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Autore: lovlove890    09/04/2013    4 recensioni
Tre anni e mezzo dopo aver lasciato Blaine, Kurt riceve una lettera da Sam.
Riuscirà questa lettera a mettere ordine nella sua vita?
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klaine con accenni Thadastian e Seblaine friendship.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Coppia: Kurt/Blaine

Rating: Verde

Genere: Malinconico all'inizio/Fluff/Romantico

Avvertimenti: Movieverse/What i?

N.d.A.: alla fine

Note di betaggio: lei che mi ha sbloccata in quella giungla che era diventato il mio quaderno. Gip. <3

Parole: esattamente 7918

 

You are the love of my life

 

 

 

Erano passati cinque anni da quando Blaine gli aveva detto “Sai Kurt c’è un momento nella vita in cui ti rendi conto che la persona che cercavi da molto tempo è proprio li davanti a te… Kurt tu mi completi..” e poi lo aveva baciato.

Da quel bacio era passato un anno e mezzo e poi lui aveva finito la scuola, si era diplomato e si era trasferito a New York. E Blaine lo aveva tradito.

E non sapeva se perché gli faceva male il cuore ogni volta che qualcuno lo nominava o lo vedeva, o per la paura di ricadere negli stessi sbagli non era mai riuscito a perdonarlo completamente.

 

Certo c’era stata la telefonata il giorno del ringraziamento, ma dopo quella solo sporadici messaggi, fino a ignorarsi e andare avanti da soli.

Ora dopo tre anni di silenzio stringeva una sua lettera tra le mani.

E quella lettera gli era arrivata tramite Sam.

 

Aveva saputo che quei due dopo la sua partenza si erano molto avvicinati.

Ma non aveva saputo quanto finchè non aveva letto le poche righe che il ragazzo biondo gli aveva scritto.

 

“Caro Kurt, questa lettera me l’ha data Blaine prima di partire per trasferirsi in Italia definitivamente. Mi ha fatto promettere che non te l’avrei mai fatta avere. Ma vedi, non penso che sia giusto. Non è giusto perché anche secondo uno stupido come me voi due vi completate.” Quando lesse quelle parole le lacrime iniziarono a scorrergli sul viso senza accorgersene.

 

“Ora, io non posso dirti che Blaine non sta frequentando nessuno, che studia all’Accademia di Belle Arti a Bologna.  E non ti darò nemmeno l’indirizzo perché Blaine mi ha chiesto di non farlo. E io rispetto sempre le promesse.

Però ehi, guarda che carina questa cartolina che mi ha mandato!” estrasse dalla busta una cartolina di con dietro scritto ‘Saluti dall’Italia ciao –B.’ e un indirizzo di Bologna. Probabilmente lo aveva fatto per potergli dare un indirizzo a cui poterlo contattare in caso di bisogno.

 

“Ma se tu per caso dovessi capitare in Italia, da quelle parti, sono sicuro che non ti manderebbe via o non ti sbatterebbe la porta in faccia.

Un abbraccio forte. Sam.”

Kurt sorrise fra le lacrime, estrasse la lettera di Blaine ed iniziò a leggere.

 

“Caro Kurt, ormai è una settimana che sono venuto a New York per confessarti quello che ho fatto.

Una settimana che tu non sei più nella mia vita.

Una settimana che soffro, sto male e mi maledico per aver ceduto. E non posso pensarci.

 

Non posso pensare di averti perso, di aver mandato all’aria tutto quanto, tutto quello che di più bello avevo nella mia vita.

Non posso pensare che tu adesso, e chissà per quanto tempo, non mi vorrai né vedere, né sentire o anche solamente darmi un segno che io sono ancora importante per te, perché sto impazzendo da solo.

 

Vorrei solamente correre li da te, stringerti forte e dirti che tutto questo passerà.

Che passerà tutto quel dolore che senti dentro, che ti strazia l’anima e ti rende debole. Ma non posso. Tutto questo l’ho provocato io.  E vorrei potermene far carico.

Ma devo lasciarti affrontare tutto questo a modo tuo; come so che io devo affrontalo da solo.

 

So che abbiamo tutti e due bisogno di tempo adesso. Lo faccio soprattutto per me stesso e per poter tornare ad amarti più forte di prima.

Avrai tutto il tempo di cui senti il bisogno Kurt. Io sarò sempre li alla fine del tuo cammino ad aspettarti per accoglierti a braccia aperte.

Anche per avere solamente il tuo ultimo minuto e il tuo ultimo bacio.

 

Basta che sia solamente mio.

Perché tu sei l’amore della mia vita.

Lo eri ieri, lo sei oggi e lo sarai domani.

Non importa dove andremo e cosa faremo.

Non perderò mai le speranze di rivederti.

 

Scusa. Te lo ripeterò all’infinito e non sarà mai abbastanza.

Ti amo, Blaine.”

 

Kurt fissò la lettera per un po’ dopo che l’ebbe finita di leggere.

Si accorse, poggiandola con cura sul tavolino, che c’erano dei punti sbiaditi, come se qualcuno vi avesse pianto sopra.

 

A quelle lacrime ora si erano aggiunte le sue che avevano bagnato il foglio durante la lettura.

Credeva di averla superata quella ‘fase’, ma forse, in fondo, l'aveva solamente lasciato da una parte per un po’ in attesa, in realtà, di superare il dolore per il tradimento, che adesso sembrava solamente una cosa lontana.

 

Si diresse al pc nell’altra stanza e mentre il portatile si accendeva chiamò suo padre per sapere se poteva tornare qualche giorno a casa. Ovviamente gli rispose di si, chiedendogli se andasse tutto bene, da padre preoccupato come al solito.

 

 

 

“Papà! Carole! Che bello rivedervi.” Disse correndogli incontro all’uscita dell’aeroporto di Columbus.

“Tutto ok? Al telefono mi sei sembrato un pochino strano..”

“Ora va meglio. Questo è sicuro. Ora sono a casa.” Gli rispose sorridendo.

 

 

Arrivati a casa Kurt spiegò loro il motivo per il quale era tornato e mostrò la lettera.

Suo padre, che aveva sempre adorato Blaine ed era stato male quasi quanto lui quando si erano lasciati, gli disse: “Devi assolutamente raggiungerlo in Italia. Almeno devi concedergli un chiarimento. O comunque dopo questi anni deve concederlo lui a te.”

Poi rivolgendosi a Carole “Tesoro non credi sia ora di fare il nostro viaggio di nozze che abbiamo sempre rimandato?”

 

“Ma papà..” provò Kurt a distrarlo.

“Ma papà nulla! Sappiamo benissimo che se noi non approfittassimo di questo momento non lo faremo mai più,” disse convinto Burt “e poi se non ti sproniamo non ci andrai mai.”Finì sussurrando. “Perciò, sei ancora innamorato di quel ragazzo giusto? E allora te lo devi andare a riprendere.”

