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Autore: onlydreams    09/04/2013    6 recensioni
STORIA RISCRITTA DAL PRINCIPIO!
Una storia che ormai si è lasciata andare alle spalle torna prepotente nelle veci dei loro corrispettivi figli: Crhistine e Josh. Fin da subito attratti l’un dall’altro, legati inconsapevolmente. Ciò che non sanno è che il loro amore non è altro che il ripetersi di una storia terminata molti anni prima dai loro genitori.
Scopriranno con amarezza che il passato tende spesso a ritornare nel luogo in cui era finito, ignari di ciò che li unisce. Scopriranno come sia cattivo il fato nel fargli vivere le stesse emozioni,nello stesso contesto di un passato ormai trascorso.
DAL CAP
< Buongiorno Sono Josh Somerhalder e vi darò tutte le dritte per raggiungere gli obiettivi prefissati da questo corso e superarlo. Voglio precisare una cosa non accetto favoritismi di nessun genere. > La sua voce assottigliata, declinava a quelle che lo stavano già puntando, la possibilità di passare una notte con lui in cambio di un punteggio alto, ma lasciava anche intendere che fosse stato propenso a qualche notte di puro divertimento ma senza ripercussioni.
Non c'era nessun punto di sospensione nella sua frase, né nessuna forma di indugio nella sua voce.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Una ragazza da romanzo!



















Il passato il più delle volte è sinonimo d'insegnamento ma qualche volta imparare significa anche accettare conseguenze inaspettate.

Il fato è qualcosa che non sempre corre a nostro favore, per questo è sempre difficile accettare che la malasorte costringa due persone a lasciarsi qualcosa d'importante alle spalle come l'amore, ma si sa il fato è imprevedibile ma soprattutto ha sempre le sue buone ragioni.

Qualcosa che è stato diviso un tempo torna a farsi vivo nel presente... stesse emozioni, stessa presa al cuore con un'unica a differenza.. a viverli sono i loro antagonisti..Crhistine-Josh.                              

Due persone che sembrano reincarnare le loro stesse sembianze..

Si troveranno..

Si conosceranno..

E in qualche modo il passato tornerà a bussare alla loro porta e forse non saranno gli unici a ritrovarsi.

Perché si sa .. " certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano "

 

L'università.

Poteva considerarsi l'unico obiettivo che avevo momentaneamente prefissato per la mia vita e carriera, già perché alla domanda " cosa vuoi fare dopo l'università? " sicuramente avrei risposto con un'espressione sconvolta al pensiero di non aver calcolato minimamente questo pensiero.

Eppure non era una domanda così difficile

Ahimè io non avevo la più pallida idea di cosa volessi fare terminati gli studi, in realtà non l'avevo mai avuto, ero iscritta alla facoltà di lingue solo per seguire quelle che erano le mie passioni.

Volevo viaggiare, girare ogni singolo posto del mondo, ma non ero certa che questo desiderio potesse considerarsi una variante per decidere cosa fare della propria vita.

Purtroppo non faceva parte di me l'essere decisa sulle proprie scelte ed avere già in mente un piano di vita.

La mia vita era una confusione e ci stavo anche bene per dirla tutta.

A complicare la mia possibile scelta su una vita futura, si aggiungeva i continui e assidui ritardi del professore Costance,al quale gli avevano affibbiato il compito di tenerci uno stage,  un uomo sulla cinquantina, sempre in perfetto ordine, con il suo completo antico, al quale teneva parecchio a quanto pare, dato che era sua consuetudine indossarlo più volte nella stessa settimana, abbinato ad una camicia giallastra che dava l’impressione di essere macchiata di candeggina piuttosto che essere un colore del tutto naturale.

Ma tralasciando i suoi gusti in fatto di moda, potevo affermare con assoluta certezza, che quel professore avesse un talento naturale per spiegare letteratura antica, e lo dimostrava tutte quelle volte che durante una spiegazione, non lasciava in sospeso nessun particolare per quanto riguardava un determinato momento storico che stavamo affrontando.

