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Autore: Mistral    29/08/2004    26 recensioni
INTERROTTA FINO A DATA DA DESTINARSI
Litigi. Parole velenose pronunciate senza riflettere. Un incarico perso. In poche parole, niente di diverso dalla solita routine della coppia di sweeper più famosa del Giappone: City Hunter. Ma questa volta Ryo si è spinto un po’ troppo in là, tanto da costringere Kaori a prendere una decisione drastica e definitiva per entrambi. Sempre che non succeda nulla per farla ritornare sui suoi passi. Dubbi, incertezze e un pizzico di romanticismo, sullo sfondo del quartiere Shinjuku di Tokyo.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ad Ale e al mio angelo

Ad Ale e al mio angelo, anche se probabilmente non la leggerete mai.

C’è anche un po’ di voi qui dentro… grazie di tutto!

 

***

 

All about loving you

 

Disclaimer: I personaggi di City Hunter sono di proprietà di Tsukasa Hojo e degli aventi diritto.

Gli altri personaggi sono di proprietà dell’autrice.

La canzone “All about loving you” è dei Bon Jovi.

 

Agosto 2004

Questa ff è basata sui personaggi di City Hunter, ma forse i “puristi” troveranno che il carattere di Ryo e Kaori è leggermente diverso da come l’ha delineato Hojo nel manga; è una scelta consapevole perché questa storia è nata in un momento particolare della mia vita ed è nata da sola… io infatti mi sono limitata a scrivere quello che provavo, trasferendolo nei personaggi, in particolare in Kaori. Non so nemmeno io come andrà a finire, perché quando scrivo i personaggi ad un certo punto prendono vita propria e la trama si sviluppa in modi anche per me imprevisti.

Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare Esus che ha letto in anteprima questa ff e mi ha dato suggerimenti utilissimi; una parte del merito quindi va anche a lei.

Beh, spero che la storia vi piaccia. Come sempre aspetto commenti ma anche critiche e suggerimenti.

Buona lettura!

Mistral

 

***

Capitolo I

Era successo di nuovo: Ryo con le sue avance perverse da maniaco aveva fatto scappare l’ennesima cliente… e, siccome si rifiutava di lavorare per gli uomini (mai e poi mai lo Stallone di Shinjuku si sarebbe abbassato a tanto, neanche se fosse stato sul punto di morire di fame!), erano di nuovo al verde… ma il problema vero non era quello…

Kaori, sdraiata supina sul letto della sua camera, trasse un profondo sospiro ripensando alla scena di prima.

 

Erano andati al Cat’s Eye per incontrare la cliente, come al solito una ragazza bellissima e, per di più, anche molto giovane: non doveva avere più di 22 anni ed era la figlia di un ricco industriale implicato in affari sporchi con la Yakuza. Dato che il padre voleva tirarsi fuori dal giro, aveva fatto intendere di essere pronto ad andare alla polizia se non l’avessero lasciato in pace e i mafiosi, per tutta risposta, avevano minacciato di uccidere la ragazza. La solita storia, insomma.

I due City Hunter arrivarono in ritardo, tanto per cambiare, e padre e figlia erano già seduti, uno in fianco all’altra, su uno dei divanetti in fondo al locale.

Appena Kaori varcò la soglia, tenendo Ryo al guinzaglio per evitare che rincorresse tutte le donne che passavano per strada, Miki da dietro il bancone li salutò.

“Ciao Miiikiiii! Mio dolce amore!” esclamò lo sweeper arrivando in un nanosecondo davanti alla barista. “Come stai mio piccolo fiore del deserto?!”

“RYOOOO!!!” ruggì Kaori prendendolo per la collottola come si fa con i cani “Vieni subito qui! C’è un cliente che ci aspetta!”

Ryo guardò le due figure in fondo al locale e poi per un attimo la socia, con la sua solita espressione da maniaco arrapato. “E’ vero… la mia bottarella…”

“E’ una RAGAZZA! Non una bottarella, maledetto pervertito!”

La cliente, al veder la scena (per fortuna senza sentire le parole di Ryo!), guardò suo padre, abbastanza preoccupata: “Papà, non credo sia una buona idea che sia quell’… essere a proteggermi… perché non andiamo alla polizia?”

“Fidati di me Kimiko! I miei informatori mi hanno assicurato che City Hunter è il miglior sweeper sulla piazza… se ci sarà lui a proteggerti, la Yakuza non oserà muovere un dito!”

“Ma papà! E chi proteggerà ME da LUI?! Hai visto che faccia?! Mi sta spogliando con gli occhi!”