Kurt rispose con un debolissimo cenno di assenso alle affermazioni del padre e se ne andò in camera sua a riflettere.

 

 

Da quando se ne era andato da Lima quasi quattro anni prima di Blaine aveva avuto notizie sempre più sporadiche finché non si erano lasciati.

O meglio lo aveva lasciato perché non sopportava nemmeno l’idea del suo pensiero. Con grande dolore da parte di tutti e due questo era certo.

Aveva saputo da Finn che Blaine era tornato alla Dalton per cercare di ricominciare, ma cercando sempre di mantenere un minimo di rapporti con i ragazzi delle Nuove Direzioni.

Soprattutto con Sam aveva legato.

 

Ma soprattutto gli era arrivata la voce che alla Dalton avesse stretto un amicizia molto particolare con Sebastian. Quel Sebastian.

Quello che lo aveva quasi accecato per accecare lui.

Quello che li aveva presi di mira durante tutto il suo anno da capitano degli Warblers solo per la sua smania di vincere.

 

E da quando Blaine era andato a vivere in Italia non aveva saputo quasi più nulla, se non che stava bene, studiava molto e li era tutto molto bello e suggestivo.

Ma Kurt non aveva mai smesso di pensarlo.

Non aveva mai smesso anche se lo aveva spinto in un angolo del suo cuore.

Non aveva mai smesso anche se faceva male pensare che lo aveva tradito.

Non aveva smesso perché in fondo sperava che sarebbe tornato a combattere per lui.

 

Invece quella lettera mostrava un lato di Blaine che non conosceva.

Lo mostrava più adulto e consapevole dei suoi errori e pronto a maturare. 

Ma soprattutto lo mostrava pentito e il castano non capiva perché non gli avesse mai spedito quella lettera.

 

Immaginò che l’amicizia con Sebastian non fosse solo un’amicizia, ma alla fine il più alto ci fosse riuscito a conquistare il cuore del ricciolino. E doveva avere in faccia il suo ghigno malefico mentre lo faceva. E questo lo fece imbestialire.

Ora aveva un motivo in più per combattere per Blaine.

Non poteva far si che quella mangusta l’avesse vinta!

 

Stava coloritamente imprecando contro se stesso per tutte quelle volte che aveva chiamato suo fratello col cuore straziato, in lacrime pregandolo di trovargli l’indirizzo di Blaine e appena lo aveva avuto in mano lo bruciava/buttava nel pattume/nel primo tombino che trovava.

E tutto questo solo per paura.

Paura che potesse mandarlo via. Che potesse rifiutarlo.

Che lui, la persona a cui aveva donato il suo cuore, e il quale gli aveva donato il proprio a sua volta lo avrebbe mandato a quel paese.

 

Sapeva che stavolta non doveva sbagliare. O se lo sarebbe rinfacciato a vita.

 

 

 

Dopo cena aprì il pc e guardò i vari voli per Roma. Da li avrebbe lasciato i suoi a godersi la loro vacanza e avrebbe proseguito in treno per Bologna.

“Papà quando potremmo partire all’incirca? Così prenoto…”

“Al massimo tra una settimana.” Gli rispose suo padre dal piano di sotto dove stava finendo di sistemare “Tempo di sistemare le cose qui e affidare l’officina ai ragazzi.”

“Ok.”

 

 

 

Non poteva ancora crederci.

Era sul volo che da New York lo portava verso l’Italia. Verso Roma. Verso Blaine.

 

Alla partenza da Lima li erano venuti a salutare anche Rachel e Finn che durante la loro assenza sarebbe andato a stare da lei a New York.

E per fortuna che la ragazza era li, perché subito dopo fatto il check-in gli era preso un attacco di panico in stile ‘Blaine non mi vorrà mai più, posso anche starmene a casa’ e lei insieme a Burt lo avevano portato in un angolo dell’aeroporto per potergli parlare in tranquillità mentre aspettavano che chiamassero il loro volo. 

 

Ora stavano decisamente sorvolando un oceano, anche se non avrebbe saputo dire esattamente quale data la sua ignoranza in geografia, già da qualche ora e lui non riusciva a dormire anche se sapeva che ci sarebbero volute almeno altre 11 o 12 ore per arrivare.

 

“Chissà Blaine come sta, se sarà felice di vedermi.” Si ritrovò a chiedersi “o mi tirerà semplicemente la porta sul viso ignorandomi e facendo finta di non vedermi?”

 

E quel pensiero lo riportò a ricordi felici, come il loro primo bacio alla Dalton in quella sala studio dove avevano provato tante volte; o la serenata con tutti gli Warblers al completo quando si era ritrasferito al Mckinley; o la loro prima volta, e tutte le volte che erano seguite in cui erano solo loro due e nessuno poteva disturbarli o fargli del male.

Quei pensieri, insieme al brusio di sottofondo dell’aereo, lo aiutarono finalmente a rilassarsi e addormentarsi.

 

 

 

“Kurt.. Kurtsie, ehi, siamo arrivati. Svegliati.” Lo chiamò dolcemente Carole.

“S.. Siamo arrivati?” chiese lui sfregandosi gli occhi e stirando tutti i muscoli del collo e della schiena indolenziti.

“Si figliolo. Siamo a Roma.” Gli rispose sorridendo suo padre.

 

Appena scesi dall’aereo andarono a recuperare i bagagli, uscirono per cercare un taxi e andarono verso l’albergo.

“Quindi ora Kurt cosa pensi di fare? Andrai subito a Bologna o starai un paio di giorni con noi qui a Roma?” gli chiese il padre.

“Resterò per il fine settimana. In fondo è già venerdì sera. Parto lunedì per Bologna nel primo pomeriggio.” Rispose Kurt.

 

Arrivati in albergo e sbrigate le formalità, si diressero ognuno verso la propria camera per riposare e si accordarono per vedersi a cena.

Kurt entrò in camera, si buttò sul letto e si mise a pensare.

Erano giorni che pensava, e pensava e pensava, e non riusciva a smettere. Ora che era li aveva anche paura.

 

Aveva paura della reazione di Blaine quando lo avrebbe visto.

Aveva paura che avesse intrapreso una relazione seria con Sebastian. O che addirittura si fossero sposati.

Insomma aveva una pazza paura che Blaine fosse andato avanti e non lo volesse più.

E più di tutto aveva paura di quello che avrebbe potuto leggergli negli occhi.

Aveva paura che la sua bocca dicesse una cosa e i suoi occhi un’altra.

E questo non era pronto ad accettarlo. E non lo sarebbe mai stato.

 

Disfece i bagagli e andò a cena con i suoi.

Dopo cena loro andarono a godersi Roma di notte mentre lui, con la scusa che era già abbastanza tardi si ritirò in camera e dopo un bagno caldo e i suoi rituali di idratazione se ne andò a letto.

 

La giornata seguente la trascorsero tutti e tre a fare i turisti in giro per la capitale, a comprare ricordini e cartoline da spedire a casa e meravigliarsi di quanto potesse essere bella una città con oltre duemila anni di storia alle spalle.

