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Autore: smart_ass    10/04/2013    1 recensioni
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Zoe è una ragazza americana di 18 anni, che studia e lavora come modella a Londra. Accidentalmente incontra i ragazzi...
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Ero in piedi. Alle 8 del mattino. Dovevo andare a scuola, e poi fare il mio photoshoot. Ecco perché sono venuta qui. A Londra. Ovviamente. Per imparare ed essere pagata per quello che amo fare. Fare la modella. Ok, non pensate a cose come VS angels, o Vogue o qualche altro marchio famoso. Ero in una normale agenzia che si era offerta di pagarmi il mio appartamento e altre cose se avessi accettato il lavoro. Chi non l’avrebbe fatto? Era la mia occasione. Sono di Miami. Beh, mia madre era spagnola, mio padre era inglese. E si trasferirono a Miami, e lavoravano lì. Sono nato negli Stati Uniti, mi piaceva lì. Il tempo era caldo, la spiaggia era straordinaria. Mi piacevano le feste tutto l’anno, in ogni stagione. Così tanti stranieri, così tanti turisti. Ma volevo qualcosa di più. Qualcosa in più come Londra. Ed era il mio sogno. Beh, almeno fino a quando ho controllato alla finestra, e ho visto la pioggia cadere a catinelle. Sì, una cosa che non mi piace di questo paese: la pioggia.
Mi feci una doccia, mi vestii, presi le mie cose ed ero pronto per uscire. Avevo 20 minuti per arrivare all’università. Non mi interessa quello che dicono gli altri, mi piaceva andare all’università. Un’altra cosa che non mi piaceva era che non avevo molti amici. Ad essere onesti, non ne avevo nessuno. Ero nuova.  Mi ero trasferita da 3 settimane, con mio padre. Mi fece vedere la città, mi insegnò delle cose e rimase per 10 giorni. Poi mi lasciò solo, come volevo. Mia madre era molto preoccupata a lasciarmi da solo, ma andiamo, ho 18 anni! Così niente amici, e questo significava nessuno con cui uscire. Era strano, mi piaceva avere degli amici. In realtà non sono mai andata a parlare con nessuno. Ero più il tipo che guarda le persone, per conoscerle un po’. Alla fine della scuola pranzai. Ero seduta da Sturbucks. Da sola. Bel pranzo eh? Dovevo seriamente trovare degli amici. Lo scrissi nel mio diario. E’ una cosa che faccio da quando avevo 10 anni. Ho studiato giornalismo e inglese all’università. Presi la mia cioccolata calda ed ero pronta per prendere un taxi.
Ero disperato sotto la pioggia, soprattutto in questo traffico. Merda, avevo seriamente bisogno di un taxi. Chiamai il mio agente (lo so che suona molto da persona famosa, ma non odiatemi! Mi piaceva molto dirlo) e cancellò il mio servizio fotografico. Grazie a Dio, l’amavo davvero. Era l’ultima cosa che avrei voluto fare quel giorno. Voglio dire, amavo quel lavoro, ero solo stanca. Ancora stanca per il jet lag e tutto il resto. Mi appoggiai alla vetrata di Sturbucks, quando capii che altre persone avevano avuto la mia stessa idea per proteggersi dalla pioggia. Non c’erano tavoli. Stavo solo goffamente in piedi davanti al bancone, aspettando che qualcuno se ne andasse. Dopo 15 iniziai ad innervosirmi. E andai verso un tavolo dove c’era solo una persona, con altri tre posti a sedere. Voglio dire, era solo. Ero stanca, e avevo solo bisogno di sedermi fino a quando quella pioggia schifosa si fosse fermata.
Così mi sedetti dall’altro lato del tavolo. Era di forma rotonda di modo che “dall’altro lato” fosse abbastanza vicino, e probabilmente non così lontano dal ragazzo impegnato ad usare il suo cellulare. Ma chi se ne frega, ero stanca, e non mi importava. Così controllai il telefono facendo finta di non aver notato il ragazzo. Come se non fosse successo niente. Il che non era vero. In realtà non volevo accorgermi di lui, probabilmente mi avrebbe mandata via..
“Mi scusi?” il ragazzo mi guardò. Bene ora.
“Si?” feci la finta occupata col telefono. Bel tentativo Zoe.
Mi guardava senza dire niente, come se si aspettasse che io dicessi qualcosa. E io stavo aspettando che lui dicesse qualcosa. Ragazzi, sarà una cosa lunga..
“Tu sei..?” non finì la frase.
“Si, mi dispiace. Non c’era nessun altro tavolo e pensavo che avrei potuto..” non finii la frase che mi interruppe.
“Avresti potuto chiedermelo..” non c’erano emozioni sul suo viso. I suoi occhi verdi squadrarono il mio viso. Come se stesse aspettando qualcosa.
“Mi dispiace, vuoi che me ne vada?” non aspettai nemmeno la sua risposta, mi alzai, presi il caffè e la mia giacca.
“Stavo scherzando, puoi rimanere. Per me va bene.” Un sorriso apparve sul suo volto. “Però davvero, avresti dovuto chiedere.” E si toccò i capelli piuttosto umidi.
Forse era fatto per stare composto, ma in quel momento sembra avesse i capelli di un piccolo pony. Credo che stesse cercando di sistemarsi i capelli. Scrutò la mia faccia per un po’ di tempo, sempre sorridendo. Mi lasciai sfuggire un piccolo sospiro, e sorrisi anche io. Voglio dire, stava sorridendo troppo.
“Così ti sei bagnata anche tu?” stava cercando di fare conversazione. Non ero in vena, ma appena realizzò quello che aveva appena detto arrossì e guardò in basso. Iniziai a ridere e mi sedetti di nuovo.
