Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: potters_continuous    13/04/2013    12 recensioni
E se la 3x18 avesse avuto la stessa trama della 4x18?
Cosa sarebbe successo? Come avrebbero reagito le "vecchie" Nuove direzioni?
I punti di vista sono di Rachel, Kurt, Puck, Brittany, Santana e Artie.
Dal POV di Rachel -> Di nuovo un boato, come quello di una pistola che spara: è come se scoppiasse una bomba carica di panico proprio lì, nella storica sala prove che li ha visti cantare a squarciagola per mesi e mesi, ed è proprio nella gola che si attanaglia quel fumo invisibile, pronto a strozzare a tutti il fiato e a scendere più giù per contorcere loro le budella.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Puck/Quinn
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota dell’autrice: questa shot corrisponde alla 3x18: mi piaceva l’idea di restare cronologicamente coerente alla quarta stagione. Buona lettura!

 

Rachel

Con la coda dell’occhio sinistro, Rachel poteva vedere la bocca del professor Schue muoversi, accompagnando le sue parole con gesti enfatici. Da giorni le onde sonore prodotte dalla maggior parte delle persone si infrangevano contro la bolla di pensieri che la circondava. 
Manca poco al giorno che cambierà la tua vita, Rachel Berry: non sei una misera roccia nello spazio, non sei polvere costretta a vagare per sempre tra le nubi, sei una stella destinata a brillare tanto da essere nota nell’intero universo.
Ormai conosceva a memoria quel mantra, e le ore si susseguivano sempre più veloci mentre si ostinava a ripeterlo e ad osservare alcune regole fondamentali, come evitare i baci e il toccare le maniglie per paura di contrarre allergie che l’avrebbero costretta a letto, o a non focalizzarsi troppo sugli ostacoli che la vita avrebbe potuto frapporre tra lei e Carmen Tibideaux, come un furioso stalker omicida, il ciclo improvviso, trovarsi nel mezzo di una sparat-

Un rumore forte la colpisce, distogliendola dal suo flusso di coscienza, si gira subito verso Finn, anche a lui a bocca aperta e con un espressione preoccupata in volto, lo sguardo fisso sul professore.

Di nuovo un boato, come quello di una pistola che spara: è come se scoppiasse una bomba carica di panico proprio lì, nella storica sala prove che li ha visti cantare a squarciagola per mesi e mesi, ed è proprio nella gola che si attanaglia quel fumo invisibile, pronto a strozzare a tutti il fiato e a scendere più giù per contorcere loro le budella.
La voce di Will è appena un sussurro, un dolce sciroppo che Rachel ingoia con piacere, ma non serve a dissolvere la nube di paura che arieggia nella stanza: “Sparpagliatevi. Presto, trovate dove nascondervi e sparpagliatevi!”. Fanno quel che dice. Puckerman  si avvicina al piano e tenta di spostarlo per barricare l’entrata, il metronomo che vi era poggiato sopra cade a terra, resta al centro della stanza a scandire la velocità che il battito dei loro cuori dovrebbe seguire, come a rimproverare quella invece disumana che pulsa nei loro petti. Il braccio sudato di Finn le circonda le spalle, poi lui la tira a se', le bisbiglia qualcosa che non riesce a sentire. E stavolta non c’entra nulla la Tibideaux.

Kurt

“Ma siamo sicuri sia stato davvero uno sparo?” chiede Finn, accovacciato dietro la batteria e stretto alla sua ragazza. Viene zittito subito, non serve una risposta, non ha importanza: e men che mai importa a Kurt.  È appoggiato a Blaine, seduto a gambe aperte dietro di lui, le sue braccia gli cingono il torace con delicatezza, lo sente singhiozzare ogni tanto.
Nella mente di Kurt si affollano i momenti passati con due persone: una è alle sue spalle, e gli accarezza con una mano la guancia, l’altra è ad aggiustare qualche macchina malridotta nella sua officina, ignara di quello che sta succedendo. Papà.


 
“Vi voglio bene, ragazzi. Spargete la voce, dite a tutti quello che sta succedendo.”

“Britt è in bagno...” mormora qualcuno addossato alla parete, ma lui non alza lo sguardo, troppo intento a digitare sul cellulare il numero di Burt. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. Risponde la segreteria telefonica di Burt Hummel: se sei Sue Sylvester smettila di chiamarmi; se sei qualcun’altro lascia un messaggio dopo il bip!
 
