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Autore: Argento    12/04/2013    4 recensioni
Conservava ancora, gelosamente, gli abiti che aveva indosso quando si ritrovò nella Città Incantata, compreso il bigliettino d’addio che qualcuno le aveva regalato prima che partisse per il trasferimento.
Le ricordavano Haku, e lei aveva aggiunto il suo nome completo - Kohaku - accanto al suo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Chihiro

Le aveva promesso che si sarebbero rivisti, un giorno. Chihiro non aveva scordato l’avventura vissuta e ancora, dopo tutto quel tempo, teneva con se l’elastico che le aveva donato Zeniba. Ogni giorno dal loro addio serviva a ricordarle di non avere sognato, che Haku era esistito davvero e spesso nel cuore della notte invocava il suo nome, stringendo forte l’elastico, concentrandosi con tutte le sue forze, sperando ogni volta che quel gesto bastasse a farlo tornare. Eppure, non accadeva. Mai. E la speranza andava diminuendosi sempre un poco alla volta, sebbene senza mai estinguersi. Quante lacrime aveva versato, la povera Chihiro, non lo sapeva più neanche lei.
A volte lo vedeva in sogno, Haku. Sia come drago che come ragazzo. Le ambientazioni sembravano ripetersi ciclicamente: in un sogno si trovavano alle terme, in un altro sul treno, in un terzo presso la casa di Zeniba, in un altro ancora volavano insieme sul mare. I sogni non duravano molto e loro non parlavano mai, si sorridevano, si prendevano le mani, senza aggiungere suoni. Quando il sogno finiva Chihiro si svegliava sempre più triste e nostalgica, ed era in quel momento che stringeva al petto l’elastico, con le lacrime che le rigavano il volto.
Passò in questo modo sei anni, e di lì a un paio di mesi ne avrebbe compiuti diciassette.
Sette anni senza Haku. Come avrebbe fatto a resistere ancora?
La sua vita era totalmente cambiata da quando tutto accadde. Certo, si era appena trasferita, ed aveva dovuto conoscere gente nuova, aveva dovuto riadattarsi. Ma il vero cambiamento era avvenuto dentro di lei. Era cresciuta più nel tempo in cui era rimasta presso le terme di Yubaba che in quegli anni trascorsi e nonostante avesse sedici anni non si sentiva troppo diversa da quando si era allontanata per sempre dal tunnel magico, in auto con i suoi genitori, potendo guardare indietro, finalmente.
Poco tempo dopo che avvenne il trasferimento, con la scusa di esplorare per ambientarsi ai luoghi nuovi, aveva cercato più volte di nuovo la statua che introduceva al tunnel che la prima volta l’aveva tanto impressionata. Ma non l’aveva mai trovata, e non avrebbe saputo dire con certezza se sarebbe entrata, nel caso in cui ci fosse riuscita.
Quando il desiderio di Haku diventava talmente intenso da mozzarle il respiro e Chihiro si ritrovava stanca e provata nel suo letto, circondata dal buio della notte, pensava che sì, sarebbe tornata nella Terra degli Spiriti, solo per lui, solo per poterlo vedere ancora; avrebbe rischiato tutto, ne era certa e sarebbe stata capace di sacrificare la sua libertà, magari costretta da Yubaba a restare lì per sempre, per lui. Altre volte però, di giorno e con la luce del sole, magari mentre tornava da scuola, non era convinta che tornare sarebbe stata una gran soluzione. La sua vita si svolgeva tranquilla; gli studi procedevano senza troppi problemi, eccetto magari per la sua scarsa applicazione e facile distrazione. Riguardo al rapporto con i suoi genitori, non era cambiato molto da quando aveva dieci anni.
Era una vita normale, la sua, anche se a volte un po’ monotona. Sarebbe stata disposta a sacrificarla per cercare qualcuno che forse non si ricordava più di lei?
Crescendo, la ragione cominciava a prendere il sopravvento sulla fantasia e Chihiro stava vivendo l’adolescenza senza goderla davvero, prospettandosi più sul suo passaggio da ragazza a giovane donna. Spesso infatti i suoi genitori le parlavano del lavoro, di quanto fosse importante lo studio per trovarne uno buono, che le piacesse anche, dimenticandosi della sua ancora giovane età.
Chihiro era diventata una ragazza silenziosa e matura. Era cambiata molto dentro, per l’appunto, e a volte si abbandonava al mutismo, sentendosi incompleta, lasciandosi crescere dentro il vuoto che Haku le aveva lasciato. Quando la mente tentava di prevalere sul cuore, Chihiro si perdeva in letture che narravano di spiriti e magie, di streghe e incantesimi, costringendosi a rivivere così la sua grande avventura.