Mi ridestai dai miei pensieri, quando sentii una mano sulla mia spalla destra, istintivamente mi voltai, trovando le mie due più care amiche prendere posto accanto a me, mentre con noncuranza spostavano le sedie, incuranti del suono fastidioso che emettevano nel gesto di strisciarle.

< Allora? Vogliamo sapere tutto > Sentenziò Caryn, guardandomi come se fosse in trepidante attesa per uno dei suoi telefilm preferiti.

< La curiosità è donna > Si aggiunse subito dopo Taylor, spronandomi a parlare.

< Avete presente il matrimonio di Elena e Logan? Bene… perché è stato sabotato..dalla stessa sposa – precisai con aria divertita - > e alla mia presunta allusione del sabotaggio, ricevetti diversi sguardi coinvolti ma sempre curiosi che mi spronarono a continuare.

 

INIZIO FLASHBACK

 

 

< Sul serio? Stai scherzando vero? > E in quel secondo mi paragonai tanto a Caroline Forbes del telefilm “ The vampire diaries “ per l’espressione utilizzata così spontaneamente, imitandone perfino la mimica facciale.

Certo, non ero una bionda tinta come lei, ma vi garantisco che sembravo tanto la sua gemella, quella cattiva ovviamente.

 

Percorse velocemente quei pochi passi che ci dividevano e con qualche piccola difficoltà causata dal suo pomposo abito da sposa,  si abbassò alla mia altezza,dato che ero seduta sul divano,  prendendomi le mani, mentre sul suo viso appariva un’espressione di implorazione.

 

< Sei l’unica che possa aiutarmi e non solo perché di dietro sembreresti me, ma perché sei l’unica di cui io mi fidi veramente > Alzai il viso, dapprima abbassato sulle sue  mani che stringevano le mie, per poi incrociare i suoi occhi impauriti, consapevoli che forse quella non era la scelta tanto giusta per sfuggire da una crisi familiare.

 

Indossare quell’abito da sposa l’aveva scombussolata, dandole la consapevolezza che un’ulteriore passo equivaleva a tante responsabilità, ma lei non era ancora pronta  per quelle, soprattutto se ad incitarla a questa scelta era stata la volontà di lasciarsi andare i problemi familiari alle spalle.

 

< Ok… indosserò il tuo abito da sposa, aspetterò che tu possa fuggire da questo incubo, ingannandoli che la sposa è ancora chiusa nella sua stanza intenta a prepararsi per la grande cerimonia, per poi fuggire dalla stanza accanto, solo perché ti voglio bene >

 

Non passarono nemmeno qualche secondo dal momento in cui avevo terminato la frase che mi ritrovai distesa sul divano, a causa del suo tanto inaspettato quanto affettuoso abbraccio che mi costrinse ad arretrare indietro.

 

< Grazie. Grazie. Grazie! > Ripeté insistentemente più volte affinché mi fosse chiara la sua gratitudine.

 

E in qualche minuto mi ritrovai di fronte ad uno specchio a contemplarmi in abito da sposa, mentre leggevo sul telefonino che la fuggitiva adesso si trovava lontana qualche miglio.

 

Molto velocemente uscii dalla stanza nella quale ero stata prigioniera per diversi motivi per intrufolarmi nella stanza accanto, per mia fortuna il corridoio era come il deserto del sarah, completamente vuoto, e nel caso in cui fossi stata scoperta, non sarebbe stato un gran problema, tanto ormai la vera sposa non si trovava più nella suddetta abitazione, io avrei dovuto inventare una scusante del momento per poi uscire di soppiatto, indifferente alle loro facce incredule.

 

Entrai nella stanza.

 

A pochi centimetri da me c’era la rinomata veranda, che conduceva a una breve scalinata che mi portava all’uscita di quel labirinto tortuoso.

 

Ma nel tentativo di fuggire, a mio discapito mi accorsi che la maniglia che mi conduceva alla libertà era bloccata.

Iniziai ad abbassare e ad alzare quella maniglia, ma l’unico effetto che ne riscontravo era il rumore di quest’ultima che non scattava.

