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Autore: Valerydell95    11/04/2013    1 recensioni
Trasferirsi a Las Vegas fu la miglior mossa che Matthias Kohler avesse mai fatto. [...] E dire che a lui il gioco d'azzardo neanche piaceva tanto. Il suo massimo era la partita natalizia a poker con Gilbert e Ludwig, nella quale la puntata massima erano quindici euro. Sapeva di gente che si rovinava grazie alle slot-machine e alla roulette e quindi se ne teneva bene alla larga.
No, ciò che gli piaceva era semplicemente affacciarsi alla finestra del suo appartamento e guardare le luci che di notte illuminavano la Strip di Las Vegas come un'immensa discoteca a cielo aperto nel bel mezzo del deserto. Ma non era mai entrato in un casinò.
Fino a quella sera.

Una one-shot nata dall'ispirazione di un momento su una delle mie coppie preferite di Hetalia.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Poker Face



Poker Face



"Just like a chick in the casino take your bank before I pay you out
I promise this, promise this,
c
heck this hand 'cause I'm marvelous"

(Lady Gaga - Poker face)


Trasferirsi a Las Vegas fu la miglior mossa che Matthias Kohler avesse mai fatto.

Non era mai stato fortunato nelle faccende sentimentali. Aveva avuto pochi amori in vita sua, tutti di durata relativamente breve. La sua ultima fiamma, un grazioso finlandese di nome Timo, l'aveva mollato dopo appena sei mesi e si era messo con uno svedese che aveva vent'anni e ne dimostrava quaranta. A volte Matthias telefonava a Timo. Lui e Berwald, lo svedese, si erano sposati dopo appena tre mesi di fidanzamento e convivenza. Timo aveva auto la gentilezza di invitare Matthias, che aveva però rifiutato. Vedere il suo ultimo amore sposarsi con un altro, stando magari in prima fila, non rientrava tra i suoi progetti.

Fu dopo la rottura con Timo, più precisamente dopo un anno, che Matthias prese la grande decisione di trasferirsi nella capitale mondiale del gioco d'azzardo, cogliendo al volo l'occasione di un lavoro offerto da una grossa società informatica che aveva sede nel Nevada. In appena un paio di mesi organizzò il trasloco e ai primi di aprile, dopo aver salutato parenti e amici, salì sull'aereo e lasciò Copenaghen.

E dire che a lui il gioco d'azzardo neanche piaceva tanto. Il suo massimo era la partita natalizia a poker con Gilbert e Ludwig, nella quale la puntata massima erano quindici euro. Sapeva di gente che si rovinava grazie alle slot-machine e alla roulette e quindi se ne teneva bene alla larga.

No, ciò che gli piaceva era semplicemente affacciarsi alla finestra del suo appartamento e guardare le luci che di notte illuminavano la Strip* di Las Vegas come un'immensa discoteca a cielo aperto nel bel mezzo del deserto. Ma non era mai entrato in un casinò.

Fino a quella sera.


L'Amnesia aveva aperto da appena un anno e già prometteva di entrare nell'Olimpo dei grandi casinò della Strip. Nella struttura esterna era ispirato all'Opera House di Sidney, tanto che si affacciava su di un piccolo lago artificiale, e dietro esso si ergeva l'Amnesia Hotel, una struttura di una trentina di piani con più di duemila camere arredate con un tema moderno ed elegante.

Quando Matthias entrò nel casinò rimase senza parole. Era una struttura immensa con pareti viola e moquette nera, sovrastata da un soffito a cassettoni di metallo e decorata con pezzi d'arte moderna sicuramente autentici, dato che erano sorvegliati da guardie in borghese, mentre dagli altoparlanti Lady Gaga cantava Judas a tutto volume. Era tutto incredibilmente futuristico, tanto che sembrava di essere sul set di un film di fantascienza.

Matthias andò dritto verso il bar, dove prese un bicchiere di whisky. Lo sorseggiò guardandosi attorno. Erano appena le dieci e il casinò aveva aperto da nemmeno mezz'ora, ma era già pieno di persone che tentavano la fortuna. C'era una strana elettricità nell'aria, probabilmente la famosa febbre del gioco di cui spesso parlava Gilbert.

"Non è possibile!".

Matthias si voltò incuriosito. A parlare era stato un biondino con gli occhi blu seduto ad un tavolino lì vicino. Il biondo stava discutendo con aria irritata con un tipo con un codino che aveva tutta l'aria di essere cinese.

