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Autore: Charlie_Rock    14/04/2013    6 recensioni
-Hey.- sospira Minhyuk, rilasciando il respiro che aveva trattenuto per lo spavento.
-Hey.- risponde Yukwon.
Minhyuk lo studia, perché ha l’abitudine di osservare le persone la prima volta che le incontra, anche quelle che poi non vedrà mai più, perché gli piace ricordarsi i volti e le persone che ha incrociato nel suo cammino. Il ragazzo ha occhi piccoli ed affilati, felini, che lo osservano dal basso della sua posizione accucciata, sorretta dai talloni, i suoi capelli sono biondi, ovviamente tinti, lisci e scompigliati dal vento. La stecca bianca di una chupa chupa fa capolino dalle sue labbra, il suo busto è fasciato da una canottiera bianca, che lascia libere le braccia muscolose… Minhyuk lo trova, già in quei primi secondi di conoscenza, vagamente erotico, senza sapersi neanche spiegare il perché.
-Vivi qui?- chiede Yukwon.
-Uhm? Ah, sì.- Minhyuk alza un braccio per indicare la porta antipanico del suo piano, che rimane sempre aperta perché è rotta, -lì.-

(In sintesi: Minhyuk odia i gatti e i gatti odiano Minhyuk, Yukwon non odia né Minhyuk né i gatti e Zico odia solo Minhyuk.)
Prequel di "I'm dreaming of a white Christmas, just like the ones I used to know".
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: B-Bomb/Lee Minhyuk, U-Kwon/Kim Yukwon, Zico/Woo Jiho
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Prequel di "I'm dreaming of a white Christmas, just like the ones I used to know", il registro stilistico (che parolone altisonante), però, è completamente diverso.
Zico è OOC, credo. Non l'ho messo negli avvertimenti perché comunque è un personaggio "spalla" e non ritendo di aver sballato troppo i caratteri di B-Bomb e U-Kwon, e poi, essendo un AU, l'OOC è "scusato", no? 
Non ho mai scritto niente, in vita mia, con così tante parolacce, e per questo sono indecisa sul rating da dare a questa shot, diciamo che la metto verde, ma accetto consigli per un eventuale cambiamento.
Ah~! E non è betata! Detto questo, buona lettura 




Hello, kitty

Hello, kitty ~

Quando, alle sette e un quarto, le note di Fantastic Baby rimbombano nella camera di Minhyuk, lui è ancora placidamente addormentato e una ruga contrariata gli solca la fronte tra le sopracciglia aggrottate. Allunga una mano fuori dal piumone per spegnere quell’agonia e l’aria fredda gli pizzica la pelle delle mani e del polso, scoperto dalla manica del pigiama, facendogli venire la pelle d’oca. Disattiva la sveglia e rinfila il braccio sotto le coperte, prima che gli si congeli e cada a terra. Il suo appartamento deve essere maledetto perché, benché sia all’ultimo piano dell’edificio più alto del quartiere, il sole non entra mai direttamente dalle finestre, a scaldare l’ambiente, e in una mattina di metà novembre come quella, Minhyuk si aspetta di vedere dei pinguini che gli fanno ciao.

-La morte- geme sofferente, sapendo che non potrà rimanere rintanato nel nido caldo che si è scavato tra il groviglio di coperte buttato alla rinfusa sul letto.

Ha un colloquio di lavoro questa mattina, procuratogli dal suo amico Kyung, per un impiego da tipo alla reception di non ha ancora capito bene che posto. Sembra un lavoro noioso, ma la paga è buona (quindi, magari, potrà finalmente permettersi di pagare la bolletta se attacca una stufetta elettrica) e l’orario di lavoro è dalle otto del mattino alle due del pomeriggio, con un giorno libero la settimana, e non dalle dieci di notte a orario indefinito come il lavoro da cameriere che ha ora. E magari il suo orologio biologico tonerà su “umano” da “vampiro”, riuscirà a ricostruirsi una vita sociale e a trovare il tempo per scopare (è in bianco da troppo tempo e sta cominciando a trovare noiosa la compagnia di Ernesta la mano destra).