Per quanto fosse cresciuta mentalmente e psicologicamente, il suo corpo non era esageratamente cambiato. Era sicuramente diventata molto più alta, ma era magrissima come quando aveva solo dieci anni, e il suo seno non era grande come quello di tutte le altre ragazze della sua età. Quando le erano venute le prime mestruazioni, a tredici anni, la madre le aveva detto, felice, che il suo corpo sarebbe cambiato e lei aveva immaginato che sarebbe diventata una bella ragazza come lo era Rin - per quanto potesse esserlo una ragazza rana - ma non era successo e ciò rappresentava un dispiacere per lei, nonostante avesse imparato a non badarci troppo.
Piuttosto si rammaricava un po’ per sua madre che, per cercare di superare il silenzio di Chihiro, la quale da bambina era stata così chiacchierona, le regalava con frequenza abiti di vario tipo, dai vestiti adeguati alle feste alle magliette per tutti i giorni, compresa una serie di intimo alquanto variopinta, che poco si adattava però ai gusti semplici della figlia. Chihiro la ringraziava ogni volta con un sorriso sempre sincero, ma aspettava poi di vedere la madre uscire per andare a lavoro, così da potersi nuovamente cambiare per la scuola. Continuava a indossare magliette poco attillate, curandosi certamente, ma senza porre mai l’estetica come suo primo pensiero. Si ripeteva che probabilmente non attraeva i ragazzi per il suo modo di vestire, alquanto poco invitante, se paragonato alla maggior parte delle ragazze che conosceva, restando indifferente al loro desiderio di mettere in mostra quanto più possibile.
Conservava ancora, gelosamente, gli abiti che aveva indosso quando si ritrovò nella Città Incantata, compreso il bigliettino d’addio che qualcuno le aveva regalato prima che partisse per il trasferimento.
Le ricordavano Haku, e lei aveva aggiunto il suo nome completo - Kohaku - accanto al suo.
*
Amore.
Era questo che dicevano di loro, laggiù. L’aveva sentito più volte da Kamaji e aveva udito distintamente Zeniba pronunciarne la parola quando Haku era venuto da lei a prenderla. Era stata lei a spiegarle che solo l’amore poteva spezzare la maledizione. Grazie al suo amore nei confronti di Haku egli non era morto.
Ma allora era soltanto una bambina e non aveva inteso perfettamente cosa potesse significare. Per lei Haku era stato un grande amico, in un certo senso un confidente, l’aveva aiutata ad andare via dal quel luogo, difendendola come poteva da Yubaba . Solo crescendo Chihiro aveva  capito cosa fosse stato davvero per lei e quanto desiderasse averlo di nuovo con sé. Nutriva la paura cieca di non rivederlo mai più, e capitava che questa paura si trasformasse in incubo, alcune notti. Così, disperata, si abbandonava ai pianti e ai ricordi, rendendosi conto di come questi si facessero ogni volta più sfumati, meno precisi. Temeva di svegliarsi, una mattina, e scoprire di non ricordare più il viso di Haku, con i suoi occhi verde mare e il suo manto da drago candido e soffice.
*
Sempre più di rado si avventurava nelle sue esplorazioni alla ricerca dell’antico tunnel. Anzi, non antico, di cartapesta, come specificò al tempo suo padre. Effettivamente, ormai con i suoi genitori la scusa di voler conoscere bene i dintorni non poteva più funzionare dopo tutto quel tempo, e i suoi non apprezzavano particolarmente le ‘semplici passeggiate’ di Chihiro, che rischiavano di protrarsi per ore e ore, togliendo così il tempo allo studio. Chihiro conosceva però così bene ormai quelle zone da non provare quasi affatto delusione quando tornava a casa senza aver concluso nulla. Conosceva quei luoghi come le sue tasche dopo tutto quell’esplorare che era stato il suo punto fisso fino ai quattordici anni, con la speranza, sempre più accesa, di ritrovare il passaggio per tornare da Haku. Si era stancata di vedere sempre tutto uguale, sebbene tentasse ancora di respingere la possibilità di non tornare mai più. Eppure, anche nei momenti in cui la ragione regnava sul sentimento, Chihiro non poteva non pensare che loro due si sarebbero rincontrati per forza, un giorno; perché lo dicevano nel mondo degli Spiriti, dicevano che lei e Haku erano amore, e intendevano quello vero - di questo Chihiro era certa. Un uomo, o un ragno, come Kamaji non poteva sbagliarsi su qualcosa di cosi importante, Chihiro ne era fermamente convinta; semplicemente, non poteva.
