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Autore: Heiwana_Kodai99    12/04/2013    0 recensioni
Hello! Sono nuova e questa è la mia prima storia! (non uccidetemi, non sarà un capolavoro...!)
Michelle scopre di essere stata adottata e decide di cominciare un viaggio, un lungo viaggio, sperando di poter darsi così delle risposte. Ovviamente non andrà sola, ad accompagnarla sarà Nicola, il suo migliore amico. E' un viaggio assurdo, impossibile e che dovranno affrontare completamente soli. Ad aiutarli sarà il loro coraggio, la determinazione e lo sboccio di un giovane nuovo amore.
- Non seguirmi, Nicola, sarebbe inutile.
- Ma io non voglio stare senza di te, lo vuoi capire?!
- Lo so, lo so. Ma questo è il mio viaggio...
Lui le aveva poggiato le mani sulle spalle
- Un po' d'aiuto non fa mai male, no?
Lei aveva sorriso tristemente.
- Ti aiuterò a trovare i tuoi genitori, Michelle.
Spero di avervi incuriositi!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                                                          L'INIZIO

Non era assolutamente sua intenzione andarsene e abbandonare così la sua vita, eppure lo stava per fare e per giunta in segreto silenzio. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo che le cose sarebbero andate a finire così prima o poi, non era mai stata una persona ottimista e tutta quella felicità che lo accompagnava in quei giorni era un brutto presentimento per l'avvenire. In realtà poi, se analizziamo bene la faccenda, lui non ne ricavava niente da quella fuga azzardata lo stava facendo solo per quel bel viso che ora dormiva seneramente. Si, forse stava abbandonando la sua vita, ma non poteva abbandonare lei. Lei valeva molto più della sua clasica e banale esistenza da ragazzo qualunque. Quando guardava i suoi tratti dolci e gli occhi grandi si chiedeva cosa avesse di tanto speciale e se tutta quell'enfasi che lo percorreva quando la guardava dipendeva da quello sguardo. Perchè in cuor suo lo sapeva che quello non era uno sguardo qualunque anche se non l'aveva mai fatto notare perchè lei era solita arrossire vigorosamente quando qualcuno faceva nome della sua bellezza. Tanto meno se ne rendeva conto. Ma tornando a noi dicevamo che doveva andare, diciamo seguirla. Quello non era il suo viaggio bensì quello del bellissimo angelo che dormiva vicino a lui, gliene aveva parlato spesso, dicendo che non doveva seguirla ma continuare a vivere normalmente. E come? Si era chiesto lui. Come vivere normalmente senza di lei?
- Non seguirmi, Nicola, sarebbe inutile.
- Ma io non voglio stare senza di te, lo vuoi capire?!
- Lo so, lo so. Ma questo è il mio viaggio...
Lui le aveva poggiato le mani sulle spalle
- Un po' d'aiuto non fa mai male, no?
Lei aveva sorriso tristemente.
- Ti aiuterò a trovare i tuoi genitori, Michelle.
Quest'affermazione suonava strana se non si conosceva il contesto di quella loro conversazione. I genitori di Michelle erano veramente sperduti, e forse si erano anche dimenticati di avere una figlia, dato che questa era andata in adozione dopo poche settimane di vita. I suoi genitori adottivi non pensavano minimamente che una volta rivelatele questo segreto lei prendesse e decidesse di scappare, o meglio, partire senza avvisare prima.
Aveva solo la cartella dell'adozione dove c'era il nome dei suoi e l'indirizzo, ma non significava niente, potevano essersi trasferiti, o non essere più in vita. Sinceramente cercava di non pensarci proprio a quest'ultima ipotesi ma a volte la mente, irrazionale, vi cadeva o non poteva fare a meno di pensare che tutto era possibile e che quello era un viaggio senza neanche una meta precisa.
- Lo capisci da solo, Nicola, che questo viaggio è già abbastanza assurdo per me, figuriamoci per te. Devi lasciare i tuoi genitori, i tuoi amici, le tue abitudini, la musica, le uscite il sabato sera, il...
- Lo so, non serve che me lo ricordi. E lo faccio solo per te, sono pronto a riunziare a tutto questo solo per te. Lasciami venire o non vivrò mai. Potrò dire che mi hai ucciso.
- Quindi la colpa sarebbe anche mia??
- Michelle. Io voglio te e te sola. E' il mio unico scopo. Il mio unico desiderio. Lasci almeno che diventi realtà.