Con questa idilliaca prospettiva di un futuro migliore davanti agli occhi, scalcia via le coperte con un colpo secco e con uno scatto degno di un velocista si alza, recupera i vestiti che aveva diligentemente piegato su una sedia la notte prima e si chiude nel minuscolo bagno dell’appartamento. Lì, incastrato tra il lavandino e il muro, c’è il tiepido, piccolo Jimmy: uno striminzito termosifone, unico superstite dell’impianto di riscaldamento condominiale, a cui Minhyuk ha dato un nome perché lo ama come se fosse un figlio (e , il freddo mattutino gli fa fare questo ed altro). Minhyuk poggia i vestiti sul termosifone e si accascia contro di questo, poggiandoci la schiena e lasciando che un po’ di calore s’irradi attraverso la sua pelle.

Quando sente le urla della signora Lee, inquilina del secondo piano, che minaccia il più grande dei suoi figli per convincerlo a farsi la borsa, Minhyuk si accorge di aver chiuso gli occhi e si essersi quasi assopito, allora ancora una volta si costringe ad affrontare il freddo, abbandona Jimmy, comunque troppo piccolo per riscaldare veramente il microscopico bagno e si toglie il pigiama in pile, sua unica corazza contro un autunno incredibilmente gelido. Quando s’infila nudo e tremante nella doccia, il getto bollente che investe la sua pelle è un toccasana.

Si sciacqua velocemente lo shampoo dai capelli quando sente nuovamente la signora Lee urlare e poi sbattere la porta, capisce che devono essere le sette e mezzo, perché è sempre quella l’ora in cui esce per accompagnare i figli a scuola.

La famiglia Lee-Kim occupa tutto il secondo piano: gli appartamenti 201 e 202, rispettivamente dei nonni Kim e dei coniugi Lee, con i loro sette bambini isterici (non che i genitori siano da meno). La signora Lee aveva chiesto a Minhyuk, poco tempo dopo il suo trasferimento nel palazzo, se potesse fare il babysitter al suo esercito di bambini, una volta o due, ma dopo la prima non c’è stata la seconda, perché il ragazzo ha deciso che 30.000 won non valgono la pena d’avere a che fare con quelle piccole creature demoniache. Più o meno in quel periodo ha cominciato a prendere le scale antincendio anziché quelle principali, in modo da evitare proposte scomode della signora Lee e lo sguardo inquisitore del padrone di casa, al piano terra, che a quanto pare non ha niente di meglio da fare che rimanere tutto il santo giorno seduto sull’uscio. Le scale interne, poi, sono strette, puzzolenti di muffa e chiuso, ripide e senza finestre, mettono ansia e sembrano uscite da un film dell’orrore di serie b, per non parlare del vecchio ascensore scricchiolante.

Comunque, in quel palazzo, niente è peggio di sua Malvagità: una palla miagolante di pelo bianco con due occhi verdi che ti scrutano l’anima, appartenente e quel pezzente di un teppista che occupa l’appartamento di fronte a quello di Minhyuk. Il ragazzo si era presentato come Zico ed abitava già lì quando Minhyuk si era trasferito. Dopo un mese di conversazioni apparentemente civili, il loro rapporto è degenerato i barbari litigi causati da quella maledetta gatta, perché ogni volta che Zico si dimentica di farla entrare in casa, quella fa i suoi bisogni sempre e solo sullo zerbino di Minhyuk e lui questo non lo può sopportare (ed ha anche pensato di toglierlo, lo zerbino, solo per ritrovarsi una chiazza puzzolente di pipì sulle mattonelle davanti alla porta la mattina dopo). Dopo qualche settimana dalla prima volta che Minhyuk aveva calpestato il tappeto zuppo di pipì, aveva cominciato a sospettare che Zico lo facesse apposta, perché aveva cominciato a succedere sempre più spesso.

-Che ci posso fare?- gli diceva quel bastardo, -hai una faccia di merda,.-

E stava per succedere una volta di troppo, per una settimana di fila, per trattenere ancora Minhyuk dal menare le mani, quando era arrivato Kim Yukwon, il cugino di Zico, mille volte più educato, gentile, simpatico e scopabile di quel rapper teppista da strapazzo. Con Yukwon la “convivenza” era diventata più accettabile, lui non si dimentica mai di far entrare il gatto, Kitty, in casa la notte e le poche volte che risuccede, sono comunque colpa di Zico.