“Secondo le mie informazioni, la donna che è con lui, la sua assistente, è perfettamente in grado di tenere a bada le sue voglie perverse… Vedrai, non ti toccherà con un dito! (che uomo ingenuo…) E poi…”

Si interruppe perché Ryo era piombato sulla figlia con l’intenzione di darle un bacio, ma un enorme martello, comparso dal nulla, l’aveva fracassato sul tavolino e piantato per 10cm buoni nel pavimento. Il martellone gigante era maneggiato con estrema facilità dall’apparentemente esile socia di Saeba mentre la barista, assolutamente impassibile, annotava qualcosa su un quadernetto. “Kaori, con questo siamo a 47.250 yen per questo mese… è il decimo tavolo che mi distruggete…” le disse poi.

La sweeper annuì con un sospiro, mormorò qualcosa come –Non ce la faremo mai- e fulminò con lo sguardo il socio, trascinandolo verso un altro tavolo.

«Forse è davvero il caso di rivolgersi alla polizia…» L’industriale stava cominciando ad avere i primi dubbi sull’affidare la sua Kimiko a quei due.

Con un sorrisetto imbarazzato, l’uomo si sedette insieme alla figlia di fronte a Ryo e Kaori. “Buongiorno signorina…” esordì, un po’ incerto “io sono Akira Ikugi e questa è mia figlia Kimiko…”

“Piacere signor Ikugi… io sono Kaori Makimura e lui è…”

“Ciao bellissima Kimiko!” si intromise Ryo, afferrando le mani della ragazza che subito divenne bianca come un cencio e si ritrasse “Io sono Ryo Saeba, ho 20 anni e sarò la tua guardia del corpo… staremo sempre insieme, giorno e notte! Perché non…”

*CRASH!*

Un enorme martello aveva scagliato Ryo fuori dalla vetrata.

“Kaori…” intervenne Miki da dietro. “LO SO!” sbraitò la sweeper “Ti ripagheremo anche quella! QUANDO QUEL DEFICIENTE PERVERTITO SI DECIDERÀ A LAVORARE ti ripagheremo anche quella!”

“Ok, Kaori, calma… ho capito…”

La ragazza prese un profondo respiro, poi si sedette e riacquistò la sua abituale compostezza. “Scusate per l’interruzione…” disse, col suo sorriso più amabile “Allora, mi stava dicendo signor Ikugi?”

“Veramente io non avevo ancora cominciato…”

“Eh, eh, eh…” Kaori fece una risatina imbarazzata. “Prego, allora… cominci pure…”

“Dunque, come lei sa, io sono il presidente di una ditta di…”

Ma non fece in tempo a proseguire perché Ryo, spuntato fuori da chissà dove, era di nuovo saltato addosso a Kimiko e le stava facendo proposte oscene. “Dai Kimiko, tesoro, vieni a fare un giro con il piccolo Ryo… lascia perdere quella mummia di tuo padre e questo mezzo uomo… potremmo andare…”

Kaori era già pronta con il martellone delle grandi occasioni quando vide Kimiko cambiare espressione: “Basta smettila brutto maniaco!” esplose la ragazza “Toglimi subito le tue manacce di dosso!” Così dicendo lo spinse via e poi si rivolse al padre: “Sentimi bene papà: io sono in pericolo, ok, ma non ho nessuna intenzione di cadere dalla padella nella brace! Questo qui sarà anche il miglior sweeper del mondo ma per ora ha dimostrato di essere solo un porco! Quindi adesso io e te ce ne andiamo immediatamente dalla polizia, chiaro?!”

Il signor Ikugi annuì allibito. Poi Kimiko si rivolse gelida a Kaori: “Mi dispiace molto signorina Makimura, ma io non ci tengo a rischiare di essere aggredita ogni minuto non solo dalla Yakuza ma anche dal suo collega… quindi ritiro la richiesta di mio padre: io ho bisogno di una guardia del corpo, non di gente come voi. Arrivederci”

Detto questo, la ragazza trascinò via di peso il padre e scomparve nel traffico di Tokyo.

“Bel caratterino la piccola…” commentò Miki “Chi l’avrebbe mai detto che fosse un tipino così grintoso?”

“Miki! Ti prego! Non ti mettere anche a fare dell’ironia…” Kaori era prossima alla disperazione: quell’incarico per loro era fondamentale, erano mesi che non vedevano uno yen…

Si rivolse al socio, in parte per fargli una bella ramanzina e in parte per trovare un po’ di sostegno nei suoi occhi. Ma lui stava appollaiato sul suo sgabello preferito, a braccia conserte, rimuginando su qualcosa. “Ryo, cosa c’è?”

“Maledizione… la cliente se n’è andata e io ho perso la mia bottarella…” 

“Sei sempre il solito idiota, Ryo!” gli urlò in faccia Kaori, appena si rese conto dell’oggetto delle –preoccupazioni- del collega “Per colpa delle tue voglie da maniaco siamo di nuovo senza lavoro e senza soldi!”

