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Autore: Wiwo    01/11/2007    6 recensioni
Che delusione. Si aspettava un po’ più di resistenza. E invece anche lei era capitolata praticamente subito di fronte al suo sguardo.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: ormai mi sembra scontato dirlo, ma i personaggi di Naruto non appartengono a me, ma a Kishimoto-sensei… Per la gioia di alcuni personaggi, dico bene Nejino? ^^ Enjoy!

IL GIOCO

Non era possibile. Lei, la ragazza conosciuta da tutti per il suo fare da maschiaccio, arrogante e indisponente nei confronti di tutti, non era possibile che proprio lei si facesse trattare in questo modo.

Cosa ci faceva, lei, intrappolata da due braccia allenate e forti contro il muro, il suo corpo a contatto forzato con quello del bastardo che la tratteneva, il suo viso sfiorato dai respiri tranquilli (mentre i suoi erano affannati e spaventati, come quelli di una giovane cerva senza via d’uscita, perché?) del ragazzo che la guardava come divertito?

Perché non si ribellava, non lo allontanava da sé, o perlomeno urlava, sperando di attirare l’attenzione?

Non ci riusciva.

I suoi occhi erano fissi in quelli strani, lunari che la sovrastavano, la inchiodavano dov’era, le toglievano ogni volontà di liberarsi. Non riusciva a muoversi.

Quegli occhi. Non poteva distogliere lo sguardo da quegli occhi, ne era come ipnotizzata. Occhi bianchi, opalescenti nella pallida luce della luna, profondi come il mare e altrettanto infidi, occhi che vedono tutto, infrangono difese e sfondano muri, e strappano via senza pietà le scarne coltri che celano il pensiero umano.

Neji Hyuuga abbozzò un sorrisetto (ma forse era più un ghigno). Era dunque questa la temibile kunoichi che gli avevano descritto tutti? Quella che non si lasciava mai mettere i piedi in testa da nessuno e si difendeva in guerra come nelle relazioni personali con le unghie e con i denti?

Che delusione. Si aspettava un po’ più di resistenza. E invece anche lei era capitolata praticamente subito di fronte al suo sguardo. Ora, immobile, con gli occhi spalancati che tradivano la sua paura, lo fissava, come se nonostante tutto aspettasse una sua mossa, una qualsiasi sua mossa che infrangesse quell’atmosfera sospesa.

Lui continuò a studiarla, a lungo, carezzandola con lo sguardo (ma lei non voleva le sue carezze, le facevano paura, ribrezzo). Si impresse nella mente ogni singolo tratto della sua preda. Capelli biondi e ribelli, raccolti in quattro ciuffi. Occhi di un insolito colore  tra il verde e l’azzurro, cupi, che inconsapevolmente si stavano riempiendo di lacrime. Espressione, di solito dura e sempre all’erta, come di una bambina di fronte a un temporale. Semplicemente terrorizzata.

Eccitante.

Mentre lui la osservava, con quello strano, inquietante, perverso sorriso, Temari ascoltava il suo cuore farsi sempre più erratico e veloce, come quello di un uccellino spaventato tra gli artigli del gatto che gioca con lui. Si domandava, con una punta di vergognosa curiosità, se mai qualcuno avesse potuto sospettare l’esistenza di un lato simile in lei.

Impotente di fronte al nemico. Incapace di ribellarsi. Completamente soggiogata e ridotta al suo volere.

No, non avrebbe mai potuto dirlo a nessuno. Sarebbe stato troppo umiliante.

Gli occhi esperti del genio degli Hyuuga non si erano persi un passaggio del ragionamento disperato, e tuttavia a mente lucida, della ragazza.

Il suo sorriso si tinse di vittoria. Ecco come cucirle la bocca e fare in modo che la possibilità di una sua insurrezione non si presentasse mai: facendo sì che si vergognasse nel parlarne, che se l’avesse fatto si sarebbe esposta all’umiliazione. Quella ragazza era orgogliosa quanto bella e… non era possibile dire che le mancassero questi due attributi. Proprio no…

Senza distogliere lo sguardo da lei avvicinò lentamente le sue labbra a quelle sbiancate di Temari.

