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Autore: NCH    31/10/2007    10 recensioni
CIAO A TUTTI!! ECCO CHE RIPUBBLICO PER L'ENNESIMA VOLTA QUESTO RACCONTO, SPERANDO CHE I DIALOGHI STAVOLTA SI LEGGANO PER INTERO. FATEMI SAPERE!!! E' la mia visione di cosa è successo dopo la 7° serie di Buffy... Tre gemme sacre dai poteri eccezionali, un ritorno inaspettato, segreti che vengono a galla, un nuovo subdolo nemico, nuovi alleati, nuovi amori, ritorni di fiamma. Ci sono anche i personaggi di Angel ATV ma il racconto non tiene conto degli avvenimenti descritti in quel telefilm. Se siete appassionati di Buffy/Angel e Willow/Tara, questa è la storia che fa per voi. Mi raccomando, recensite o mandatemi una mail a mari_agj@yahoo.it. BUONA LETTURA!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Tara Maclay, Willow Rosenberg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

 

 

 

Willow Rosemberg uscì sul portico di casa. Era autunno e il vento che soffiava cominciava ad essere frizzante sulla pelle. D’altronde, lei era abituata alla vecchia Sunnydale dove non faceva mai realmente freddo: lì ci era nata e ci aveva vissuto fino ai ventuno anni e, sebbene il Natale fosse arrivato e passato ben quattro volte dacché la sua adorata cittadina era stata distrutta, lei ancora non si era abituata al clima decisamente più fresco di San Francisco.

Era lì che abitava ormai da quattro anni, assieme alla sua ragazza, Kennedy, e alle sue due migliori amiche, le sorelle Summers, Buffy e Dawn. Tutte e quattro nella stessa villetta.

Subito dopo lo scontro finale con The First, tutte le Cacciatrici si erano separate nuovamente, sparpagliandosi per il Mondo intero.

Lei, Willow, aveva deciso di rimanere con le sue amiche che erano anche la sua unica famiglia – considerando che i suoi genitori si erano trasferiti a Chicago e praticamente non l’avevano più cercata - e Kennedy, che non aveva comunque parenti in vita eccetto sua sorella Ptricia che però aveva una propria vita completamente separata dalla sua, aveva deciso per amore della sua ragazza di rimanerle accanto. Così, si erano trasferite tutte e quattro in quella città ben lontana dalla Bocca dell’Inferno.

Xander era andato con loro e anche il signor Giles, ma i due uomini avevano deciso che vivere in sei in un’unica casa non era una buona idea, così avevano a loro volta acquistato una villetta, esattamente sull’altro lato della strada.

Nell’altra avrebbero vissuto l’ex Osservatore e il carpentiere insieme. Certo, entrambi avrebbero preferito avere case separate, una ciascuno, ma all’epoca i loro soldi non glielo avevano permesso e in seguito non c’era mai stato motivo o occasione per cambiare lo stato delle cose; così i due erano rimasti coinquilini.

“ Insieme quando serve, separati quando si vuole! ”. Aveva detto Giles alle ragazze, comunicando la sua decisione di acquistare un’altra casa, anche se proprio lì di fronte. E non aveva sbagliato: Xander si era trovato più che d’accordo con lui.

Così ora, i membri della Scooby gang vivevano come comuni persone, anche se un tantino stravaganti, in una comune città americana, con dei lavori e delle vite comuni.

 

Una raffica di vento spostò i capelli rossi e lucidi della ragazza e glieli fece ricadere tutti disordinatamente sul viso. Lei tentò di risistemarseli, ma il vento continuava a soffiare. Qualcuno, da dietro, le carezzò la mano che si era poggiata sulla nuca, poi le raccolse delicatamente i capelli e li legò con un morbido elastico di spugna in una coda bassa.

Willow si voltò e sorrise a Kenny:” Grazie! “. Le disse. Ma Kennedy non si fece ingannare da quel sorriso tirato: la conosceva troppo bene, ormai. C’era qualcosa che la turbava.

