1.
La sveglia suonò alle sette, come ogni mattina. Aprii gli occhi controvoglia: era lunedì.
Uno dei soliti, tanti, noiosi lunedì che avrei passato a scuola a disegnare per non pensare e distrarmi da tutte le cazzate che diceva il prof di filosofia. Odiavo quella materia, era per i sognatori ed io non lo ero.
Con fatica mi trascinai fuori dal letto e, tutta assonnata, aprii l’armadio.
Scelsi un paio di jeans chiari e una maglietta a mezze maniche blu scuro che mi aveva riportato papà da Parigi.
Già, mio padre era uno che viaggiava e, in ogni posto che andava, mi riportava sempre qualcosa.
Ormai eravamo solo io e lui da quando avevo otto anni: la mamma era morta di tumore.
Me lo ricordo bene quel giorno: ero a scuola, quando papà mi venne a prendere alla terza ora, con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime. All’epoca non capivo bene, sapevo solo che la mamma aveva un male brutto e che non se la sarebbe cavata. Da allora papà, per arrivare a fine mese, doveva lavorare di più e ciò comportava stare fuori per una settimana al mese. Praticamente ero una che se la sapeva cavare da sola. Sapevo il fatto mio.
 
Sempre assonnata, andai in bagno, mi lavai e mi vestii in fretta, dato che alle otto meno un quarto dovevo prendere il pullman con la mia amica Jessy.
Lo schermo del telefono si illuminò
Da Jess: ‘Ellison, sbrigati, vuoi perdere il pullman?’
Effettivamente erano le sette e venticinque e dovevo ancora fare colazione.
 
‘Giorno papà!’ dissi mentre scendevo le scale
‘Ehi Alli, veloce, mangia i biscotti che sono sul tavolo e corri a scuola, altrimenti farai tardi!’ sorrise lui con aria allegra
‘Certo papi, non devi preoccuparti, sai che me la so cavare bene da sola’ dissi stampando un bacio sulla sua guancia
‘Certo tesoro, lo so bene, ma devi comunque sbrigarti che tra dieci minuti hai il pullman’ sorrise divertito.
Divorai letteralmente la mia colazione e corsi a mettermi le scarpe. Le mie solite vans blu; quel colore era il mio preferito: mi ricordava il cielo, misterioso proprio come me.
Presi lo zaino all’ingresso e uscii di casa salutando mio padre con un forte abbraccio, dato che quel pomeriggio sarebbe partito per l’Olanda.
 
Alla fermata trovai Jessy ad aspettarmi. Eravamo amiche da tre anni, ci eravamo conosciute in primo superiore ed avevamo legato subito. Per me lei era come una sorella, c’era sempre per me.
‘Alla buon ora Alli!’ esclamò sorridendo la mia amica
‘Come sempre tesoro mio!’ risposi alla sua provocazione con un tono di ironia
‘Comunque oggi pomeriggio papà parte e torna tra una settimana, vieni a stare a casa mia vero?’
‘Certo tesoro, poi una di queste sere dobbiamo andare al Midnight al centro di Oxford!’
‘Mah, solo se mi presti uno dei tuoi vestiti’ Jessy era solita andare nelle discoteche, a differenza mia che ci andavo al massimo una volta al mese. Non mi faceva impazzire ballare appiccicata a tutte quelle persone sudate, era letteralmente orribile!
‘Ovvio Allison!’
 
Salimmo sul pullman e dopo dieci minuti eccoci arrivati a scuola.
Tentai di ascoltare il professore di filosofia, ma niente.
Quell’uomo era assurdo come quella materia: diceva un sacco di cazzate.
Allora passai le sue ore a disegnare, come sempre d’altronde.
 
All’uscita della scuola lo vidi: Niall Horan di 5c… Dio come era bello, era il mio sogno proibito: alto, biondo, sorriso bellissimo e sguardo dolce. Più che un ragazzo sembrava un principe azzurro. Il mio principe azzurro.
Ma non volevo fissarmi troppo sul quel ragazzo, avevo il coraggio di andare lì e parlargli, ma semplicemente non volevo. Non volevo soffrire ancora.

CIAO RAGAZZI! SONO ILARIA E QUESTA E' LA PRIMA FF CHE SCRIVO, QUINDI ABBIATE PIETA' (?) RECENSITE PER FAVORE? GRAZIE. xx