Lei rimase immobile.

Annullò la distanza sfiorandole la bocca con una delicatezza perversa, poi passandole la lingua sulle labbra.

Lei continuava a non muoversi.

I loro respiri si erano fusi, quello veloce e spezzato della kunoichi e quello calmo e misurato dello Hyuuga.

Temari cercava di non guardarlo negli occhi. Li sentiva su di sé, quei fuochi bianchi, li sentiva bruciare per l’irritazione. Conosceva quel modo di fissare la gente. Anche lei a volte faceva così, ma… ma con lui era diverso. Non c’era paragone tra l’intensità dei loro sguardi, e lei era dovuta soccombere.

Ma perché, perché era successo a lei? Come mai a lei?

Il suo sguardo era attratto dagli occhi candidi di Neji come un pesciolino dalla luce che squarcia le tenebre dell’acqua buia dove vive. Perché è tanto bella, la luce, anche se sa che gli sarà fatale. Era inutile resistere, quindi. Tanto valeva rassegnarsi. Però… da quel momento non avrebbe mai più considerato il bianco come il colore dell’innocenza.

Nuovamente, contro la sua volontà, alzò gli occhi a incontrare quelli del suo predatore. Si immerse per un’altra volta in quei pozzi bianchi, passo dopo passo, e a mano a mano che scendeva, sentiva che le sue difese si sfaldavano, si sgretolavano e cadevano in tante scaglie dal suo corpo, lasciandola nuda nel gelo di quegli occhi, talmente freddi che sulla pelle davano come la sensazione di bruciare.

Ecco, adesso lei era interamente in suo potere. Il gioco poteva continuare.

Con quel suo sorriso (che somigliava terribilmente a un ghigno) rinnovato, tornò a tormentarle le labbra carnose lentamente, senza fretta, aspettando pazientemente che la preda si muovesse.

E, a un cenno perentorio dei suoi occhi, Temari iniziò a ricambiare quel bacio dato senza amore (ma si poteva davvero chiamare bacio, una cosa del genere?) timidamente, esitando, mentre le sue palpebre si facevano sempre più pesanti.

Allora lo shinobi passò a un altro stadio: pressò ancora di più il suo corpo contro quello inerme della ragazza, e anche il suo bacio si accese di un’insana sorta di passione.

La kunoichi lottava contro se stessa. Non voleva chiudere gli occhi, non doveva. Avrebbe perso anche quel poco di controllo che le rimaneva, sarebbe stata completamente in balia di lui. Ma le sue palpebre insistevano per chiudersi e… forse, tra il buio e l’ignoto e quegli occhi… allora preferiva il buio.

Così, con gli occhi serrati, avvolta nell’oscurità, intrecciava la lingua con la sua con rassegnato trasporto, i suoi respiri che si facevano più affannosi senza volerlo. Sapeva bene che, se avesse avuto il coraggio di guardare, avrebbe trovato soltanto i pozzi bianchi in cui si era già calata. No, una discesa le era bastata.

Neji, gli occhi aperti in un’espressione di trionfo, sentì che la ragazza di Suna ormai aveva mollato tutte le difese.

Brava, finalmente hai capito che è tutto inutile.

Da quel momento, per Temari è tutto avvolto nella bruma, come il ricordo di un sogno.

Rammenta vagamente le carezze che esploravano il suo corpo, soffermandosi sui suoi seni, scendendo giù oltre la vita, e le strane sensazioni che le provocavano; rammenta di aver ricambiato molti altri di quei contatti con le sue belle labbra e la sua lingua (che però non potevano essere chiamati baci, perché non lo erano) che cercavano lei, affamate; rammenta di aver lasciato che, dalla sua bocca, Neji scivolasse sul suo collo, come un vampiro; con enorme vergogna di se stessa, rammenta anche di aver pensato che non le dispiaceva poi così tanto quello strano agitarsi che lui le provocava nel basso ventre.

Dopo un lasso di tempo indefinibile (erano ore? minuti? chissà), la ragazza sentì che la presa sul suo corpo si allentava, che le braccia che l’avevano tenuta bloccata finalmente ridavano la libertà ai suoi polsi.

