti i timpani.

Eppure, stranamente, non mi dà fastidio.

Saluto i miei compagni di corso che si avviano verso la porta d'ingresso e guardo l'orologio.

 

16.00

 

Tra un paio di colpi di tosse mi metto su la sciarpa nonostante sia primavera.

Già, la primavera.

Guardo fuori nel cortile e fisso il cielo.

 

Grigio. Fitto di nuvole.

Da quei batuffoli cadono perle trasparenti.

Vi è una moltitudine, eppure non sento il loro rumore.

Mi dirigo anche io all'ingresso e quando sono vicina al'uscita, sospiro.

 

- Perché cavolo non ho preso quel stramaledetto ombrello?-

Afferro la maniglia e spingo la porta in vetro, l'aria fredda che mi prende il naso già rosso dall'influenza.

Mi stringo nel giubbino in pelle e mi calo il cappuccio della felpa sulla testa.

Esco, decisa ad affrontare la pioggia.

 

E' davvero strano. Se non fosse per le enormi pozzanghere punteggiate dalle goccie che si estendono a terra, non direi che stia piovendo.

Uscita dal cancello mi fermo, alzo il naso verso l'alto e fisso quel grigiore.

Errore. Grande errore.

Biglie fragili si infrangono sulla mia pelle, sul mio naso, sulla mia bocca.

Subito dopo ciò che ne rimane scende seguendo i lineamenti del volto e avverto una sensazione di freddo sulle gote.

 

Ma non mi importa. E' piacevole.

Oserei dire che è rilassante.

Poi delle gocce di pioggia mi finiscono nell'occhio, che fortunatamente era chiuso.

Questo sì che è fastidioso, penso.

Strizzo la palpebra mantenendola chiusa, e delle lacrime scorrono lentamente attraverso le ciglia per colare lungo le guance.

 

Lacrime?

 

Apro gli occhi e mi sfioro la pelle sottostante l'occhio, cercando di catturare quel dono.

Ma non ci riesco, e osservo le mie dita bagnate.

Lacrime.

Il cielo può piangere? E se sì, perché dovrebbe?

Il rumore delle macchine mi riporta alla realtà e mi fa voltare verso quella città di cemento, assordante, rumorosa, inquinata.

 

- Oh, ora ho capito ciò che stavi cercando di dirmi.- dico sorridendo.

Raggiungo la mia fermata. Ormai il pullman dovrebbe arrivare.

Infatti arriva e incredibilmente riesco a non farmi lavare dalle sue sgommate.

Prima di salire rivolgo un ultimo sguardo al cielo grigio.

 

Sta piangendo. E nessuno lo capisce e non ne comprende il motivo.

  
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