 

< Questo momento fa tanto Julie Robert in “ se scappi ti sposo “. È il terzo o quinto matrimonio anche per lei ? >

 

Solitamente, quando venivo colta in flagrante in una delle mie abituali scene da censura, mi voltavo assumendo quell’aria tipica di un carcerato, al quale,  stanno per essergli scattate quelle che saranno le ultime foto della sua vita. Eppure, il mio corpo stava agendo in modo completamente differente, forse era il suo tono di voce, che per quanto accusatorio e deridente potesse essere, mi aveva in  qualche modo rapito.

 

A una bella voce non risponde sempre un bel volto, una frase non tratta da qualche citazione di un qualsiasi scrittore, ma cagionata dalla quotidianità.

 

Presi un respiro profondo e mi voltai.

 

Un viso simile al quello di un uomo mai cresciuto, il cui completo nero, spezzato da una camicia bianca, i quali primi bottoni sfibbiati, gli donavo quell’aria adatta da procurarti il batticuore per attrazione.

 

Si, perché per la prima volta, capii cosa si  prova quando il narratore di  un romanzo cerca le parole più adatte per descrivere quel fatidico momento quando il cuore è in tumulto per una semplicissima attrazione fisica.

 

Fu quando il mio viso leggermente rosato incrociò il suo, le cui labbra inizialmente stupite, si contrarranno in una smorfia divertita data dall’imbarazzo che il mio viso goffo metteva in mostra, che mi accorsi che i suoi occhi erano in lotta con i miei.

 

Mi ritrovai a pensare che quell’abito mi stesse troppo stretto ma in realtà, la colpa era da attribuire ai suoi occhi che vagando dapprima sul mio viso e poi sul corpetto, mi procurarono quella strana sensazione quando ti senti inadeguata.

 

< Bè… allora potresti calarti nel ruolo dell’aiutante o della madrina di Cenerentola ed aiutarmi ad uscire no...  - in quel secondo il mio sguardo si sforzava di capire quale potesse essere il suo nome basandomi sull’intuito -   > Roteai la testa  mentre  i tratti del mio viso mostravano  l’ovvietà della situazione , compii qualche passo verso di lui, elogiando falsamente la sua figura nel caso in cui fosse accorso in mio soccorso.

 

Ma si limitò ad aiutarmi con l’affermazione che stavo esprimendo, dicendomi il suo nome.

 

< Josh > Con aria tremendamente presuntuosa, come se stesse nominando un rinomato principe azzurro completò la frase, notando la mia difficoltà nell’affibbiargli il nome corretto, accentuando la sua arroganza con un mezzo sorrisetto divertito che per quanto gli donasse una certa aria sexy, non riuscii a non pensare quanto fosse grande la sua autostima.

 

< Josh > Confermai.

 

< E cosa ci guadagnerei? > Ripropose con tono soffuso,  accentuando la scetticità che comparve sul suo viso in merito alla mia proposta, lasciando trapelare tutta la malizia possibile con un sorrisetto che iniziavo ad odiare.

 

< Sicuramente nessuna proposta indecente > Controbattei irrefutabile, permettendo ai miei occhi di inviperirsi al contatto con i suoi.

 

Sorrise di sbieco sorpassandomi, forzando quella maniglia antica in una casa moderna che non aveva nessuna attenzione di lasciarsi andare sotto il tocco della sua mano.  

 

< Magari…è anche inadeguato il contesto, ammetto di essere davvero tentato di chiederle di uscire insieme… qualche sera, ma se sta lasciando il suo futuro marito in bianco, non oso immaginare cosa possa riservare a me – terminò con finta amarezza  > Confessò inaspettatamente, mentre il suo viso assumeva la stessa espressione di sforzo, con la quale cercava di aprire quella veranda, per poi lasciarsi andare ad un sorissetto allusivo.

 

Imbronciai il viso, mentre istintivamente portavo le braccia a stringersi sotto il decolté.

 

A differenza mia, alla centesima pressione su quell’ammazzo di ferro riverniciato di un bianco perla, la serratura si liberò, concedendomi così la via di fuga.

