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Autore: Aniel_    13/04/2013    8 recensioni
Castiel spalancò le palpebre, spaventato. «No, Dean. No. Io non-» balbettò, deglutendo. «Non sono pratico con le faccende umane.»
Dean sogghignò: dopo tutto quello che gli aveva fatto quella notte aveva ancora la faccia tosta di non dirsi "pratico con le faccende umane".
«Umano. Angelo.» replicò Dean, indicando prima sé e poi l'altro. «Io ho bisogno di dormire, tu no. E vorrei ricordarti che sei stato tu a portarla qui.»
«Ma era sola e in difficoltà.» si giustificò di tutta risposta.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Ariel (OC, sì. È una bambina adorabile, sì.)
Rating: NSFW
Beta: vampiredrug l'ha letta in anteprima ♥
Genere: fluff, introspettivo, sentimentale, commedia
Warning: slash, OC, lemon (non molto, dai.), favole rivisitate
Words: 1148 (fiumidiparole)
Note: avevo voglia di fluff. Lo ammetto, voglio farmi perdonare per il ritardo che avrò con SHC, ma sappiate che non è colpa mia. È Ariel che fa baccano. *cerca di rendersi credibile senza troppi risultati*. Vi fluffo tutte!
Disclaimer: Dean e Cas non mi appartengono. Ariel sì, ma è così dolce da poter essere giudicata patrimonio dell'umanità. 