“ Tesoro, che succede? ”. Le domandò guardandola negli occhi e ricambiando il sorriso con uno più sincero. Dalla faccia di Willow scomparve subito il suo. Sapeva che Kenny aveva capito il suo turbamento: era sempre stato così. Non era mai riuscita a nascondersi a lei, neppure all’inizio della loro storia, figuriamoci dopo quattro anni.

Kennedy indossava i soliti jeans blu, una maglietta nera attillata che metteva in risalto le sue curve e l’immancabile chiodo di pelle: era appena rientrata dal lavoro. I lunghi capelli neri le ricadevano morbidi sulle spalle, ma sulla nuca erano fermati con un semplice fermaglio colorato.

Nella sua semplicità era comunque bellissima, pensò Willow.

La Cacciatrice sospirò e decise di andarsi a sedere sul dondolo che c’era lì nel portico: lo avevano acquistato Dawn e Buffy un paio di settimane prima.

Willow seguì ogni suo piccolo movimento con gli occhi e intanto fece mente locale su ciò che doveva dire. Non voleva ferirla, ma voleva – doveva – essere chiara.

Per questo non sapeva se era davvero pronta a parlarle.

“ Kenny, non possiamo rimandare questa conversazione? ”. Domandò, pregando mentalmente che l’altra acconsentisse alla sua richiesta.

Ma non fu così.

“ No, Willow!... Sono almeno due settimane che rimandi… pensi che non me ne sia resa conto? ”. Willow annuì silenziosamente, con lo sguardo basso. Kennedy aveva notato i suoi strani comportamenti già da qualche tempo e ora non l’avrebbe lasciata andare senza una spiegazione.

“ Già!... Be’… io e te dobbiamo parlare, ma ciò che ho da dirti non ti piacerà e non so come semplificare le cose, ecco tutto! ”. Disse dopo alcuni secondi, Willow. L’altra sorrise ironica.

“ Will, anche se il medico ti fa l’anestesia per toglierti il dente, una volta passato l’effetto… il dente ti farà comunque un male cane, almeno per un po’, quindi… spara! Cos’è che devi dirmi e che non mi piacerà sentire? ”. Kennedy era sempre così maledettamente diretta. Non come lei che ci metteva un’ora per dire che una rosa è rossa. Era questione di carattere: Willow timida, Kennedy no.

Ma forse era anche questione d’età: infondo la prima era più grande di quattro anni rispetto alla seconda. Questo, almeno in teoria, la faceva essere più prudente.

“ Ascolta… ultimamente ho riflettuto molto sulle nostre vite attuali e su quello che è successo in questi anni… ma ho riflettuto anche sul mio passato, quando ancora non ti conoscevo e… ci sono ancora molte cose che mi legano ad esso, cose che non ti ho mai detto esplicitamente, cose che sai solo per intuito, e… ”.

“ Will, falla corta, ok? Di cosa stai parlando? Io so tutto di te… quelle storie riguardanti il tuo passato a Sunnydail già le ho sentite e risentite, quindi… che stai tentando di dirmi? ”.

“ Sto… sto cercando di dirti che… ho provato a buttarmi tutto alle spalle, a dimenticare, ma… non ci riesco e, spesso, mi sento a disagio, perché sento di farti un torto enorme a non parlarne con te!... Nonostante questo, so che se ne parlassimo non arriveremmo da nessuna parte: certo, tranquillizzerei la mia coscienza, ma ti farei del male e non voglio! ”.

“ Sai quand’è che mi fai del male, Will? Quando giri intorno alle questioni come stai facendo ora perché mi mandi in confusione!... Io ancora non ho capito dove vuoi arrivare, cioè: l’ho capito, ma non capisco perché non ci arrivi punto e basta!... Quale parte del tuo passato mi hai nascosto, Will? Di quale non mi parli mai? Cos’è che non puoi dimenticare? ... Te lo dico io, sempre e solo uno è il punto: quello che riguarda Tara! ”. A sentir pronunciare quel nome proprio da Kenny, Willow ebbe l’impulso di girare sui tacchi e andarsene di corsa. Ma non poteva.

