Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiefiola    14/04/2013    1 recensioni
Isabella è un ragazza che ha solo un desiderio. Andare per il mare. E riuscirà a provare questa magica esperienza.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il desiderio di Isabella
 
Tanto tempo fa, nei pressi di Napoli,  in Italia, viveva una bellissima ragazza, Isabella. Sua madre era morta dandola alla luce ed era rimasta con suo padre, un ricco comandante di una nave. Il padre partiva spesso per dei viaggi e lasciava la ragazza sola, insieme alle dame di compagnia e alla sua balia. Isabella però non era una ragazza come le altre. Amava il mare, come suo padre e non era interessata a trovarsi un marito, ma lei voleva andare su una nave e provare il brivido di navigare nel mare. Esprimeva sempre al padre questo desiderio, ma suo padre, Don Roberto di Furiò, le rispondeva con dolcezza che lei era una donna e che doveva pensare a maritarsi. Così Isabella cresceva e all'età di 10 anni era una delle più belle bambine di Napoli. Inoltre non era un'oca come le altre ed era attenta, intelligente e responsabile. Suo padre era molto contento di questo, ma ogni volta che Isabella esprimeva il desiderio di andare per mare, il cuore gli si ghiacciava. Non aveva mai fatto mancare nulla alla figlia, ma questo non gliel'avrebbe mai permesso. Non voleva metterla in pericolo nel mare. Isabella aveva con suo padre un saluto segreto: una specie di inchino all'indietro. Ridevano molto di questo buffo saluto e ogni volta che il padre partiva, lei lo salutava con questo buffo inchino. Isabella ormai aveva 15 anni ed era in età di marito. Era in giro per Napoli e si sedette a disegnare. 
-Disegni davvero bene, sai?
- Ehm, grazie.
-Piacere sono Fabrizio.
-Io sono Isabella.
Si conobbero e Isabella scoprì in Fabrizio mille qualità. Era un giovane davvero a modo e ben vestito. Apparteneva ad una famiglia nobile di sicuro.
- Isabella, ma tu da che famiglia discendi?
- Dalla famiglia dei Furiò.
- Ah, bene.
Vide nel suo viso qualcosa che lo rendeva triste.
- Che hai?
- Niente, solo che io discendo dalla famiglia dei Grediri.
-Ah.
Fabrizio e Isabella non potevano essere amici. Le loro famiglie, i Grediri e i Furiò erano nemiche da anni. Si dice che i Grediri avessero rubato dei terreni ai Furiò o vicerversa. 
- Però se vuoi possiamo sempre essere amici.
- Mi dispiace, non credo che mio padre sarà molto felice.
- Possiamo stare insieme di nascosto, no?
- Io ho un rapporto di fiducia con lui, capisci? Ora è in viaggio. 
- Non mi pare giusto che per delle questioni passate, fra degli anziani, ci vadano di mezzo anche i ragazzi.
- Sarà. Io devo andare ciao Fabrizio. Mi dispiace.
-Oh figurati, non è nulla, ciao.
Isabella se ne andò di malavoglia. Anche se era stata poche ore con Fabrizio le sembrava già di amarlo. Ma non voleva contraddire il volere del padre e così ritornò a casa e si mise a piangere in un angolo. Solo una cosa era più importante di Fabrizio: andare per il mare. E in qualche giorno ci sarebbe riuscita ne era certa. Dopo pochi giorni don Roberto tornò, con un bellissimo vestito di velluto azzurro.
- Non era quello che desideravi?
- Veramente padre, io desidererei altro...
- Cosa? Un gioiello? Una stoffa? Un cucciolo?
- Io voglio andare per il mare. Voglio venire con Lei.
- Isabella, lascia perdere la vita da marinaio è dura, e di certo non è adatta a dalle ragazze. Nessuna ragazza è mai salita su una nave.
- L'eccezione conferma la regola.
- Isabella, stammi a sentire: finchè io sarò in vita farò in modo che tu non salga mai su una nave. Non voglio che la tua vita possa finire per un banale incidente.
- Ma allora, perchè tu sali sulle navi?
- Io sono grande e sono un uomo. Tu sei solo una ragazza.
E così dicendo, il padre se ne andò lasciando la ragazza sola. A pranzo il padre si dimostrò pronto ad avere un dialogo, ma Isabella rispondeva con freddezza. 
Dopo pochi giorni, il padre di Isabella partì. 