La prima volta che ha incontrato Yukwon è stato quasi un anno prima. Minhyuk lavorava ancora in un market a gestione familiare a qualche isolato dal palazzo (che aveva chiuso tre mesi dopo, perché il padrone è morto ed i figli l’hanno venduto) e stava correndo giù per le scale antincendio perché era particolarmente in ritardo per l’apertura. Yukwon era inginocchiato su uno scalino e giocava con sua Malvagità e quando Minhyuk si era fermato di botto, aggrappandosi alla ringhiera per non capitolargli addosso, Yukwon aveva alzato gli occhi spaventato come un gatto che sta per essere investito, mentre Kitty non aveva mosso un pelo.

-Hey.- sospira Minhyuk, rilasciando il respiro che aveva trattenuto per lo spavento.

-Hey.- risponde Yukwon, ancora con gli occhi spalancati.

Minhyuk lo  studia, perché ha l’abitudine di osservare le persone la prima volta che le incontra, anche quelle che poi non vedrà mai più, perché gli piace ricordarsi i volti e le persone che ha incrociato nel suo cammino. Il ragazzo ha occhi piccoli ed affilati, felini, che lo osservano dal basso della sua posizione accucciata, sorretta dai talloni, i suoi capelli sono  biondi, ovviamente tinti,  lisci e scompigliati dal vento.  La stecca bianca di una chupa chupa fa capolino dalle sue labbra, il suo busto è fasciato da una canottiera bianca, che lascia libere le braccia muscolose… Minhyuk lo trova, già in quei primi secondi di conoscenza, vagamente erotico, senza sapersi neanche spiegare il perché.

-Vivi qui?- chiede Yukwon.

-Uhm? Ah, sì.- Minhyuk alza un braccio per indicare la porta antipanico del suo piano, che rimane sempre aperta perché è rotta, -lì.-

Yukwon segue il suo dito e sembra capire qualcosa. –Oh! Tu devi essere Min… Min…-

-Minhyuk.- viene in suo aiuto Minhyuk, senza capire perché quello sconosciuto sappia il suo nome.

-Io sono il cugino di Jiho. Mi chiamo Yukwon.- dice il ragazzo come se questo spiegasse tutto e Minhyuk inclina la testa da un lato, sempre più perplesso.

-Jiho?-

-Jiho, quello che abita nel 301, il padrone di Kitty.- nominando la gatta, le da una grattatina dietro l’orecchia bianca, ma lei non se lo fila, continuando a giocare con i lacci sporchi delle sue all star slacciate.

-Aah! Zico!-

-Sì, quell’idiota.- annuisce Yukwon accennando un sorriso, e a Minhyuk sta sempre più simpatico, ma probabilmente sono perché ha dato dell’idiota a Zico.

-Sei venuto a trovarlo?-

-No, mi sto trasferendo da lui.-

-Oh, benvenuto allora.- Minhyuk sorride e avverte lo sguardo di Yukwon puntato sulla fossetta che sa essersi formata sulla sua guancia.

-Grazie.- Anche le labbra di Yukwon si distendono in un sorriso largo, mostrando i denti che stringono il bastoncino bianco della caramella e Minhyuk muore un po’ dentro  perché un sorriso così, non l’ha mai visto

Il loro secondo incontro era avvenuto nuovamente sulle scale qualche settimana dopo, Minhyuk stava salendo con un cartone di latte in mano, comprato alla chiusura del negozio, da portare al signor Moon, unico inquilino del primo piano. La finestra del soggiorno di casa del signor Moon da sulle scale antincendio e lui passa tutti i pomeriggi tiepidi lì davanti, a guardar fuori. Minhyuk l’ha conosciuto quando ha cominciato a prendere le scale antincendio, in uno di quei pomeriggi tiepidi. Il signor Moon è un vecchietto simpatico, rincitrullito dall’età, che quando è di buon umore gli racconta aneddoti della sua giovinezza, e ogni volta che lo vede passare lo chiama Yungjae e gli dice di ricordarsi di comprargli il latte. Qualche volta Minhyuk glielo compra veramente, perché pensare che, forse, non ci sia nessun vero Yungjae che compri il latte a quel vecchio sempre sorridente, con il viso segnato dal tempo e gli occhi un po’ vitrei, gli mette tristezza.

Si era fermato a metà della rampa con il cartone di latte in mano a guardare Yukwon sorridere al vecchio, il profilo illuminato dalla luce rossa e calda del tramonto che sembrava incendiargli gli occhi sorridenti.