Kennedy aveva centrato la questione e lei non poteva fare marcia indietro, ora.

Si stropicciò nervosamente le mani e sospirò. Poi prese coraggio e si avvicinò alla ragazza, sedendosi accanto a lei sul dondolo.

“ Kenny… io ti dissi subito di Tara, ricordi? Ti raccontai di lei e del fatto che prima non c’era stata nessun’altra e… ti raccontai di cosa feci quando lei fu uccisa! ”.

“ Infatti! E non ti ho mai giudicata male per questo, sbaglio? ”.

“ E’ vero, non l’hai mai fatto!... E te ne sarò grata per sempre, ma quello che sto cercando di dirti non riguarda Warren né il mio tentativo di distruggere il mondo! ”.

“ Davvero? ”.

“ Davvero!... Ascolta, devo essere onesta con te perché tu lo sei sempre stata con me e meriti di essere ricambiata… in te ho trovato quel conforto che i miei amici non hanno saputo darmi… non perché non ci abbiano provato, ma perché non potevano farlo! Tu sì, tu potevi e me lo hai dato e io… sto benissimo con te, sei spiritosa, sei acuta e intelligente, mi capisci sempre anche senza parlare, sai cosa mi piace e cosa detesto, mi ami e io ti voglio bene e… ”.

“ E a letto facciamo scintille! ”. Scherzò Kennedy, per un attimo. Will sorrise e annuì, ma poi tornarono serie.

“ E mi trasmetti sicurezza, ma… ”. Willow non trovava il coraggio di terminare la frase perché sapeva che se l’avesse fatto, assieme ad essa sarebbe finita anche la loro storia e lei sarebbe rimasta nuovamente del tutto sola.

Fu Kenny a trovare il coraggio di terminare la frase.

“ Ma… io non sono Tara! ”.

Ecco, era successo di nuovo: l’aveva capita senza che lei parlasse.

Willow rimase in silenzio per un po’ a fissarsi le scarpe da ginnastica che indossava assieme agli strepitosi jeans che si era comprata il giorno precedente, quando lei e la sua ragazza erano andate a fare shopping in un centro commerciale.

Le venne da piangere e, per quanto si sforzò, non riuscì a fermare le lacrime. Quando guardò nuovamente Kenny, aveva le guance bagnate. L’altra la guardava quasi supplicandola: lei sapeva che non sopportava vederla piangere, le faceva troppo male.

“ Kennedy, io… ”.

Kenny la prese fra le braccia e le fece poggiare la testa sul proprio petto. In quei quattro anni la Cacciatrice mora era diventata più alta di lei e le spalle e il torace si erano ampliati a causa dei costanti allenamenti con Buffy.

La circondò completamente con le braccia e la strinse forte a sé, baciandole la testa da sopra.

“ Shhh, Will, shhh!... Tranquilla, non è successo niente!... Non ti odierò per questo né te ne faccio una colpa!... Solo… permettimi di consolarti per un’ultima volta, ti prego! Rimaniamo così per un po’! ”. Willow acconsentì ad accettare quel conforto che lei sapeva darle sempre e si lasciò andare completamente tra le braccia tanto familiari di Kennedy.

Le voleva bene davvero, gliene aveva sempre voluto, ma non l’aveva mai amata come era stato per Tara e come, probabilmente, ancora era.

Era quello il problema: visti i suoi sentimenti, non era giusto continuare a stare insieme. Kenny non era mai stata la sostituta di Tara e Willow non voleva certamente farcela diventare adesso.

 

Kennedy non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato dacché aveva preso Willow tra le braccia e se l’era poggiata contro. Comunque, era arrivato il momento di lasciarla e andare. La scostò da sé sospirando profondamente e aspirando un po’ del profumo dei suoi capelli. Probabilmente non avrebbe avuto mai più l’occasione di sentirlo tanto forte e vicino. Per questo si mosse il più lentamente possibile.