“Lo sai che io voglio essere pagato in natura…” sbuffò lui, alzando appena la testa “…non me ne frega niente dei soldi. O la cliente mi dà una botta o niente!”

“Ma la vuoi capire o no che con le bottarelle non si mangia!? Noi abbiamo bisogno di soldi, Ryo, SOLDI! Sono stufa di fare la fame per colpa tua!”

“E allora vattene… non c’è niente e nessuno che ti obbliga a stare con me. Me la caverei benissimo da solo” Ryo aveva pronunciato quelle parole con una calma serafica.

“COSA?! Ma sei scemo?!” esplose la sua partner “Non riusciresti a stare neanche tre giorni senza di me!”

L’uomo la fissò come se volesse trapassarla con lo sguardo e a Kaori corse un brivido lungo la schiena: quando Ryo aveva quell’espressione negli occhi non c’era da aspettarsi niente di buono. “Ti ricordo, Kaori, che io ho passato più di metà della mia vita da solo… e non certo in una situazione facile… quindi non vedo perché adesso non dovrei riuscire a stare senza di te”

Miki, che osservava la scena da dietro il bancone, lo fissò incredula mentre Kaori era completamente annichilita: le stava dicendo che lei era INUTILE, che nella sua vita non c’era bisogno di nessuno, tantomeno di lei… “Ryo… dopo tutti questi anni… dopo tutti questi anni hai il coraggio di dirmi che sono inutile?”

Lo sweeper alzò le spalle. “Se la vuoi mettere in questi termini…”

La mano della ragazza si mosse rapidissima, stampando le cinque dita sulla guancia sinistra del compagno. “Sei solo uno stupido, Ryo Saeba! Uno stupido e un ingrato!” gli urlò poi, scoppiando a piangere e correndo fuori dal locale.

Dopo che Kaori fu scomparsa, il campanello della porta continuò a tintinnare allegramente ancora per un pezzo, per l’estrema violenza con cui la ragazza aveva sbattuto la porta. Ryo gli lanciò un’occhiata terribile, poi, fulmineo, prese la Python e lo fece cadere a terra con un solo colpo.

“Non mi sembra il caso che tu mi distrugga il locale perché hai litigato con Kaori…” gli fece notare Miki.

Ryo non diede segno di averla sentita; continuava a tenere la pistola nella destra e, con l’altra mano, si copriva il segno lasciato dalle dita sottili della socia sul suo viso. I suoi profondi occhi neri fissavano il vuoto avanti a sé con espressione spenta. Tutto quello che li animava un attimo prima, mentre fissava Kaori, qualunque cosa fosse, era svanito, lasciando dietro di sé solo il nulla.

“Ryo, dammi retta” riprese Miki, con tono più dolce “parlale, chiedile scusa… questa volta l’hai ferita davvero. Perché ti sei comportato così?”

L’uomo posò lo sguardo sulla barista per la prima volta, negli occhi ora nient’altro che tristezza. “Ti è mai capitato, senza volerlo, di fare cose che non avresti mai voluto fare? O di rovesciare la tua rabbia su qualcuno che non c’entra niente solo perché è nel posto sbagliato al momento sbagliato?”

L’ex-mercenaria trasse un profondo sospiro, poi alzò gli occhi. “Ryo, io…” Ma Miki non iniziò nemmeno la frase perché lo sweeper era già scomparso.

La donna scosse il capo e una smorfia le contrasse i bei lineamenti che però subito tornarono a distendersi quando sentì una ben nota presenza dietro di sé.

“Cos’è successo stavolta?” le chiese Falco.

“Guai… guai seri…” mormorò amarissima Miki “Saeba l’ha fatta grossa e se non si scusa non so come potrà andare a finire”

 

Si sentiva malissimo, dentro di lei era tutto tremendamente confuso. Aveva solo una certezza: per Ryo era inutile… l’uomo che amava le aveva detto di non aver bisogno di lei… di non averne mai avuto bisogno. Anzi, forse fin dall’inizio lei era stata solo un peso per il suo partner; già, perché lui doveva farle praticamente da balia, visto che in tutte le situazioni pericolose in cui si erano venuti a trovare lei aveva sempre trovato il modo di cacciarsi nei guai…

“Sembra che io sia proprio portata per combinare casini…” Si lasciò sfuggire un risata amara. Poi si intristì. “Non posso continuare così: quello di Ryo era chiaramente un invito a togliermi dai piedi… lui non può mandarmi via, è legato alla promessa che ha fatto a Maki… però è evidente che non mi vuole più con lui…”