Il castano stringe i denti, due grosse lacrime gli rigano immediatamente il volto, poi è un fiume in piena.
Blaine è al telefono con sua madre, cerca di spiegare, parla piano ma stringe forte la mano del suo ragazzo, la sua ancora in quel mare tempestoso, continua a inframmezzare nel discorso qualche Kurt qua e là, è un discorso sconclusionato, è un pianto al telefono, è cercare il supporto che solo  una mamma può dare. Mamma. Kurt vuole sentire il suo profumo ora, inspirarlo forte, mandarlo dritto nei polmoni, per togliere quella tenaglia che gli stringe il cuore, ma no, il suo profumo non è lì, lei non è lì, lui è circondato da una serie di ragazzi disperati e Dio, Buddha, qualunque entità soprannaturale nei paraggi, fa che mio padre risponda, ti prego. Prega in silenzio senza sapere a chi si sta rivolgendo, ma quel qualcuno deve volergli bene ed esaudisce le sue preghiere: “Kurt, ho sentito, va tutto bene, tranquillo.”  gli risponde finalmente suo padre.
“Brittany è in bagno!” urla Santana correndo verso la porta, ha la voce rotta, il professore la blocca, Finn si alza e cerca di trattenerla, Mike ha lo sguardo fisso nel vuoto e sembra ripeta il nome della sua ragazza all’infinito, come se quell’azione lo tenesse in vita.
Kurt non la sente, ha la vista offuscata per via delle lacrime, suo padre cerca di calmarlo, si ripetono quanto si vogliono bene.
“È lì, idioti, da sola! Ha bisogno di me!” urla la mora dimenandosi nella stretta del più alto, scaricando pugni sul petto di Will, che le tappa la bocca con una mano e con un’occhiata cerca l’aiuto di Sam, che si alza e contribuisce a tenerla ferma.
“Santana, se urli, chi ha sparato potrebbe accorgersi di noi, cazzo!” le dice Finn in un orecchio, per nulla calmo.
 “Kurt.” la voce di Blaine è appena udibile, ma basta perché il ragazzo si giri e lo fissi, cercando in quegli occhi nocciola e oro la calma di cui ha bisogno. “M-mi spiace...” farfuglia il più basso, la bocca impastata. Lo sguardo che gli aveva rivolto ore prima, nel chiedergli chi fosse Chandler, non è nulla in confronto a quello che ha ora. Le loro bocche si incontrano per un attimo, fugaci, la paura di morire batte la fame che entrambi hanno dell’altro: “Blaine, ti amo.” L’altro tenta un sorriso, ma tutto quello che gli riesce è una smorfia malinconica, quasi cerca di ingoiarle quelle parole, di farne tesoro per sempre, poi si avvicina il più possibile al suo fidanzato e sulla bocca gli mormora: “Oh mio Dio Kurt, ti amo così tanto...” Le sue lacrime bagnano il volto di Kurt, i loro cuori si uniscono in un solo battito, le loro lingue si trovano, è un bacio che ha il sapore del sale e dello zucchero allo stesso tempo, è l’amore che si trova nella sofferenza più buia.