"Ti giuro, Yao, è una cosa assurda! Quello viene tre sere a settimana e tre sere a settimana sbanca al poker! Ho perso già trecento dollari per colpa sua!".

"Alfred, non può arrabbiarti se lui è più bravo di te-aru.".

Ti rodi d'invidia, eh, biondino? Matthias sogghignò e finì il suo whisky. Quel tipo era uno di quelli abituati a vincere sempre e che danno la colpa agli altri quando perdono.

"Non lo sopporto più, quel biondastro del cavolo! Se potessi lo prenderei a calci! Secondo me bara!".

Matthias ebbe un'improvvisa voglia di conoscere quel mago del poker. C'era solo un problema: c'erano talmente tanti tavoli da poker che ci avrebbe impiegato tutta la serata a trovare quello giusto.

Però, facendo qualche domanda...

Si alzò e si diresse verso i due.

"Scusa, amico, posso sapere di chi stai parlando?".

Alfred sbuffò. "E' un tizio che viene qui tre sere la settimana, mercoledì, venerdì e sabato. Credo sia svedese o roba simile, sicuramente non è americano. Ma vuoi sfidarlo? Non ti conviene, quello è capace di levarti anche i vestiti!".

"No, tranquillo, voglio solo vederlo. E dimmi, dove posso trovare questo tipo?".

Fu Yao a rispondere. "Gioca sempre al tavolo nove: non puoi sbagliarti-aru.".

"Ok, grazie mille, ragazzi!".

Mentre Lady Gaga passava da Judas ad Alejandro, Matthias si avviò alla ricerca del tavolo nove. Non era facile orientarsi in quell'immensa sala piena di gente, in più aveva un pessimo senso dell'orientamento, tanto che dovette chiedere indicazioni un paio di volte prima di arrivare alla meta.

Rimase deluso quando vide che al tavolo nove c'era soltanto il croupier, intento a dare una riordinata.

Proviamo a chiedere, vediamo se può dirmi qualcosa. "Scusi, vorrei chiedere un'informazione.".

Il croupier alzò lo sguardo verso di lui. "Mi dica.".

"Ho saputo che a questo tavolo, tre volte la settimana, gioca un tipo che vince sempre. Mi può dire dov'è andato ora?".

Il croupier sorrise. "Ah, ho capito di chi sta parlando! Credo che in questo momento sia al bar.".

"Ok, grazie.". Sbuffando, Matthias voltò i tacchi e si diresse al punto di partenza.


Lady Gaga aveva iniziato a cantare Edge of glory quando Matthias tornò al bar.

Ok, vediamo... L'americano ha detto che dovrebbe essere svedese o roba simile, quindi non dovrebbe essere un problema individuarlo...

Dopo qualche secondo passato a scrutare le persone sedute, lo vide.

Era seduto da solito ad un tavolino appartato e sorseggiava un bicchierino di quello che sembrava sherry. Che fosse nordeuropeo non c'erano dubbi. Pelle chiara, capelli biondo avorio, occhi blu dallo sguardo assorto: quello aveva nelle vene più sangue scandinavo di Liv Ullmann*, c'era da scommetterci. Indossava un paio di jeans scuri e una camicia blu chiaro.

Oh, porca miseria...

Matthias lo fissò senza parole. Era in assoluto il ragazzo più attraente che avesse mai visto in ventitré anni di vita. Era uno di quelli che ti fanno girare la testa quando passano per strada e che non puoi fare a meno di guardare, quelli che quando ti parlano ti senti tremare le ginocchia anche se non sei timido. Matthias aveva cercato tipi simili da quando, a quattordici anni, aveva scoperto di essere gay e finalmente ne aveva uno davanti ai propri occhi, a portata di mano.

Capirai, con la fortuna che mi ritrovo o è single ma etero oppure è gay ma impegnato!

Come se gli avesse letto nel pensiero, il ragazzo puntò il suo sguardo verso di lui. Dopo qualche secondo sollevò il bicchiere davanti al viso, come se...

No, non 'come se'. Quel tipo lo stava invitando al tavolo.

Oh cazzo! Oh cazzo, non ci credo!

Il ragazzo, senza smettere di guardarlo negli occhi, inarcò lentamente un sopracciglio. La bocca era coperta dal bicchierino, ma stava sicuramente sorridendo.