Mentre era in giro gli era sembrato di intravedere quella faccia da mangusta di Smythe, ma non poteva esserne sicuro dato che l’aveva solamente intravisto per un secondo, poi suo padre l’aveva chiamato e quando si era voltato non c’era più.

Che poi per precisione ‘quello li’ avrebbe dovuto essere a Bologna a quanto ne sapeva lui.

                                                                                                            

 

La sera aveva deciso di uscire un pochino per esplorare per i fatti suoi e farsi un mini-tour.

Vedere il Colosseo illuminato con dietro il tramonto era uno spettacolo che non si sarebbe voluto perdere per nulla al mondo, e le foto non gli rendevano giustizia.

Così come alla bellezza della passeggiata da Castel S. Angelo a Piazza S. Pietro.

 

 

Alla fine di questo suo mini tour privato si fermò in un pub per bere qualcosa.

Si sedette al bancone e, dopo aver ordinato una diet-coke, diede uno sguardo in giro per capire che tipo di clientela affollava quel locale.

 

Dopo neppure due secondi una voce, purtroppo a lui ben nota, disse “Guarda guarda, non sapevo che ti avessero lasciato a piede libero Hummel.”

“Smythe. Che piacere.” gli rispose mettendoci dentro tutta l’ironia che possedeva. “Cosa ti porta qui? A Roma soprattutto?”

“Mah, sai l’università mi ha proposto uno scambio, e, come tu ben sai, io adoro gli scambi.” Gli rispose il più alto.

“E dove studieresti di grazia? Non mi risulta che le università americane facciano questo tipo di scambi.”

“Infatti studio legge a Bologna. Finché stavo li convivevo con Bl..” Sebastian si bloccò su quel nome, il moro gli aveva raccontato ciò che era successo e di sicuro non voleva scatenare la furia ceca di Hummel contro di se. “Hummel tu come mai sei qui?” gli chiese cambiando subito tono sospettoso.

 

“Devo sapere..” si era rabbuiato a sentire il nome del suo – ex – ragazzo.

“Cosa?”

“Blaine.”

 

“Blaine sta bene e sta con me. Ora puoi tornare a casa a divertirti con le checche par tuo.” Gli disse e fece per voltarsi e andarsene.

“Non è vero!” lo fermò Kurt trattenendolo per un polso. “Se voi due steste insieme tu ora non saresti in questo squallido locale a cercare del divertimento.

Quindi, ora ti siedi e mi racconti tutto quello che sai.”

“NO!”

 

“Ti conviene Smythe, se no ti attacco per le palle alla locomotiva del treno che prenderò lunedì mattina per Bologna e ti trascino in giro per quella maledetta città fino a che non mi porti da lui.” Gli occhi di Kurt lanciavano lampi.

“Ok. Ok. Calmati. “gli rispose Sebastian. “quando l’hai mollato i ‘vostri’ amici l’hanno abbandonato, sostenendo che aveva sbagliato e doveva pagarne le conseguenze. Lui era distrutto e ha cercato rifugio dalle uniche persone che non lo hanno mai abbandonato, nonostante gli sbagli, noi Usignoli.

 

E' tornato alla Dalton, anche se erano rimasti solamente pochi mesi di scuola.

Siamo usciti spesso, sia in compagnia, che da soli, anche solo per un caffè e quattro chiacchiere.

E piano piano l’ho aiutato a raccogliere i pezze del suo cuore, a ritornare quel ragazzo forte che tu avevi distrutto.”

 

“Tu?” lo interruppe incredulo Kurt.

“Si, problemi?” gli rispose il castano. “Comunque, quando è stato il momento di scegliere l’università Blaine ha pensato bene di scappare il più lontano possibile da te. Venendo a studiare qualcosa che gli piace enormemente. E io l’anno dopo l’ho seguito quando mi sono diplomato.

 

E prima che tu me lo chieda, si mi ero preso una cotta enorme per lui e nell’anno che abbiamo trascorso separati ci siamo sentiti quasi tutti i giorni tramite sms e skype.

E si, una volta arrivato qui abbiamo diviso un appartamento perché era più vantaggioso per tutti e due e perché volevamo stare vicini.

E ancora si, abbiamo anche avuto una brevissima storia.

 

Ma prima che tu ti metta a starnazzare come una gallina a cui stanno tirando il collo Hummel, è finito tutto nemmeno una settimana dopo che era iniziato.

Perché lui è ancora innamorato di te.

E io non volevo essere un ripiego su cui contare solo quando voleva un po’ di sesso occasionale.

Ho scelto così la strada dell’amicizia. Più difficile nei primi tempi ma molto più facile nel complesso.

 

E comunque io ero, e sono, sempre lo stesso stronzo che non si innamora e non sa donare nemmeno un po’ di se stesso agli altri, tranne che per venti minuti a sera in uno squallido bagno.”

 

Kurt lo era rimasto a sentire durante tutto il monologo ed era rimasto leggermente turbato dal fatto che Blaine e Sebastian avessero avuto una storia.

Ma la cosa più stupefacente era che anche lui, Mr. Sono-uno-stronzo Smythe avesse dato ascolto al proprio cuore una volta nella sua vita. E avesse lasciato libero Blaine.

“Ma quindi..” iniziò Kurt.

 

“Cosa vuoi da lui Hummel? Spiegamelo. Perché non credo di essere in grado di comprenderlo.” Lo interruppe Sebastian con arroganza.

“Pensavo fosse abbastanza chiaro. Voglio solo riprendermi ciò che è mio.” Rispose il castano guardandolo dritto in quegli occhi verdi.

“Non ti sarà così facile. Primo: Blaine è molto diffidente. Secondo: è il mio migliore amico, quindi se gli torci un solo capello ti verrò a cercare in capo al mondo. Ter..”

 

“Quale parte di ‘sono innamorato di lui, lo voglio sposare, costruire con lui una famiglia e stare insieme fino al giorno della nostra morte’ non è chiara al tuo cervellino bacato Smythe?” Kurt lo avrebbe ucciso se non ci fossero state così tante persone presenti e se solo non avesse avuto un piano – ancora non tanto chiaro, questo è vero – da portare a termine.

 

“E comunque” continuò il soprano “ perché mi dici queste cose? Mi hai appena confidato di esserti preso una cotta enorme per lui; non sarebbe molto nei tuoi interessi spingerlo tra le mie braccia.”

 

“Perché, per quanto possa esserne infatuato – innamorato, che parola assurda! – lui è l’unica persona che mi vuole bene nonostante tutto. E per lui voglio solamente il meglio.

Se il suo meglio sei tu che ben venga. Anche se posso non essere d’accordo, la sua felicità viene prima di tutto.

Tu non sai quante volte l’ho sentito piangere mentre dormiva, l’ho abbracciato cercando di calmarlo.