Puck

Puck aveva sollevato Quinn dalla sua sedia a rotelle, poi se l’era messa in braccio dopo essersi seduto per terra, dietro alcuni scatoloni. Su due cose non aveva avuto bisogno di pensare neanche per un attimo: uno, quello era il rumore inconfondibile dello sparo di una pistola; due, doveva proteggere la sua ragazza.
Non importava che non fossero fidanzati, che forse non lo sarebbero mai stati, che lei non lo amasse, che lui facesse sempre lo spaccone con tutti e che si facesse qualunque ragazza carina gli ammiccasse. Importava che insieme avessero creato la vita, che ogni mattina ed ogni notte lei fosse al centro dei suoi pensieri, che ogni volta fingesse che la ragazza di turno fosse Quinn, che fosse l’unica persona per cui aveva mai pianto per amore. Quei due spari avevano delineato questo schema nella mente del ragazzo, dando ordine e precisione ad un’accozzaglia di sentimenti e idee inespresse. Ora ne era sicuro: Noah Puckerman amava Quinn Fabray. Aveva bisogno del suo sorriso, che si era fatto più rado da quando l’incidente l’aveva ridotta ad una paralitica. Segue la direzione degli occhi della biondina: aveva imparato che quando era spaventata la piccola parte marrone che circondava la sua pupilla si allargava, mentre quando era particolarmente allegra la sua iride sembrava del tutto verde, e a seconda della luce i due colori sembravano  mischiarsi dando vita ad un meraviglioso spettacolo che non si stancava mai di osservare. In ogni caso, i suoi occhi impauriti guardano la cartella elegante che ha lasciato sulle sedie della stanza: evidentemente vuole il suo cellulare. Lui osserva la scena che si sta consumando vicino la porta dell’aula: Santana è tenuta ferma da tre persone, eppure questo non sembra calmarla minimamente. Non avrebbero dato peso a lui che strisciava verso l’altro lato della stanza.
Il metronomo continua a scandire il tempo che passa, adesso più lento, ma non per questo meno ansiogeno.
Puckerman torna indietro vittorioso, come aveva previsto. Le porge il telefono e guadagna il sorriso di cui aveva bisogno. Presto però lei si mostra più devastata di prima: entrambi i suoi genitori risultano non raggiungibili. “Quinn...” sussurra, cercando la forza di dire quello che deve. Al diavolo, potrei morire e non ho le palle di parlarle?! pensa arrabbiato. Lei gli rivolge uno sguardo triste, con un sopracciglio alzato e la bocca semichiusa, come ad invogliarlo a riempiere quel silenzio assordante che è calato e sembra lacerarla.
“Non sarò un cavaliere romantico, non sarò il principe azzurro, ma se c’è una cosa di cui sono sicuro è che non ho mai amato nessuno se non te.” Lei lo fissa incerta per un attimo. Gli passa piano una mano lungo la cresta, poi con un dito accarezza la sua guancia, soffermandosi infine sulle sue labbra. Guarda le sue ciglia, così lunghe, poi di nuovo la sua bocca, provando l’irrefrenabile impulso di baciarlo. Si ferma ad un millimetro da lui, dove entrambi possono sentire il fiato dell’altro sul proprio volto, poi bisbiglia: “Puck, sei un coglione. È per questo che mi piaci.”

Santana

Brittany, non morire. Brittany non morire. Brittany, non morire.
Probabilmente un pazzo omicida si aggira per il McKinley e l’unica persona che lei abbia mai amato è da sola in bagno, a rischiare la vita. Sarebbe corsa subito da lei, ma quei coglioni la tengono ferma e non sembrano intenzionati a lasciarla andare. No, continuare a dimenarsi non servirà a niente, così rilassa tutti i muscoli, nonostante lo sforzo che deve fare per riuscirci, poi cerca di dire che si è calmata. Dentro di lei turbina un unico maestoso vortice, un continuo di BrittBrittBrittBrittBritt e non è facile far uscire parole diverse dalla propria bocca, ma ci prova. Schuester allontana la mano dalla bocca carnosa della mora, ancora teso: “Che hai detto?” “Mi sono calmata.” ripete lei, fissandolo dritto negli occhi. Finn le da' retta e torna carponi da Rachel, come se lei fosse la sua unica fonte d’ossigeno e lui si sentisse asfissiato.
“Senta, immagini che Emma sia lì, da sola, e lei qui, impotente. Oh, non impotente in quel senso, credo lei lo sia sempre...” Will la rimprovera con lo sguardo, sa che quello è il suo modo di placare il nervoso, lei riprende: “Comunque, credo si spargerebbe addosso quel grasso di balena che ha nei capelli e striscerebbe silenziosamente verso la toilette anziché stare qui a soffrire come un cane.”
Santana nota che il più vecchio si morde l’interno della guancia, forse per non urlare, per non risponderle che sì, è esattamente ciò che farebbe. Incastona i suoi pozzi neri negli occhi più chiari di lui: cerca di comunicargli con quello sguardo che sta morendo, che non trova la forza di essere la solita stronzetta dalla battuta pronta, che deve salvare la sua ragazza.
“Vado da solo.” le dice perentorio. Lei gli blocca il polso con la mano, stringe forte, forse gli fa male: “Ascolti. Sono sicuramente più atletica di lei, se vedo qualcuno con una pistola posso sempre fare una capriola in aria e fuggire, lei no. Lei serve a questi ragazzi, professore, non io.” Devo salvarla. Che importanza ha la mia vita? Brittany Pierce, nel suo mondo sopra le nuvole, l’immagine dell’innocenza, non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Santana probabilmente aveva fatto più male che bene: anche se perlopiù erano invidiosi, tre quarti della scuola la odiavano, e quand’anche fosse morta non sarebbe dispiaciuto poi così tanto a nessuno. Chissà, forse sua nonna sarebbe stata perfino felice. Cerca di ingoiare il nodo che ha in gola, ma non ci riesce. BrittBrittBrittBritt.
Lui stringe la mandibola, mette su un espressione indecifrabile, che va dalla pietà alla rabbia, poi sussurra: “Sei una ragazza forte, Santana, ma non ti lascerò andare da sola. E smettila di blaterare, la tua vita importa a tutti noi.” Una, due, tre, quattro grosse lacrime le rigano il volto, per un attimo tutta la sua forza sempre diventare piccola piccola, un muro di cemento che si infrange in mille pezzi, una quercia ridotta a fuscello, la si potrebbe prendere tra le mani e spezzarla tra indice e pollice. Si asciuga i lucciconi col dorso della mano, si riprende, è di nuovo Santana Lopez: “Se non mi lascia andare da sola, vorrà dire che andremo insieme.” Lui tace, fa un segno a tutti gli altri, come a dire state fermi, poi esce. Lei gli va dietro: seguitano i muri, vanno piano, troppo piano, ma almeno sono soli col battito dei loro cuori , senza quel metronomo a dettare il tempo giusto da seguire.