 

Spontaneamente sul mio viso apparve un’espressione di sollievo, e anche se si trattava solo di un significato letterale piuttosto che come una cosa che successe realmente, saltai in preda alla felicità, ovviamente in senso metaforico.

 

In contemporanea al suo gesto eroico, una volata di vento gelido mi fece trasalire da piccoli brividi, da un abito che purtroppo lasciava più spazio alla fantasia, mettendo in bella  mostra la mia schiena.

 

< La favola e quello che riguarda la felicità di Cenerentola ha trovato inizialmente la sua terribile fine a mezzanotte, a quanto pare ti dovrai accontentare di soli dodici ore in attesa del lieto fine. > Asserii sarcasticamente in modo quasi silenzioso, mentre si sfilava la giacca per poi porla e sistemarla sulle mie spalle scoperte, non trattenendo quel sorriso che l’aveva accompagnato fin dal principio, fin dal momento in cui aveva varcato quella porta, scoprendo così il mio piano di fuga.

 

< Grazie > Sussurrai in modo flebile.

 

Quello fu l’unico secondo riempito dai nostri sguardi.

 

< Josh! > Una voce all’esterno di quella porta richiamò la sua attenzione, mi lasciò lì in quella posizione, compiendo frettolosamente qualche passo verso la porta principale di quella ampia stanza, forse, aspettandosi di ritrovarmi lì quando scoprendo che chi l’aveva chiamato non meritava la sua attenzione, si sarebbe voltato a guardarmi, non trovando nessun’altra  che una porta appena aperta. Almeno, questo era il modo in cui mi aspettavo che agisse, in realtà non potevo saperlo, dato che avevo approfittato della sua breve lontananza per fuggire via.

 

 

FINE FLASHBACK

< L’hai lasciato così? Senza nemmeno scambiarvi i numeri di telefono? > Sbraitò Caryn mentre sulla sua fronte lucida apparivano diverse vene di collera.

< Poteva anche essere quel classico tipo di ragazzo che si vede nel telefilm Baywatch?   > Aggiunse, incrementando il suo stupore con la sua mano che stringeva la mia in cerca di conferma.

Sorrisi, perché in realtà mi aspettavo una frase del genere da colei che aveva collezionato qualsiasi cosa riferente a quel telefilm.

<  Non tutti i romanzi raccontano un lieto fine > Affermai con falsa amarezza dando uno sguardo poco propenso a Tyler, che dopo averci notato, stava prendendo posto accanto a noi.  Un particolare che lo accumunava al signor Costance sicuramente era quello di essere sempre in ritardo.

< Buongiorno! > Sbuffò

< Sempre in ritardo tu? > Rispose di rimando lei, non riuscendo a trattenere un sorrisino divertito.

< Certo che il professore ne perde di tempo!  Che palle! > Esordì Tyler, portando le mani dietro la testa come se stesse per sbadigliare da un momento all'altro.

Sorrisi condividendo a pieno il suo status.

< Spero tanto che almeno tutta questa attesa valga un corpicino da guardare > Con un sorriso malizioso e sicuramente un'immagine poco casta proiettata nella sua mente, mi svelò quella che sembrava essere la sua unica preoccupazione del momento.

< A quanto pare questa volta dovrai accontentarti > Affermai notando due gambe affusolate e un volto che non coincideva a pieno all'immagine tanto sperata da lui, poteva avere più o meno una quarantina d'anni.

< Buongiorno a tutti  sono la signora Looner... colei a dato l’iniziativa per questo corso.  Il professore Costance per problemi personali non potrà dedicarsi alla stesura di questo corso > Lo disse adottando quel tipo di espressione che si utilizza, quando intendi ricevere dei ringraziamenti senza sottolineare l'intenzione, ma lasci comunque la pretesa sottintesa.

Dopo aver dato un'occhiata  riprese subito a parlare.