Ma niente sembrava riuscirci veramente e l’unico nome che mormorava era il tuo.

E tutto ciò era molto frustrante.

Anche come amico.”

 

Kurt lo guardò stupito; in quegli occhi leggeva solamente una grande tristezza.

 “Bas, io..”

“Tu puoi fare solamente una cosa. Amarlo.

E prima di tutto devi convincerlo a fidarsi di nuovo di se stesso e dei suoi sentimenti, poi di te.

Io l’ho solamente aiutato a sentirsi meno solo in quella casa che è troppo vuota.” E detto ciò se ne andò.

 

“Ah,” disse voltandosi un’ultima volta “ricordati la mia promessa. Se gli farai mai del male, ti troverò dovunque.”

“Certo.” Gli rispose stringendogli la mano con un sorriso “Grazie per l’aiuto.”

 

Kurt uscì da quel pub alle 4 del mattino un po’ meno preoccupato di quando ci era entrato, con molte speranze in più, ma di sicuro con anche molti pensieri in più.

Doveva trovare il modo di farsi perdonare da Blaine.

Arrivato in albergo si spogliò e si mise subito a letto.

 

Il giorno dopo lo aspettava un’altra giornata in giro e poi finalmente sarebbe partito per Bologna.

Era molto impaziente.

 

 

Arrivò finalmente il lunedì mattina, Carole e suo padre lo accompagnarono a prendere il treno.

Tra mille baci, abbracci, promesse di stare attento, che li avrebbe chiamati per ogni problema e che comunque si sarebbero sentiti non appena fosse arrivato, riuscì finalmente a salire su quel treno che lo avrebbe portato verso l’ultima tappa del suo viaggio.

 

 

A Bologna il tempo era sereno, fortunatamente, dato che avrebbe dovuto raggiungere a piedi il suo ostello.

Aveva convinto Sebastian a dargli l’indirizzo di Blaine e, dopo aver disfatto le valige e aver sistemato tutte le sue cose, uscì per farsi un giro e ambientarsi in quella città sconosciuta.

 

‘Porca miseria che casino che è questa città!’ si ritrovò a pensare Kurt. ‘Forse neppure New York la batte!’

Oddio New York probabilmente si.. Ma fortunatamente lui avrebbe girato sempre e solo a piedi. 

Trovò quasi subito la scuola (scuola era un po’ riduttivo. Parlavamo dell’Accademia delle Belle Arti a Bologna!) in cui studiava Blaine.

Per fortuna era situata vicino al suo ostello. Giusto un paio di vie più in giù.

 

Era un edificio imponente e molto antico. Di sicuro studiare richiedeva molti sforzi. Sia dal lato economico che dal lato dell’impegno.

A lato del portone c’era affisso un annuncio in italiano e in inglese – di sicuro per aiutare gli studenti stranieri in cerca di qualche lavoretto extra – che diceva: ‘Cercasi modelli dai 18 ai 25 anni di bella presenza, altezza minima richiesta 1 metro e 70, disposti anche a posare in intimo. Chiedere informazioni in segreteria.’

Kurt lo prese come un segno del destino, visto che lui non credeva in nessun Dio, ed entrò a chiedere informazioni.

 

Uscì dalla segreteria venti minuti dopo con in mano il foglio delle lezioni e un contratto part-time come modello.

Lui doveva posare per le classi di Anatomia Artistica per varie classi, tra le quali sperava ci fosse anche quella di Blaine.

Non aveva osato chiedere di lui per paura che gli domandassero in che rapporti erano o pensassero fosse raccomandato.

 

Ma non fece in tempo a raggiungere il portone d’ingresso che se lo trovò davanti.

Bello. Come l’ultima volta che lo aveva visto tre anni e mezzo prima.

Più bello. Perché finalmente non costringeva più i suoi capelli sotto quel tremendo gel come alle superiori.

Bellissimo. Perché stava ridendo.

 

Per fortuna fece in tempo a nascondersi dietro ad una colonna per non farsi vedere.

Lo vide guardarsi in giro, come se sentisse di essere osservato.Ma non notando nulla tornò a parlare con la sua amica dandogli le spalle.

Tirando un sospiro di sollievo uscì da dietro la colonna e scappò fuori dall’accademia pensando ‘Scusa. Ma non è ancora il momento.’

 

 

“No ‘Bastian. Non ho incontrato nessuno di interessante in giro per la scuola o per Bologna in questa settimana! Ma perché cavolo è una settimana che tutte, ma proprio tutte, le volte che ci sentiamo me lo chiedi?” chiese Blaine al suo migliore amico.

“Mah, così. Non posso essere curioso della tua vita? Scusa tu sei il mio migliore amico e siamo lontani. Potrò informarmi o no? In fondo ti voglio bene e mi manca...”

“Oh Bas, come sei dolce. Cos’è successo? Il caffè era troppo zuccherato stamattina?” gli disse ridendo Blaine.

 

“Stavo per dire, prima che tu mi interrompessi, mi manca uscire con te, fare le nostre cazzate.

E si, mi manca anche il mio migliore amico. E Blaine, posso sentire che stai sorridendo stupidamente perché dico queste cose sdolcinate, dall’altra parte del telefono”

In quel momento mentre parlava con Sebastian gli sembrava quasi di averlo di fianco e non a quattrocento chilometri di distanza.

 

Solo che la sua mente si era spenta dato che gli era sembrato di vedere nella gente che affollava l’entrata dell’Accademia un ciuffo castano ben conosciuto che correva verso l’aula dove si tenevano le lezioni di Anatomia Artistica. 
“Kurt?” disse stupito ad alta voce.

 

“Cosa B.? Non ti ho sentito. Che hai detto?”

“No niente, scusa ‘Bastian. Mi era sembrato di vedere Kurt in facoltà ma sarà stata solo una mia impressione. Dai Bas ti lascio che ho lezione. Ci sentiamo presto. Ciao.”

Era stato solo un flash ma sembrava veramente lui.

Va beh. Avrebbe indagato nei giorni seguenti.

Ora doveva correre a lezione se non voleva arrivare tardi.

 

 

Non era stato molto fortunato in quella prima settimana passata a fare il modello.

Aveva intravisto Blaine quella mattina uscendo dalla segreteria, ma era scappato perché era troppo presto, per tutti e due.

Poi non lo aveva più incrociato.

 

Mentre saliva sul suo piedistallo e si preparava per la lezione, entrarono gli studenti a cui avrebbe fatto da modello per quella mattina.

Avrebbe dovuto posare in intimo e per fortuna che non era più il cucciolo di pinguino di qualche anno prima.

 

Fra di loro c’era anche Blaine che si mise subito a sistemare i suoi strumenti davanti alla tela prima di alzare gli occhi sul ragazzo che avrebbe dovuto ritrarre, colpito dall’affermazione che la ragazza che stava parlando con  lui aveva esclamato vedendolo.

“Kurt!” sussurrò Blaine alzandosi per andargli a parlare.

