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Autore: Invisible_    13/04/2013    2 recensioni
Giugno 2004, Glastonbury Festival: i Muse partecipano ad un concerto per la prima volta come Headliner. Sono euforici e soddisfatti, fino a quando, dopo l'esibizione, il padre di Dom muore a causa di un infarto.
" "E ora che cazzo devo fare?" Si fermò. "Perché mi hai abbandonato? Perché
proprio adesso?" "
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio!
Allora, ci tengo a precisare che questa storia è molto importante per me e, come avrete capito dall'introduzione, parla della reazione di Dom alla morte di suo padre.

(Grazie pwo_ **)

Enjoy!


-Silenzio

Dom raggiunse la sua camera d'albergo. Si fermò davanti alla porta con il fiatone, poi l'aprì e con forza se la richiuse alle spalle.
Accese la luce e si guardò intorno.
No, meglio di no.
La spense.
Il buio lo circondò nuovamente, così come il silenzio.
Improvvisamente si sentì stanco e solo. Tremendamente solo.
"Cazzo" si lasciò cadere sul letto, fissando un punto impreciso nell'oscurità.
Una lacrima si fece largo suo viso, seguita da molte altre.
Ma cosa sto facendo? Io non piango. Mai.
Si asciugò gli occhi, ma, naturalmente, le lacrime non si arresero di fronte a quell'inutile ostacolo.
Cazzo.
Con uno scatto d'ira si alzò e diede un calcio al comodino vicino al letto.
"E ora?!" Urlò.
"E ora che cazzo devo fare?" Si fermò. "Perché mi hai abbandonato? Perché proprio adesso?"
Ascoltò il suo respiro accelerare improvvisamente per poi rallentare. Il cuore batteva forte, cercando di tenere testa a tutte le emozioni provate dal batterista.
I muscoli gli dolevano, come se qualcuno lo avesse sbattuto per terra e colpito fino a sanguinare, fino a perdere quasi del tutto i sensi. La testa pulsava violentemente, sopprimendo ulteriormente e gradualmente il suo autocontrollo.
Cominciò a singhiozzare rumorosamente e si lasciò cadere per terra.


'Piangi proprio come una ragazzina,Dominic'  Così mi aveva ripetuto mio padre quando piangevo, da bambino. Poi mi sorrideva, mi abbracciava e dalla tasca destra dei pantaloni tirava fuor una caramella alla menta, la mia preferita.
Mi sono sempre chiesto come facesse ad averne sempre una con sè quelle poche volte in cui piangevo. Non l'ho mai saputo e mai lo saprò. Non avrò mai occasione di chiedeglielo perchè lui non c'è più, mi ha abbandonato. Per sempre.
A quel pensiero avvicinò le gambe al petto, senza smettere di piangere.
In un momento di lucidità comprese esattamente cosa provava. Rabbia. Non tristezza, non nostalgia, ma pura e semplice rabbia.
Rivoglio quelle fottute caramelle. Rivoglio mio padre.
"Ridammelo, lui è mio padre, non puoi portarmelo via!" urlò in un impeto di ira, rivolgendosi a un Dio, in cui normalmente non credeva.
Ma quella non era una situazione normale, quindi tutto era lecito per Dominic Howard, anche piangere.


Prima di morire mi ha guardato. I suoi occhi blu nei miei. Forse lo sapeva, se lo sentiva. Forse voleva salutarmi un' ultima volta. E io? Io gli ho semplicemente sorriso...Se solo avessi saputo. E allora? Cosa avrei potuto fare?
Sentì le lacrime imprimersi nel viso, nelle mani, trapassare la pelle e immergersi nelle vene, confondendosi nel sangue.
Si toccò il volto, la sensazione di smarrimento ovunque. La stanza, il suo corpo, la sua mente ne era piena.
Improvvisamente si sentì sopraffatto da un'altra emozione. Provò a identificarla, concentrandosi solo ed esclusivamente sugli effetti che aveva su di lui, senza risultati.
Chiuse gli occhi e smise di piangere.

Sentì bussare alla porta. Un tocco lieve, familiare.
"Dom, sono Matt..posso entrare?"
Silenzio.

La porta si aprì, illuminando il biondo, seduto per terra con ancora le braccia intorno alle gambe.
Questo rimase immobile, indifferente alla luce, alla presenza del suo amico, agli occhi gonfi dal pianto e contemporaneamente asciutti dalle troppe lacrime versate. Indifferente a tutto.
Silenzio.

"Matt, ormai cos'ha più senso?" chiese Dom, senza guardare il moro, che chiuse la porta e si sedette al suo fianco.
Silenzio.

"Dammi una fottuta risposta!" gli gridò contro, facendolo sussultare.
"Io- Io non lo so" ammise stanco. "Senti, Dom-"
"Lo so" sospirò. "Dispiace anche a me. Tanto"
Silenzio.

"..Sinceramente non so come affrontare questa situazione, non so come consolarti. Lo sai, non ne sono capace.
Però posso dirti un' unica cosa: Dom,reagisci. Ce la devi fare, devi andare avanti.
Fallo per tua madre e per Emma. Hanno bisogno di te più di quanto tu possa immaginare. Fallo per me, per Chris, per i Muse, per Tom. Fallo per tuo padre e soprattutto per te."
Fece una pausa, aspettando una qualsiasi reazione dell'amico, che non arrivò.
"So che è difficile e doloroso. Anzi, no, non lo so, posso solo immaginarlo. Ma ce la devi fare. Sono sicuro che riuscirai a superare questo momento. Ne sono certo."
I due si guardarono.
Silenzio. Ancora silenzio.

Matthew chiuse gli occhi. Dopo poco cominciarono a bruciare nello sforzo di reprimere le lacrime. Se li strofinò forte, fermandosi poi, accorgendosi di star ottenendo solo l'effetto opposto. Infatti facevano più male e ora aveva un motivo in più per piangere.
Ma non lo fece.
Devo essere forte. Quello che gli ho detto vale anche per me, non posso permettermi di crollare. Non adesso.
Nonostante anch'io stia soffrendo per Bill, per Dom, devo essere forte. Altrimenti non lo aiuterò. E io devo aiutarlo, lui ha bisogno di me.

Silenzio.

"Non andare via" La voce di Dominic giunse come un sussurro alle orecchie di Matt. Questo cinse le sue fragili spalle, senza sapere a chi fossero indirizzate quelle parole. Ma in fondo non gli interessava.
Gli baciò una tempia, con affetto.
Poi il silenzio e il buio circondarono nuovamente i due amici.


---
P.s. I Muse non mi appartengono e non pretendo di conoscere i sentimenti di Dom o di Matt. Scrivo solo per divertimento!

Grazie per essere arrivate fin qua!
Cheers! :)
  
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