La ragazza sospira, mentre i capelli rossi le coprono metà del volto, mostrando solo per un po' la sua tristezza, effettivamente a lei faceva più che piacere se qualcuno la accompagnava nella sua follia, ma se questo comportava la fine della sua apertura al mondo le sorgeva solo una domanda. Perchè? Non poteva essere l'amore, non esisteva una forza capace di ciò, forse solo la pazzia. Ma d'altronde spesso amore e pazzia sono collegate da un filo invisibile. Chi era lei per negare il diritto della libertà, uno dei diritti fondamentali, a quel ragazzo? Nessuno. Eccola la risposta, non poteva dire di no.
- Va bene. Seguimi, stanotte dormi da me, partiamo domani all'alba, portati vestiti e tutti i tuoi risparmi.
Detto ciò non aspettò neanche la sua risposta o un saluto, perchè le bruciava ancora troppo che gli aveva veramente permesso di seguirla. Il vento scosse il suo vestitino azzurro, lasciando vedere le gambe perfette. In fondo a lui bastava anche solo quello: guardarla.
La sera infatti era da lei, non mangiarono quel giorno. Il peso della partenza riempiva già il loro stomaci. Andarono a dormire ma non ci riuscirono, almeno lui.
La mattina dopo, all'alba, erano pronti. Gli zaini in spalla, tutto a posto, a parte per la loro coscienza, quella se la sentivano sporca e opprimente.
Fuori faceva freddo, forse non per la stagione, dato che era giugno, ma perchè era quello che loro sentivano. Brividi di freddo lungo la schiena, dentro il corpo, nella mente.
Michelle fece il primo passo verso la strada, la conosceva a memoria, e finchè bisognava andare in posti conosciuti non c'era problema. Nicola era ancora fermo.
- Sei proprio sicura?
Anche lei si fermò, ma non lo guardò in faccia. Guardava solo davanti a se.
- Si, sono pronta.
Fece un lungo respiro e una nuvoletta di vapore si diffuse per l'aria, faceva veramente freddo.
Cominciarono il viaggio in silenzio, la tensione era troppa e polverizzava qualsiasi parola pronta a uscire dalla loro bocca. Si stavano dirigendo verso la linea del tram, anche lui conosceva bene quella strada. Si sedettero sulla panchina di plastica per aspettare l'8, distanti, quasi come se fossero perfetti sconosciuti legati solo dal fatto di dover prendere lo stesso tram.
Nicola cominciò a chiedersi se valeva la pena di fare tutto questo per lei, lei che era sempre sorridente e chicchierona e che adesso stava in silenzio, a guardarsi le vans che aveva ai piedi. Ma si che ne valeva la pena, il suo profilo era stupendo: il suo piccolo naso, le labbra carnose e rosse e gli occhi grandi, blu. La sua carnagione era sempre bianca, e col freddo che c'era, adesso lo era ancora di più, facendola assomigliare quasi a una morta. Fortuna che i capelli rossi la riaccendevano un po', la prima volta che li aveva visti le aveva chiesto quando se li era tinti ed era rimasto piuttosto sconvolto quando lei gli aveva risposto che non si era mai fatta una tinta in vita sua e che quel colore era naturale.
I boccoli le ricadevano sulle spalle candide, sempre perfetti, anche dopo giorni che non se li pettinava. Come faceva a non accorgersi della sua bellezza per Nicola rimaneva ancora un mistero.
Il rumore del tram sui binari ruppe quel silenzio quasi imbarazzante. Michelle si alzò in piedi di scatto, facendo prendere un colpo al suo nuovo compagno di viaggio. L'otto era vuoto, doveva essere la prima corsa. Entrando dentro la ragazza si accorse che c'era un uomo dentro, seduto su una sedia in fondo. Aveva una valigetta ventiquattro ore, sembrava una persona seria, sobria, pronta a svegliarsi alle cinque per arrivare a lavoro puntuale. Alzò la testa e guardò quei due ragazzi annoiato. Era presto per andare a scuola, ma non voleva fare domande. Era sempre stata una persona fredda e distaccata. Guardò fuori dal finestrino, malgrado i pochi gradi era una bella giornata.
Ottima per cominciare un viaggio.
I due ragazzi si sedettero vicini dall'altra parte del tram, Michelle era sempre in silenzio, con le mani poggiate sopra le ginocchia. Nicola non resistette all'impulso e ne afferrò forte una, stringendola fra le sue. Lei alzò lentamente la faccia e lo guardò negli occhi color miele. Era la prima volta, da quando era iniziato quel viaggio, che sostenevano lo sguardo.
Nicola non sapeva cosa dire e pensò bene che non era ancora ora di rompere quel silenzio, in fondo ci si era abituato, e andava bene così.