< Non sono il tipo di persona che perde tempo in chiacchiere.. quindi.. arriverò al sodo.. non sarò io che vi terrò il corso ma per qualsiasi cosa potete rivolgervi a me  >

Come se volesse enfatizzare la grande parola " cosa " che aveva utilizzato assunse un sorriso a doppio taglio, per quanto chiudendo un occhio potevi vedere un sostegno sincero, aprendoli insieme ti saresti resa conto dell'astio che provava nel dover dire una frase del genere, il suo viso e i suoi occhi leggermente dilati erano conferma del contrario, sembrava che stessero urlando: " non osate recarmi fastidio "

In quel secondo, prestai attenzione alle scarpe della signora Looner e mi resi conto quanta strada dovesse ancora fare per capire il concetto di moda nonostante il suo sguardo fiero desse prova del contrario, dei sussurri  pettegoli e dei passi decisi mi costrinsero a deviare l'attenzione alla mia destra.
                                                                                                                 
Tenendo sempre gli occhi bassi intravidi un paio di scarpe nere lucide, istintivamente la mia curiosità mi condusse a scrutare con attenzione l'individuo, così con una lentezza sconosciuta all'essere umano, sollevai gli occhi cogliendone tutti i particolari: pantaloni aderenti neri, camicia il cui colore mi ricordava molto il cielo limpido per quanto fosse chiaro, maniche arrotolate accuratamente fino all'avambraccio, qualche bottone aperto dandogli così un aspetto intraprendente e infine il suo volto.. mi spiazzò

Forse era stata la mia incredulità o insistenza nel fissarlo,  a fargli deviare l'attenzione su di me piuttosto che posarlo in altri che lo guardavano ammaliati dal suo sguardo.

Come se avesse voluto essere l'ultimo pezzo di un puzzle adottò quella stessa espressione che avesse potuto aiutarmi a ricordare il contesto in cui avevo incrociato i suoi occhi, azzurri come il mare in tempesta.

 Le sue labbra disegnate in un sorrisetto di lato soddisfatto

 Il tutto ricreava quell'espressione che tanto avevo odiato per quanto fosse prova della sua innata superbia.

Quando mi resi conto con quanta superbia si era sostato a fissarmi, come se con i soli occhi volesse farmi capire che si sarebbe sciolto se l'avessi guardato un altro po’, misi il broncio e  in un gesto soddisfatto mi voltai al lato opposto.

Maledetto presuntuoso! Mi ritrovai a pensare.

< Buongiorno e ben arrivati! Sono Josh Somerhalder, sostituisco il professore Costance, non che mio caro amico.  Vi darò tutte le dritte per raggiungere gli obiettivi prefissati da questo corso e superarlo. Voglio precisare una cosa non accetto favoritismi di nessun genere. > La sua voce assottigliata, declinava a quelle che lo stavano già puntando, la possibilità di passare una notte con lui in cambio di un punteggio alto, ma lasciava anche intendere che fosse stato  propenso a qualche notte di puro divertimento ma senza ripercussioni.

Non c'era nessun punto di sospensione nella sua frase, né nessuna forma di indugio nella sua voce.                                                                                                                                        
Era un muro di cemento certo che nessuna variazione sismica l'avrebbe potuto gettare giù.

Il suo sguardo sorprendentemente deciso, era la constatazione che la sicurezza che reggeva le sue parole fosse reale e non finzione..

Un continuo vocifero sulla persona di fronte a noi, mi fecero comprendere che il bel tenebroso non era differente proprio a nessuno, perfino i muri erano intenti ad ascoltare ogni sua sillaba.

Approfittai del momento per strappare un pezzo di carta dal mio quaderno e ci scrissi sopra, dopodiché lo indicai alle mie due amiche sedute accanto.

Non sapevo se i loro visi fossero stupiti e pronti a dare incandescenza perché avevo scritto che il presunto ragazzo di Baywatch fosse lì o perché il ragazzo in questione era a pochi metri da noi, i cui occhi erano puntati nella nostra direzione.

 

 

SPAZIO AUTORE !

Principalmente mi scuso per il disagio creato dato che ho riscritto la storia dal principio, spero che questa nuova versione possa conquistarvi lo stesso, quindi esprimete pure un parere di preferenza. =D

Un bacio!
  
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