Dopo che si fu alzata dal dondolo, si voltò a guardarla e Willow si rese conto che anche lei aveva gli occhi lucidi.

L’aveva ferita comunque. Kennedy aveva avuto ragione, all’inizio di quella discussione.

“ Will, io… era vero: ciò che dovevi dirmi non mi è piaciuto, ma… infondo ho sempre saputo tutto, ogni cosa!... Non sono arrabbiata con te e non ti porterò rancore, ma… cerca di capirmi: non posso rimanere qui, condividere con te tutto tranne te stessa!... – sorrise tristemente – Non sono una fan dei rapporti platonici, lo sai!... Preparo le mie cose e me ne vado il più velocemente possibile, però… se avrai bisogno io ci sarò sempre!... Ti amo e… sono stata bene con te!... ”.

“ Aspetta, Kennedy!… Non voglio costringerti a rimanere, ma dove andrai? Cosa farai?… E il tuo lavoro? ”.

L’altra fece spallucce come a dire che al momento non le interessava; poi si mise le mani in tasca.

“ Non so dove andrò, ma un genio dei computer come me non avrà problema a trovare lavoro da qualche altra parte e poi… questa casa praticamente l’avete comprata tu e Buffy, quindi non ho diritti di reclamo! – sorrise per un secondo, poi tornò seria -… Forse un giorno… ci rivedremo, perché no?... Ciao, rossa! ”.

Detto ciò, Kenny si voltò nuovamente verso la porta di casa ed entrò.

Willow si mise la testa fra le mani e si disse che, sebbene fosse rimasta sola ora, era stato più giusto così: non solo per Kennedy, che non poteva essere legata ad una donna che non l’amava, ma anche per lei che non sarebbe più stata costretta a nascondersi dietro i suoi silenzi.

Dopo poco tempo, in veranda uscì Buffy che immediatamente si strinse le braccia attorno al corpo per ripararsi dal vento fin troppo fresco per lei. La Cacciatrice si avvicinò all’amica con passi lenti e cauti, come se temesse di spaventarla in qualche modo:”Tutto a posto, Will?... Kenny mi ha detto quello che è successo e… se ne sta andando!”. Disse Buffy, cercando di capire l’espressione indecifrabile che ora c’era sul volto della sua amica.

Willow annuì lentamente guardando in un punto indefinito davanti a sé:” Sì, lo so!... Io… è meglio così, credo! ”.

“ Non saprei, Willow!... Kenny non mi ha parlato di cosa gli hai detto esattamente e… stai bene? Sembri stravolta! ”.

“ Già!... Sai che giorno è domani? ”. Domandò Willow, continuando ad avere lo sguardo perso nel vuoto e a tirare su col naso.

“ No, che giorno è… ”. Ma appena parlò, la Cacciatrice ebbe un flash, quello di un ricordo lontano che ancora le riaffiorava alla mente di tanto in tanto. Tara distesa a terra, nella sua stanza, senza più vita. Fece mente locale per un istante.

“ Saranno quattro anni e sei mesi dalla morte di Tara! ”. Disse, ricordando. Ora cominciava a capire cosa doveva essere successo realmente tra Will e Kenny.

“ E’ per questo che Kennedy… che l’hai lasciata? ”. Domandò, tentando ancora di essere cauta. Willow scosse la testa e finalmente la guardò:” Non l’ho lasciata perché sono andata in crisi per via di questo, ma perché… in realtà la mia crisi non è mai finita! E’ cominciata prima dell’assassinio di Warren, il sette Maggio del duemiladue, ma… non è mai terminata e Kennedy lo sapeva, lo sapevo anch’io. Ma ce lo siamo sempre taciuto! ”.

“ E pensi che lasciare Kenny sia la soluzione? ”.

“ No, non è una soluzione, ma… non era giusto continuare a stare insieme: Kenny non è la mia ruota di scorta né io posso stare con qualcuno che non amo! ”.