“Non intendevo in quel senso… ho visto i tuoi capelli bagnati e quindi…” stava cercando di migliorare la situazione ma non potevo smettere di sorridere.
“Certo, pervertito.” Dissi solo per farlo imbarazzare ancora di più. Infatti il suo viso diventò ancora più rosso.
“Quindi, credo che sia l’inizio di una conversazione…” disse sorridendo, ma evitando il contatto visivo con il mio viso.
“Si, decisamente.”
“Quindi, tu non sei di qui, giusto?”
“No, si vede così tanto?” chiesi mentre controllavo i messaggi. Non ce n’erano. Voglio dire, non ce n’erano di nuovi da quando avevo guardato per evitarlo..
“Si, ma hai intenzione di guardarmi o controllerai il tuo telefono per la decima volta?” ora era il mio turno ad arrossire.
Il suo volto era illuminato, come se avesse potuto vendicarsi. Non è divertente, ragazzo pervertito. Mi guardai intorno. La gente iniziò a muoversi e ad uscire. La pioggia doveva essersi fermata.
“Penso che dovrei andare, ha smesso di piovere” presi il mio cappotto, tentai di sistemare i miei capelli bagnati, ovviamente, e presi la mia borsa. Lui mi guardò sorridendo.
“Che c’è?” chiesi in modo curioso.
“Hai appena ricevuto un messaggio” disse sorridendo.
“Ah ok, grazie mille davvero. Ma devo andare adesso, oh Dio..” divertente eh? Nemmeno guardai indietro e mi diressi verso la porta. Sentivo il suo sguardo alle mie spalle. Non c’erano più molte persone nel negozio, un terzo di loro era già andato via. Mi voltai un’ultima volta solo per…in realtà non so perché lo feci. Mi ero appena girata. Sorrideva, sorseggiando il suo caffè, o qualsiasi altra cosa.
“E’ stato un piacere incontrarti, ragazza solitaria” disse sogghignando.
Non dissi nulla. Alzai gli occhi al cielo e chiusi la porta dietro di me. Mi davvero chiamata ragazza solitaria?! Ma che diavolo aveva in testa?! Controllai il mio telefono. Oh si, il messaggio c’era davvero. Era la mia agente. Alcune riviste di notti eleganti, stanotte. Questo significava che avevo bisogno di un bel vestito e del mio miglior sorriso. Mi piacevano quelle cose. Così tante persone ricche, tanti fotografi e tanti modelli. Mi piace stare intorno a modelli famosi. Posso imparare molto. Ho scelto il mio abito da cocktail. Bianco, con una cintura oro in vita, collana d’oro e tacchi alti bianchi. Presi la mia borsa e salii sul taxi che mi avevano mandato.
Ben presto mi trovai in una camera molto bella, piena di persone sconosciute. Così mi aggrappai alla mia agente. Era così dolce. Mi presento a tutti. Scherzi a parte, tutti. Era piuttosto fastidioso dopo la cinquantesima persona. E non ricordavo nessuno dei loro nomi. Bel lavoro Zoe. Scherzi a parte, dovevo inventarmi qualcosa. E poi bum, lo vidi. Era incredibile. Pantaloni neri, una t-shirt bianca e una giacca nera. Accidenti, era figo. Ok, forse avevo bevuto un po’ troppo. Merda. Mi guardò anche lui. Oh no, si stava avvicinando. Dovevo fare qualcosa, subito! Non potevo stare lì in piedi. Così presi il mio cellulare.
“Hey ragazza solitaria! Ti sta a pennello questo soprannome. Ancora il telefono! Che cosa intelligente!” disse con un drink in mano, e con un enorme sorriso sul suo volto. Mi schiaffeggiai mentalmente. Che intelligente, ancora il telefono Zoe?!
“Ciao ragazzo perverso” non ci posso credere.
“Che sorpresa! Cosa ci fai qui?” disse come se fosse la sua festa o qualcosa del genere.
“Beh, sono stata invitata, come te. Sorpreso? Non tanto quanto me!” sorrisi.
“Wow, se sorridi sembri più bella, forse dovresti farlo più spesso” mi sussurrò. Era un complimento o un altro scherzo?
“Di dove hai detto che sei?” chiese sorseggiando il suo whisky.
“Non l’ho detto” dissi sorseggiando il mio gin tonic.
“Ah ok, mi sa che preferisci rimanere di nuovo da sola. Ho capito” mi strizzò l’occhio e andò verso il bar.
Ok, oggi per la seconda volta, è stato bruttissimo, come la prima volta. Aveva senso? Comunque, andai in bagno, il mio vestito era a posto, i miei capelli erano a grandi boccoli e il mio trucco era ok. Voglio dire, c’erano 28 gradi, e avevo bevuto un po’. Ok, solo un po’. Solo per le persone. Uscii e lo vidi ancora, appoggiato al muro.
“Di nuovo? Mi stai seguendo?” sembrava sorpreso. Forse la mia battuta era un po’ dura. Non sorrise. Ok, era strano.
Andai al bar e inizia a fare conversazione con un po’ di persone. In realtà trovai una mia amica. Parlammo circa per mezz’ora, era simpatica. Era una modella spagnola, Selena. Era davvero bella e mi sentii bene con lei. Quando guardaii l’ora era l’una del mattino. La mia agente mi salutò e se ne andò. Ok, se anche questa ragazza se ne sarebbe andata la festa sarebbe finita anche per me. Non è che mi interessasse, ma ero stanca, volevo il mio letto, ma hey, è il mio lavoro. Era questo il punto, conoscere persone, persone con cui avrei potuto lavorare. E questa ragazza sapeva come fare. Ed erano già le due. Dissi a Selena che volevo andare a casa, lei sorrise, mi baciò sulla guancia e scomparve. Presi il mio cappotto e cercai un taxi.
  
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