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Autore: ShunLi    30/10/2007    1 recensioni
Ispirandomi a Banana Yoshimoto, ho scritto un pezzo biografico sui ricordi, i miei ricordi. E le "anime gemelle troppo piccoli per capirlo", si misero a giocare nel parco...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Da piccola ero una bambina piccola e viziata.
Se vedevo qualcosa che mi piaceva, battevo i piedi e piangevo per ottenerla.
Ricordo che spesso per andare a fare la spesa con i miei, metà dei soldi (che poi alla fine non erano molti) andavano via in giocattoli o in qualcosa che mi ricordasse le rose, perchè era il mio fiore preferito, così come lo è ancora oggi.

Dopo quella vicenda (e di tante altre ancora), mi addolcì e divenni una bambina timida e silenziosa. Eppure mi meraviglio di non ricordare nulla.
Solo immagini sbiadite, situazioni piacevoli, colori, suoni e odori lontani. Forse perchè non essendo una bambina attiva, i ricordi che vivevo diventavano obsoleti per essere memorizzati e tutto ciò che invece mi stava a cuore, li custodivo dentro, da qualche parte, in modo che non fossero sfiorati dal tempo, o addirittura alterati o dimenticati.

Ancora oggi sono così: non sono particolarmente attiva, non conosco molte persone. La mia vita nella società va a stento, così come le decisioni della mia vita. Dopo 17 anni mi sono sentita come in trappola, dovevo crescere prima del solito perchè ci sono stati degli avvenimenti che mi hanno cambiata, sensibilizzata a tal punto che, quando parlo, ho sempre il groppo in gola.
I ricordi tediosi sono sempre lì, pronti per essere raccontati o per essere rimurginati.
Mi opprimono l'anima e i ricordi belli tendono sempre a rinchiudersi in quello spazio riservato, che a furia di riempirlo, ho la sensazione che diventi sempre più lontano.

Quando i miei genitori si mettono a raccontare di quando ero piccola, sono compiaciuti e felici perchè in quel periodo eravamo solo noi tre, c'era una casa in cui ripararci e l'amore che ci legava. Io rido sempre, ma non so perchè lo faccio, forse perchè non ho nulla da dire o probabilmente non mi riconosco. Semplicemente perchè non ricordo nulla.

Un episodio su cui mio padre piace scherzare, infierendo sulla mia incapacità di saper avvicinare e tenermi un ragazzo, è di quando io avevo quattro anni e spesso, con i miei, facevamo delle lunghe passeggiate in un parco vicino casa. Forse era estate e allora le giornate erano più calde e tendevano a durare di più.
Allora, come oggi, c'erano già degli stranieri, che trascorrevano le vacanze nel nostro paese, o forse vi abitavano già da qualche tempo.
Fatto sta che mentre io da bambina curiosa, mi guardavo attorno in cerca di altri bambini, vidi un bambino biondo, che i miei ritennero davvero carino. Doveva essere russo o comunque di un altro paese dell'Est.
Camminava in compagnia di sua mamma e ad un certo punto, io e questo bambino ci rincorriamo fino ad abbracciarci "Amore a prima vista!" dico ridendo a mio padre, e lui mi fulmina con lo sguardo.
Non sapendo più come dividerci, imbarazzati per quello che era accaduto, i nostri rispettivi genitori si sedettero ad aspettarci mentre noi, "anime gemelle ancora troppo piccoli per saperlo", giochiamo nel parco.

A volte mi sento in pena per delle cose che non ricordo.
E' così spiacevole che ti sembra che la vita sia iniziata solo quando ti rendi conto che hai le tue abitudini, e tutto scorre così in fretta che non hai il tempo di cambiarle o di fermarti.
Ogni tanto, presa dal ritmo frenetico delle cose, mi stufo a tal punto che mi piacerebbe fuggire. Ma basta che faccio una capatina a quel parco che subito i pensieri negativi svaniscono.
Il verde degli alberi e l'azzurro del cielo si fondono dando l'impressione che sia più alto, più immenso.
Riesco a collezionare nuovi ricordi e il tempo sembra fermarsi.
Forse perchè, aspetto che ripassi quel ragazzo biondo, per poterlo riabbracciare e ricordare insieme a lui quel momento così fugace che ci è sfuggito.

OWARI
  
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