“ Capisco, ma… voglio farti una domanda, Will!... Rispondi sinceramente: se non con Kennedy, con chi altro?... Tara è morta e noi non possiamo riportarla in vita, lo sai! Allora… rimarrai per sempre sola, ancorata al ricordo di una persona che non potrà mai più esserti al fianco in questa vita?... Neanche questo è giusto, secondo me! ”.

“ Vero!... Ma, onestamente, Buffy, attualmente non so cosa farò… per il momento me ne starò da sola, in seguito… si vedrà! ”. Buffy annuì, poi si sentì un rumore di motore che si accendeva provenire dal garage accanto alla casa.

Kennedy se ne stava andando: aveva messo in moto la sua naked. Si sentì il motore rombare un paio di volte, poi videro Kenny in sella che passava in strada, davanti alla casa. La ragazza le guardò da dietro il casco integrale. Lanciò un’occhiata veloce a Buffy e poi guardò Willow facendole l’occhietto. Sollevò una mano in cenno di saluto, dopodiché rimise la mano sul manubrio e diede gas.

Willow e Buffy la videro sfrecciare via con la sua moto sulla quale aveva legato il borsone contenete praticamente tutto ciò che possedeva.

Non aveva detto dove sarebbe andata, ma aveva promesso a Buffy che avrebbe scritto. Il resto della sua roba avrebbe mandato presto qualcuno a prenderla, ma aveva lasciato davvero poche cose.

Ora si apriva un nuovo capitolo della sua vita e di quella di Willow.

Capitoli separati, però, d’ora in avanti.

 

 

Tre mesi dopo.

Los Angeles, Hyperon.

 

 

Cordelia stava conducendo una ricerca in biblioteca, aiutata da Westley che era sicuramente più esperto di lei in fatto di libri mistici e cose del genere. Ultimamente Angel in casa non c’era praticamente mai e non aveva fatto altro che commissionare loro ricerche di questa o quell’altra cosa. Ora stavano cercando la descrizione di un talismano dai poteri eccezionali, ma fino a una settimana prima erano stati impegnati giorno e notte nella ricerca di un libro, il Grigio, che conteneva degli incantesimi potentissimi, i più potenti mai creati, e che Angel volle trovare a tutti i costi.

La sera successiva al ritrovamento, il vampiro era uscito subito dopo il tramonto portando con sé un borsone di pelle enorme e dall’aria terribilmente pesante. Era rientrato quasi all’alba con gli abiti ridotti a brandelli e la pelle sporca come di fuliggine, stanco e con le guance piene di graffi. Con sé aveva portato una ragazza sotto shock, seminuda, evidentemente debole ma integra, senza neppure un graffio. Quando Cordelia e gli altri avevano chiesto cosa fosse successo, Angel non aveva voluto rispondere; si era limitato a far riporre in cassaforte il Grigio da Westley e a condurre la nuova arrivata al piano di sopra: le aveva dato una stanza e degli abiti puliti e le aveva detto di riposare.

Cordelia si era arrabbiata moltissimo in quell’occasione perché Angel aveva dato ad intendere che non aveva intenzione di rivelare loro nulla riguardo a ciò che gli era capitato quella notte o su chi fosse quella ragazza. Ma l’arrabbiatura era durata poco poiché l’indomani sera era arrivata Faith, uscita di prigione circa sei mesi prima per buona condotta e ora abitante dell’Hyperon insieme a tutti gli altri, e aveva svelato l’identità della ragazza: Tara McLay, la compagna di Willow.

A Westley era quasi venuto un infarto: era l’unico ad ignorare che Willow fosse gay. Cordelia era rimasta sconvolta poiché sapeva cosa la sua vecchia compagna di scuola era stata in grado di fare per vendicarsi della morte della sua ragazza, mentre tutti gli altri erano rimasti assolutamente senza parole.

