Anime & Manga > Naruto
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Autore: ProudlyUsuratonkachi    01/11/2007    16 recensioni
Tre volti la osservano dalla foto spiegazzata.
Tutti sorridono, chi un sorriso stentato chi uno smagliante, ma tutti sono felici.
Bambini, ignari della piega che avrebbero preso gli eventi.
Qualche goccia di sangue scivola giù dai pezzi di vetro ancora attaccati al rettangolo di legno, su quei volti che, chi più chi meno, lei ha amato da sempre.
Il vetro sanguina.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SAAALVE GENTE! Sono tornata!! Siete contenti eh?? (Ma chi cacchio ti conosce?? NdTutti) ç__ç sigh…Me misera me tapina (Paperino mode:ON). A parte gli scherzi, questa è la prima fanfiction che scrivo su Naruto (e anche quella che supera le due pagine di word XD che record!), NaruSaku ovviamente (e qua parte il “Sasuke pussa via” – parentesi nella parentesi à (lo tratterò quasi sempre male)). Il pairing mi ispira tantissimo e credo che questa sarà la prima di una lunga serie di one-shot (non vi fate illusioni ,non sono cosa da long-fic) su di loro. Il genere è, come al solito, introspettivo pseudo-angst…non posso farci niente, sono decisamente sadica, lol . Purtroppo i temi che ho trattato non sono dei più originali ma spero che gradirete lo stesso. Personalmente sono alquanto soddisfatta del risultato (quindi non scrivete cattiverie sennò vi trovate una cartabomba attaccata alla porta della vostra stanza…P.S.:W la modestia). V’ho messo pure la soundtrack…susu attaccate la canzone, sennò si perde il gusto!! Ok finisco i deliri pre-lettura e vi lascio a….

(re)AwAkEnInG

Bloody Dream – You’re Back

(Soundtrack: Pictures of You-The Last Goodnight)

Un piccolo guizzo e il fuoco si spegne.

Solo legna carbonizzata.

Più buio, più freddo.

Occhi ancora chiusi.

Lo sente sulla pelle, lo vede con gli occhi ma non riesce ad afferrarlo con le mani. E’ talmente sudata da avere i vestiti completamente bagnati. E c’è freddo, tanto freddo.

Rabbrividisce, le immagini, quelle immagini, ancora nella testa, i suoni nelle orecchie, particolari che sfuggono e che lei non cerca di fermare.

Non è un bel sogno che non si vorrebbe dimenticare da svegli, no.

Dimenticare, dimenticare solo dimenticare.

La tormenta tutte le notti, ogni volta che prende sonno, ogni volta che è da sola.

Anche ad occhi aperti.

Anche quando lei si chiude nel buio della sua stanza, per sentirlo più vicino, circondata dalle sue cose, stringendole a sé per sentire la sua presenza.

L’angoscia non la abbandona mai.

Mai.

Non averlo vicino è come non riuscire a respirare.

Come morire di una morte lenta e dolorosa.

La morte di cui non vorrebbe mai morire.

Da quando è diventato così indispensabile?

Sognarlo le darebbe un minimo di conforto se solo in quei sogni non vedesse solo sangue e morte. E Paura.

Paura, paura, ormai ci convive.

Maledetta paura.

E maledetto lui.

Maledetto lui e tutte le sue belle parole sussurrate all’orecchio, così delicate e fragili che lei aveva sempre creduto essere frutto della sua immaginazione, così belle da temere di rovinarle con un gesto o una parola.

Essere amata.

L’aveva mai saputo lei cosa significasse?

L’insignificante, stupida, inutile Sakura era mai stata amata da qualcuno?

Quella sciocca ragazzina che non si era mai resa conto di avere la felicità alla sua portata.

Così vicina.

E così bella.

Almeno fino a poco tempo prima.

Troppo poco.

Cos’era stata la sua vita prima di lui?

Solo la ricerca di un sogno - un sogno dagli occhi neri - così antico e logorato da non avere più importanza.

Come la vecchia coperta blu che le copre le gambe gelate.

La sua preferita.

