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Autore: SilVerphoenix    11/04/2013    6 recensioni
[Questa fanfic partecipa al concorso Diventa un Abile Pozionista, di ArmoniaDiVento]
E' ambientata durante il sesto anno, quindi prima della fine del libro, quando ancora non è avvenuta la morte di Silente, i Mangiamorte che infestano il castello e via dicendo. Durante una lezioni di Pozioni, mentre Lumacorno è distratto, qualcuno fa uno scherzetto alla nostra secchiona preferita, non potendone certo prevedere gli effetti…
Ringrazio profondamente Armonia per l'idea del concorso, Cate per l'aiuto sulla trama, ed Albezack per avermi sostenuto psicologicamente!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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                                     Blindness/ Al buio
 

Il mese di febbraio, già freddo di per se, di certo nei sotterranei dava del suo meglio per congelare le mani dei poveri studenti che ostinatamente, dopo gli anni già passati a versare lacrime su quei calderoni, avevano deciso di continuare a frequentare il corso.
Certo, l’altro lato della medaglia era che sicuramente potevano beneficiare di un po’ del calore delle fiammelle con cui riscaldavano i preparati, ma quel giorno, nemmeno quel flebile appiglio si offriva loro.
“Un fegato di Avvincino, pestato finemente, va aggiunto dopo appena quattro minuti e mezzo di ebollizione…” Stava borbottando tra sé Hermione, infastidita dal professore che, dandole le spalle, occupava anche mezzo tavolo di lavoro, per stare chino sul calderone della Parkinson, a controllare che non combinasse disastri.
“Un pizzico di Gargantula appena polverizzata…” Continuò a mormorare la ragazza.
Come se ospitare la considerevole mole del professore sul tavolo non bastasse, accanto a lei, Malfoy e quei due bestioni dei suoi amici Tiger e Goyle chiacchieravano ininterrottamente. La Grifondoro non riusciva a concentrarsi, avrebbe solo voluto urlare!
“Con una madre come la tua, Harry caro”, disse in quel momento Lumacorno, tornando al suo hobby preferito, idolatrare il Bambino Sopravvissuto, “non mi sarei aspettato niente di meno. Ma davvero, davvero, credo che potresti superarla.”
Professore, sarebbe così gentile da mandare all’altro mondo i miei simpatici compagni Serpeverde, invece che venerare il mio migliore amico?!,pensò Hermione, senza però staccare gli occhi dal testo di Pozioni.
“Mescolare piano per otto minuti, quindi aggiungere una milza di pipistrello per intero, e scioglierla nel calderone a fuoco lento.” Diceva il libro.
E per i successivi otto minuti, Hermione mescolò. E mescolò. E mescolò.
Quindi, prese in mano il barattolo con le milze di pipistrello, ed in quel momento il mondo finì.
O meglio, per essere precisi, il mondo non finì, ma la pozione di Pansy Parkinson di sicuro sì! L’esplosione, degna della migliore prestazione di Neville Paciock, si propagò con un boato assordante per tutti i sotterranei, e la ragazza fu letteralmente scaraventata indietro di un paio di metri…esattamente addosso alla povera Grifondoro ignara, che finì bella distesa anche lei, tra l’altro con la Parkinson di sopra.
“Benedetta ragazza, il Corcericus non va versato tutto in una volta!” Sospirò affranto il professore mentre soccorreva le due ragazze.
Nessuno notò che in tutta quella confusione, una manina dalle lunghe dita pallide e smaltate di verde, aveva letteralmente lanciato una milza di pipistrello nel calderone di Hermione.
Questa, leggermente stordita ma molto più nervosa di prima, si lanciò sul proprio lavoro per riprendere da dove aveva lasciato, prima che fosse troppo tardi. Rassicurata dal bel colore borgogna che il liquido stava prendendo (“proprio come dice il libro!”), prese un’altra milza.
“Granger, l’hai già messa quella.” Le fece notare con la solita voce strascicata Malfoy.
Lei sbuffò. “Non è decisamente giornata, furetto dei miei stivali. Non mi farò certo confondere da te.”
“Ma io dicevo sul serio!” Ringhiò il Serpeverde. Lei lo ignorò, ed aggiunse l’ingrediente come da istruzioni.
