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Autore: Amy_    13/04/2013    1 recensioni
Piccola one-shot su un incontro alternativo tra Kurt e Blaine, perché loro, non importa come, si troveranno sempre.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata ai nostri giorni di scuola.

Perché ogni singolo atomo, in questo e altri e infiniti momenti di spazio e tempo, si è mosso per farci incontrare, in quel battito di ciglia.

 

Scale, parco, fiducia.

 

Una fetta biscottata sparì dal piatto al centro del tavolo, per finire in bilico tra i suoi denti.
Niente caffè.
Borsa in spalla, delle pieghe si formarono là dove era stata poggiata velocemente.
Era in ritardo: aveva perso, di nuovo, troppo tempo di fronte allo specchio.
Chiuse la porta alle sue spalle e di corsa a scuola. Svoltò a destra. Avrebbe preso la scorciatoia che aveva scoperto qualche settimana fa. Quanto odiava correre, ma non poteva permettersi un secondo di ritardo: doveva evitare quelle persone. A sinistra, scese dal marciapiede, attraversò la strada, una macchina lo sfiorò rovinando quasi la sua giacca nuova. Guardò l’orologio, svoltò l’angolo ed era quasi arrivato e…sentì il vuoto sotto i piedi.
Le scale! Cavolo, si era dimenticato delle scale in quella stupida strada.
Perse l’equilibrio, cadendo rovinosamente.
Sperò di uscirne vivo.

“Ahia!”
Kurt aprì gli occhi scontrandosi con… era nocciola quello? No, era anche un po’ verde e doveva essere sicuramente morto perché, si prese qualche minuto per osservarlo, il ragazzo sotto di lui doveva essere sicuramente un angelo.
“Ahi!” disse l’angelo guardandosi stordito intorno, “Sangue!” e poi perse conoscenza.
Kurt balzò in piedi in preda al panico.
“E’ svenuto, e adesso?”
Iniziò a guardarsi intorno, non c’era anima viva in quella stretta strada: doveva sbrigarsela da solo, come sempre e… addio puntualità a scuola. Cercò dell’acqua e un fazzoletto nella sua borsa. Guardò la ferita.
“Deve avere il terrore del sangue, se sviene per un taglio come questo.” notò.
Cercò di pulire in qualche modo il taglio, in fondo era colpa sua.
Poi provò a svegliarlo dolcemente.
Il colore dei suoi occhi lo colpì nuovamente come il profumo di un prato in primavera.

“Ciao, io sono Kurt.”
Silenzio.
“Blaine.”
Blaine, ecco il nome del ragazzo che aveva travolto. Blaine.
“Mi aiuti ad alzarmi?” disse Blaine, tendendo la mano.
Un semplice gesto, uno sfiorarsi di mani per gentilezza e una scintilla e Kurt capì che quello era amore a prima vista.
Blaine si alzò e quando furono in piedi, Kurt notò che Blaine era amorevolmente basso e… cavolo, era in ritardo!
“Blaine”, sussurrò a fior di labbra e poi iniziò a straparlare: “Io sono in ritardo, devo andare a scuola! Io devo andare, ciao! Sono in ritardo, non posso essere in ritardo, se quei ragazzi mi trovano…”
‘Se quei ragazzi mi trovano’: bastarono quelle parole e il terrore che annebbiava come grigie nuvole il colore di quegli occhi come il cielo e il prato insieme, per far capire a Blaine che quel ragazzo, Kurt aveva detto di chiamarsi, stava passando quello che aveva passato lui. Doveva fare qualcosa, per una volta che aveva capito in tempo, doveva fare qualcosa.
“Vieni con me!” disse senza pensarci.
Il cuore di Kurt perse un battito.
“Sai, potrei svenire di nuovo, se per caso vedessi altro sangue. Mi potresti accompagnare a casa? Abito vicino al parco.” disse convinto, cercando di far sembrare quella scusa meno patetica.
“Cer-to!” disse Kurt, e non era per scappare, era solo per non perdere quel ragazzo.
Blaine gli sorrise, contento di poter dare tranquillità a quel ragazzo facendolo entrare nella sua camera che, fino ad ora, era stata solo piena di oscuri pensieri.
Così si incamminarono in silenzio e, ogni tanto, Kurt volgeva di nascosto lo sguardo per osservare Blaine. Gli sarebbe piaciuto baciarlo. Doveva smetterla di fantasticare.
Erano al parco.
“Ho cambiato idea” disse Blaine, rompendo improvvisamente il silenzio. Abbassò la manica del cappotto e “non mi va di tornare a casa!”. Deviò a sinistra e si abbandonò all’ombra di un albero chiudendo gli occhi.
Kurt, stranito per l’improvviso cambiamento di umore, non sapendo cosa fare, si sedette sull’altalena al centro del parco.
Iniziò a dondolare lentamente, chiuse gli occhi, assaporò il vento e iniziò a cantare.

Pretty pretty please 

L’altalena cigolava.

Don't you ever ever feel

Gli sarebbe piaciuto sentirsi sempre così libero. 

Like you're nothing 

Dei passi leggeri.
Una
voce.
“Sei tu! Se avremo fiducia l’uno nell’altro, i nostri fantasmi spariranno.”

You're perfect to me 

L’altalena si fermò, o meglio, fu fermata.
Due morbide labbra incontrarono le altre, si sfiorarono.
“La tua voce, per un attimo mi ha fatto dimenticare lo schifo di mondo in cui vivo.”
La voce di Kurt lo aveva portato lontano dal triste pensiero della sua casa alla quale, in verità, proprio con quel termine non ci si poteva riferire.
Kurt aprì gli occhi che si scontarono con quelli di Blaine.
Gli mancava il fiato.
Richiuse gli occhi e si protese in avanti.
Le labbra di Blaine erano fresche come un gelato e morbide come nuvole, vi fece passare la lingua lentamente, aprì quelle labbra e assaggiò quella bocca. Si alzò in piedi e intrappolò i capelli di Blaine tra le sue mani e sentì la lingua di Blaine incontrare la sua.
E in quel momento Kurt penso che, in qualunque tempo, in qualunque universo, percorrendo le sue scale con una stretta di mano lo avrebbe trovato sempre.

  
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