*
L’estate precedente, a quindici anni, era tornata nella città natale per un paio di giorni con i genitori, i quali avevano proposto una rimpatriata di famiglia, per rivedere così la nonna di Chihiro. Non immaginavano neanche lontanamente però cosa potesse significare per la ragazza tornare là. Il palazzo in cui viveva la madre di Akio, nonché padre di Chihiro, era ubicato dove prima scorreva il fiume Kohaku.
Per questo motivo Chihiro era così informata su quel fiume, quando ricordò il vero nome di Haku. Ne era al corrente dato che sua nonna vi si era trasferita poco tempo dopo che venne prosciugato e, poiché sua nonna amava particolarmente quella zona della città, l’aveva portata spesso là a passeggiare da piccola, quando il fiume ancora scorreva, ed accadde durante una di quelle passeggiate che Chihiro cadde nel fiume, incontrando inconsciamente Haku per la prima volta.
Chihiro quasi si sentì male quando si ritrovò lì, e nonostante la nonna cercasse di passare più tempo possibile con la nipote, quest’ultima riuscì a chiudersi nel bagno per un po’, per potere dare sfogo alle lacrime che non accennavano a volersi fermare. Era stato uno shock per lei tornare a calpestare quelle strade, sentendosi un’usurpatrice nei confronti di Haku.
Con la scusa di comprare il pane per il pranzo, Chihiro aveva ottenuto di andare a fare una passeggiata nei dintorni, sperando di sentirsi più vicina ad Haku, trovandosi nel luogo dove egli aveva vissuto, ma l’inquinamento così denso l’aveva portata a pensare al Dio del Fiume, che lei aveva ripulito, alle terme. In quell’unica occasione l’aveva ringraziata perfino Yubaba. Sorrise al pensiero di come era riuscita a conquistare il figlio e della faccia che aveva fatto la strega, all’ultima prova, quando Bou l‘aveva difesa. Si era sempre chiesta come avesse fatto ad indovinare quella volta, ma non lo sapeva neanche lei. Le era sembrato palese che i suoi genitori non fossero là, ed era certa che Haku avrebbe risposto allo stesso modo, se si fosse trovato al suo posto.
*
A volte Chihiro scriveva lettere ad Haku. Qualcuna era più lunga, altre potevano essere costituite anche solo da una o due frasi. Chihiro le scriveva quando si sentiva proprio giù, quando né le letture ne l’elastico luccicante le erano di conforto. Sulla scrivania teneva della carta da lettere, che usava appositamente per questo. Non le sigillava mai. Una volta finito di scriverle si recava al fiume più vicino, le adagiava sull’acqua e le osservava scorrere via, seguendo il corso. Le sue lacrime accompagnavano sempre ogni lettera, silenziose. Era un rito diventato importante, per lei. Anche se era troppo intelligente per non sapere che prima o poi la carta e l’inchiostro si scioglievano durante il corso del fiume, la speranza che in qualche modo quei pensieri giungessero al destinatario le era d’aiuto, per superare i momenti tristi.
Inconsciamente stava cercando tutti i modi possibili per rintracciare il ragazzo, ma ogni delusione contribuiva ad aumentare il dolore. Nei momenti più bui, quando la disperazione giungeva alle stelle, Chihiro si sentiva tradita da Haku. Le aveva fatto una promessa, non riusciva a concepire che lui potesse non mantenerla. Significava che non teneva abbastanza a lei? Che non era poi così importante come le aveva fatto credere? Forse avrebbe dovuto fare un patto con lui, come quelli di Yubaba, pur di rivederlo, se le promesse non bastavano. Eppure, in cambio del perdono di Zeniba per il furto del Sigillo d’Oro, non avrebbe dovuto proteggerla? Ma per farlo... Avrebbe dovuto esserci.
*
Ti prego Haku, mantienila, la tua promessa. Non voglio lasciare questa terra senza vederti di nuovo.
*
Mi manchi.
*
Non scordarti di me, sono la tua Chihiro, è qualcosa che sento dentro, Haku. La prima volta... Ero troppo piccola per capire che ti stavo lasciando, credevo che ci saremmo rivisti, era una certezza, per me. Ma ora, mi pento di non aver fatto nulla di più per restarti accanto.











P.S: questa non è che la mia personale visione del personaggio di Chihiro; l’ho sempre immaginata così e poiché non possedevo molti elementi su cui basarmi ho cercato di evolverli secondo la mia fantasia. Se non gradite siete invitati a cambiare storia piuttosto che insultare questa. Grazie.

  
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