No, no, ti prego, non guardarmi così!

Lady Gaga iniziò a cantare Just dance, la canzone che l'aveva resa famosa, ma ormai Matthias non la sentiva più. Iniziò a sudare, mentre il suo cuore si cimentava in acrobazie olimpiche all'interno della gabbia toracica e il suo stomaco era ridotto ad un nodo.

In ognuno dei suoi pochi innamoramenti era sempre stato lui a fare il primo passo: si reputava sicuro e abbastanza spavaldo da suscitare una buona impressione nell'altro. E invece adesso c'era quell'ignoto e spettacolare ragazzo biondo che era riuscito a mandarlo nel panico con uno sguardo, neanche fosse stato un'inesperta dodicenne.

Porca puttana, ma chi sei?!

(Ma va' da lui, invece di stare qui in piedi come un deficiente!)

Quella voce, che nel tono e nell'inflessione somigliava moltissimo a quella di Gilbert, lo riscosse dal suo stato di agitazione totale. Matthias prese un respiro profondo e si diresse con fare -apparentemente- sicuro verso il tavolo a cui era seduto il ragazzo.

"Alla buon'ora. Pensavo fossi rimasto pietrificato lì dov'eri.".

La voce dello sconosciuto gli spedì un brivido lungo la colonna vertebrale. Era profonda, calda, sexy in una maniera spaventosa.

No, uno così non dovrebbe andare in giro: è un pericolo pubblico! "Stavo... Stavo riflettendo tra me e me!". Matthias sfoggiò un sorriso che voleva apparire di sicurezza e allegria ma che in realtà era frutto dell'agitazione. "Comunque, io sono Matthias, Matthias Kohler!". Gli porse la mano.

"Lukas Bondevik.". Il ragazzo gli strinse la mano. "Di dove sei?".

"Copenaghen! E tu? Non sei americano, vero?".

Lukas scosse la testa. "Bergen, Norvegia.".

Più scandinavo di così... Il panico stava fortunatamente passando ma restava comunque un tremendo nervosismo che lo attanagliava dalla testa ai piedi. "Ho sentito che sei bravo a poker!".

"Fammi indovinare: te l'ha detto un tipo biondo con gli occhiali seduto al tavolo con un cinese con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo bassa.".

Matthias rimase senza parole. "Ma come... ?!".

"Ti tengo d'occhio da un po'.".

Oh, porca puttana... Che voleva dire?! Che gli piaceva? Che gli interessava? "Ah, davvero?" chiese Matthias sfoggiando una voce sicura più falsa che mai. "E perché?".

Lukas fece un sorrisetto.

"Perché è ben strano vedere una persona che entra in un casinò ma non gioca." mormorò. Poi sorseggiò lo sherry.

Porca puttana... Porca puttana, mi sento male... Represse a fatica l'impulso di farsi aria con la mano.

Come diavolo faceva quel ragazzo a mandarlo in crisi in quel modo usando soltanto lo sguardo?! O Matthias era meno sicuro di sé di quanto credeva di essere oppure Casanova era diventato gay e si era reincarnato in quello schianto di norvegese che aveva davanti agli occhi in quel momento. "Ahahah! Be', sai com'è, non mi piace molto il gioco d'azzardo!".

"E allora perché sei qui?".

"Boh, per dare un'occhiata...".

"No, intendevo: perché sei qui a Las Vegas?".

"Ah, no no, ci vivo! Lavoro qui, in una società informatica! Tu, invece? Sei in vacanza?".

Lukas scosse la testa. "Anch'io abito qui, lavoro come cameriere in un ristorante.".

No, non è vero! Non posso avere una botta di culo così grossa, è impossibile! "Ah, bello! E com'è che vieni qui?".

"Mi piace il poker. Soltanto quello: non mi piacciono le slot-machine e detesto la roulette. Lì è soltanto una questione di fortuna.". Lukas lo guardò negli occhi e Matthias rimase quasi ipnotizzato a fissare quelle stupende iridi blu zaffiro. "Invece nel poker ci vuole anche cervello.".

Quello che tu stai fottendo a me! La situazione era veramente brutta: Matthias aveva la vaga sensazione che se Lukas l'avesse guardato un'altra volta in quel modo l'avrebbe fatto svenire o gli avrebbe fatto prendere un infarto fulminante. Non sapeva cosa diavolo dire per sembrare un minimo simpatico, figuriamoci attraente, il suo cervello si era come svuotato.