Si stringe le braccia nelle mani, affonda le unghie nella carne, sorda al dolore.

Cerca di aprire le palpebre.

Sembrano incollate tra loro.

Gli occhi le bruciano, deve aver pianto nel sonno.

Prova ad alzarsi dallo scomodo giaciglio, il tappeto non le sembra poi tanto accogliente ora che il fuoco è morto.

Le gambe non sembrano collaborare granché. Barcolla per qualche secondo prima di riuscire a stare dritta.

Strizza gli occhi per cercare di mettere a fuoco la stanza, i mobili dai contorni indefiniti, un qualcosa su cui appoggiarsi.

Riesce ad individuare la mensola del caminetto ancora fumante e, mentre tende la mano per afferrarla, le sue dita urtano qualcosa di liscio, che scivola giù e si schianta a terra. Rumore di vetri rotti.

No, ti prego. No.

Un volto, un altro, un altro ancora .

Capelli neri, biondi. Occhi verdi, azzurri e neri.

No, non quella foto.

Le lacrime colano lentamente lungo le sue guance. Una cade al suolo e in tutto quel silenzio le sembra che faccia un rumore insostenibile. Si china a terra, piangendo. Qualche pezzo di vetro le si conficca nelle ginocchia e nelle dita che stringono la cornice dal vetro distrutto.

Come la mia vita da quando te ne sei andato.

Tre volti la osservano dalla foto spiegazzata.

Tutti sorridono, chi un sorriso stentato chi uno smagliante, ma tutti sono felici.

Bambini, ignari della piega che avrebbero preso gli eventi.

Qualche goccia di sangue scivola giù dai pezzi di vetro ancora attaccati al rettangolo di legno, su quei volti che, chi più chi meno, lei ha amato da sempre.

Il vetro sanguina.

La prima goccia cade sui suoi capelli rosa – che colore assurdo, si ritrova a pensare.

La colpa di tutto è solo mia.

La seconda si ferma sul ciglio della scheggia, quasi fosse indecisa.

E’ proprio sopra il suo viso.

Sakura si precipita a fermarla, ma tutto quello che riesce ad ottenere è solo sporcare tutta la sua figura.

Sangue.

Morte.

"NO!!"

Ha urlato.

Disperazione, paura, impotenza.

La cornice ora giace ai piedi del muro di fronte, mentre lei singhiozza con tutte le sue forze e invoca il suo nome.

Naruto.

Frustrazione.

Lo ha lasciato andare senza dire una parola, senza cercare di fermarlo, senza dirglielo.

Senza dirgli che lo ama.

“Riporterò indietro Sasuke-kun, te l’ho promesso Sakura-chan!”

Le è bastata quella frase, già sentita mille volte, a farle perdere il respiro per il terrore.

Le è bastata quella frase perché una paura incontrollabile la prendesse e le impedisse di parlare.

Bloccata da poche parole e dal suo sorriso.

Avrebbe potuto dire quelle che sarebbero riuscite a farlo rimanere con lei, ma non lo ha fatto.

E dire che sarebbero state solo due.

Perché lui è partito solo ed unicamente per lei. Prova troppo rancore verso Sasuke per volerlo indietro, al suo fianco, come amico. Lo ha fatto solo per lei.

E’ colpa mia.

Stupido, stupido Naruto.

Perché non lo hai capito?

Il senso di colpa le divora l’anima.

Lo ha mandato a morire senza un motivo.

Non ha neanche avuto il coraggio di seguirlo.

E il pensiero di non rivederlo più è inconcepibile.

Ma assurdamente possibile.

E’ ancora inginocchiata sul tappeto e le gambe cominciano a farle davvero male. Si guarda le dita sporche di sangue e le porta verso la sua testa. Rosso e rosa si mischiano in un insieme macabro, e lei si stringe il capo tra le mani come se le stesse per scoppiare.

E piange.

Piange.

Quel minimo di egoismo rimastole le dice di curarsi le ferite. Con lentezza esasperante comincia ad estrarre i pezzi di vetro dalle pelle, piano, per prolungare il dolore.

Si alza e si dirige verso il piccolo corridoio così familiare, ma che non appartiene a casa sua.

