Dedicata ai nostri giorni di scuola.
Perché
ogni singolo atomo, in questo e altri e infiniti momenti di spazio e
tempo, si
è mosso per farci incontrare, in quel battito di ciglia.
Scale,
parco, fiducia.
Una fetta biscottata sparì dal piatto
al centro del tavolo,
per finire in bilico tra i suoi denti.
Niente caffè.
Borsa in spalla, delle pieghe si formarono là dove era stata
poggiata velocemente.
Era in ritardo: aveva perso, di nuovo, troppo tempo di
fronte allo specchio.
Chiuse la porta alle sue spalle e di corsa a scuola. Svoltò
a destra. Avrebbe preso la scorciatoia che aveva scoperto qualche
settimana fa.
Quanto odiava correre, ma non poteva permettersi un secondo di ritardo:
doveva
evitare quelle persone. A sinistra, scese dal marciapiede,
attraversò la
strada, una macchina lo sfiorò rovinando quasi la sua giacca
nuova. Guardò
l’orologio, svoltò l’angolo ed era quasi
arrivato e…sentì il vuoto sotto i
piedi.
Le scale! Cavolo, si era dimenticato delle scale in quella
stupida strada.
Perse l’equilibrio, cadendo rovinosamente.
Sperò di uscirne vivo.
“Ahia!”
Kurt aprì gli occhi scontrandosi con… era
nocciola quello?
No, era anche un po’ verde e doveva essere sicuramente morto
perché, si prese
qualche minuto per osservarlo, il ragazzo sotto di lui doveva essere
sicuramente un angelo.
“Ahi!” disse l’angelo guardandosi
stordito intorno,
“Sangue!” e poi perse conoscenza.
Kurt balzò in piedi in preda al panico.
“E’ svenuto, e adesso?”
Iniziò a guardarsi intorno, non c’era anima viva
in quella
stretta strada: doveva sbrigarsela da solo, come sempre e…
addio puntualità a
scuola. Cercò dell’acqua e un fazzoletto nella sua
borsa. Guardò la ferita.
“Deve avere il terrore del sangue, se sviene per un taglio
come questo.” notò.
Cercò di pulire in qualche modo il taglio, in fondo era
colpa sua.
Poi provò a svegliarlo dolcemente.
Il colore dei suoi occhi lo colpì nuovamente come il profumo
di un prato in primavera.
“Ciao, io sono Kurt.”
Silenzio.
“Blaine.”
Blaine, ecco il nome del ragazzo che aveva travolto. Blaine.
“Mi aiuti ad alzarmi?” disse Blaine, tendendo la
mano.
Un semplice gesto, uno sfiorarsi di mani per gentilezza e
una scintilla e Kurt capì che quello era amore a prima vista.
Blaine si alzò e quando furono in piedi, Kurt
notò che
Blaine era amorevolmente basso e… cavolo, era in ritardo!
“Blaine”, sussurrò a fior di labbra e
poi iniziò a
straparlare: “Io sono in ritardo, devo andare a scuola! Io
devo andare, ciao!
Sono in ritardo, non posso essere in ritardo, se quei ragazzi mi
trovano…”
‘Se quei ragazzi mi trovano’: bastarono quelle
parole e il
terrore che annebbiava come grigie nuvole il colore di quegli occhi
come il
cielo e il prato insieme, per far capire a Blaine che quel ragazzo,
Kurt aveva
detto di chiamarsi, stava passando quello che aveva passato lui. Doveva
fare
qualcosa, per una volta che aveva capito in tempo, doveva fare qualcosa.
“Vieni con me!” disse senza pensarci.
Il cuore di Kurt perse un battito.
“Sai, potrei svenire di nuovo, se per caso vedessi altro
sangue. Mi potresti accompagnare a casa? Abito vicino al
parco.” disse convinto,
cercando di far sembrare quella scusa meno patetica.
“Cer-to!” disse Kurt, e non era per scappare, era
solo per
non perdere quel ragazzo.
Blaine gli sorrise, contento di poter dare tranquillità a
quel ragazzo facendolo entrare nella sua camera che, fino ad ora, era
stata
solo piena di oscuri pensieri.
Così si incamminarono in silenzio e, ogni tanto, Kurt
volgeva di nascosto lo sguardo per osservare Blaine. Gli sarebbe
piaciuto
baciarlo. Doveva smetterla di fantasticare.
Erano al parco.
“Ho cambiato idea” disse Blaine, rompendo
improvvisamente il
silenzio. Abbassò la manica del cappotto e “non mi
va di tornare a casa!”.
Deviò a sinistra e si abbandonò
all’ombra di un albero chiudendo gli occhi.
Kurt, stranito per l’improvviso cambiamento di umore, non
sapendo cosa fare, si sedette sull’altalena al centro del
parco.
Iniziò a dondolare lentamente, chiuse gli occhi,
assaporò il
vento e iniziò a cantare.
Pretty pretty please
L’altalena
cigolava.
Don't you ever ever feel
Gli
sarebbe
piaciuto
sentirsi
sempre così libero.
Like you're nothing
Dei
passi
leggeri.
Una voce.
“Sei tu! Se avremo fiducia l’uno
nell’altro, i nostri
fantasmi spariranno.”
You're perfect to me
L’altalena
si fermò, o meglio, fu fermata.
Due morbide labbra incontrarono le altre, si sfiorarono.
“La tua voce, per un attimo mi ha fatto dimenticare lo
schifo di mondo in cui vivo.”
La voce di
Kurt lo aveva portato lontano dal triste pensiero della
sua casa alla
quale, in verità, proprio con quel termine non ci si poteva
riferire.
Kurt aprì gli occhi che si scontarono con quelli di Blaine.
Gli mancava il fiato.
Richiuse gli occhi e si protese in avanti.
Le labbra di Blaine erano fresche come un gelato e morbide
come nuvole, vi fece passare la lingua lentamente, aprì
quelle labbra e
assaggiò quella bocca. Si alzò in piedi e
intrappolò i capelli di Blaine tra le
sue mani e sentì la lingua di Blaine incontrare la sua.
E in quel momento Kurt penso che, in qualunque tempo, in
qualunque universo, percorrendo le sue scale con una stretta di mano lo
avrebbe
trovato sempre.