La fermata della stazione non era tra molto, forse un quarto d'ora, forse meno. Non sapevano quanto costava il biglietto per Milano, avevano circa duecento euro a testa, e dovevano bastare per il cibo e qualsiasi incoveniente che poteva presentarsi lungo il percorso. Un biglietto solo andata, forse una ventina d'euro. Speravano non di più.
Mancava una sola fermata e la ragazza si alzò, senza però lasciare la mano di Nicola, gli dava forza, e ne aveva veramente bisogno in quel momento.
Chissà, forse i suoi genitori adottivi si erano svegliati e la stavano disperatamente cercando. Lei aveva visto molti film dove i ragazzi partivano e lasciavano bigliettini tipo "Sto andando a Milano, vi voglio bene, non cercatemi." Ma le sembrava una cosa stupida e in questa storia aveva preferito non lasciare nessun messaggio del genere. L'unica cosa che la preoccupava, e che preoccupava anche il suo compagno di viaggio, era la polizia, che sicuramente avevano già chiamato. L'avrebbero riportata in quel mondo di finzione che la stava lentamente e incosciamente uccidendo. Scesero dal tram. Il freddo mattutino aveva lasciato il posto a una leggera brezza e ai raggi caldi del sole estivo. I suoi compagni di classe stavano già festeggiando l'ultimo giorno di scuola?
Camminarono a passi svelti verso la stazione. C'era poca gente in giro, qualche famigliola alzata di buon'ora per partire, uomini d'affari, qualche coppietta perdutamente innamorata, ma nessuna coppia di ragazzi quindicenni con zaino in spalla e sguardo perso. Questo contribuì a far crescere il dubbio di quanto fosse stata giusta quella scelta nei cuori di Nicola e Michelle, ancora mano nella mano.
- Mi dispiace, Nicola.
Michelle lo guardò e ruppe la tensione che si stava portando il silenzio.
Chissà cosa volevano dire veramente quelle parole... si stava comportando in modo strano...
- Non dire sciocchezze e andiamo.
Rispose serio lui, più determinato di prima. Entrarono dentro e presere due biglietti per Milano.
Durante il viaggio cominciò a piovere a dirotto. Nicola lo immaginava, era una giornata troppo perfetta.
Quel giorno non mangiarono e arrivarono a Milano con lo stomaco completamente vuoto. Nessuno di loro ci era mai stato e i mille incroci e le strade grigie recavano loro sconforto.
Nicola le prese la mano.
-Dove ... dove andiamo, Nico?
-Non lo so.
-Sei mai stato a Milano?
-No, ma dobbiamo mangiare qualcosa, qualsiasi posto andrà bene, domani ci occuperemo della ricerca.
Michelle annuì, lei lì da sola sarebbe già caduta in depressione, davanti al primo incrocio o alla prima strada, fortuna che c'era la sua mente lucida, sempre ordinata. Anche se il caos nel suo cervello era un po' troppo per riuscire ad avere un ordine così facilmente, e poi, chissà se l'avrebbe mai avuto. Guidata dal passo svelto dell'amico, Michelle si prese il lusso di non guardare nemmeno dove camminava e di pensare a tutto quello che aveva fatto, che avrebbe dovuto fare e che non aveva avuto il tempo di fare. Non aveva più quel pessimismo che la portava alla sicura morte dei suoi veri genitori, perchè adesso era veramente scappata, aveva veramente abbandonato tutto e viaggiato quattro ore su un treno. L'immagine del palo era a meno di un millimetro dal suo volto.
-Attenta! Ma dove guardi?
-Si scusa.
Non fosse stato per Nicola, che l'aveva prontamente presa e scansata al lato, il suo naso sarebbe stato sicuramente rotto e sanguinante, un pessimo inizo per il viaggio più importante della sua vita.



IL MIO ANGOLO
Ciao ragazzi! Allora, questa è la mia prima storia, che ve ne pare? (è orrenda lo so...)
Avevo semplicemente voglia di scribbacchiare un po', avete presente? E mi sono detta: toh! un sito apposito per le storielle, perchè non la pubblichiamo qui?
Infatti l'ho fatto e ho intenzione di continuare a scriverla e spero tanto di finirla (ci riuscirò? Bha...)
L'idea ce l'avevo in testa da tantissimo tempo in realtà, ma sono pigra *coff coff* okay okay, moolto pigra e non mi era mai girata di scriverla sul serio...
E vabbè.
La cosa invece divertente è che neanch'io sono mai stata a Milano (e allora perchè diamine hai scelto Milano e non... che ne so... Firenze!?!?!)
Bella domanda, non lo so. Forse proprio perchè non ci sono mai stata... mi impersonifico meglio nel personaggio!
Detto ciò vi saluto, a presto!

                                                                                                                                                                                                                                                                                       Heiwana
  
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