Salve a tutti! Vi dirò, questa fanfic mi è venuta fuori
un po’ strana, anche come stile. Mi rendo conto che in pochi riusciranno a
leggerla, perché quasi sicuramente è noiosa, melensa e lenta e non so bene
neanche io come mi è uscita, ma sappiate che apprezzerò infinitamente ogni
commento o critica a riguardo... e poi non è molto lunga, no? ^^ Io stessa la trovo un po’ insensata, nel senso
che non ha capo né coda, ma sono solo pensieri lasciati a briglie sciolte, ma
che non è che mi riguardino da vicino, quindi non so, sono un po’ confusa, ma dovevo
scriverla e darle vita… Io comunque ve la propongo, sperando che sia cosa
gradita. Un bacio e buona lettura!
P.S.: Non si nota la mia mania per la pioggia, vero?,
nooo XD Scusate se risulto ripetitiva con i paragoni e simili, io faccio del
mio meglio, lasciando che le frasi si creino da sole… ^^
Nota: L’ispirazione è presa da due canzoni. La prima è “Endless
Rain” degli X Japan, da cui ho preso anche il titolo, mentre la seconda è “Passive”
degli A Perfect Circe, soundtrack del film Constantine.
Endless Rain
Spesso per capire la portata di qualcosa bisogna
semplicemente vederne gli effetti, non credete?
Basti pensare alla fredda pioggia autunnale, quando il cielo
è troppo scuro e nero per poter capire se davvero sta piovendo; ma il rumore
ticchettante contro i vetri giunge alle orecchie, e si può vedere con i propri
occhi le gocce mischiarsi alle pozze sul terreno, in una scrosciante melodia.
O si cammina sotto il cielo, senza nessun riparo, lasciando
che le gocce feriscano il viso; perché non si marcia a testa bassa, no, ma con
lo sguardo rivolto alle stelle invisibili del mattino, lasciando che le luci
della città illuminino quelle stille cadere, seppure non si riescano a tenere
gli occhi aperti, a causa loro, mentre bagnano anche gli occhi e le guance, la
fronte e i capelli e le labbra e il mento. Perché forse, solo per qualche
momento, possono sostituire quelle lacrime che non si riescono a versare,
benché tutto sembri far male.
Sono solo ferito, non è niente, è solo un momento, e poi
passerà. Un attimo infinito – e feroce, che strappa il cuore, ma pur sempre un
attimo.
Allora perché mi sembra che ora, la pioggia, spesso mia
amica fedele, mi abbia tradito così, bagnandomi, lasciandomi infreddolito e
intirizzito, ma ancora dolorante e ferito nel cuore quanto nel corpo – sebbene
il dolore fisico sia l’ultimo dei miei problemi in questo momento.
Le braccia sono irrigidite, da troppo tempo nella stessa
posizione, nello stesso abbraccio soffocante. Sapere che ora posso tenerti tra
le braccia non è come sapere che avrei dovuto tentare, e forse ti avrei
abbracciato con felicità, mentre ora questa conoscenza mi dà solo un lacerante
senso di malinconia. Ora che abbraccio il tuo corpo simile ad un manichino
quale soddisfazione, quale contentezza posso provare?
Ora ti osservo, scostandoti le scure e ribelli ciocche dal
viso, cinereo e leggermente rigido, ma quasi potrei credere che stai dormendo
preda di un incubo, se non fosse per il sangue che ti copre metà del volto, nascondendo
il pallore, incrostando i capelli.
«Il mio nemico perfetto.» mi accorgo di aver pronunciato
queste parole ad alta voce solo in parte, come un’eco giunta alle mie orecchio,
ma, al contrario, percepisco il sorriso amaro che si apre sulle mie labbra.
Continuo ad accarezzarti i capelli sporchi di sangue seccato e terra. Non
saprei dire da dove proviene quel sangue, quale dei tanti incantesimi che ti
hanno straziato lo ha provocato. Ma sei riuscito nella tua missione, no?, hai
salvato il mondo. Mi deludi, avevi detto che non avresti abbandonato chi amavi,
che saresti tornato, che lo avresti sconfitto una volta per tutte, per non
permettergli di causare altro male. Ma è stato solo un giuramento mantenuto a
metà. Sei vincitore, ma non sei tornato; Lui non provocherà altro male, ma
questa volta sei stato tu a infliggerlo, anche se la colpa è Sua; sarai sempre
presente nei cuori di tutti, ma li hai comunque abbandonati,
So che non dovrebbe essere tua, la colpa di tutto questo, ma
qualcuno devo pur incolpare, qualcuno deve pur essere responsabile di tutto il
mio dolore. E non solo mio.
La senti la voce rotta della Granger, le sue lacrime, i suoi
singhiozzi, i suoi gemiti? Senti le sue strazianti urla sussurrate, il suo
cuore spezzarsi silenziosamente? E le lacrime urlate degli Wealsey? Oh, hai
abbandonato tutti, ma tutti ci sentiamo come se noi avessimo abbandonato te.
