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Autore: Avah    14/04/2013    0 recensioni
Los Angeles, 2000. Una tranquilla famiglia che vive nella grande metropoli americana viene improvvisamente distrutta dal dolore quando un'esplosione porta via con sé una persona fin troppo cara. Le speranze si dissolvono con il passare degli anni, le illusioni sono sempre più frequenti, i miraggi sempre più lontani. Ma sarà veramente così, o c'è sotto qualcosa di più?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti si preoccupavano di te

I due fratelli erano tornati a casa insieme dopo essersi scontrati proprio davanti al cancello; dopo essersi sfogata e aver fatto la pace con il fratello, la ragazza si era data una ripulita e si era riposata. Ora erano lì tutti e due, seduti al tavolo della cucina con i libri davanti, matematica lei e latino lui.
-Questa roba è inutile!- sbuffò lei, lanciando via la penna che aveva in mano -Che me ne faccio dei logaritmi durante la mia vita?!-.
-Nemmeno il latino è importante, però dobbiamo studiarlo- il ragazzo le passò la penna, facendo scivolare sotto il suo naso i fogli che aveva spinto via.
Lei lo guardò male, riprovando a finire l’esercizio; non passarono più di dieci minuti che lei alzò la testa e puntò lo sguardo fuori dalla finestra, senza pensare a niente.
-Hayley, concentrati- la richiamò suo fratello -Se fai così non riuscirai mai a finire i compiti-.
-Secondo te papà hai mai pensato di risposarsi, prima o poi?- chiese lei, cambiando totalmente argomento.
-Questo cosa c’entra con i logaritmi?-.
-Non lo so- si voltò verso di lui -Mi è venuto in mente adesso. Però per te gli è mai passato per la testa?-.
Lui sospirò -Non ne ho idea Hayley. Da quanto mi ricordo, lui e la mamma erano sempre stati legati. Probabilmente sì, c’ha pensato, ma non c’ha mai sperato davvero-.
-Tu ti ricordi molto di lei, della mamma?-.
-Poco e niente- sospirò di nuovo -Se n’è andata quando avevo sei anni, non pensavo certamente che morisse da un giorno all’altro, perciò non badavo molto a cose particolari- si fermò di botto, ma vide davanti a sé un pubblico piuttosto interessato, perciò non poté far altro che continuare.
-Non ti è rimasto impresso niente di particolare?- lo incalzò lei, sempre più attenta.
-Il suo sorriso- rispose dopo un momento di riflessione -Sorrideva sempre, sia quando era con me che con te. Era sempre raggiante, e per quanto mi ricordo non aveva mai litigato con papà-.
-Si conoscevano da tempo, vero? Zia Madison mi ha detto così, una volta-.
-Si erano conosciuti diversi anni fa a New York, quando ancora stavano entrambi là. Non so per quale motivo poi si siano trasferiti qui a Los Angeles, però dicevano che ci avrebbero portati là qualche volta, quando saremmo cresciuti-
-Ho capito…-.
In quel momento suonò il campanello; il ragazzo andò al citofono, poi fece entrare la ragazza che era appena arrivata.
-Hayley, io e Steffy andiamo nella mia stanza a studiare- disse, tornando in cucina dalla sorella seguita dall’altra ragazza -Se hai bisogno di aiuto vieni a chiamarmi-.
-D’accordo- annuì, facendo un cenno di saluto all’altra.
Il ragazzo fece un cenno a quella appena arrivata di seguirlo; la condusse fino alla sua stanza, al piano superiore, e quando furono dentro si richiuse la porta alle spalle.
-Wow- commentò lei non appena ebbe dato un’occhiata alla stanza -Sono impressionata-.
-Per che cosa?-.
-Non ti credevo così altruista con tua sorella. Davvero l’aiuti con i compiti?- si sedette di fianco a lui sul letto.
-Ci aiutiamo a vicenda- replicò lui, prendendo fuori un libro e iniziando a sfogliarlo.
-Ho capito- disse, poi si alzò e si diresse verso l’unica foto presente nella stanza -E’ tua madre?-.
-Sì- rispose lui senza nemmeno guardarci -E’ l’unica foto che sono riuscito a recuperare in cui ci siamo tutti-.

Eccola, la collina fuori città, nel mezzo dei boschi. Sulla sommità della piccola altura c’era solo un cumulo di macerie, ferraglie e vetri rotti; l’edera e l’erba avevano invaso già da tempo quel piccolo tempio di desolazione e distruzione.
La donna fissava con sguardo vuoto la collinetta di detriti di cemento e ferro, ripensando che era lì che era successo tutto. Era lì che la sua vita e quella di chi le stava attorno era cambiata, in un momento solo, per sempre.
Spostò lo sguardo sugli alberi di conifere che crescevano lungo il pendio, disseminando i sentieri interni di foglie rossicce e secche; le piante si inerpicavano su tutto il lato est della collina, rendendo tortuosi e impervi i piccoli viottoli all’interno del bosco.
Era stato lì, in mezzo a un letto di foglie autunnali, che la sua vita aveva subito quella svolta così inaspettata. Era stato lì, mentre lei non poteva far niente, se non giacere come morta nella sua bara di fogliame secco.
La donna alzò gli occhi al cielo, cercando di ricacciare in gola il nodo che le si stava formando; gettando un’ultima occhiata alla collina e al bosco, si voltò e tornò sui suoi passi, tenendo le mani in tasca strette in un pugno.

Forse stava sbagliando. Forse non doveva scappare dalla realtà, forse doveva alzare lo sguardo e combattere. Non doveva lasciare che i suoi ragazzi ne risentissero a causa sua. Il dolore ancora lo attanagliava, ma doveva camminare ancora. Cosa gli avrebbe detto lei, se lo avesse visto in quelle condizioni, se avesse visto cos’era capitato ai suoi amatissimi figli? No, si stava comportando malissimo, lasciando tutto al caso, e non era ciò che doveva fare. Si era preso delle responsabilità, responsabilità che in parte stava mollando, credendo che ormai fosse andato tutto perduto.
I pensieri dell’uomo furono spazzati via quando sentì il suo cellulare suonare insistentemente nella tasca della sua giacca.
-Detective Milton- rispose, tornando lentamente alla realtà.
-Signor Milton?- disse una voce femminile dall’altra parte -Sono la signora Johnsson, la preside della scuola di sua figlia Hayley-.
-Oh salve signora Johnsson- disse l’uomo passandosi una mano sul volto stanco, pensando che sua figlia si fosse cacciata nei guai per l’ennesima volta -Che è successo?-.
-Se non le dispiace vorrei parlarne direttamente con lei a quattr’occhi- rispose la donna.
-D’accordo, ma non so quando sia possibile. Il fatto è che sono impegnato e…-.
-Lei quando è disponibile?-.
-Se per lei va bene, direi anche adesso dal momento che sto per finire il turno-.
-D’accordo- convenne la donna -Allora la aspetto qui a scuola-.

  
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