Sarà il miglior Decotto di Barbaspruzzi che Lumacorno abbia mai visto!,si disse la ragazza, E si complimenterà con me non solo per quanto è perfetta la pozione, ma anche perché ci sono riuscita nonostante tutti questi inconvenienti!
“Figliola,” esordì il professore proprio accanto a lei, facendola sobbalzare.  “Sembra che non si stia addensando…Sei sicura di aver seguito le istruzioni del testo?”
“Assolutamente, professore!” Balbettò la ragazza arrossendo vistosamente.
E guardando dentro il calderone, il panico l’attanagliò. Effettivamente, il composto non si stava addensando. E, peggio ancora, stava virando verso un pericolosissimo colore violetto.
“Nonononononocosastaifacendo…” Mormorò affranta la ragazza.
“ ‘Mione,” le sussurrò Harry, “svuotalo e prendi un po’ della mia! Lumacorno non se ne accorgerà!”
“Io non copio! Men che meno  dal tuo stupido libro pieno di stupide note!” Ringhiò la ragazza con rabbia e risentimento.
Il suo migliore amico accusò il colpo e tacque, mentre lei tornava a concentrarsi sul composto, che adesso avrebbe dovuto essere di un rassicurante bordeaux, non di quel viola elettrico.
“E… Fine. Dovreste avere terminato tutti. Bene, chi vuole darci prova della propria pozione?” Sorrise entusiasta Lumacorno.
“Professore, sono certa che la Granger voglia bere la propria!” Cinguettò Stephanie McNair con aria angelica.
Hermione la fulminò con lo sguardo.
“Sicuro. Allora, com’è venuto questo decotto, mia cara? Se l’hai preparato correttamente, dovrebbe isolarti dal freddo per almeno due settimane. L’ideale, vista la rigidità di questo nostro febbraio, non credete?”
Hermione esitò.
“Forse la Granger non è tanto convinta di quello che ha preparato…” Suggerì Millicent Bullstrode con aria cattiva.
“Io so benissimo cosa ho preparato!” Soffiò la Grifondoro, pericolosamente simile ad un felino irritato.
“ ‘Mione, non fare sciocchezze. Non è del colore e della densità giusta!” Le bisbigliò Ron, al tavolo dietro di lei.
“Bevilo, allora!” La esortò Nott, con un ghigno malvagio. Pochi secondi e tutti i Serpeverde si unirono in un coro grottesco. “Bevi! Bevi! Bevi!”
Lumacorno, con il solito sorriso beato, convinto di avere una classe molto unita e goliardica, la osservava.
Non potrà farmi alcun male, pensò Hermione, e anzi mi basterà fingere di non provare minimamente freddo, perché nessuno possa dire che non ha funzionato.
“Ok.”
“Herm, no!”
“Lascia stare!”
Inspirò profondamente, ignorando i suoi migliori amici, quindi si portò il mestolo alle labbra e… la buttò giù tutta d’un fiato. Aveva un dolce sapore zuccherino che non le dispiacque per nulla, e anzi le fece venire voglia di prenderne ancora, ma si limitò a poggiare il mestolo sul tavolo e guardare con superiorità tutti quelli che aveva intorno.
Non era successo nulla, visto? Lei sapeva preparare le pozioni, e non aveva certo bisogno di un libro patetico con delle note che pretendevano di saperne più del testo.
“Bene, signorina Granger, sarà lei a farci sapere se il decotto le ha davvero fatto l’effetto designato e se non avrà più problemi di freddo nei prossimi giorni! Adesso, per la prossima volta, vorrei che mi preparast… Signorina Granger? Sta bene?”
No, dannato idiota, non sta affatto bene!,pensò Malfoy, che era a meno di un metro da lei e poteva vederla piegarsi in due lentamente, spalancando gli occhi dalla sorpresa. E non poteva fare niente per aiutarla! Aveva cercato di metterla in guardia, ma lei non l’aveva ascoltato!
Non gli restava che guardarla impotente, sperando che la piccola modifica apportata da Stephanie alla pozione della Granger non le provocasse niente più che un brutto mal di pancia.
Ma non sembrava qualcosa del genere… Potter e Weasley si erano subito precipitati su di lei, mentre anche il professore si dirigeva con passo preoccupato a controllare cosa stesse succedendo.
“In Infermeria, subito!” Esalò preoccupato, seguendo con gli occhi i due Grifondoro che la prendevano in braccio e correvano verso il regno di Madama Chips.
 