Perché Angel l’aveva resuscitata contravvenendo all’ordine naturale delle cose? Perché poi l’aveva portata lì? E perché non aveva voluto dire nulla a loro? Faith ipotizzò che forse Angel temeva che Tara non fosse accolta tranquillamente nel gruppo. Lei l’aveva incontrata solo parecchi anni prima, quando tra l’altro la storia con la strega dai capelli rossi non era nemmeno di pubblico dominio perché agli inizi; però aveva avuto l’impressione che la ragazza fosse patologicamente timida, inoltre se l’era vista davvero brutta, quindi… la Cacciatrice disse agli altri di controllarsi e di non uscirsene con cose strane davanti a Tara. Tutti si erano trovati d’accordo con lei e avevano tentato di essere naturali anche davanti ad Angel che, naturalmente, aveva capito subito che sapevano la verità.

“ Non mi arrabbierò perché non vi siete fatti gli affari vostri, ragazzi, ma dite a Tara una sola parola su quanto ha combinato Willow dopo la sua morte e giuro che vi sbatto fuori di qui! ”. Aveva minacciato il vampiro, rivolgendosi anche a Gun e Faith. Ovviamente la minaccia aveva funzionato e nessuno aveva parlato con Tara riguardo a Willow.

 

Suonarono alla porta dell’Hyperon e Cordelia disse a Westley di reggerle un libro: lei intanto sarebbe andata ad aprire. Sull’uscio, Cordelia trovò un distinto uomo sulla cinquantina, vestito troppo elegantemente per Los Angeles – o forse troppo retrò - che attendeva pazientemente che qualcuno venisse ad aprire.

“ Salve! Desidera? ”. Domandò la ragazza, scrutando l’uomo da capo a piedi. Il tipico beccamorto inglese, pensò.

L’uomo le sorrise garbatamente, togliendosi il cappello e accennando un lieve inchino:

” Buon giorno, signorina! Mi chiamo Edward Smit e cerco Angelus! So che è ancora giorno, ma mi domandavo se poteva ricevermi ugualmente. E’ per una questione particolarmente urgente! ”. Cordelia inarcò un sopracciglio: quel tizio era l’ultimo dei gentiluomini ancora in vita. Ma non sapeva se poteva farlo entrare e se Angel avrebbe gradito quella visita. Esitò alcuni istanti, poi spalancò la porta e gli disse di entrare e di accomodarsi nell’enorme salone. L’uomo ringraziò educatamente e si mise ad attendere seduto su una delle poltrone in pelle, vicino al camino.

Cordelia sparì nell’altra stanza e andò a chiamare di corsa Angel che, ovviamente, era ancora immerso nel sonno: erano solo le quattro del pomeriggio e, sebbene fosse febbraio, la luce fuori ancora c’era.

“ Dimmi, Cordelia, che succede? ”. Domandò Angel, alzandosi di scatto dal proprio letto. Indossava solo un paio di pantaloni, il torace era nudo e Cordelia poté gradire una volta di più lo spettacolo mostratole involontariamente dal suo amico e capo.

La ragazza si schiarì la voce:” Tranquillo, Angel! Nessuna fine del mondo in corso! ”.

“ Tara sta bene? ”. Domandò il vampiro, allora. Sembrava ancora più allarmato.

“ Sta’ calmo!... Tara sta benissimo, è in camera sua a leggere, credo!... Ti sono venuta a cercare perché c’è un certo Smit che vuole parlare con te: dice che è una questione urgente. E… ti conosce abbastanza bene, visto che mi ha nominato Angelus! ”.

Angel sbuffò, ma ora era più rilassato. Gli sarebbe piaciuto dormire un altro po’, visto che fuori era ancora giorno. Ma era evidente che il suo ospite non voleva certo aspettare fino al tramonto per incontrarlo, quindi disse a Cordelia che sarebbe sceso subito, giusto il tempo di indossare qualcosa.

La ragazza se ne andò promettendo che avrebbe intrattenuto cortesemente l’ospite, nel frattempo.