Mentre si chiedeva come tirarsi fuori da quello stato di panico totale, Lady Gaga passò a cantare Marry the night.

"Ma soltanto Lady Gaga, qua dentro?" borbottò tra sé e sé Matthias.

"Se ho ben capito va a serate.".

"A serate? Che vuol dire?".

"Ogni sera danno canzoni di un artista diverso. Stasera è il turno di Lady Gaga, ma per esempio ieri c'era Rihanna. Comunque, danno solo musica pop.".

Iniziarono così a chiacchierare di musica e da lì finirono ad altri argomenti. Per tutto l'arco della conversazione Lukas continuò a fare sporadicamente quello sguardo sensuale e penetrante, mentre Matthias si sentiva leggero come un palloncino pieno di elio e gli pareva di galleggiare in una bolla di beautitudine.


Uscirono dall'Amnesia verso l'una. Fuori la situazione non era cambiata: la Strip era affollata di persone, sia giocatori d'azzardo che si muovevano da un casinò all'altro sia gente comune che si limitava a passeggiare guardandosi attorno.

"Era la prima volta che entravi in un casinò, Matthias?".

Lui annuì. "Volevo vedere com'era dentro! Mi sono detto 'Cavolo, abito nella capitale mondiale del gioco d'azzardo e non ho mai visto l'interno di un casinò: è come vivere a Copenaghen e non aver mai visto la Sirenetta*!' Così ho approfittato del fatto che è sabato sera ed eccomi qui!".

"Giusto.".

"Ehi, Lukas, scommetto che tu invece conosci la Strip come le tue tasche!".

"In verità l'unico casinò in cui vado è l'Amnesia. Gli altri... No, troppo lusso. L'Amnesia è abbastanza tranquillo, almeno per ora. Tra un anno o al massimo due sarà come tutti gli altri.".

Rimasero per un po' in silenzio, mentre camminavano senza una meta precisa lungo la Strip. Matthias si stupì di quel silenzio. Di solito era un fiume in piena e chiacchierava senza sosta, tanto che spesso Gilbert e Ludwig gli dicevano di star zitto. Con Lukas invece era diverso, forse perché non voleva fare una brutta impressione.

E poi gli piaceva da morire guardarlo. Con quella giacca blu mare, quasi in pendànt con gli occhi, la pelle lattea e i capelli chiari, sembrava un angelo.

Senza rendersene conto Matthias sbadigliò.

"Hai sonno?".

"Un po'.".

"Allora ti accompagno fino a casa tua.".

Cosa?! "Eh?! Ma no, non devi, non disturbarti!".

"Tranquillo, non ho sonno e mi piace camminare.".

Oh, merda... E se mi chiede di entrare?

(Dici sì, ovviamente! Che cavolo, hai l'occasione di farti uno splendore del genere e fai il timido?! Dici sì all'istante!)

Matthias guardò Lukas di sottecchi. Il pensiero di andarci a letto non gli dispiaceva assolutamente: anzi, gli sembrava una prospettiva da favola.

Quant'è passato dall'ultima volta con Timo? Un anno e mezzo, all'incirca. Cavolo, come vola il tempo...

Da quella volta Matthias non era più stato a letto con nessuno. Era uscito qualche volta con qualcuno, ma niente sesso: con nessuno era scatta quella scintilla.

(Ma guardalo, è un figo da urlo! Veramente ti lasci scappare una simile occasione?!)

Lukas era sicuramente l'essere di sesso maschile più attraente che Matthias avesse mai visto: era affascinante, misterioso e sexy in un maniera scandalosa, però...

"Però no." completò Matthias a voce alta.

Lukas lo guardò. "Cosa no?".

"Eh? Niente, pensavo a voce alta.".


Gli disse che non era necessario che lo accompagnasse su per le scale, ma Lukas insistette e Matthias si sentì quasi come una dama che viene riaccompagnata fino alla porta di casa dal suo cavaliere al rientro da un ballo, e dire che il romanticismo non era mai stato una sua caratteristica.

"Niente male." commentò Lukas quando dalla porta aperta vide il monolocale di Matthias. "Non è un attico, ma è molto carino.".