Ormai è diventato indispensabile visitare quelle stanze, le sue stanze, dove lui aveva vissuto fino a quel momento. Toccare gli oggetti che lui toccava ogni giorno, dormire nel suo letto, camminare sui suoi pavimenti.

Mi fanno pensare che sbucherai fuori da un momento all’altro.

Si ferma davanti a una finestra. E’ l’alba.

Ma è come se fosse ancora notte.

Si premura di chiudere l’imposta, la luce non la sopporta.

Apre la prima porta che si trova davanti. La camera da letto.

Le membra ancora spossate dall’incubo e dal pavimento duro le suggeriscono di stendersi su qualcosa di morbido.

Come un automa, lei obbedisce.

Preme la faccia sul cuscino, ma rimane delusa perché il suo odore è svanito chissà da quando.

Avrei voluto sentire almeno questo.

Il letto è freddo, la stanza è fredda, l’aria è fredda.

Freddo. Morte.

Un leggero bagliore cattura la sua attenzione. Un piccolo sorriso le increspa le labbra mentre in quello che tiene in mano riconosce il ciondolo di Tsunade-sama. Glielo ha regalato lui per il suo diciassettesimo compleanno, dicendo che sarebbe stato più adatto al suo collo che a quello di un uomo e lei ci aveva creduto, cercando di non scambiarlo per un regalo d’addio.

Il giorno dopo era partito.

Due anni fa.

Stringe il gioiello in mano, forte.

E piomba nel sonno, stavolta senza sogni.

***

Rumore incessante di colpi.

Sakura apre gli occhi di scatto, il cuore in gola.

E’ solo la porta.

Si porta una mano al petto per cercare di bloccare i battiti impazziti.

Nell’aria c’è un fastidioso odore metallico.

Bussano ancora.

E’ sicura che sia Ino-chan. E’ l’unica che sappia dov’è che va quando sparisce per ore, a volte per giorni.

E’ l’unica che si preoccupa di sapere come sta, l’unica che in qualche modo cerca di aiutarla a sopravvivere.

L’unica che non è fuggita da lei, come invece hanno fatto tutti gli altri, tra sguardi malevoli e dita puntate.

Perché è tutta colpa sua.

Si affretta verso l’ingresso, ma poi si blocca di colpo proprio davanti al liscio legno scuro. Ora che è più vicina qualcosa le suona strano.

Qualcuno sta cercando di sfondare la porta, e lo sta facendo piuttosto violentemente.

Non è decisamente Ino-chan.

Indugia con la mano posata sulla maniglia, estraendo un kunai con l’altra. I sensi all’erta, la mano rigida e ferma.

Un leggero tlack! fa segno che la serratura è scattata.

Sakura adesso trema, inspiegabilmente. Serra gli occhi per un attimo.

Stai calma.

Spalanca le palpebre e apre di scatto la porta, proprio mentre il qualcuno sta preparando l’ennesima spallata.

Senza sapere come, Sakura si ritrova schiacciata dal peso decisamente ingombrante di un ragazzo con una zazzera aggrovigliata di capelli biondi.

La polvere sollevata dallo schianto le solletica le narici e le irrita gli occhi. La mano che stringe il kunai è completamente bloccata dalla morsa ferrea dell’intruso.

Che razza di kunoichi sei?

Ha il collo compresso nell’incavo della spalla dello sconosciuto. Non riesce a respirare, annaspa.

Trema.

Dove è finita la tua forza?

In uno scatto improvviso della testa del ragazzo Sakura riconosce un paio di occhi azzurri. La stretta si fa meno pressante mentre i suoi polsi vengono liberati. Senza pensare un attimo scatta in piedi e, ripreso il controllo, lo scaraventa contro il muro che ha di fronte.

Un vecchio calendario scivola giù dal sostegno a cui era appeso, piano, come una foglia autunnale mossa dal vento.

Sakura non crede a cosa ha di fronte.

O meglio, a chi.

Nella penombra silenziosa dell’ingresso si sente solo un roco sussurro.

"Sakura".