Una lacrima scivolò sul viso di Kaori, lasciando una traccia scintillante nel sole ormai basso che filtrava dalle veneziane abbassate. È difficile accettare che la persona che ami starebbe meglio senza di te, soprattutto se per tanto tempo hai condiviso tutto con lui, sentendoti importante e preziosa…

“Ryo… anche se ti amo da morire, non posso costringerti a ricambiare i miei sentimenti… e se tu vuoi che me ne vada è giusto che io rispetti la tua decisione…”

 

Looking at the pages of my life

Faded memories of me and you…

 

“Guardando indietro… guardando indietro non mi sembra vero contare quanti momenti belli abbiamo passato assieme. Ma ormai quelli sono solo ricordi, stanno appassendo… la realtà adesso è un’altra e devo accettarla…”

 

Mistakes, you know, I’ve made a few

I took some shots and fell from time to time…

 

“Ne ho fatti di errori nel lavoro… eh, quanti… ma nella vita no… nella vita sono sempre stata sicura delle mie scelte. Quando ho deciso di diventare la tua socia, Ryo, e poi tutte le volte che mi sono trovata di fronte al prendere o lasciare, al restare con te o andarmene per vivere una vita normale ma lontano da te… beh, non mi sono mai pentita di essere rimasta…”

Un debole sorriso illuminò il viso triste di Kaori, mentre ripercorreva i ricordi di tutti quegli anni in cui Ryo Saeba era stato il centro della sua vita.

“Anche tutte le volte che il nostro rapporto invece di migliorare è peggiorato, anche tutte le volte che mi hai fatto star male perché correvi dietro a tutte le donne meno che a me, anche tutte le volte che mi hai respinto… io sono sempre stata sicura della mia scelta…”

La donna si tirò a sedere sul letto ed estrasse dal cassetto del comodino la sua pistola. Il ricordo del giorno in cui lui gliel’aveva data, rimessa a nuovo, sul tetto di quel palazzo semidistrutto, chiedendole di rimanere con lui per sempre era ben chiaro nella sua testa: com’era stata felice quel giorno!

 

Baby, you were there to pull me through

We've been around the block a time or two…

 

“…perché prima o poi c’era sempre un momento in cui mi dimostravi che tenevi a me, un momento magico in cui anch’io ero finalmente una donna come le altre, forse anche meglio delle altre, unica… erano solo attimi ma a me bastavano… perché lo so da sempre che in fondo mi vuoi bene…”

Le tornò in mente quella fredda sera di gennaio, sul tetto della loro casa, quando aveva deciso la data del suo compleanno; quando lui l’aveva attratta a sé e l’aveva ringraziata con un bacio… beh, in quel momento si era sentita speciale, unica…

“Abbiamo superato tanti ostacoli insieme, molti più di quanti tu non immagini… perché, anche se tu non lo sai, mi hai aiutato più di una volta, con la tua sola presenza, a superare le mie paure e le mie insicurezze…”

 

Ask me how we've come this far

The answer's written in my eyes…[1]

 

“…ma adesso è finita: tu non mi vuoi più accanto a te, l’ho letto nei tuoi occhi… e io rispetterò la tua decisione, anche se mi farà male da morire…”

Ormai Kaori aveva il viso completamente bagnato di lacrime. Ma dopo quello sfogo solitario si sentiva un pochino meglio. Aveva preso la sua decisione: per il bene di Ryo, si sarebbe allontanata da lui, anche se questo avrebbe significato soffrire tremendamente.

“Lo faccio per lui” continuava a ripetersi; e con quel ritornello nella testa infilò i suoi vestiti in una valigia e chiamò Miki, chiedendole di ospitarla.

Appena riattaccato, la ragazza si lasciò cadere di nuovo sul letto, facendo per un attimo vagare lo sguardo intorno… quanti ricordi in quella stanza! Ma non doveva perdersi nella malinconia: doveva andarsene prima del suo rientro o non ne avrebbe più avuto la forza.

Finito di preparare la valigia, vi mise dentro anche la foto che ritraeva lei e il suo adorato fratello, e si infilò al dito l’anellino che lui le aveva regalato.

Al trasloco del resto dei suoi pochi oggetti personali e dei suoi mobili avrebbe pensato in un secondo momento, quando avesse trovato una sistemazione definitiva, ma quelli doveva portarli con sé, non ce la faceva a separarsene.

Una volta finito, diede un’occhiata fuori dalla finestra: ormai era scesa la sera.

Lasciò un biglietto a Ryo sul tavolo della cucina, insieme a una veloce cena fredda (forza dell’abitudine!) e poi abbandonò l’appartamento, immaginando che il suo ormai ex-socio non sarebbe tornato fino a notte inoltrata, o, peggio, fino al mattino dopo.

 


 

[1] La canzone è “All about lovin’ you” dei Bon Jovi

   
 
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