"Ehi, hai... hai voglia di entrare?" gli chiese Matthias evitando accuratamente di ascoltare la voce dentro la sua testa che urlava di giubilo. "Se vuoi possiamo berci un drink o un caffé o che so io...".

Dopo qualche secondo Lukas inarcò il sopracciglio e si avvicinò a Matthias, che rimase paralizzato sul posto con la chiave di casa in mano.

"Sicuro? Non è che me lo stai chiedendo perché ti senti obbligato?".

"O...". Matthias deglutì. "Obbligato? E da cosa?".

"Be', è una specie di cliché che si vede in quasi tutti i film d'amore: lui e lei che vanno a cena, lui che riaccompagna a casa lei, lei che gli chiede se vuole entrare e la telecamera si sposta in camera da letto o sul divano.".

"No! No, te l'ho chiesto perché... Così, per fare due chiacchiere, sai com'è!". Era talmente imbarazzato che gli veniva da ridere. "No, non è che voglio andare a letto con te, non pensarci nemme...".

In quel momento Lukas lo afferrò per la nuca e lo baciò.

Cazzo! Cazzo cazzo cazzo! Non riuscì a fare niente, era stato colto troppo di sorpresa.

Porca puttana, quanto bacia bene...

Le labbra di Lukas si staccarono dalle sue e si avvicinarono al suo orecchio.

"Se prometti di non saltarmi addosso, allora entro volentieri.".


La camicia blu di Lukas giaceva abbandonata sul bracciolo del divano, mentre la T-shirt rossa di Matthias era a terra.

Il norvegese era seduto sulle gambe di Matthias e quest'ultimo gli passava freneticamente le mani tra i capelli chiari, mentre lui gli accarezzava le spalle e il petto. Il caldo nel piccolo salotto si sta facendo per entrambi soffocante.

Fu Lukas a smettere.

"Basta ora." mormorò in tono pacato.

"Perché?".

"Non mi piace così. Non sono il tipo che fa sesso al primo incontro e poi tanti saluti e a mai più rivederci.".

Matthias si irritò. "Sei fuori strada: non avrei fatto questo." fece con voce dura. "Neanch'io sono il tipo da 'una botta e via', ti sei fatto un'idea sbagliata di me. Tu mi piaci davvero, non è soltanto un'attrazione fisica.".

Dopo qualche secondo Lukas lo baciò sulla bocca. "Adesso lo so.".

"Eh?".

Il norvegese sorrise. "Sono un giocatore di poker, Matthias. Capisco benissimo quando una persona sta bluffando e tu sei sincero. E questo mi fa piacere, perciò...".

Dalla tasca dei pantaloni prese un bigliettino e una penna, ci scrisse qualcosa e lo diede a Matthias. "Ecco il mio numero di cellulare. Mercoledì, venerdì e sabato lavoro di mattina, lunedì e giovedì di sera e la domenica è il mio giorno libero.".

Il danese prese il bigliettino e lo mise nel cassetto del comodino. "Grazie. Aspetta, prendo il cellulare e ti dò il mio...".

"Non serve, alla prima chiamata che mi farai memorizzerò il numero in rubrica.".

"Resti a dormire qui? Ovviamente io dormo sul divano.".

Lukas scosse piano la testa. "No, credo sia meglio di no. Ci facciamo un brutto effetto a vicenda, non so come potrebbe finire la serata.". Gli scoccò uno sguardo talmente allusivo che Matthias sentì i brividi dalla testa ai piedi. "Però ci rivedremo, questo è più che garantito.".

Con un movimento agile e sinuoso scese dalle gambe di Matthias e si rimise la camicia abbottonandola rapidamente. Matthias lo guardò sentendosi quasi deluso.

"Be', io me ne vado. Buonanotte, Mat. E telefonami, mi raccomando.".

"... Sì. Buonanotte.".

Lo guardò uscire, poi controllò dalla finestra e quando lo vide sparire dietro l'angolo della strada lanciò un urlo di tripudio e corse a telefonare a Gilbert.




NOTE


*Strip = via di Las Vegas lungo la quale si trovano i casinò

* Liv Ullmann = famosa attrice norvegese

* La Sirenetta = la statua della Sirenetta si trova nel porto di Copenaghen. E' un omaggio ad Hans Christian Andersen, danese e autore di molte fiabe celebri tra le quali c'è appunto La sirenetta.

  
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