*
 
Draco era furioso. I suoi compagni si erano comportati come degli stupidi, una pozione poteva anche uccidere se preparata male!
Che poi, tra tutti, fosse successo proprio alla Granger… Avrebbe dovuto fargli piacere, ma non era così.
Finché si era trattato di partecipare alle feste, vestirsi in un certo modo e bulleggiare in giro, a lui tutta la storia dei Purosangue, dei Mangiamorte, dei Serpeverde migliori di chiunque altro, era stata bene. Gli era piaciuta, doveva ammetterlo.
Ma adesso le cose cominciavano a diventare più serie. Adesso, che doveva fare delle cose cattive, cominciava a capire cosa significava stare dalla parte sbagliata in una guerra. Lui non era malvagio, in fondo. Zia Bella, lo era; suo padre, lo era; ma lui no. Draco non trovava esaltante l’idea di sterminare Babbani o Mezzosangue, né provava piacere al pensiero di uccidere qualcuno. E gli era stato chiesto di farlo… Peggio ancora, era stato minacciato: diventare assassino o vittima. Non aveva via di fuga, o l’una o l’altra.
E si era reso così conto che non era quella la vita che voleva. Guardava Potter, Weasley, i loro amici e li invidiava. Lui, Draco Malfoy, li invidiava perché potevano scegliere… E potevano anche non uccidere.
E la Granger, quell’insopportabile secchiona, quella sciocca… Era bella. Non nel modo tradizionale, fiabesco, dei lineamenti angelici che si uniscono ad una grazia innata nei movimenti… No, decisamente. E non nel modo costruito delle sue compagne di casa, con quelle unghie sempre smaltate, la divisa scolastica sempre accorciata e i capelli sempre in perfetta posa.
Lei era bella perché era semplice.
L’aveva vista con le occhiaie a lezione, con i capelli appuntati con i mollettoni colorati, o con le matite, quando non aveva altro sotto mano… L’aveva vista ridere di gusto al tavolo di Grifondoro, fregandosene di tutto quello che non fossero i suoi amici.
E aveva desiderato quasi dolorosamente essere uno di loro. Poter ridere, non ghignare; poter fare un complimento, non una battuta sprezzante; poter sbagliare, non essere sempre inappuntabile.
Non lo avrebbe mai ammesso. Non avrebbe mai fatto nulla per cambiare le cose. Ma lo sapeva, dentro di sé, e questo bastava.
 
*
 
Draco non riusciva a sopportare l’idea di non sapere cosa fosse successo alla Grifondoro, a causa dell’intervento meschino della sua compagna di Casa.
Chiese a Tiger di coprirlo per le successive ore di lezione, dicendo che l’aver inalato la pozione di Pansy gli aveva fatto venire mal di testa, e andò in Infermeria.
Madama Chips stava uscendo dalla stanza con i letti dei pazienti, e gli venne incontro con fare scocciato.
“E lei, cos’ha combinato signor Malfoy?”
“Temo che la lezione di Pozioni di oggi sia stata devastante, Madama. Ho inavvertitamente odorato l’intruglio di una compagna, ed era talmente puzzolente che mi è venuta un’emicrania insopportabile.” Mentì. “Ha qualcosa da darmi?”
Lei gli fece strada verso la stanza degenze, sospirando, e gli fece cenno di accomodarsi in un letto. “Si sdrai e si riposi. Le porto un analgesico.”
Quando la donna tornò, Draco prese il bicchiere con la medicina dalle sue mani e le indicò il letto dell’altra unica occupante della stanza, con un gesto quasi casuale. “Cos’ha?”
“Anche lei ha sbagliato una pozione. Fortunatamente ne ha bevuta poca, e l’effetto scomparirà nel giro di 24 ore, ma per ora è meglio che non vada in giro.” La donna lo guardò preoccupata. “Non avrà preso la stessa pozione della ragazza?”
“Non credo. Anche lei aveva mal di testa?” Chiese curioso il Serpeverde.
“Oh no. La poverina era terrorizzata. Ha perso la vista. Tecnicamente l’ha sostituita con l’ecolocazione, ma il suo cervello non è abituato al tipo di radar che utilizzano i pipistrelli per orientarsi, quindi è molto scombussolata. Le ho dovuto somministrare dei sedativi, perché si addormentasse.”
 