Non aveva pensato a nulla in quel momento, non che fosse bellissimo, che sembrasse un angelo o altre stronzate, era rimasto semplicemente ad osservarlo, con la mente sgombra, come gli capita di osservare il tramonto, o un paesaggio. Fuori dal tempo.

-Yungjae!- esclama il vecchio attirando l’attenzione di Yukwon su di lui, e il momento si rompe.

-Le ho portato il latte!- sorride Minhyuk, tornando con i piedi per terra.

-Caro ragazzo, vieni qua, passamelo dalla finestra.-


Quando il signor Moon rientra  in casa per guardarsi un quiz a premi in tv, Yukwon si siede su uno scalino, il vento gli spinge i capelli indietro e gli fa quasi lacrimare gli occhi. -Yungjae è suo figlio, lo sai?- parla a voce bassa, come se l’udito rovinato del signor Moon potesse raggiungervi.

Minhyuk scuote la testa, non ha mai trovato il modo di chiedere al vecchio Moon chi sia Yungjae, e l’anziano non gli ha mai raccontato nulla che lo aiutasse ad arrivarci per intuito, anche perché, spesso, i racconti del signor Moon sono confusi e sconnessi, ma Minhyuk sta ugualmente ad ascoltarlo.

-Da quello che ho capito, il suo vero figlio viene qua una volta la settimana.-

Ora Minhyuk sa che c’è un Yungjae per il signor Moon, che magari gli fa la spesa,e li compra il latte, quindi  potrebbe smettere di farlo lui, ma sa che non lo farà.

-Sei un bravo ragazzo.- afferma Yukwon, e sembra quasi stupito,  poggia la testa sulle ginocchia, cercando di ripararsi dal vento e guarda Minhyuk dritto negli occhi, con la guancia schiacciata sui jeans. -Zico ti ha descritto come una specie di mentecatto, bigotto con il quale è impossibile fare un discorso, lo sai?-


Minhyuk stringe i pugni. –Immaginavo.- ringhia tra i denti, progettando una morte lenta atroce e dolorosa per quel teppista.

Yukwon sorride divertito. –Sono contento che invece tu sia un bravo vicino, a meno che non abbia una doppia personalità e con me esca fuori solo quella gentile. Non hai una doppia personalità, vero?-

-No.- scuote la testa Minhyuk, aggrottando non le sopracciglia.

-Non si sa mai.- Yukwon alza le spalle. –Comunque dovremmo uscire qualche volta, a prendere una birra e fare quattro chiacchiere.-

-Sì, si può fare.- risponde Minhyuk, cercando di non dimostrare come dentro di sé stia tipo ballando la samba della felicità per questa proposta.

-Ora entro, mi si sta ghiacciando il culo.- Yukwon si mette agilmente in piedi. –Ci vediamo Minhyuk-ssi.- saluta, e  tenta di nuovo di uccidere Minhyuk con un sorriso accecante prima di voltarsi e salire le scale.

Quella birra non l’hanno mai presa poi, perché il market ha chiuso e i loro orari erano troppo diversi, quando Yukwon era a casa Minhyuk recuperava le ore di sonno perse, quando Yukwon tornava da lavoro, Minhyuk usciva per il suo, e qualche volta avevano pure provato ad organizzare, ma le forze del cosmo sono sempre state a loro avverse. In quegli anni, quindi, i loro incontri si erano limitati a veloci saluti sulle scale antincendio e qualche chiacchiera sul più e sul meno e oh, a quella volta in cui Minhyuk l’ha beccato poggiato contro il muro del pianerottolo, con le mani di un ragazzo dentro i pantaloni ed è rimasto a guardarli, nascosto nell’ombra delle scale antincendio, finché non ha avuto bisogno di farsi una sega. Non aveva avuto il coraggio di guardare in faccia Yukwon per un mese, dopo quell’episodio.

Mentre Minhyuk, in mutande davanti allo specchio, con ancora i capelli umidi, si allaccia la camicia, pensa che ora potrebbe trovare il tempo di invitare a Yukwon quella famosa birra, anche perché, saranno tutte le seghe mentali (e non) che si è fatto in quegli anni, ma secondo lui c’è almeno un briciolo d’interesse anche da parte del vicino di casa; poi alza il braccio per buttarsi indietro i capelli e nota una macchia gialla sotto l’ascella della sua unica camicia bianca e il pensiero della birra con Yukwon è rimpiazzato da imprecazioni in tutte le lingue che conosce.