Lei osserva il lento moto delle sue labbra che pronunciano il proprio nome. Quel sibilo all’inizio –Sa- lo stringersi della bocca in mezzo –ku- e il lento schiudersi alla fine –ra-. Ne è completamente incantata. Il tonfo metallico provocato dalla caduta del kunai non sembra disturbarla. Continua a fissare quelle labbra, ancora leggermente socchiuse, e si concentra sul lento respiro che ne fuoriesce. Avvicina le proprie dita –ancora sporche di sangue- alla sua bocca. Lui la osserva in silenzio, cerca il suo sguardo. Sakura serra le palpebre nel momento in cui i suoi polpastrelli riescono a toccargli le labbra.

Non è un sogno.

Una piccola lacrima furtiva scende dal suo occhio chiuso, per poi finire la sua corsa sull’angolo della sua bocca.

Perché le lacrime di felicità hanno lo stesso sapore di quelle di dolore?

Le labbra di Naruto sono così morbide, e lei continua ad accarezzarle.

Non è un’illusione.

Lo sente sospirare sulle sue dita. Con l’altra mano comincia a sfiorare la linea della mandibola, come un cieco che cerca di riconoscere un volto amico. Le dita sono ancora sulle sue labbra.

Fa un piccolo passo avanti e sente il petto sfiorare quello di lui.

Ma nonostante questo è ancora troppo lontana.

Avverte il movimento delle sue mani, che vanno a posarsi piano sulle sue spalle.

Un brivido le percorre la schiena.

Non è abituata ad essere toccata da lui.

Sente i suoi polsi costretti nella morsa delle sue mani, ma in modo diverso da prima, più dolce.

E in un attimo si trova completamente premuta contro il suo corpo.

La sta abbracciando.

Ma quello non è un abbraccio normale.

Le sue mani si stringono convulsamente sulla sua schiena, tra i suoi capelli. Sakura sente il respiro di Naruto sul collo, ha il suo viso premuto contro la spalla, e le sue labbra le sfiorano lentamente la pelle sensibile.

Ormai non sa più cosa significhi formulare un pensiero sensato: la sua attività cerebrale si è bloccata completamente nel momento stesso in cui le labbra di Naruto sono andate letteralmente a sbattere contro le sue. Trovare un equilibrio in quel bacio le sembra impossibile. Gli ha afferrato il viso, lo preme contro il suo ancora e ancora, mentre i loro nasi non fanno altro che ostacolare il frenetico movimento delle loro bocche. Lui ha le dita attorcigliate nei suoi capelli, glieli tira leggermente, ed è così geloso dell’aria che le sfiora le labbra da non permetterle di respirare.

E Sakura capisce che vuole soffocare.

Niente stupide frasi, niente inutili pensieri.

Niente “Che ci fai qui?”, o “Oh mio Dio mi sta baciando”.

Semplicemente, niente parole.

Solo un’accozzaglia di emozioni contrastanti che le rimbalzano nel petto e il cui rumore le sembra la musica più bella del mondo.

Amore, eccitazione, tenerezza, gelosia, nervosismo…desiderio.*

Le sembra talmente normale il modo in cui si stanno baciando –così indecente- che crede che continuerebbe a farlo anche se al posto dei mobili polverosi dell’ingresso ci fosse una folla di persone.

Perché lui è vivo, ed è tornato.

Da lei.

Si stanno consumando le labbra, ma a nessuno dei due importa. Ormai respirare è diventata un’attività secondaria.

Lei non ha ancora detto una sola parola. E sa che deve dirla.

Cerca di strapparsi con forza da quel bacio, ma Naruto sembra restio a lasciarla andare. Mugola qualcosa in segno di disapprovazione e Sakura sorride impercettibilmente.

Sembra un bambino che fa i capricci.

"Naruto…" esala lei.

Lui non risponde. E’ troppo occupato a percorrere con le labbra la linea della sua mandibola. Vi posa dei piccoli baci, leggerissimi, e Sakura comincia a credere che forse non è poi così importante dirglielo, che forse…

No.

Devo farlo.