*
 
Il silenzio, il tepore delle coperte, la sensazione di assopimento, erano talmente piacevoli che la ragazza non aveva nessuna voglia di svegliarsi. Eppure, sapeva di avere dei doveri, delle lezioni, dei compiti… Controvoglia, mugugnò e cercò di aprire gli occhi… Quando si rese conto che tutto ciò che vedeva era nero, o in gradazione, grigio scuro.
Represse a stento un grido mentre le tornavano alla mente gli avvenimenti di quella mattina. La pozione! Quel maledetto di Malfoy che l’aveva distratta! E la sua ostinazione, a volerla bere a tutti i costi…
Si portò una mano alla bocca per soffocare il gemito che le saliva dal profondo del petto. Era cieca!!!
Respira, ‘Mione. Respira.Si disse.
Durerà solo poche ore, massimo un giorno. Sei in Infermeria. Non può succederti nulla di male. Adesso prendi un bicchiere d’acqua, e ti rilassi.
Ma prendere un bicchiere d’acqua non era l’operazione più facile del mondo. L’avevano fatta sdraiare nei letti della corsia di destra o di sinistra?
Destra, ipotizzò. Quindi il comodino, con la bottiglia d’acqua e il bicchiere, doveva trovarsi più o meno qu..
Si sbilanciò e quasi cadde dal letto, per aver sporto la mano verso il vuoto, dove credeva di trovare il mobiletto. Spaventata, si immobilizzò e strinse con forza le coperte. Decisamente una pessima idea.
Che poi, anche quando avesse preso la bottiglia ed il bicchiere, come avrebbe fatto a versarsi da bere senza farsi la doccia? Come facevano le persone cieche?
Sospirò. Avrebbe dovuto chiedere aiuto.
“Madama Chips?” Provò. Niente. Lo ripeté più forte, e questa volta vide qualcosa ai margini del suo campo visivo muoversi. Una porzione di buio più scuro si fece più grande, e lei suppose che qualcuno si stesse avvicinando. “Potrei avere un bicchiere d’acqua?” Chiese, imbarazzata.
Non le rispose nessuno, nonostante potesse avvertire una presenza da qualche parte vicino a lei. Qualche secondo dopo, sentì lo scroscio dell’acqua che veniva versata, e timidamente, sentendosi una sciocca e arrossendo, tese una mano. Le venne porto il bicchiere e lei se lo portò alle labbra, sentendo la mano tremarle.
Era davvero così difficile fare tutto senza gli occhi?, si chiese, cercando con qualche difficoltà di non sbrodolarsi mentre beveva. Già la situazione era abbastanza deprimente, ci mancava solo quello.
“Grazie, Madama.”
Nessuna risposta, ma vide quella stessa porzione di buio più scuro, che poteva indicare la sagoma di una persona, allontanarsi. Perché l’infermiera non parlava? Forse c’era qualcun altro nella stanza, che stava dormendo. Avrebbe dovuto fare piano anche lei.
Sarebbe stato bene rimettersi a dormire. Non aveva per nulla sonno, ma era la cosa migliore. Se si fosse nuovamente assopita, il tempo sarebbe passato più velocemente. Magari già al suo risveglio, i suoi occhi avrebbero ripreso le loro naturali funzioni!
Sospirò.
Doveva provarci.
Si girò su un fianco, chiuse quegli occhi momentaneamente inutilizzabili, e cercò di addormentarsi.
 