Si toglie in fretta la camicia e cerca di sciacquarla sotto l’acqua del rubinetto, senza bagnarla più di tanto e spera di riuscire ad asciugarla in tempo utile con il phon.

Alle otto se la sta riallacciando, la macchia quasi sparita, e pensa che tutto e bene quel che finisce bene mentre si tira su i pantaloni, ma i piedi scivolano sulle piastrelle umide di condensa e cade all’indietro, sbatte la testa contro il water e, nel disperato tentativo di trovare un appiglio, l’unica cosa che è riuscito ad afferrare è stata la cravatta, col solo risultato di averla fatta volare dentro cesso.

Gli occhi gli si riempiono di lacrime per l’impatto brutale, e tira giù un paio di santi dal paradiso rimettendosi in  piedi e guardando con odio la cravatta a mollo nell’acqua del water. Quella non tenta neanche di recuperarla, ma gli punta di dito contro ed esclama in modo un po’ piagnucoloso:

-Questo non me lo dovevi fare!-

Prima di tentare ancora la propria fortuna esce dal bagno, si allaccia le scarpe buone, il cappotto e afferra le ultime cose prima di uscire di casa e qui, l’ultima briciola di ottimismo, affonda insieme al suo piede, con un rumore bagnato e disgustoso, nel suo zerbino fradicio di pipì di gatto.

-Ma porca--! – urla Minhyuk e percorre in due furiose falcate la distanza che lo separa dall’appartamento di fronte.

Bussa con forza, tentando di buttare giù la porta e sente urla indistinte provenire dall’interno dell’appartamento e dopo qualche minuto di isterico battere di nocche sul legno, Yukwon, a petto nudo, con un asciugamano sui capelli, ora tinti di rosso, apre la porta.

-Oh, hyung.- dice a mo’ di saluto Yukwon.

-Il vostroFottuto. Gatto.- ringhia Minhyuk.

Yukwon alza gli occhi al cielo e Minhyuk non sa se è esasperato dal gatto o da lui.

-Io mi sono rotto il cazzo di trovarmi il mio cazzo di tappeto pisciato.-

E il fatto che Minhyuk ignori le goccioline d’acqua che dai capelli scivolano lungo il petto muscoloso di Yukwon e che non riesca a mettere in fila due parole senza infilarci in mezzo una parolaccia sono degli indicatori sul livello della sua rabbia, che ha raggiunto più o meno lo stadio: “furia omicida”.

-Mi dispiace io-- - tenta il rosso, ma Minhyuk lo interrompe.

-Sinceramente, non me ne sbatte una minchia se ti dispiace. Perché sono io che devo lavarmi un fottuto tappeto pisciato stasera, o che me ne devo comprare uno nuovo e okay, saranno solo 2300 won ma mi ci compro una cazzo di birra con quei blabla won  porca troia!-

Yukwon spalanca gli occhi. –Senti, io non ho intenzione di lavare il tuo tappeto, mi dispiace, al più ti comprerei una birra. Il gatto non è mio comunque,- la sua voce è dura e sembra offeso, ma Minhyuk non ci fa caso. –Se vuoi litigare, o fare a pugni, o altro, chiamo Zico.-

-Gli spacco la faccia!- la voce del cugino, proveniente da qualche parte dentro l’appartamento, li raggiunge.

Minhyuk stringe i pugni che gli prudono tremendamente, e farebbe volentieri a pugni con quell’idiota, ma ha un colloquio di lavoro, che potrebbe migliorare la sua vita, e non ha intenzione di farsela rovinare da uno stupido gatto e uno stupido teppista.

-Lascia stare.- ringhia voltandosi verso le scale antincendio e imboccandole di corsa.

*

-Ti avevo detto che è una testa di cazzo.- sospira Jiho, quando Yukwon chiude la porta, dopo che Minhyuk è sparito sulle scale.

-Stai zitto tu.- lo apostrofa Yukwon, sbattendosi la porta del bagno alle spalle

-Ma no Jiho, che dici, è così carino, lui e la sua fossetta.- lo scimmiotta il cugino, ad alta voce per farsi sentire anche attraverso il legno.

*

Minhyuk passa il colloquio, quella notte festeggia con Kyung e qualche altro amico, e si dimentica anche dello zerbino pisciato finché non ci rimette il piede all’una del mattino, quando torna a casa e lo scalcia via.

