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Autore: LittleRogue    12/04/2013    2 recensioni
Un vecchio.
Un bambino.
Una grande amicizia.
"Sì, lui ne era consapevole. Era consapevole che l'amicizia tra un giovane e un anziano non può durare tanto a lungo..."
Genere: Avventura, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una mattina un bambino dal cuor d'oro, passeggiando per strada, si imbatté in un incidente: un anziano che camminava verso di lui inciampò e cadde a terra. Il bambino subito lo soccorse e lo aiutò a rialzarsi. Per fortuna non si era ferito. Il vecchio lo ringraziò e gli spiegò che le sue gambe ormai non lo sostenevano più e che l'indomani sarebbe andato a comprare un bastone da passeggio. Ma non sapeva con chi andare, tanto era solo. "Povero vedovo!" pensò il bambino e si offrì d'accompagnarlo. L'anziano, stupito, fissò il bambino e vide nei suoi occhi una luce diversa da quella d'altri giovani... vide in lui qualcosa in più, una forma di bontà e rispetto che altri non avevano.                                                                 

E così nacque la loro amicizia. I due iniziarono a frequentarsi sempre più spesso. Il vecchio lo invitava a casa sua i pomeriggi così che potessero far merenda assieme. E il bambino ogni volta che lo rivedeva gli saltava addosso per abbracciarlo. Ma il vecchio diceva un poco ridendo: - Piano... piano piccolo, oramai non ce la faccio più a reggerti -. Il bambino allora, con compassione, gli risistemava la camicia che gl'aveva sciupato. Ma l'anziano quanto avrebbe voluto poterlo prendere in braccio, poter giocare con lui. Ed era in quei momenti che si ricordava dalla sua gioventù, e , con nostalgia, s'asciugava una lacrima che provava a scendere. "Buon Dio" diceva tutte le sere guardando la luna "Buon Dio ti prego, donami altro tempo da passare con quest'angelo!". Le sue preghiere furono esaudite. Per giorni, mesi ed anni il bambino lo andò a trovare. E l'anziano tante cose iniziò ad insegnargli: storia, letteratura e matematica, e il bambino ascoltava attento ogni sua lezione, e qualche volta diceva tra sé e sé: "Caspita quante cose che sa quest'uomo! Dev'esser stato un professore quand'era giovane!". Ma non osava mai chiederglielo per non fargli riprovare di nuovo quella nostalgia che gli veniva quando pensava ai suoi anni d'oro.                                                     
Arrivarono a volersi sempre più bene, come un padre per il proprio figlio, come un figlio per il proprio padre. Ed era sempre una festa ogni loro incontro!                                                                      

Il tempo passava e i capelli dell'anziano erano sempre più bianchi, le mani sempre più rovinate, la vista sempre più sfocata. E lui ne era consapevole: presto neanche più il bastone e gli occhiali sarebbero bastati.                                                                                          

In un tardo pomeriggio d'inverno il bambino si presentò, come al solito, a casa del vecchio. Ma questa volta era diverso. Lo trovò disteso sul suo letto di morte, sfinito. Il bambino gli si inginocchiò accanto e si fissarono negli occhi, ma ormai l'anziano distingueva a fatica le figure. Il bambino aveva il volto rigato dalle lacrime. L'anziano gli disse: - Sai, piccolo, qual è la mia paura più grande ora che ho perso la vista? Che non potrò mai più rivedere il tuo viso -. Il bambino scoppiò in un pianto, gli prese la mano tremante e la baciò. Sì, lui ne era consapevole. Era consapevole che l'amicizia tra un giovane e un anziano non può durare tanto a lungo. Era consapevole che l'anziano, il suo carissimo amico, non lo avrebbe visto compiere il decimo anno d'età che sarebbe stato di lì a pochi giorni.                                                                                       
Il vecchio guardò il bambino e, sapendo che era arrivato il momento, disse: - Vattene ora -. Il bambino lo guardò stupito. -Va via ti ho detto! Non voglio che tu mi veda morire -. Il bambino non riusciva a trattenere le lacrime. Si alzò, si voltò, ma non fece in tempo a fare tre passi che tornò dall'amico e lo abbracciò: - No, non posso! Non posso abbandonarti! Ti prego non cacciarmi via! -. Il vecchio raccolse tutte le sue forze per riuscire ad alzare un poco le braccia e stringere a sé il bambino: - Oh, piccolo mio no! Io non ti volevo cacciare, io ti voglio bene! Ma ti prego non pianger per me. Tra tanti anni, ne sono sicuro, ci rincontreremo. Oramai lo vedi come sono ridotto. Ma tu, piccolo, hai ancora tutta una vita davanti! Non pianger più per questo povero vecchio-.                                                                             
Il bambino si asciugò le lacrime, il vecchio piano piano gli sorrise.              
E fu così che arrivò la sera.                                                              

Poco tempo dopo, il giorno del suo compleanno, il bambino posò un fiore sulla tomba dell'anziano. Non pianse durante il funerale perchè ripensò alle ultime parole ch'egli gli aveva detto. Era contento di aver conosciuto una persona così buona che gli aveva insegnato così tante cose: il rispetto, l'amore e vivere la vita giorno per giorno. "Caro amico mio" pensò infine guardando il cielo, "continuerai a vivere per sempre nel mio cuore".                
E fu così che il sole tramontò alle sue spalle. Ma al bambino poco importava: "Domani ci sarà un'altra alba, e poi un altro tramonto. Questa è la vita".
   
 
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