Solo allora osò sollevare le palpebre.

Gli occhi gelidi dello Hyuuga erano sempre lì che la fissavano, bianchi e pungenti come il ghiaccio. Quegli occhi le dicevano con aria di scherno: “Non avrai mai il coraggio di confessarlo a nessuno, io lo so. Ti vergogni troppo, Temari della Sabbia, e l’orgoglio sarà la tua rovina.”

Aveva ragione. Aveva perfettamente ragione. Non l’avrebbe mai detto a nessuno, avrebbe tenuto tutto ciò che era successo quella sera segregato nel profondo di sé, e non si sarebbe mai e poi mai liberata di lui. Perché quando si sarebbero rivisti, che fosse stato l’indomani, tra un mese, dopo dieci anni, tutto, tutto sarebbe andato come quella sera. Non aveva la forza di contrastarlo, Temari, era una lotta impari. Niente sarebbe cambiato.

Neji Hyuuga fece qualche passo indietro, liberandola dalla morsa in cui l’aveva stretta fino ad allora. L’avrebbe lasciata scappare, aveva giocato abbastanza, per quel giorno.

La kunoichi, titubante, insicura, mosse qualche passo incerto. Possibile che la lasciasse davvero andare? Non ci sperava più. Lo guardò, vide i suoi occhi e, di nuovo in preda a un istintivo terrore, scappò via, prima che avesse l’occasione di cambiare idea. Correndo, chiuse gli occhi e sentì una lacrima sfuggirle, rotolare lungo una sua guancia, fino al mento, per poi staccarsi e finire la sua corsa cadendo sulla strada polverosa. Era scappata come una lepre impaurita. Non se lo sarebbe mai perdonato. Mai.

Lui la guardò allontanarsi. Non poteva fuggire, ormai era rimasta invischiata nella tela, e lei lo sapeva benissimo. Darle quell’illusione, comunque, non gli costava niente… anzi, avrebbe aumentato il divertimento in seguito.

Si voltò e si diresse silenzioso verso la dimora dove viveva insieme al suo clan.

Rimorso? No, non ne provava. Non si sentiva minimamente in colpa per come l’aveva trattata. Gli anni di sofferenze che aveva passato, crogiolandosi nell’odio verso tutta la sua famiglia, l’avevano reso impermeabile alla compassione.

E poi… tutti dovevano soffrire come aveva sofferto lui. Altrimenti non sarebbe stato giusto.

E allora, piccola cerbiatta, preparati. Il gioco è appena iniziato.

__________________________

Ohayo gente!! So cosa state pensando: “Ma questa non scriveva soltanto sullo Hyuugacest a rischio di risultare insopportabile?” ..Beh, effettivamente di solito è così, ma questa fic è il risultato di una scommessa tra me e la mia cara Cecia-chan, che un bel giorno mi ha detto queste dolci parole:

Ma te sei capace solo di scrivere ficcy Neji x Hinata? Perché non provi con un pairing assurdo, tipo… Neji x… vediamo… Temari!

Al che io ho risposto:

Sfida accettata! Allora tu dovrai scriverne una con un pairing altrettanto assurdo come… mumble… Gaara x Tenten!!

NOOOOO!! ..e va bene!

E fu così che ci toccò scrivere con dei pairing davvero assurdi per i nostri standard…

Questa è la mia: ho dato sfogo ai miei istinti sadici repressi..

Neji: REPRESSI?!? Prima fai una strage in una fic uccidendo anche me, e poi mi tratti anche da… non so nemmeno io come definirmi?!

Io una definizione ce l’avrei… maledetto maniaco? Comunque non rompere, altrimenti rischi un seguito lemon di questa fic, è chiaro?

Neji (ammutolito per lo spavento): …

Ecco, bravo, hai capito…

..Insomma, è una cosa un po’ diversa da ciò che scrivo di solito, ma non pensate male di me, ok?

Alla prossima!

Wiwo

 

Ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito fino a ora, dato che pubblico solo one-shot non posso rispondere nel capitolo dopo!! ^.^’’

 

   
 
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