Si allontana di scatto dalla stretta ferrea del ragazzo e gli prende il viso tra le mani. Sbuffa divertita alla vista del forte rossore che pervade il viso di Naruto.

I suoi occhi azzurri sono lucidi, le sue labbra rosse e gonfie e i capelli sono un disastro.

Non le è mai sembrato così bello.

E glielo dice.

"Sei bellissimo". La sua voce ha una sfumatura commossa mentre lo dice.

Uno sguardo perplesso e un sorriso imbarazzato accolgono le sue parole. Sakura sorride teneramente mentre lui le si avvicina, di nuovo. Adagia la mano sulle sue labbra e gli lancia uno sguardo eloquente.

E’ il momento.

"Ti amo".

Lui la fissa. Non fa altro.

Solo, la guarda.

Il suo sguardo è talmente profondo che Sakura crede che lui stia cercando di scandagliarle l’anima per trovare tracce di falsità in quello che ha detto.

E’ così insicuro.

Le labbra di lui si contraggono in una piega amara mentre si allontana lentamente dal suo tocco.

"Io non sono Sasuke".

Sakura per un momento crede di vedere i minuscoli pezzi del suo cuore spargersi ai suoi piedi. Non vuole credere alle sue orecchie.

Non è possibile.

Una risatina isterica esplode dalle sue labbra senza che lei possa fermarla. Il sorriso scompare completamente dal volto di Naruto per lasciare il posto ad un espressione decisamente sofferente.

I pugni di Sakura non li ha dimenticati.

E fanno male, come sempre.

Lei continua a ridere.

"Sei proprio uno stupido".

Lo vede abbassare lo sguardo, ferito. Ma adesso non può fermarsi.

"Se pensi davvero che i miei sentimenti riguardino ancora lui, vuol dire che non hai davvero capito nulla".

Ancora occhi bassi. Sakura si avvicina.

Scansa bruscamente la mano che gli copre la guancia, decisamente gonfia e dolorante.

Concentra una piccola quantità di chakra sul palmo della mano destra e la posa sul suo viso. Lui sospira di sollievo e la guarda, di nuovo.

Sta combattendo contro sé stesso, Sakura lo vede dai suoi occhi.

"Io amo te, Naruto. Ho smesso da tempo di inseguire quell’illusione, adesso sei solo tu. Solo tu."

Gli accarezza piano il volto mentre le lacrime scorrono sui volti di entrambi. Sakura gliele asciuga con una lieve carezza e gli posa un leggero bacio sulle labbra.

E lui cede.

La stringe delicatamente a sé, poggiando la fronte contro la sua. Chiude gli occhi e sorride.

La bacia.

Piano, assaporando il gusto delle sue labbra, giocando con la sua lingua, accarezzandole il collo e le braccia.

Sakura sorride contro la sua bocca. Tutto è al posto giusto. Lei è al posto giusto.

Tra quelle braccia.

Niente sangue. Niente paura.

Solo pace.

Perché anche il sangue sui volti sorridenti di una vecchia foto può essere lavato via.

(The end)

***

*Pseudo-citazione dal volume 1 di Nana Collection

Ok, finalmente siete arrivati alla fine di questo mio parto artistico (che paroloni XD)!!

Qualcuno potrà pensare “Diamine, Naruto si fa convincere in 5 nanosecondi!”. In realtà il mio Naruto, e anche quello del signor Kishimoto, non è così insicuro come si pensa. Ha solo bisogno di una conferma verbale (quelle fisiche non sembrano bastargli…XD). E’ solo un piccolo chiarimento che ho preferito fare per prevenire eventuali perplessità (che poi Naruto fa pure il sadico perché non le risponde, almeno non a parole XD).

Bene, sono le 2 meno un quarto del mattino ed io sto ancora qua a scrivere le note finali…

Ecco cos’era quello strano bruciore agli occhi…

Ok, ho capito me ne vado.

Delirio mode: OFF

Baci a tutti quelli che sono arrivati alla fine e che commenteranno.

Tanti schiaffoni a chi legge e non commenta.

Un abbraccio a tutti voi di efp.

Alla prossima.

harryherm

  
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