*
 
Draco l’aveva guardata tutto il giorno. Aveva fatto finta di dormire quando erano venuti a trovarla i suoi amici, tirandosi le tendine intorno in modo che non potessero vederlo… Per il resto, era stato a guardarla.
Non gli capitava mai di poterla osservare così bene, indisturbatamente. Lei non sapeva della sua presenza, e non sapeva che quegli occhi grigi non l’avevano abbandonata un attimo.
Fortunatamente, non sapeva neanche che lui la stava aiutando, avvicinandole ogni oggetto che potesse servirle. Non poteva parlarle, perché lei l’avrebbe cacciato via urlando… e se l’avesse cacciato, sarebbe stata da sola in quella stanza. Nessun aiuto…
No, sarebbe rimasto in silenzio ad osservarla, e ad aiutarla quando ne avesse avuto bisogno.
Da domani, tutto sarebbe ricominciato come al solito, avrebbe pensato al piano che doveva portare a termine per il Lord Oscuro, avrebbe ripreso le sue normali attività… avrebbe ripreso ad odiare lei e i suoi amichetti perfettini. Ma fino a che lei non avesse riaperto gli occhi, non c’era motivo di fingere.
Poteva essere se stesso, fintantoché nessuno l’avesse visto.
Era calata la sera, la Chips aveva già spento tutto, e probabilmente si sarebbe addormentato presto anche lui, ma in quel momento, appoggiato alla finestra dell’infermeria, non aveva ancora sonno.
 
*
 
Hermione si svegliò di soprassalto, e stavolta il buio intorno a lei non si colorò di nessun grigio. Era buio e basta. Era notte? O non vedeva più neanche quelle flebili sfumature? Che ore erano? Dove si trovava? Era ancora in Infermeria?
Si sentiva persa. Avrebbe potuto essere morta, per quel che ne sapeva.
Scoppiò a piangere, e non sentì dei passi avvicinarsi. Avvertì solo il movimento di una sedia, all’improvviso, tanto vicino da farla sobbalzare.
“Chi c’è?”
Nessuna risposta.
“So che c’è qualcuno. La sedia si è spostata. Dimmi chi sei o ti giuro che comincio ad urlare.” E davvero aveva voglia di farlo, ma la sua gola era così stretta da un nodo di paura, che a stento avrebbe potuto proferire qualche altra parola tremante, figuriamoci urlare.
Chiunque fosse, comunque, non si lasciò intimidire da quelle minacce. La Grifondoro sentì chiaramente lo scricchiolio della sedia, quella persona aveva preso posto accanto a lei.
“Harry? …Ron?”
Ma sapeva che non era nessuno dei suoi migliori amici. Quel profumo non l’aveva mai sentito prima, non sapeva a chi appartenesse. Quel vago odore di gelsomino, mischiato a qualche colonia, forse un dopobarba… Era un ragazzo, capì all’improvviso. Era un odore maschile.
Il cuore prese a batterle forte. Chi era? Cosa voleva da lei?
Lo sconosciuto le toccò la mano sinistra, e la sorpresa fu tale che lei quasi gridò, ma lui non si tirò indietro. Le prese la mano, e cominciò ad accarezzarle il dorso con la propria.
Non sembrava minaccioso. Non sembrava volesse farle del male.
Si rilassò leggermente.
“Dormi.” Disse in un soffio lo sconosciuto. Chi era? Per un istante, le parve di riconoscere in quel sussurro qualcosa di familiare, ma poi la sensazione svanì. Aveva parlato troppo piano e troppo velocemente perché potesse capirlo.
“Sto sognando, giusto? Non sei reale?”
Un sbuffo, forse un sorriso, in risposta.
Il ragazzo si sporse e cercò di passarle una mano tra i capelli, restando impigliato tra i suoi ricci, e di nuovo quello sbuffo che sapeva di risa. Le accarezzò una guancia. “Già.” Soffiò di nuovo.
Questa volta, stordita dai farmaci, dal sonno, dalla scossa di adrenalina di poco prima, la ragazza gli credette: annuì, come se l’avesse sempre saputo, e obbediente, si riaddormentò.
 