In un paio di giorni l’episodio è dimenticato per Minhyuk e diventa solo una delle tante volte in cui si è trovato lo zerbino pieno di pipì, anche perché l’accaduto non si è più ripetuto. Quando una mattina incontra Yukwon, sulle scale, e il suo sorriso e il suo buongiorno vengono ricambiati da un veloce saluto e uno sguardo poco amichevole, e scopre che anche gli sguardi di Yukwon possono uccidere, in maniera decisamente meno piacevole rispetto ai suoi sorrisi, Minhyuk si rende conto che forse, quella mattina, ha un po’ esagerato.

Sei un coglione Lee Minhyuk, coglione coglione coglione, si ripete sbattendo piano la testa contro il muro.

*

Due giorni dopo Minhyuk entra in un market, tornando da lavoro, per comprare il latte al signor Moon e quando esce dalle porte automatiche con il cartone in mano, si trova davanti la vetrina di un negozio di animali. Sopra un cilindro di spago non meglio identificato e qualche cuccia per cani c’è una lettiera per gatti in plastica blu. Gli occhi di Minhyuk si spalancano, e la vecchietta che lo sorpassa in quel momento probabilmente è riuscita a vedere la lampadina che è accesa affianco alla sua testa, perché gli è appena venuta un’idea geniale.

*

Sale le scale antincendio con la lettiera sotto braccio e si ferma alla finestra del signor Moon per dargli il latte, ma questa volta non a fare quattro chiacchiere con lui, scusandosi con un inchino. Sale il resto delle scale a due a due e davanti alla porta di Yukwon bussa, questa volta in modo civile. Sente le solite urla e la discussione sul chi deve andare ad aprire, come sempre, la perde Yukwon. Minhyuk nasconde la lettiera dietro la schiena prima che la porta si apra.

-Oh, ciao.- saluta Yukwon, e non sembra molto contento di vederlo. –Kitty ha di nuovo pisciato in giro?-

Minhyuk sorride per fargli capire che questa volta viene in pace. –No, sono venuto per chiedere scusa per la scenata dell’altra volta.- Yukwon piega un poco la testa di lato e lo guarda interessato, Minhyuk lo trova adorabile ma cerca di non pensarci. -Avevo un colloquio di lavoro e stavo esplodendo d’ansia e la fortuna non sembrava girare dalla mia parte.- sorride, in modo un po’ idiota.

-Ti hanno preso?- chiede Yukwon e Minhyuk si aspetta tutto meno che questa domanda.

-Dov-- ? Oh, sì, sì.-

Yukwon accenna un sorriso. –Tutto è bene quel che finisce bene allora, no? Sono disposto a chiudere un occhio sull’altra mattina.- scherza e Minhyuk si sente il cuore un po’ più leggero.

-Sì, poi ho anche pensato ad un modo per risolvere il problema.- toglie da dietro la schiena la lettiera, sorridendo soddisfatto. –Se mettiamo questa fuori, magari la trova più allettante del il mio tappeto.-

-È un’ottima idea! Aspetta, prendo la sabbietta.- Yukwon sparisce in casa e torna con un sacco di catone marrone.

-Quando hai pagato? Ti rendo i soldi.- propone Yukwon, riempiendo la lettiera.

-Figurati, non c’è bisogno.-

-Insisto, il problema l’abbiamo causato noi. Mi sembra doveroso ripagarti in qualche maniera.-

Minhyuk sorride, e un’altra lampadina si accede nella sua testa. –Allora magari potresti offrirmi quella famosa birra.-

Yukwon alza la testa e lo guarda dalla sua posizione inchinata e a Minhyuk torna in mente il loro primo incontro, anche questa volta Yukwon sorride e il bello del suo sorriso è che non è solo una questione di labbra, ma sorride con tutto il volto, soprattutto con gli occhi che diventano due piccole fessure sorridenti, come quelli dei gatti quando gli accarezzi.

-Certo, prendo le chiavi e andiamo subito, se vuoi.-

Il sorriso di Minhyuk si allarga. –Ti aspetto qui.-

*

-Uno a zero per me!- esclama Yukwon in faccia al cugino cercando le chiavi in soggiorno.

-Che?- domanda Jiho, senza sollevare lo sguardo dalla chitarra che tiene in grembo.

