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Autore: Fallen Star 91    12/04/2013    1 recensioni
Questo non è un racconto di fantasia, né una prosa leggera e poetica.
Per quanto ogni parola scritta su questo pugno di pagine sia totalmente inventata , esse parlano di una storia vera, di uomini e sentimenti veri.
Quelle che seguono non sono confessioni o melensi fiumi di ricordi e rammarichi; sono al contrario il frutto di un esercizio non facile quale è il mettersi nei panni dell’altro, calarsi in una vita, in una situazione o in un istante a noi estranei e pro-vare ad immaginarci in qualcosa al di fuori di noi, del nostro cuore e dei nostri occhi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Spero nel perdono
 
Non hanno alcun rispetto. Sono allibito, disgustato.
Questi ufficialetti votati al niente, devoti del nulla, privi d’anima e vuoti di coscienza ci controllano a vista temendo che uno di noi possa scappare dalla stanza in cui ci hanno raccolti. Il mio animo cerca di soffocare il senso di disgusto crescente.
Ero uno dei generali della Wehrmacht ed ora vengo trattato come un cane da quelli che mi hanno detto essere miei fratelli e da questo regime che ci ha investito senza che ce ne accorgessimo e al quale sembra impossibile opporsi.
Ero uno dei generali della Wehrmachted ora vengo trattato al pari di coloro che questa dittatura, costruita sulla violenza, definisce elementi anti-sociali.
Un ufficiale entra: il suo sguardo è altezzoso, lo sguardo di chi sta lentamente assaporando e gustando il fugace boccone della vittoria. Un solo pensiero mi attraversa la mente: idiota.
L’uomo si aggiusta l’uniforme e assumendo un’aria solenne e seria pronunzia le sentenze emesse dalla corte marziale; se non fosse per il suo ciondolare e il suo giocherellare frenetico con le mani potrei quasi prenderlo con serietà e dargli il rispetto che pretende.
Quattro condanne a morte. Quanto a me riesco a cavarmela con uno stato d’arresto che presto si trasformerà nella quinta condanna, sarò anche il più vecchio, ma non sono sicuramente il più stupido e ben conosco la prassi adottata da questo regime.
I miei compagni cercano invano di difendersi, di salvare il salvabile da questa sfortunata avventura; io rimango in silenzio, preferisco non scialacquare il mio fiato e i miei ultimi respiri.
Ma la mia mente è tutt’altro che muta, lei corre, macchina, pensa e riflette, ricorda e rimpiange …; e sempre più le pistole che i soldati portano alle cinture attirano il mio sguardo e la mai attenzione. Sarebbe l’ideale: un colpo alla testa e via che la vita finisce.
Che Dio mi perdoni se ho l’ambizione di concludere prima, della data da Lui fissata, i miei giorni; come cattolico sono alquanto deludente.
Senza attendere ulteriormente chiedo che mi venga consegnata una pistola; non do alcuna spiegazione, sono ragioni personali.
Avvicino la canna alla tempia e provo ad immaginarmi la corte davanti alla quale mi presenterò presto.
Lo sparo mi assorda e il mio corpo ricade su di un lato; avverto agitazione intorno a me, qualcuno grida degli ordini che arrivano confusi alla mia mente frastornata. Apro gli occhi, ma solo uno mi racconta ciò che sta succedendo intorno a me.
Il proiettile mi ha leso il nervo ottico spegnendomi l’occhio destro. L’occhio sinistro si sposta lento e fatica a mettere a fuoco: vedo chiazze scarlatte sparse qua e là sul tappeto e sulla poltrona su cui sono accasciato.
Una mano mi afferra e mi sostiene alle spalle e con quieta violenza mi trascina fuori dalla stanza.
Lancio un’ultima occhiata ai miei compagni cercando di capire dai loro sguardi cosa stia succedendo e leggo la loro amara sorpresa e il mio secolare disgusto ora divenuto il loro.
L’ufficiale mi abbandona sul pavimento quasi fossi ormai solo un fantoccio; si volta, carica la pistola e me la punta alla fronte.
Ecco che morte riserva il Führer ai suoi generali, una morte da cavallo.
La mia mente si spegne lentamente come una candela e nel suo ultimo barlume sospira triste e nostalgica: “Lunga vita alla santa Germania...
 
   
 
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