- Mi raccomando Isabella, stai attenta.
- Non si preoccupi padre, starò benissimo con le serve e la balia. Inoltre a me piace tanto vedere il giardiniere curare i nostri fiori. 
Detto questo salutò il padre con il suo solito inchino, e il padre rise di questo.
- Promettimi una cosa figlia mia. Quando io morirò verrai sempre a trovarmi, vero?
- Certo.
- Bene... Voglio che tu mi faccia sempre questo inchino, mi mette allegria. E quando tu lo farai davanti alla mia bara, io dall'alto, mentre ti guardo, sarò felice.
- E Lei mi prometta una cosa padre. Se mai morirò io prima, verrà Lei a farmi quest' inchino davanti la mia tomba.
- Isabella, non dire sciocchezze, morirò io prima di te.
- Non si sa mai padre, non si sa mai.
- Ti giuro che morirò prima io di te. Tu sei giovane, bella, attraente, mentre io sono un vecchio decrepito.
- Non giuri, padre.
- A proposito... come stiamo a corteggiatori?
- L'altro giorno un giovane, Fabrizio, mi ha corteggiata... Ma io ho risposto di no.
- E perchè mai, figlia mia?
- Lui è Fabrizio Grediri..
-Ah, bene... Sai che tu non devi frequentarlo, vero? 
- Lo so bene padre, per questo la mia risposta è stata negativa.
- Ah che figlia che ho!
- Il merito è tutto suo, padre.
- Troppe lusinghe... Bene, io ora devo andare, la nave salperà fra poche ore... Arrivederci figlia mia!
- Arrivederci padre.
Isabella rientrò in casa, e proprio in quel preciso istante le venne un'idea grandiosa. Si chiuse in camera e prese un paio di forbici e tagliò i suoi lunghissimi e biondi capelli. Per terra ce n'era pieno. Poi prese degli abiti vecchi e logori di suo padre da giovane, li ridusse in brandelli e li indossò. Aprì la porta per uscire ma si rese conto che le cameriere l'avrebbero vista e non riconoscendola l'avrebbero presa per un ladro, quindi prese le sue lenzuola rosa e ne fece una specie di fune di fuga, come se volesse scappare da quella casa, la sua casa che ora sembrava piena di tristezza. Cominciò a scendere con cautela e appena scese trovò...
- Fabrizio!!
- Ehm, scusa ma tu chi sei? Perchè stavi fuggendo dalla casa di don Roberto dei Furiò?
- Io? Ah, no stavamo provando un gioco con Isabella... Sono un suo cugino marinaio.. E tu che ci fai qui? Non sarai mica Fabrizio dei Grediri? Sai che non puoi corteggiare mia cugina, vero giovanotto?
- No, ero solo venuto a chiedere una cosa a don Roberto..
- Mi dispiace ma mio zio non è in casa, è partito. Arrivederci.
- Ehm.. ciao...
Isabella l'aveva scampata bella, per fortuna Fabrizio non l'aveva riconosciuta, se no sarebbero stati guai! Decise di sbrigarsi, la nave di suo padre sarebbe partita fra pochi minuti. Arrivata al porto incontrò un uomo della nave.
- Ehi tu, a chi devo chiedere per equipaggiarmi nel vostro equipaggio?
-Sono io, mi dispiace, ritorni a casa.
- Cosa? Ti prego, ti prego, farò tutto quello che volete.
- Se proprio vuoi dovrai sbucciare patate e pulire a terra.
- Accetto! Tutto pur di salire su questa nave!
- Bene ragazzo, mi piace il tuo spirito. Sali a bordo!
Isabella si trovò a contatto con molti uomini e seppe recitare la sua parte da marinaio benissimo. Mentre puliva a terra, vide passare suo padre e dall'emozione gli cadde addosso.
- Giovanotto! Stai attento per favore! Un altro errore che fai e tu butto in pasto agli squali, veloce, veloce, voglio che brilli tutto!
- Mi scusi signore, non accadrà più.
- Lo spero per te... Muoversi, muoversi!
Incredibile. Suo padre non l'aveva riconosciuta. Neanche dalla voce. Forse non avrebbe mai immaginato che dietro i panni di un esile marinaio potrebbe nascondersi la figlia tanto amata. I giorni passavano, e Isabella era ogni giorno più felice, per via del fatto che era un vero marinaio, nonostante tutti la picchiassero e la rimproverassero dalla mattina alla sera, soprattutto suo padre, che dimostrava di essere il più rigido.