Fairytales
 

Dean strinse le lenzuola tra le dita e affondò la testa sul cuscino, il respiro irregolare, fatto di sospiri strozzati.
«Cas!» grugnì esasperato, quando l'angelo soffiò fiato caldo sulla sua pelle arrossata, circuendo ancora una volta la sua apertura con la lingua, esperto e attento, con tanta minuzia da fargli scattare i fianchi verso l'alto.
Tentò di portarsi una mano sulla propria erezione, per stemperare quel bisogno che rischiava seriamente di farlo impazzire -Castiel sapeva essere un irritate torturatore figlio di puttana quando si impegnava- ma l'angelo notò il movimento e gli afferrò il polso, stringendolo con decisione, per poi scuotere il capo.
«Ti stai divertendo?» domandò Dean, notando il sorriso malizioso sulle sue labbra.
L'angelo si mosse sinuoso, sovrastandolo, e annuì. Dean lo tirò giù e lo baciò come se non ci fosse un fottuto domani.
Quando Castiel entrò dentro di lui, Dean si lasciò andare ad un sospiro sollevato. Andavano avanti da quanto esattamente? Un paio d'ore? E quante volte il suo uccello aveva deciso spontaneamente di tornare in azione? Tre, quattro volte? Non che il mojo angelico dell'amante usato in quelle particolari situazioni lo infastidisse, certo, ma era anche vero che iniziava a sentire il bisogno fisico di voltarsi dall'altra parte e dormire... per i successivi dieci anni, magari.
Quando venne si spostò di pochi centimetri, godendosi la sensazione delle lenzuola fresche a contatto con la pelle mentre Castiel, dopo poche altre spinte, crollava esausto al suo fianco, giocherellando pigramente con i suoi capelli.
«Non credo di poter venire ancora per questa notte!» annunciò, deciso, il cacciatore, sbadigliando sonoramente.
Castiel rise - quella risata calda e vibrante che accendeva sempre qualcosa di piacevole proprio all'altezza dello stomaco- e gli si avvicinò, portando un braccio sulla sua vita. «Vuoi scommettere?» sussurrò al suo orecchio, e Dean avrebbe voluto rispondere ma alcuni singhiozzi spezzarono il silenzio. Deboli e infantili lamenti poche stanze più in là.
«Sta piangendo?» domandò l'angelo, sinceramente preoccupato, alzando il capo per poter ascoltare meglio.
«Sembra di sì.» replicò Dean. «Vai tu a vedere.»
Castiel spalancò le palpebre, spaventato. «No, Dean. No. Io non-» balbettò, deglutendo. «Non sono pratico con le faccende umane.»
Dean sogghignò: dopo tutto quello che gli aveva fatto quella notte aveva ancora la faccia tosta di non dirsi "pratico con le faccende umane".
«Umano. Angelo.» replicò Dean, indicando prima sé e poi l'altro. «Io ho bisogno di dormire, tu no. E vorrei ricordarti che sei stato tu a portarla qui.»
«Ma era sola e in difficoltà.» si giustificò di tutta risposta.
«Sì, lo so.» mugugnò il cacciatore, ormai prossimo ad un sonno che lo avrebbe steso per sempre. «Te la caverai.»
Dean riuscì a sentire distintamente il compagno vestirsi e lasciarlo solo.
Sospirò e dormì per quelli che gli parvero tra i dieci e i quindici secondi quando Castiel tornò, guardandolo con un'espressione imbarazzata stampata in viso.
«Cosa?» ringhiò, esausto.
«Era convinta che ci fosse un mostro nel suo armadio.»
«E?»
«Ho controllato Dean. Nessuno spirito maligno dimora in questa casa.»
Dean grugnì e annuì sul cuscino. «Ok allora. Torna a letto, fammi tutto quello che vuoi ma lasciami dormire.»
«Mi ha chiesto di raccontarle una storia.»
«Bene. Bravo. Molto bravo.» biascicò.
«Le ho raccontato della Torre di Babele ma non le è piaciuta. Credo di aver bisogno del tuo aiuto, Dean.» lo informò, mortificato.
Dean sbuffò e rotolò tra le coperte, lamentandosi, per poi portarsi malamente a sedere. «Vi raggiungo subito.» rispose, cercando i propri boxer finiti sotto il letto.
Quando entrò nella cameretta notò Castiel seduto ai piedi del letto, con la schiena leggermente curvata in avanti, e la bambina accovacciata sul cuscino e con le ginocchia strette al petto. Aveva il nasino arrossato e gli occhi azzurri liquidi dalla stanchezza.
Sì, era probabilmente l'esserino più tenero che Dean avesse mai visto in vita sua, ma non lo avrebbe ammesso.
«Che succede qui?» domandò, meno burbero di quanto intendesse - non era colpa sua se quell'esserino aveva deciso di spalancare gli occhioni tristi proprio in quel momento!- sedendosi accanto alla bambina, la quale rispose artigliando il suo braccio e poggiando la testolina sul suo petto.
«Ok affarino. Cas mi ha detto che vuoi una favola, vero?»
La bambina annuì. «Voglio quella della sirenetta che si chiama come me.» disse, decisa.
«D'accordo. C'era una volta- Cristo Santo Cas, non stare lì con quella faccia da cane bastonato e siediti vicino a noi!- sì, c'era una volta una bellissima sirenetta di nome Ariel che si era innamorata di un essere umano.»
Ariel iniziò a battere le mani, spostandosi quel tanto da permettere a Castiel di accomodarsi alla sua destra. «Era bella, vero?»
«Bellissima. Aveva gli occhi blu e i capelli neri...»
«Non è vero!» lo interruppe la bambina, portandosi le mani sui fianchi. «Ariel ha i capelli rossi, come i miei.»
«Non nella mia versione.» replicò il cacciatore, ridacchiando. «E ora lasciami raccontare. Dicevo... Aveva gli occhi blu, più blu che si possano immaginare, e i capelli neri. Tutto il popolo del mare era contrario all'interesse di Ariel per gli umani, per quell'umano in particolare, il principe Eric.»
«E com'era il principe Eric?» domandò ancora la bambina.
Dean ammiccò. «Un bellissimo uomo per il quale le ragazze facevano la fila! Allora Ariel, desiderosa di aiutare e conoscere il suo umano, fece un patto con la cattivissima Strega del Mare, una piovra con la voce da uomo e un orribile accento scozzese.»
Castiel aggrottò la fronte, confuso.
«Ovviamente la sirenetta non avrebbe dovuto fare questo patto, perché era da idioti, no? Ma era in buona fede, così venne trasformata in una bellissima ragazza. Incontrò il principe, amoreggiarono e fecero anche-»
«Dean!» lo interruppe l'angelo, spalancando le palpebre.
Dean si schiarì la voce. «Si baciarono e si tennero per mano, ecco. L'unico modo per restare umana per sempre era quello di dire al principe la verità, altrimenti sarebbe tornata ad essere una sirena... per l'eternità!»
Ariel trattenne il fiato, portandosi le manine sulle labbra. «E poi?»
«E poi il principe scoprì tutto e si arrabbiò molto con lei perché Ariel avrebbe dovuto fidarsi di lui.» continuò.
«E poi?»
«E poi la sirenetta si trasformò in spuma del mare.» concluse, divertito dall'espressione inorridita della bambina. «Un anno dopo, però, il principe Eric trovò Ariel in una casa dimenticata da Dio, con un altro uomo. La povera sirenetta non era morta ma aveva perso i propri ricordi! Così il principe la salvò, le fece riacquistare i suoi ricordi e - dopo una serie di brutte esperienze che non stiamo qui a raccontare- rimasero insieme.»
«Per sempre?»
Dean lanciò un'occhiata eloquente a Castiel, che lo guardava con un sorriso morbido sulle labbra piene. «Se sono fortunati.» rispose, scompigliandole i capelli rossi e rimboccandole le coperte.
«Ora dormi affarino. Domani ti riportiamo a casa, dobbiamo partire presto.» le sussurrò, e la piccola annuì, sbadigliando e stropicciandosi gli occhietti.
Castiel seguì Dean nella camera da letto, senza dire una parola.
«Dean?» domandò, improvvisamente.
«Sì?»
«Sono abbastanza certo di non aver mai posseduto una coda di pesce né attributi femminili di nessun genere.» replicò piccato.
Dean sorrise e afferrò la sua cravatta, spingendolo verso di sé e catturando le sue labbra.
Un'altra notte di sonno andata persa.

FINE

   
 
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