Angel andò nel proprio bagno e si sciacquò il viso con dell’acqua fredda, poi tornò in camera da letto, aprì l’armadio e indossò una camicia grigio scuro, abbottono i primi tre bottoni, poi uscì e si diresse al pianterreno incurante di indossare pantofole o scarpe. Trovò Cordelia che stava trattenendo l’ospite a modo suo, ovvero facendogli una specie di assurdo interrogatorio sui propri abiti. Si schiarì la voce entrando e Cordelia si zittì, mentre Smit si alzò in piedi e gli accennò un lieve inchino col capo:

” Buona sera, Angelus! Spero mi scuserai se ti ho svegliato anzitempo! ”. Gli disse. Angel lo riconobbe subito: era uno dei membri del Consiglio degli Osservatori. Uno dei pochi anziani che si erano salvati dalla caccia spietata che The First aveva dato loro, quattro anni prima. Se quell’uomo era lì, allora c’erano grossi guai in arrivo, probabilmente.

Angel gli si avvicinò e gli strinse la mano: non era entusiasta di averlo lì, ma un minimo d’educazione ci voleva comunque.

“ Salve signor Smit!... – si rivolse a Cordelia e a Westley che era sopraggiunto in quel momento e che era stato ignorato volutamente dall’altro Osservatore – Ragazzi, lasciateci soli, per cortesia! ”. I due se ne andarono chiudendo la porta, ma Angel avrebbe scommesso che fossero lì fuori ad origliare. Decise di ignorarli. Fece accomodare nuovamente il suo ospite e gli si sedette davanti, su un’altra poltrona in pelle.

“ Dica, pure!... Se è venuto a cercarmi, immagino che non sia per una visita di cortesia! ”. Meglio tagliare corto e venire subito al dunque, pensò.

“ Infatti, Angelus!... Tu sai che il Consiglio non ti chiederebbe mai aiuto, se fosse possibile, ma… questa è una di quelle occasioni in cui decisamente non si può fare altrimenti! ”.

“ Cos’è successo stavolta? ”.

“ Be’, ecco… hai presente le gemme di Zagato? ”.

Angel fece mente locale per alcuni istanti, poi annuì: si trattava di tre enormi diamanti dai poteri eccezionali, se riuniti.

“ … Sì, ne so qualcosa!... Invulnerabilità e controllo sul tempo! Però pensavo fossero solamente una leggenda! ”.

“ No, Angelus! Tutto vero, di leggendario c’è poco o niente, posso assicurartelo! ”.

“ Capisco! E… cosa c’entro io con le tre gemme? Se pensa che siano in mio possesso… l’avviso: non è così! ”.

“ Oh, lo so, lo so! Infatti, sono in possesso del Consiglio degli Osservatori, in Scozia! ”.

“ E allora cos’è che l’ha portata così lontano da casa? ”.

“ Il Consiglio mi ha inviato qui per consegnarle di persona questa! ”. Tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca una busta da lettere chiusa con una colata di cera sulla quale era stata impressa una croce.

“ Simpatico stemma! ”. Commentò Angel, guardando la busta. Non si sarebbe lasciato impressionare da quella croce. Poggiò il dito sul sigillo della busta e del fumo cominciò ad uscire dalla sua falange, ma con aria impassibile il vampiro non se ne curò e con un gesto secco l’aprì.

“ Leggi attentamente e dammi una risposta!... Io la comunicherò al resto del Consiglio! ”. Disse Smit.

Angel estrasse un cartoncino e iniziò a leggere attentamente. Ci mise pochi istanti poiché non vi erano scritte che poche parole.

Quando ebbe terminato, Angel guardò Smit con aria perplessa e accavallò le gambe mettendosi in una posizione più comoda:” E’ uno scherzo? ”. Domandò secco.

“ E avrei sorvolato l’Europa e l’oceano per uno scherzo? ”. Disse l’altro, di rimando. Angel annuì e sospirò.

“ Se non è uno scherzo, allora è una trappola!… Sciocco da parte vostra pensare che ci sarei caduto così facilmente! ”.