“Ma come fai a conoscerlo?” gli stava chiedendo la sua amica, ma lui la ignorava palesemente.

 

“Signor Anderson. Vada a posto. Siamo a lezione! Potrà sfogare i suoi istinti fuori di qui.” Lo riprese duramente il professore.

 

In quel momento Kurt si girò e lo vide.

In quel momento i loro occhi si parlarono silenziosi e sofferenti.

Il castano gli fece capire a gesti che avrebbero potuto parlare dopo le lezioni.

Il moro annuì e tornò al suo posto tentando di seguire la lezione.

 

Nella testa di Kurt c’era il vuoto più totale.

Si mise quindi in posa e si lasciò ritrarre per le successive quattro ore.

 

A Blaine era mancata l’aria quando lo aveva visto.

Doveva tentare di disegnare quel corpo che si era ritrovato a percorrere con le mani e la bocca tante, troppe volte per poterselo essere scordato in lasso di tempo così breve. Nemmeno, forse, in tutta la vita lo avrebbe scordato.

Anche se era cambiato enormemente da quando lo aveva lasciato.

 

 

Finita la lezione Blaine rimase a parlare col professore che lo riprese ancora una volta per il suo comportamento poco consono tenuto durante la lezione.

Uscendo si sentì tirare per il polso e girandosi non poté evitare che un sorriso gli nascesse spontaneo sul viso.

“Ciao.” Disse Kurt.

“Ciao. Come hai fatto?” disse emozionato.

“Diciamo che il fatto che i nostri amici non si facciano mai i fatti loro a volte non è proprio un male.”

 

“Sam! Devo ricordarmi di non mandargli più il mio indirizzo.” Rispose Blaine ridendo. “Ti va un caffè?”

“Andiamo?”

 

 

“Salve un latte macchiato scremato e un cappuccino con aggiunta di caramello grazie.” Ordinò Kurt pagando alla ragazza alla cassa.

“Ti ricordi come prendo il caffè?” Blaine era stupito. Ed emozionato.

“Ricordo tutto di te.” Gli rispose guardandolo malizioso da sopra il bicchiere del suo latte.

 

Blaine era stupito.

“Perché sei qui?” gli chiese senza esitazione.

“Per te. Pensavo fosse chiaro.”

 

“Veramente a me sembrava chiaro che non mi volevi più al tuo fianco dopo..”

“…Dopo quello che è successo tre anni e mezzo fa? Si beh, diciamo che ho capito che non sono pronto a iniziare un capitolo nuovo della mia vita senza prima aver chiuso quello precedente.”

“Quindi vuoi dirmi che non vuoi più vedermi? Che non mi vuoi più? Che vuoi vendicarti per quello che ti ho fatto? Bene, bravo. L’hai già fatto venendo qui a sputarmi in faccia tutto questo….”

 

Non lo fece nemmeno finire di parlare.

Si alzò e lo baciò sopra al tavolino come tante volte aveva fatto al Lima Bean.

Come non aveva più potuto fare da quella sera.

Come aveva desiderato da impazzire fare da una settimana a quella parte.

 

Blaine dopo un attimo di smarrimento rispose al bacio.

“Credo che dovremmo parlare di noi due in un posto un po’ più privato, non credi.”

“Si.. Ehm.. Si..” disse Blaine schiarendosi la voce.

 

 

 

Uscirono dal caffè e si diressero verso casa di Blaine, in quel momento la più vicina, e intanto chiacchieravano.

“Prima non mi hai fatto finire il discorso.”

“Mi sembrava di aver chiarito il motivo con quel bacio.” Disse Blaine confuso.

 

“In parte si. Vedi, sono qui perché, si devo chiudere il capitolo della mia vita che riguarda te, ma anche perché devo capire se posso iniziarne uno nuovo con te al fianco senza rimpianti, solo amore.” Gli rispose continuando a camminare con le mani nelle tasche dello spolverino. “Perché forse – e bada bene, dico forse! – ho sbagliato ad allontanarti così dalla mia vita.

 

Forse, se dopo la telefonata del Ringraziamento ci fossimo veramente visti o anche solamente sentiti quel Natale..”

“..Forse adesso staremmo di nuovo ancora insieme.” Finì per lui Blaine.

 

“Vedo che non hai perso l’abitudine di finire le frasi altrui!” un sorriso si aprì sul volto di Kurt.

“Quando so cosa pensano mai.” Gli rispose il moro sorridendogli a sua volta. “Magari potremmo ricominciare da dove eravamo rimasti, che ne dici?”

“Blaine non lo so. So solo che ho fatto un viaggio enorme, mollando tutto, lavoro, scuola, amici, per venire a capire una cosa che credevo sepolta nel mio passato. Ma che forse alla fine non è poi così sepolta.

Ma ho bisogno di certezze per ricominciare. Ho bisogno di sentire che tu ci sei e ci sarai sempre per me.

Non voglio donarti di nuovo tutto me stesso per poi trovarmi di nuovo al punto di partenza.”

 

Si era trovato quasi ad urlare tra le lacrime, rendendosene conto solamente quando Blaine lo aveva preso fra le sue braccia e lo stava rassicurando.

“E se io ti dicessi che ho combattuto contro me stesso, facendomi del male, per non venire a New York, poterti parlare, spiegare tutto quello che era successo e poter dare un’ultima possibilità a noi.

Se ti dicessi che me ne sono andato dall’Ohio e dall’America proprio perché non sopportavo di stare nello stesso continente con te, eri troppo vicino a me anche a quattromila chilometri di distanza.

Se ti dicessi che prima quando ti ho visto in quell’aula il mio primo pensiero è stato “Scusa, sono nuovo di qui.” “Blaine.” “Come scusa?” “Mi chiamo Blaine.” E il cuore mi ha tremato come la prima volta che ti ho visto su quelle scale.

E se ti dicessi che ora che sei qui non ti lascerò mai più andare via?” gli sussurrò in un orecchio mentre lo teneva stretto.

 

“Se ti dicessi che sono cambiato, non sono più quella persona che ti ha tradito.

Sicuramente tra le altre cose ti hanno detto che ho frequentato Sebastian. Sai quanto è durata la nostra ‘storia’? una notte. Il tempo di capire che non potrò mai amare nessun altro come amo te.

Se ti dicessi che non ho mai voluto altro nella vita che non fosse stare con te fino alla fine dei nostri giorni, tu cosa mi risponderesti?”

 

Kurt aveva ascoltato tutte quelle parole sussurrate al suo orecchio, ad occhi chiusi, da Blaine, il suo Blaine, beandosene.

Non capiva come aveva fatto a stargli lontano così tanto tempo. Ma doveva capire.

 

“Dimostramelo. Dimostrami che non sono solamente belle parole quelle che mi hai detto.

In fondo ho fatto la mia parte di sbagli anche io, ed è giusto che anche io mi faccia perdonare le mie colpe.