Brittany

Le sue fate non sono lì.
Lei è più sola che mai, in piedi sul gabinetto per evitare che la si possa vedere da fuori. Deve trattenersi dal singhiozzare, dal respirare pesantemente, altrimenti potrebbero sentirla. Per un attimo pensa che almeno è nel bagno, potrebbe farsela sotto dalla paura. Da quanto tempo è lì? Non riesce a capirlo, ma sa che da quanto ha sentito gli spari, due botti ravvicinati, ha pensato a Santana. Chissà se anche lei è triturata dalla stessa ansia, chissà se sente un lancia che le scava in petto, chissà se inspira e espira il meno possibile, più piano che può. Le lacrime le solcano il viso, le gambe le tremano, non ce la fa più. Continua  a pensare a cosa deve fare, lo ripete all’infinito, ma ogni volta l’immagine della sua ragazza la distrae. Le tornano in mente i loro baci, morbidi, appassionati, romantici, spesso bramati a lungo, per un attimo si dimentica che deve stare zitta e le scappa un singhiozzo. In quello stesso istante si apre la porta e sente che sta per morire. Sgrana gli occhi, si da' della stupida, pensa che hanno ragione a chiamarla tutti così, è quello che è. Ora è come sott’acqua: le manca il fiato, è immobile eppure nel mezzo di una tempesta, le onde la scagliano a destra, a sinistra, poi ancora a destra. È qualcuno che cammina carponi, oppure due persone, non lo sa, non riesce a capirlo. Ha le orecchie ovattate, le fanno male, se non la ucciderà un proiettile sarà la pressione a farlo. Si appoggia al muro, si asciuga il moccolo con la mano, non riesce a distendere i muscoli.
 “Britt?”
È il ritorno dell’ossigeno, è chi la ripesca dagli abissi, è staccare la lancia immaginaria che le hanno conficcato in petto, è il bisogno di riempire quel vuoto che le rimane nel cuore subito dopo. Sopratutto, è Santana. “San!” esclama, è il singulto di chi riprende fiato dopo essere stato troppo in apnea, esce fuori, la vede, con lei c’è Mr. Schue, la abbraccia, li abbraccia. Anche un’altra ragazza ed un ragazzo escono dalle toilette, sono distrutti anche loro, si aggregano, tutti sospirano. “Ti amo!” sussurra la bionda tra le lacrime, stringendo la mora forte a sé. Il professore accenna un no con la mano, facendo loro capire che non è il momento di rilassarsi, non ancora. Lentamente, passo dopo passo, in fila indiana, tornano in sala coro.