Un giorno nella nave trovarono le scatole con il cibo vuote, e scoprirono che avevano imbarcato dei topi e così le loro provviste dimezzarono. Accadde che uno di loro cadde in mare e i marinai cominciarono a credere che Isabella portasse sfortuna.
 - Vi rendete conto? Siamo sempre stati gli stessi, e non era mai capitato niente di strano. Adesso che è arrivato questo tutte le disgrazie capitano a noi!
- Hai ragione! E quando Emiliano è caduto in mare invece di stare a lutto come noi, fischiettava e cantava canzoni allegre! E' uno stregone o il diavolo si è impossessato del suo corpo.
Mentre parlavano, uno di loro arrivò spaventatissimo.
- C'è un buco nella nave! Stiamo accumulando acqua.
- Tappalo! 
- Impossibile, ormai la parte inferiore della nave è completamente piena d'acqua.
- Cazzo! Questa non ci voleva!  Te l'ho detto io, quello lì porta sfortuna.
- Capitano, dobbiamo abbandonare la nave! Stiamo imbarcando acqua e fra poco cadrà. 
- Prendete le scialuppe di salvataggio, salvatevi voi, un vero capitano non abbandona la sua nave.
- Ma capitano..
- Ti ho detto salvatevi! Muoviti!
Le scialuppe di salvataggio furono calate in mare, i marinai si salvavano come potevano, addirittura buttandosi in acqua. Isabella stava canticchiando qualcosa mentre sbucciava le patate e sentì di avere le scarpe bagnate e scoprì che la cucina era quasi colma d'acqua e cominciò a correre via.
Si ritovò sul ponte e vide che tutti scappavano.
- Dove mi posso salvare?
- Tu non meriti di salvarti, diavolo! E' da quando ci sei tu che ci stanno capitando tutte queste disgrazie.
- Il capitano dov'è? Dov'è?!?
- E' dall'altra parte del ponte, ma non ha intenzione di abbandonare la nave.
Isabella corse più veloce che poteva. Doveva salvare suo padre. 
- Capitano! Si salvi!
- Ho già detto di no. Un vero capitano non abbandona la sua nave.
- Quanti uomini ci sono su questa nave?
- 201. Le scialuppe sono 20 e ognuna ne può contenere 10. Solo una persona non si salverà. E quello sarò io. Vatti a salvare marinaio, tu sei giovane hai tutta una vita davanti!
- Ma non lo capisce? Lei è una speranza per i suoi uomini, è tutto. In questo caso non conta l'onore, qua conta la vita. Lei è tutto, che forza posso dare io? Se ne vada, mi faccia sacrificare al posto suo, sono certo che ne varrà la pena. E' il simbolo di questa nave, Lei.
- Grazie marinaio, scusa se ti ho sempre trattato male, ma tu hai un gran cuore dentro. Non ho mai conosciuto nessuno come te. Arrivederci e... buona fortuna.
- Arrivederci capitano.
 Il capitano salì sull'ultima scialuppa rimasta mentre la nave affondava. Isabella si commosse e quando la scialuppa si allontanò, nonostante lei fosse ancora visibile, fece il suo solito inchino.
- Arrivederci padre!

-Il padre la vide, guardò quegli occhi e in quell'attimo riconobbe sua figlia.
- Isabella! No, Isabella! Fermate, andate a prenderla, è mia figlia! Mia figlia, tornate indietro.

Ma non c'era più niente da fare. La nave era affondata e il corpo di Isabella disperso. Per sempre. Le lacrime rigarono il volto del padre, ma ad un tratto vide qualcosa galleggiare. 
- Il corpo di Isabella! Tornate indietro!
Prese il corpo di sua figlia, ma il suo cuore non batteva più. Era morta. Il padre abbracciò, baciò sua figlia e si ricordò di quella promessa.
"Se mai morirò io prima, verrà Lei a farmi quest' inchino davanti la mia tomba."
E si ricordò anche del fatto che avrebbe dovuto morire lui prima di lei, e voleva suicidarsi, ma si ricordò della promessa di sua figlia. La fece seppellire vicino il porto, e ogni giorno andava davanti la sua tomba e faceva il suo solito inchino, mentre Isabella dall'alto lo guardava ed era felice di aver provato il brivido di andare per il mare.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Fiefiola