È giusto riconquistare la fiducia che riponevamo l’uno nell’altro poco a poco. Sappi che io ne ho tutta l’intenzione.” Gli disse con uno sguardo di sfida staccandosi.

 

“Anche io. Non voglio perderti di nuovo. Rimani a cena?” gli chiese Blaine speranzoso di poter passare altro tempo con lui.

“Meglio di no. Devo ancora finire di sistemarmi per bene, e poi voglio fare tutto con calma.”gli rispose il castano.

“Ok, ma almeno permettimi di fare questo.” E prendendogli il viso tra le mani lo baciò.

Lo baciò come se fosse il loro primo bacio.

Quel bacio che si erano scambiati nell’aula studio della Dalton seduti a quel tavolo dove Kurt decorava la bara del povero Pavarotti. Tutti quei ricordi stavano scorrendo nelle loro menti in quei momenti, come sullo schermo di un cinema.

 

Kurt come cinque anni prima rimase subito stupito ma poi assecondando le labbra di Blaine in quel bacio andò a posargli una mano sulla guancia e il moro la coprì con la propria. Si staccarono solamente quando il bisogno di aria divenne troppo pressante per poter essere ignorato.

Kurt incrociò le braccia dietro la nuca di Blaine e gli disse “Ora dovrei proprio andare. Ci vediamo domani a scuola.”

 

Gli diede un ultimo bacio e scappò via, incerto, o forse anche troppo consapevole, di cosa avrebbe potuto fare se fosse rimasto.

 

 

Blaine ancora non volva crederci.

Kurt era a Bologna. Per lui.

Era mezz’ora che girava per il suo appartamento pensandoci, non riusciva a stare fermo talmente era in fibrillazione.

 

Quando quel pomeriggio lo aveva visto nell’aula di Anatomia Artistica aveva creduto di avere le visioni, di essere impazzito.

Poi gli si era avvicinato, si erano scambiati quegli sguardi che per loro valevano più di mille parole, le visioni erano diventate reali e tutto aveva acquistato un senso nella sua vita.

Poi la passeggiata fino in caffetteria, il fatto che ancora ricordasse come prendeva il caffè e quel bacio. quel bacio, Dio.

In quel momento sembrava una ragazzina in preda al ‘fangirling’ per l’idolo del momento.

Ora voleva solamente ricominciare. Con lui.

 

 

Kurt correva verso il suo ostello mentre sul suo viso si formava un sorriso enorme a trentadue denti.

Finalmente ce l’aveva fatta. Lo aveva visto, ci aveva parlato. Lo aveva baciato!

 

Avrebbe voluto tanto non fermarsi li, ma era decisamente troppo presto.

Dovevano riconquistare la fiducia l’uno dell’altro prima di poter fare ‘certe cose’.

Ma una certezza l’aveva. Blaine era ancora innamorato di lui come Sebastian gli aveva detto.

E quando lo aveva baciato quel pomeriggio in caffetteria aveva avuto la prova che anche i suoi sentimenti per quel ragazzo riccioluto che gli aveva sconvolto la vita c’erano ancora.

 

Il suo cuore aveva iniziato a battere talmente forte che aveva temuto gli uscisse dal petto, nella sua mente erano iniziati a scorrere i ricordi del loro primo bacio e non avrebbe mai voluto staccarsi da quelle labbra che lo portavano in paradiso.

Non importava in quanto modi avesse cercato di convincersene in quegli anni che era finita, o con quanti sconosciuti da una sola notte provasse a dimenticarlo, lui avrebbe avuto solo un viso davanti agli occhi, avrebbe pronunciato solo un nome all’apice del piacere.

Quello di Blaine.

 

 

A letto Blaine si mise a ripensare razionalmente a quella giornata.

Effettivamente la telefonata di Sebastian era stata molto strana.

Ma soprattutto sapeva che lui in quel momento stava andando a lezione.

 

Che sapesse qualcosa? Quei due non si erano mai potuti sopportare..

 

A Bas 22:45: Dimmi che tu non c’entri niente.

 

Da Bas 22:48: Proprio ora?                                                            

 

 

A Bas 22:53: Si proprio ora.

Perché sei impegnato? Disimpegnati!

Il tuo migliore amico ha bisogno di te!

 

Da Bas 22:58: Che tempismo che hai ‘migliore amico’.

Comunque si, ‘ero’ impegnato con un bel moretto basso e con un culo da favola che mi sono portato a casa che si chiama Thad.

Magari quando mi venite a trovare ve lo presento.

 

A Bas 23:03: COSA???

A casa?? Bas ma stai bene?

Sicuro di non avere la febbre?

 

Blaine era talmente sconvolto dalla notizia che non si era neppure accorto che Sebastian aveva usato il plurale.

 

Da Bas 23:05: Oh si! Mai stato meglio!

È lui che mi fa stare così bene.

 

Insomma che volevi di così urgente da non poter aspettare domani?

 

A Bas 23:07: Ah si! Scusa..

Voglio sapere se tu c’entri qualcosa col fatto che Kurt sia qui.

E se gli hai detto tu dove trovarmi.

 

Da Bas 23:35: Scusa ero.. Ehm..

Impegnato in coccole.. :3 Comunque no, io non c’entro.

L’ho incontrato circa una settimana fa in un locale qui a Roma e due giorni dopo ho incontrato Thad in facoltà.

Strana la vita a volte? Forse dovrei dirgli grazie a quella faccia da checca…

 

Blaine si svegliò alle quattro sentendo il cellulare vibrare per l’ennesima volta quella notte.

Lesse il messaggio e gli si dipinse sul volto un sorriso per l’evidente felicità dell’amico.

 

Aveva molti motivi per sorridere.

Mentre dormiva aveva sognato Kurt che, bellissimo come sempre lo rapiva cantandogli Come What May, la canzone che entrambi avrebbero voluto alle loro nozze, e mentre anche lui intonava quelle parole, il sogno sfumava su quella che sembrava una famiglia felice con due bellissimi bimbi e un cane.

Come lui aveva sempre sognato.

 

 

Sebastian ancora non aveva capito perché l’Hobbit lo incolpasse anche quando era evidente che non c’entrava nulla.

Certo, aveva dato a Hummel le ultime informazioni che gli servivano, ma sembrava che sapesse già abbastanza cose da solo. Perciò non aveva fatto nulla lui!

Come aveva detto a Kurt, solamente lui avrebbe potuto renderlo felice.

Ed evidentemente, almeno, lo aveva stupito fortemente.

Anche se sembrava più felice del solito. O almeno molto più sereno.

 

Guardare Thad dormire al suo fianco lo tranquillizzava.

Forse era stato un po’ azzardato a chiedergli così presto di vivere insieme dopo neppure una settimana.

Ma da quando quel nano era entrato nella sua vita lui si era calmato e non doveva più uscire tutte le sere per cercare ‘carne fresca’ per locali. E non gli mancava per nulla.