Artie

Ha aperto lo zaino quasi subito dopo che il professore l’ha lasciato lì, addossato al muro. Ha risposto agli sguardi dubbiosi degli altri con un’unica frase: “Se non usciremo di qui, la gente deve vederlo. Qualcuno ha qualcosa da dire?”
Inquadra Kurt e Blaine, che piangono l’uno stretti all’altro: per il momento non sembra vogliano parlare nulla, si scambiano degli sguardi carichi di significato, improvvisamente complici di una verità nota solo a loro due.
Puck consola Quinn accarezzandole la schiena con una mano e finge di essere calmo, ma la sua espressione lo tradisce. Il ragazzo con la cresta gli fa segno di riprenderlo, e Artie passa la telecamera a Joe, intento a pregare, che si interrompe per registrare quello che l’altro ha da dire. “Ho appena capito che non voglio essere un perdente.” esordisce Noah, poi non riesce più a trattenersi e scoppia a piangere: “Mi diplomerò, avrò un lavoro, metterò su famiglia e non vi dimenticherò mai. Mamma, se non ce la faccio, non farti riconquistare da quel fallito di papà, trova qualcun’altro, non lasciare da sola Sarah, mai.” si interrompe un secondo, caccia indietro il muco, si passa le mani sugli occhi, poi si rivolge alla sorellina: “Sarah, ti voglio bene, e... e se non ce la faccio veglierò sempre su di te.” Quinn gli da un piccolo bacio a stampo, poi con gli asciuga via le lacrime e fa cenno di farsi passare la telecamera. “Papà...” mormora, cercando di farsi capire nonostante i singulti ininterrotto: “Papà, se non...”  guarda in basso, ingoia, rifissa l’obiettivo: “Se non ce la faccio, non torturarti con i tuoi sensi di colpa, pensa alla mamma.”
Vicino ad Artie, Sam ha gli occhi rossi a furia di piangere, è al telefono con la sua famiglia, parla col fratellino e la sorellina. Mercedes gli stringe la mano, accarezzandola col pollice, senza smettere di singhiozzare. Poi i due si scambiano un lungo bacio: sembrano gli unici a trovare la forza di farlo. Mike strappa con violenza la telecamera dalla mano di Quinn, si assicura stia riprendendo, poi dice: “Tina, continuo a pensare solo a te. Non ho la forza di chiamare i miei genitori, non farei che ripetere il tuo nome e non capirebbero, ma ascoltami: se non ce la facessi...” inspira profondamente: “Voglio solo dirti per l’ultima volta che ti amo.”
L’asiatico passa la telecamera a Rory, che si sbraccia per richiamare la sua attenzione: “Mamma, papà.” l’irlandese stretto e i gemiti che intervalla ad ogni parola rendono quasi incomprensibile quello che dice: “L’America è stupenda, grazie per avermi mandato qui: ho conosciuto un sacco di belle persone.” inquadra Finn e Rachel, stretti in un abbraccio e intenti a sussurrarsi qualcosa.
Schuester e Santana non sono ancora tornati, Quinn e Rachel sembrano le più preoccupate. Poi parla Finn: “R-ragazzi...” balbetta “Non ho la forza di fare il discorso che vorrei, ma... cazzo, vi voglio un mondo di bene!”
Artie riottiene la telecamera e si riprende: “Voglio dire solo che in questa stanza ho vissuto l'esperienza migliore della mia vita e che voglio davvero bene a queste persone.” poi spegne. Rientrano il professore, Brittany e Santana, due ragazzi che non conoscono. Will fa segno di andargli vicino. Sam e Mercedes aiutano Artie a risalire sulla sedia, Puck prende Quinn, Rachel si piega per poterla abbracciare meglio, nonostante l’impaccio della carrozzella, e le ripete quanto le vuole bene.
Si stringono tutti in un abbraccio, è il più forte che si siano mai dati. Un’agente degli S.W.A.T. calcia la porta, urlando che la via è libera. Ancora qualche minuto: restano cristallizzati in quell’abbraccio, senza dire niente, senza risparmiare una sola lacrima, più stretti che mai.
Si dice che chi ha un vero amico può dire di avere due anime: le Nuove Direzioni, dal liceo McKinley, Lima, Ohio, erano un’unica anima, ora più che mai.

 

Note dell’autrice:
Hi ladies and gays!
sono Rella delle potters_continuous e vedendo la puntata ho subito pensato a cosa sarebbe successo se fosse accaduto esattamente un anno prima. In realtà ci sarebbe stato molto più Finchel e molto meno Klaine/Brittana, ma spero di aver un po’ aggiustato le cose :3
Fatemi *vipregovipregoviprego* sapere cosa ne pensate! Ringrazio anche Melissa Garbin e coloro che hanno commentato per avermi motivata a scrivere, vi voglio platonicamente bene anche se non ci conosciamo! :)
E se avete tempo fate un salto su http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1521215 , la long-klaine che scrivo con altre due persone. Kisses!

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: potters_continuous