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Autore: AragornPotterMurtagh    09/04/2013    1 recensioni
Una vita davanti, felice, perfetta.
Un uomo e una donna che si amano, che custodiscono i loro tre figli come fossero perle rare.
E poi arriva lei.
La malattia.
[Dedicata Te. Ne stai uscendo, e sono sicura che potrai vivere come prima.
Per ora mi manchi, anche se non mi hai mai abbracciata.]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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capitolo1

Without

Davvero strana la vita, no?

Ok, è un po’ azzardata come affermazione, ma è il frutto di un ragionamento.

Se volete sapere quale, seguitemi.

 

Mi chiamo Ginevra Molly Weasley, e sono… ero felicemente sposata con l’unico amore della mia vita, il grande, il magnifico eroe Harry James Potter.

Ho tre figli, uno più bello degli altri, che mi riempiono d’orgoglio ogni giorno. Sono loro a convincermi che devo sopravvivere, e non morire con lui.

Qual era il punto di partenza?

Ah, già, la vita è strana.

Su che base lo affermo?

Prendiamo tre fatti a campione della mia vita: uno triste, uno inutile e uno felice.

Quello felice: quando Harry mi ha chiesto di sposarlo.

Uno inutile: cucinare.

Uno doloroso: la morte di… la sua morte.

Ricordo benissimo quando Harry mi chiese di sposarlo: era una sera di dicembre, Natale appena passato, ed eravamo a Londra. Il tempo non era per nulla buono, soffiava vento, forte, e trascinava con sé i fiocchi di neve.

Lo ammetto, avevo qualche sospetto su quel che sarebbe potuto accadere quella sera. Harry non è un tipo da frac e cilindro, ma quella sera sfoggiava i migliori abiti babbani che gli abbia mai visto addosso: un pantalone scuro e stretto, una camicia blu, con una giacca sportiva con delle finte toppe ai gomiti sopra essa, scarpe scure e cappotto. Non che m’interessasse il suo vestiario, comunque. Gli avrei detto di sì, anche se avesse indossato anche la foglia di Adamo.

Mentre passeggiavamo sul Tower Bridge, in direzione della Westminster Abbey, lo vidi diventare nervoso.

<< Che ti succede? >> gli chiesi, un po’ divertita.

<< Andiamo sul London Eye >> disse, invertendo rotta bruscamente.

<< Ehi, aspetta, ci siamo andati ieri… >>

Fu inutile tentare di fermarlo: procedeva spedito, come una furia, costringendomi ad arrancargli dietro.

Dopo aver fatto il biglietto, salimmo sulla gigantesca ruota panoramica di Londra.

Il Tamigi era sotto di noi, e sebbene fosse sporco e grigio come al solito, ci offriva una vista incantevole, poiché il London Eye e l’House of Parliament, al buio, si riflettevano su di esso.

Harry non parlava. Se ne stava dietro di me, stringendomi forte, affondando la faccia nei miei capelli.

Io gli carezzavo gentilmente le mani, che mi teneva strette sulla pancia.

Quando fummo sul punto più alto, Harry mi lasciò andare.

Un po’ mi dispiacque: stavo così calda nelle sue braccia!

Ma non feci in tempo a lamentarmi, che lo stupore colse me, e tutti gli altri turisti presenti in cabina, quindici per la precisione.

Harry, infatti, mi aveva voltato verso se stesso, poi si era inginocchiato ai miei piedi, tenendomi le mani.

<< Io… vedi, Ginny, avevo preparato un discorso, ma l’ho scordato! >>

Non tutti in cabina erano inglesi: c’erano tre ragazze cinesi, due coppie italiane e una tedesca, ma tutti scoppiammo a ridere per quelle parole.

<< Sai qual è il problema, Ginny? >> continuò serio Harry << che tu mi lasci senza parole. Prima che ciò sia definitivo, volevo chiederti… >>

S’interruppe. Da una tasca interna del cappotto cacciò una scatolina di velluto blu. La aprì, e colsi un bagliore verde.

<< Quello che avevo intenzione di chiederti è: >> riprese serio << vuoi sposarmi? >>

Non lo nego, qualche lacrima solcò il mio viso, ma per lo più risi.

<< Sì, certo che sì, Harry! >>

Le ragazze cinesi, così come i turisti inglesi, batterono le mani. Il ragazzo tedesco prese le mani della sua ragazza. Le due coppie italiane presero a baciarsi.

Harry, intanto, si alzò, e con mani tremanti m’infilò l’anello all’anulare sinistro.

Lo ammirai, contenta.

<< è oro bianco >> spiegò lui con voce incerta << magari il giallo non sarebbe stato bene con i tuoi capelli… E poi c’è lo smeraldo, che s’intona ai tuoi occhi… >>

Lo feci tacere baciandolo, poi dissi << Harry, l’avrei accettato anche se fosse stato di carta >>

 

Sarete gentili tanto da accettare il velo che cala sul resto della serata, no?

 

Comunque, ecco il mio ricordo felice. Per quanto sia dolce crogiolarmi nella sua scia, credete che sia durato tanto? No, qualche ora al massimo.

Lo stesso dolore che mi provoca questo ricordo è più duraturo della gioia che mi ha procurato.

 

Un ricordo inutile: cucinare.

A chi interessa cucinare? A nessuno.

Non a me, comunque.

Quindi, questo è, tecnicamente, tempo sprecato.

 

E poi un ricordo doloroso: la sua morte.

Pensate che ciò mi abbandoni mai?

Pensate che non ci sia mai un momento in cui non mi rendo conto che posso chiamarlo per parlargli, farci l’amore o prenderlo in giro?

Credete che sia facile?, voi che ve ne state lì a dire "devi andare avanti".

Non posso andare avanti.

Io avevo un futuro con lui, dovevamo morire entrambi di vecchiaia, invece per … per…

Lui non potrà vedere i suoi figli crescere, dannazione! Ed io dovrò farlo per entrambi!

E se lui avesse voluto qualcosa di diverso di quel che voglio io per i miei figli?

Chi mi dirà cosa pensa?

E i suoi baci.

E le sue mani su di me.

Ucciderei per una notte ancora con lui.

 

Avevo detto che la vita è strana, eh?

Ho cambiato idea. La vita ci da emozioni, nel mio caso sempre dolore, per cui credo che sia inutile e dolorosa, non strana!

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Piccolo angolino dell'autrice

Un salutino a tutti i lettori.

se siete arrivati qui presumo abbiate letto il ca pitolo, e spero vi sia piaciuto.

Specialmente per quel che vuol dire.

Se vi va lasciatemi un commento, mi farebbe molto piacere.

Se questo capitolo vi piace pubblicherò il prossimo.

Au revoir :)

 

  
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