 

Avrebbe voluto passare il resto della sua vita a osservarlo dormire.

Ad osservarlo in generale. Si ritrovò a pensare. Con tutti gli altri non gli era mai capitato

E rimase stupito da quel suo pensiero prima di addormentarsi col sorriso sulle labbra.

 

 

Il mattino dopo Blaine si svegliò con un sorriso enorme che gli partiva da un orecchio e arrivava all’altro.

Era tornato il Kurt-sorriso, come lo chiamavano i suoi amici ai tempi della Dalton.

 

Controllò il cellulare e vide che c’era un sms di Kurt: “Colazione insieme? Non devo essere in Accademia prima di mezzogiorno, ti va?”

“Io ho lezione dalle undici in poi. Si può decisamente fare!” gli rispose entusiasta il moro.

Kurt gli rispose indicandogli il nome di un bar vicino all’accademia e decisero di vedersi di li a mezz’ora.

 

 

Thad quel mattino si era svegliato prima di Sebastian e si era perso a osservarlo dormire.

Si era ritrovato a pesare che avrebbe voluto decisamente passare tutta la vita così.

Svegliandosi, vivendo e andando a dormire di fianco all’unica persona a cui sentiva veramente di appartenere.

Senza sapere che il castano la sera prima aveva pensato le stesse cose ed era giunto alle stesse conclusioni.

 

 

La giornata in accademia era stata faticosa, come sempre, ma Blaine era contento del lavoro che stava facendo sul disegno di Kurt.

Ne era orgoglioso e l’avrebbe voluto mostrare al ragazzo se solo fosse stato li.

Ma in quel momento lui era da solo in quell’aula vuota con l’Ipod nelle orecchie perché doveva assolutamente finire quel lavoro per il giorno dopo.

Non sentì quindi la porta aprirsi, dei passi silenziosi avvicinarglisi alle sue spalle, delle braccia avvolgergli la vita finché una di queste non gli fece abbassare la mano dal disegno e non gli disse: “Ma io sono davvero così bello?”

 

“È così che ti ricordo.” Ammise arrossendo “Ma probabilmente adesso sei anche meglio.” Gli disse portando una sua mano ad accarezzargli la testa che era appoggiata sulla sua spalla.

“Ciao piccolo.”

“Ciao Kurtsie” gli disse senza voltarsi finendo gli ultimi ritocchi al disegno. “Ti piace?”

 

“Molto. Ma quindi tu mi vedi così bello?”

“Lo sei ancora di più! Smettila di sminuirti..”

“Grazie..” le guance di Kurt erano diventate porpora dall’imbarazzo. . Certe cose non cambiavano mai.

Ma quel ritratto era veramente bellissimo

 

“Comunque ero venuto per proporti se stasera ti andava di venire da me e mangiare una pizza mentre ci vedevamo un film.” Gli chiese facendolo girare sullo sgabello fino a trovarselo davanti.

“Solo se possiamo guardare un film della Disney. O Moulin Rouge! Kurt ti prego guardiamo Moulin Rouge!”

“Ok..” gli rispose divertito il castano “e Moulin Rouge sia.”

 

Mentre camminavano per raggiungere l’ostello dove alloggiava il più alto, parlarono delle loro giornate e alla fine Kurt lo ammise.

“Sai è stato difficile. Molto difficile.” Disse guardando per terra.

“Cosa?”

“Non venirti a cercare tra una lezione e l’altra.” Disse imbarazzato. “Ora che sei di nuovo nella mia vita vorrei che fossi ogni istante con me.”

 

Blaine aveva gli occhi lucidi e sentiva di stare per mettersi a piangere. Così per mascherare le lacrime gli si buttò addosso avvolgendolo in un abbraccio strettissimo dei loro.

Di quelli che ti lasciano senza fiato.

“Oh Kurt, tu non sai quanto mi sei mancato!”
“Anche tu Blainey, anche tu!” gli rispose abbracciandolo a sua volta.

 

 

Erano passate all’incirca due settimane da quando si erano ritrovati e avevano passato ogni momento libero insieme.

Ogni scusa era buona.

 

Un gelato.

 

Una pizza.

 

Un film.

 

“Kurt vieni che ti faccio conoscere Bologna.” E partivano la mattina per tornare la sera e accasciarsi sfiniti sul divano di casa di Blaine senza nemmeno la forza di mangiare.

 

Tutte le scuse erano buone per passare un po’ di tempo insieme.

 

Il loro rapporto era tornato quello di un tempo, e, anche a scuola, si cercavano con lo sguardo e quando potevano si fermavano anche solamente due minuti a parlare per potersi rassicurare a vicenda di esserci ancora.

 

Blaine aveva praticamente preteso (era andato lui all’ostello e aveva fatto i bagagli a Kurt) che il castano si trasferisse nel suo appartamento.

Non aveva nessun senso che rimanesse all’ostello se doveva stare li molto tempo e lui aveva una casa in cui potevano stare comodamente in due.

 

Kurt aveva dapprima tentennato, ma poi aveva accettato entusiasta alla prospettiva della convivenza col suo fidanzato.

Si perché era ritornato tutto esattamente come prima.

 

 

Arrivò anche il giorno della visita di Burt e Carole.

“Sono nervoso.” Gli stava dicendo Blaine.

“Perché dovresti? In fondo mio padre e Carole ti hanno sempre adorato e voluto bene. Andrà tutto bene. Vedrai!” lo abbracciò rassicurandolo.

 

E in quel momento vide arrivare suo padre col suo solito cappellino calato sulla fronte e urlando un “Papà!” nell’orecchio a Blaine si staccò da lui e corse in contro a suo padre e alla sua matrigna.

 

Si abbracciarono calorosamente nel mezzo dell’aeroporto.

“Tesoro!” lo salutò Carole “Come stai?”

“Bene, ora.” E con quelle parole fece capire ai suoi che andava tutto bene proprio mentre spuntava Blaine con un carrello per le valigie.

 

“Salve Burt, Carole! Che piacere vedervi! Come state?” disse Blaine imbarazzato, tendendo la mano al padre di Kurt, più per educazione che per altro. D’altronde conosceva meglio quell’uomo che il suo vero padre.

“Ragazzo! Da quando in qua mi dai del lei? Sarò invecchiato, e l’italiano molto complicato, ma noi ci siamo sempre trattati da pari. O mi sbaglio?..”

“Ha.. Hai ragione Burt.” Disse con un gran sorriso mentre l’altro uomo lo abbracciava.

“Allora come è andato il viaggio?” chiese Kurt, e Carole si mise a raccontare tutto quello che avevano visto da quando si erano lasciati due settimane prima.

 

 

Burt e Carole giunsero in albergo il pomeriggio e, dopo aver salutato i ragazzi, si misero a disfare le valigie.

“Sai non credo di averlo mai visto così felice da quando Blaine se ne è andato.” Disse Burt mentre erano accoccolati nella vasca.