“ Una trappola? E a che pro?... Il Consiglio non ti ama, Angelus, ma effettivamente tu e il tuo gruppo da queste parti date una grossa mano per tenere a freno le forze del male e… in questi ultimi anni più di una volta hai salvato il mondo assieme a Buffy Summers, quindi… perché tenderti una trappola?... Si tratta di un semplice invito ad una riunione generale del Consiglio, di tutti gli Osservatori e di tutte le Cacciatrici esistenti al mondo! ”.

“ Già, e io non appartengo a nessuna delle categorie appena nominate! ”.

“ No, ma sei comunque uno dei sostenitori delle Cacciatrici e il Consiglio ci terrebbe ad averti come ospite per alcuni giorni, a Glencoe, in Scozia, alla sede centrale! ”. Angel tacque per alcuni istanti e intanto pensò a tutte le ragioni per cui non avrebbe mai dovuto accettare. Poi pensò a tutte le ragioni per cui sarebbe dovuto andare. In realtà ce n’erano solo tre: scoprire se si trattava realmente di una trappola o se era veramente solo un garbato invito ad una riunione delle forze del bene per risolvere la faccenda delle gemme qualunque essa fosse, rivedere Buffy dopo quasi tre anni, dare a Tara la possibilità di rincontrare i suoi amici e Willow.

Infatti, Angel era convinto che Buffy avrebbe partecipato a quella riunione, se non era tutta una trappola per lui, e che avrebbe portato con sé i suoi amici. Willow e Kennedy comprese.

Ripensandoci, forse, non era una buona idea quella di far rincontrare Tara e gli altri in quell’occasione. Sarebbe stato troppo tutto insieme.

Ora però doveva dare una risposta a Smit.

Ci pensò su ancora attimo. Poi disse:

” E va bene, signor Smit!... Verrò, il quattordici luglio sarò a Glencoe, ma… con me verranno anche alcune persone, è d’accordo? ”.

Il signor Smit si alzò e si sistemò la giacca:

” Puoi portare chi vuoi, Angelus!... Basta che una settimana prima dell’appuntamento ci invii un fax con su scritto il numero esatto delle persone che verranno con te! ”.

“ Un fax? Non sapevo vi foste modernizzati! ”. Commentò Angel, ironico. L’altro fece spallucce mentre si avviava alla porta di casa.

“ Che vuoi… dobbiamo tenerci al passo coi tempi!... Ah… quasi dimenticavo!... Tieni, anche questo è per te! ”. E gli consegnò un anello con un’enorme rubino incastonato.

“ Cosa…? ”.

“ E’ la gemella della gemma di Amara!... Non ti rende invincibile, ma farà sì che tu possa uscire nuovamente alla luce del giorno, cosicché non avrai problemi per il viaggio!... Tienila da conto e… non distruggere anche questa!... Ti saluto Angelus, a presto! ”.

Dopodiché l’Osservatore uscì dalla stanza e per poco non passò sopra a Cordelia e a Westley che erano poggiati alla porta ad origliare, come Angel aveva immaginato, e che erano caduti nel momento in cui Smit aveva mosso l’anta per uscire. Quest’ultimo li guardò sprezzante, notando quanto il suo ex collega fosse caduto in basso.

Non disse nulla però, e se ne andò dopo un attimo scortato da Angel che, prima, diede un’occhiataccia di rimprovero ai suoi due amici.

Quando Smit se ne fu andato, Angel si voltò verso Cordy e Wes che, nel frattempo, si erano rialzati e lo guardavano cercando di sembrare naturali.

“ Chiamate tutti, riunione straordinaria… subito! ”. Disse Angel, irritato. Quei due proprio non sapevano cosa significasse il termine riservatezza.

Però non ci fu bisogno di ulteriori parole: sia Cordelia che Westley, infatti, schizzarono via a chiamare gli altri.

Bisognava decidere tutti insieme, se Westley e Cordelia non si fossero ammazzati prima, discutendo su chi era il responsabile della loro figuraccia con Smit.

 

  
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