È un miracolo che nessuno mi stia
scacciando da te, ma se anche lo facessero lotterei, anche senza forze come
sono ora, dopotutto è normale provare tutta questa stanchezza di vivere, non
trovi?
Dovresti svegliarti e guardarmi, forse così potrei dirti
tutto ciò che ho tenuto nascosto all’interno del mio cuore, come uno scrigno
sacro e chiuso a chiave. Dovresti smetterla di fare il morto, e alzarti, oppure
entro breve potrei decidere di non farcela più, ad osservarti, e urlarti che mi
hai deluso profondamente. Ma non puoi, e non lo farai. Vorrei solo che mi
guardassi un’ultima volta con affetto, o forse mi basterebbe solo
un’occhiataccia come quelle che ci scambiavamo nei primi anni, ricordi? Mi
viene da ridere, e credo di aver persino emesso una mezza risata. Perché non
puoi voltarti e guardarmi, perché non puoi aprire gli occhi?
Potrei persino tornare ad osservarti di nascosto, innamorato
e un po’ invidioso, dal mio lontano angolino; riuscirei a sopportare il sapere
che i tuoi amici posso averti accanto e io no, mi basterebbe sapere che tu sei
felice. Farei tutto questo purché ti sia permesso di tornare.
Aspetto un minuto, due, tre, o forse di più, ma nulla
succede, e mi viene da pensare che forse non è abbastanza. Ma non ho nulla di
più, questo vuol dire che il mio amore è senza valore? Dopotutto è di questo
che si tratta, amore, lo so, ne sono sicuro. Ma significa che non è abbastanza
forte? Come posso dimostrarlo, adesso? Posso solo dirtelo, parlarti ora, ma è
troppo tardi, come potrai deridermi e disprezzarmi, come risposta alle mie
confessioni? Come potrai ora allontanarmi più di quanto già non siamo lontani,
quando svelerò ogni mio segreto che ti riguarda? Oh, non lo farai, no. Non
succederà proprio niente, rimarrò ad osservare il tuo viso addormentato, in
attesa di reazione, bagnato dalla pioggia tra le mie braccia, immobile e
inerte, e l’unico calore che emanerà sarò il riflesso del mio che ti ho donato
con la mia vicinanza, ma che non sarà abbastanza per ridarti indietro il tuo
così prorompente, e farti riaprire gli occhi verdi e osservarmi con la tua
espressione un po’ malinconica e pronta a tutto ma mai arresa.
Assisto solo passivamente al salato sulle mie labbra, dovuto
a gocce che non sono pioggia, mentre finalmente ti stendo sul terreno bagnato.
Seguo con il dito ogni tuo tratto: la fronte con la cicatrice, le palpebre, il
naso, le labbra, il mento. E mi stendo a terra, ad osservare le gocce cadere su
di noi, mentre le mie lacrime sfuggono ai lati dei miei occhi, cadendo
rovinosamente lungo le tempie, inumidendomi i capelli – ma non posso sentirlo,
perché sono già bagnati, e ora si stanno anche sporcando di terra e per una
volta non me ne preoccuperò, ma lo so – e morendo nel terreno, o forse
mischiandosi prima alla pioggia, ma non lo so, perché non seguo quei sinuosi
percorsi. Mi avvicino più a te, e al freddo del tuo corpo, incurante di tutto e
tutti, e chiudo gli occhi, cercando di dimenticare tutto, tranne te e il mio
amore per te. Voglio solo addormentarmi, fare con te almeno quest’ultima cosa
insieme, anche se tu non ti sveglierai più, mentre io, quando lo farò, starò
peggio di prima, perché tutto sarà reale e crudele, e troppo sbagliato per
poter cercare di credere che sia un sogno.
«Tu, morto come solo un morto può essere… e io, solo come un
innamorato senza il suo amore.» un sussurro roco dalle mie labbra è quello che
ne esce, frase che non ho quasi nemmeno pensata, ma che è uscita istintiva,
come ultimo sfogo, nulla di più.
Sognerò di momenti insieme inesistenti, di come sarebbe
stato, fantasticherò di noi, di come ci saremmo amati, perché nei miei pensieri
tu mi ami tanto e anche più di me. Ma non ci saranno litigi, perché nei miei sogni
ci sarà solo spazio a felicità e serenità, come contrappeso alla bilancia della
vita, in cui la realtà è piegata dal peso della solitudine e del dolore e della
tristezza.
E sognerò di deserti, in cui pioggia non cade, e io sarò una
rosa, ferita e morente, e tu sarai la mia acqua, e solo tu potrai cancellare il
dolore che il pensiero di te mi provoca. Fino ad allora, fino al momento del
mio risveglio, mi permetterai di poterti stare accanto, abbracciato a te?
Chiedo solo questo, mentre chiudo gli occhi, e il peso del rimorso, delle
parole non dette, mi lacera il cuore.