“Hai ragione, ha ritrovato quella luce che aveva negli occhi fino a qualche anno fa.”

“Ora sono sereno, so di aver fatto tutto quello che potevo per lui, so di averlo cresciuto bene. È diventato l’uomo di cui sua madre sarebbe orgogliosa.”

“Lei sarà sempre orgogliosa dei suoi due uomini, ricordalo.” Disse posandogli un lieve bacio sulle labbra.

 

 

Pochi giorni dopo venne il momento dei saluti per padre e figlio.

All’aeroporto furono pianti e tanti, tantissimi abbracci.

Furono promesse sincere che si sarebbero sentiti appena atterrati e poi appena arrivati a casa.

Ma soprattutto furono promesse di rivedersi presto, di non far passare altri tre anni.

 

“Quindi tu non vuoi proprio tornare con noi?” chiese con un tono scherzoso Burt a suo figlio.

“No papà, ma ti ringrazio per l’offerta.”

 

 

Tornando verso l’appartamento di Blaine – Kurt ancora faticava a considerarla casa Sua e di Blaine – in taxi, il moro era nervoso.

“Tesoro, cos’hai? Tutto bene?” gli chiese il castano.

“Nulla, sono solo un po’ triste perché i tuoi sono partiti. Tutto qui. Davvero.” Gli rispose cercando di rassicurarlo con un sorriso.

“Anche io amore. Anche io” gli rispose prendendogli la mano.

 

 

Arrivati all’appartamento il castano iniziò a preparare la cena per tutti e due, mentre Blaine era sparito in camera con una scusa.

Tronò cinque minuti dopo nascondendo qualcosa dietro la schiena e abbracciando il suo compagno da dietro.

 

“Kurt,” gli soffiò nell’orecchio con un tono che aveva usato solamente una volta nella sua vita “C’è un momento in cui tu dici a te stesso ‘Oh, eccoti, è una vita che ti cerco.’ Sentirti cantare Blackbirb, anni fa, mi ha aperto gli occhi. E vederti su quel piedistallo poche settimane fa mi ha reso l’uomo più felice della terra.

Perciò” gli disse facendolo girare nel suo abbraccio, accorgendosi che Kurt stava tremando, “Kurt Elizabeth Hummel, vuoi tu farmi l’immenso onore di prendere me, Blaine Devon Anderson, come tuo legittimo sposo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, in piena voce e quando saremo tanto afoni da non poter nemmeno emettere un suono?

E si, tesoro, l’ho già chiesto a tuo padre, e si, lui ha ci ha già dato la sua benedizione. “

 

Quando Kurt gli aveva sentito pronunciare quel discorso, il Discorso, era sbiancato, poi arrossito, poi di nuovo sbiancato.

Si era scordato come si faceva a respirare. 

 

Per fortuna che non aveva ancora acceso i fornelli.

Guardò il moro in faccia e gli uscì un fievolissimo “Si” dalle labbra.
“Amore, dimmi che ho sentito bene. Ti prego..”

 

“Si.. SI.. SI!!!” alla fine si era ritrovato a urlare e piangere insieme saltandogli al collo per abbracciarlo e baciarlo.

Si baciarono come non era mai successo e senza accorgersene erano in camera a fare l’amore.

 

Durante le coccole dopo aver fatto l’amore il castano chiese a Blaine “Quindi hai chiesto il permesso a mio padre alle mie spalle, eh?”

“In realtà glielo avevo chiesto tre anni fa. Volevo chiedertelo una volta arrivato a New York a settembre.

Ma poi sappiamo entrambi come sono andate le cose.

Quindi gli ho solamente chiesto che quel permesso fosse ancora valido, e lui mi ha semplicemente detto, testuali parole, ‘Blaine tu sei l unico uomo dal quale mi farei portare via mio figlio e non potrei dire nulla.’”

 

A Kurt sfuggì una lacrima.

Non poté evitare di prendere il cellulare e mandare un messaggio a suo padre con scritto ‘Grazie. Solo Grazie. Kurt & Blaine.’

 

 

 

Cinque mesi dopo.

 

Avevano aspettato così tanto solo perché Blaine doveva laurearsi.

E perché in Italia purtroppo non era possibile sposarsi per le coppie omosessuali.

Ma quella sera di luglio Kurt e Blaine erano bellissimi.

 

Anche i loro testimoni lo erano. Sebastian e Nick facevano da testimoni a Blaine e Rachel e Mercedes a Kurt.

Burt e Carole erano bellissimi, e visibilmente commossi, come tutti d’altronde.

Central Park era bellissimo quella sera.

 

Cooper officiava la cerimonia, bellissimo anche lui ovviamente, in modo molto intenso.

“Vuoi tu prendere quest’uomo come tuo legittimo sposo?” disse Cooper.

Un ‘Si’ si levò da tutti gli invitati che risposero al posto degli sposi.

Loro ridendo ringraziarono e lo ripeterono a loro volta.

 

“Bene, ora le promesse.”

 

“I promise to always love you.” Iniziò Kurt.

 

“To defend even if you are wrong.” Continuò Blaine.

 

“To surprise you”

 

“To always pick up your phone call,”

 

“no matter what I’m doing.” Lo interruppe Kurt. “To bake you cookies least twice a year.”

 

“And kiss you whenever and wherever you want.”

 

“But mostly, just make sure you remember  how perfectly imperfect you are.” Conclusero insieme sorridendo.

 

 

Fine.




 

N.d.A. Seriamente. Queata longshot è stata un parto.

Ci lavoro da metà gennaio all'incirca.

E ovviamente anche stasera la connessione doveva abbandonarmi quando sto per pubblicare.

dunque ho un paio di cose da dire:

1-tutto ciò che ho scritto sull'Accademia di Belle Arti sono vere. Ho spulciato per ore il loro sito (che è un attimo comlicato per chi non ha mai spulciato un sito universitario -.-) per capire qualcosa di questa bellissima accademia.

2- come mi ha fatto notare la mia beta, non so se realmente in america ci si possa far sposare da un proprio amico/parente/quello che si vuole. Qui in Italia si. Basta avere un permesso scritto del sindaco. 

3- grazie come sempre alla mia bellissima beta <3 che si è sorbita in anteprima tutto questo papiro enorme! sei stupenda!

4- un ringraziamento speciale a Robs, Nym, Mels e Vals che mi hanno tenuto compagnia tante sere (compresa questa) mentre plottavo, scrivevo e pubblicavo questa roba.

5- grazie a tutti voi che avete la pazienza di leggere questa cosa enorme perchè è davvero ENORME.

6- un grazie speciale a Ryan Murphy. Senza di lui questa shot starebbe ancora marcendo nel mio quaderno -.-

7- ma soprattutto un grazie gigantesco alle ragazze (e ai pochi ragazzi :P non mi sono scordata di voi!) del gruppo CrissColfer. Vi amo tutti! 

A presto!

Sara <3

 

 

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