*
 
L’indomani mattina, il Prefetto Hermione Granger si svegliò molto tardi, forse a causa del mix di medicinali che Madama Chips le aveva dato per farla stare tranquilla, e per accelerare il processo di metabolizzazione della pozione.
E decisamente, aveva fatto un ottimo lavoro, perché la ragazza, quando aprì gli occhi, si accorse con sollievo di riuscire a vedere discretamente bene.
I colori non erano del tutto chiari, anzi erano in larga parte una scala di grigi, ma era una scala molto ampia; vedeva anche il rosa, il verde e qualche sfumatura di viola. I contorni degli oggetti erano leggermente sfuocati, ma anche quello sarebbe passato nel giro di poche ore.
Tutto sommato, Hermione si sentiva bene. Non aveva capito quanto fosse importante per lei quel senso, finché non l’aveva perso… Non avrebbe mai più dato per scontato una cosa fantastica come poter vedere.
I suoi amici la aspettavano in Sala Grande per il pranzo. Si rivestì con molta calma e si godette quella sensazione di benessere e di energia. Dopotutto, forse, ogni tanto passare una giornata a letto non faceva poi male…
…ma questo non significava che non l’avrebbe fatta pagare a quel pallone gonfiato di Malfoy! Era certa che fosse stata tutta colpa sua. Doveva averla distratta, o peggio ancora, averle messo qualcosa nel calderone quand’era stata sbalzata via dall’esplosione della pozione di Pansy.
Altrimenti perché avrebbe cercato di impedirle di aggiungere la milza di Pipistrello? Era sicuramente stato lui, non aveva dubbi.
Ah, adesso vedrà contro chi si è messo. Questa non gliela faccio passare liscia, pensò mentre un sorriso vendicativo le illuminava lo sguardo sveglio.
Lasciò l’infermeria, ormai vuota, e salutò con gratitudine Madama Chips.
Neanche a dirlo, incontrò il gruppetto dei Serpeverde più antipatici di Hogwarts nella Sala d’Ingresso, mentre si stava dirigendo verso la Sala Grande.
“Ehi tu! Malfoy!” Gli gridò dietro.
Tiger e Goyle, come al solito al suo fianco come fedeli cani da guardia, stavano per dire qualcosa (certamente una perla di saggezza), che il Prefetto di Serpeverde li interruppe. “Andate, andate. Vi raggiungo. Contro di lei me la cavo da solo. Cosa c’è, Granger?”
“Come hai osato, tu, stupido furetto insopportabile..” Ringhiò la ragazza, furiosa, avvicinandolo. Sollevò una mano e fece per colpirlo in pieno viso con un ceffone, ma in quel momento, un leggero refolo di vento le portò alle narici un odore vagamente piacevole… sembrava… gelsomino e…
Come in un lampo, il sogno di quella notte le tornò alla mente. Lo sconosciuto, che lei non poteva vedere… La sua presa forte, che la rassicurava mentre scivolava di nuovo nel sonno… Si bloccò. I suoi occhi si spalancarono di sorpresa.
“Ben svegliata, Mezzosangue.”
Vide per un attimo comparire il ghignetto Made-in-Malfoy su quel viso così pallido, quindi il ragazzo si voltò e seguì i compagni verso il tavolo verde argento, mentre lei, paralizzata, la mano ancora a mezz’aria, fissava incredula quella nuca bionda che si allontanava.
 
 
 
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Spero vi sia piaciuta!
Ringrazio ArmoniaDiVento, se non avessi letto il tuo contest questa storia non sarebbe mai nata; Cate394rina, se non ti avessi chiesto un parere sulle pozioni, non mi avresti mai suggerito un'idea così perfetta; Albezack...che sopporta i miei vaneggiamenti e i miei sproloqui in ts!
E grazie a tutti quelli che commenteranno, davvero!
A presto, torno a lavorare a We Will... ;)
Silver
  
  

  
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