-Minhyuk è veramente tenero e carino.- dice sorridendo soddisfatto, afferrando le chiavi e andando nuovamente verso la porta

-Bleah, lui e la sua fossetta!- gli urla dietro Zico, facendolo ridere.

*

-Dimmi che stai scherzando. Cioè, quel teppista, Zico, ha veramente chiamato il suo gatto Hello Kitty.-

Yukwon ride e sputacchia un po’ della birra rimasta sulle sue labbra umide. –Sì, l’ha chiamato veramente Hello Kitty.-

-Perché ha la passione per Hello Kitty e dorme con un pigiama di Hello Kitty.- Minhyuk riassume le ultime informazioni ricevute perché non riesce a crederci.

-Crede che migliori la sua immagine di uomo.-

-Stai scherzando?- Minhyuk lo guarda incredulo.

-Giuro!- Yukwon non riesce a smettere di ridere della sua faccia sconvolta.

-Sua Malvagità si chiama Hello Kitty. Non ci posso credere!-

-Sua Malvagità?- domanda Yukwon, ancora ridendo.

-È il mio personale soprannome per lei. È tipo il cerbero, però gatto.-

-Non hai una passione per gli animali, eh?-

-Neanche per i bambini.-

-E per cosa hai una passione?-

Il piede di Yukwon struscia sulla gamba di Minhyuk, mentre lo dondola, ma lo fa in modo così preciso che non c’è dubbio non sia casuale, ma si potrebbe far finta che lo sia, se solo Minhyuk spostasse la propria gamba, ma lui non lo fa e sa che Yukwon ha capito cosa vuol dire dal modo in cui il suo sorriso s’inclina.

-Il ballo, anche se ho smesso da un po’, e… Mmmh…- Minhyuk cerca di concentrarsi, ma gli risulta un po’ difficile, -gli shonen manga, i porno giapponesi-- -

Yukwon ridere di nuovo, anche se in realtà non ha mai smesso veramente . –chi non li ama quelli!-

-E la cucina di mia nonna.- finisce l’elenco Minhyuk, battendo le mani. –Tu invece?-

Yukwon ci riflette e nel mentre beve un sorso di birra. Sta bevendo direttamente dalla bottiglia e le sue labbra si chiudono intorno al vetro e sono rosse e umide e Minhyuk perde definitivamente la concentrazione e comincia a farseli da solo, i porno, con loro due come protagonisti. Pensa alle labbra sottili di Yukwon intorno al proprio pene e a come lo guarderebbero dal basso quegli occhi che lo stanno osservando maliziosi da tutta la sera.

-Mi hai sentito?- domanda Yukwon, risvegliandolo dai propri pensieri.

-No, cosa?- risponde un po’ inebetito Minhyuk, e forse è perché sono alla quinta loro birra.

Yukwon scoppia di nuovo a ridere, e pensa che sia positivo che non l’abbia sentito, perché si è reso ridicolo inserendo. tra le cose per cui ha una passione, le fossette.

-Forse è meglio se rientriamo a casa.- sospira Yukwon, lasciato senza fiato dalla risata.

Paga Minhyuk per entrambi e Yukwon protesta, ma lui gli sorride e gli dice che potrà offrire la prossima volta e allora anche il volto di Yukwon si scoglie in un sorriso.

Fuori il cielo si è fatto nero, e quando sono entrati nel locale stava cominciando a tramontare, Yukwon è divertente oltre che bello e finalmente Minhyuk ha avuto l’opportunità di dimostrargli di non essere un isterico, il tempo è letteralmente volato, insieme al numero di birre.

Camminano vicini, le spalle qualche volta si sfiorano e Yukwon alza lo sguardo, con quel sorriso furbo sulle labbra e Minhyuk ricambia. La mano di Yukwon si scontra con quella di Minhyuk e lui pensa seriamente di afferrarla, ma Yukwon lo precede e se le infila in tasca, sussurrando qualcosa sul freddo, tra i denti che battono.

Quando arrivano sul pianerottolo hanno ancora le guancie doloranti per quanto hanno riso e gli occhi lucidi.

-Uhm! Dammi il tuo cellulare, ti segno il mio numero, per metterci d’accordo per la prossima birra.- esclama Yukwon e anche se sembra essergli appena venuto in mente, Minhyuk giurerebbe che stava rimuginando quella frase per tutto il tragitto di ritorno, ma solo perché anche lui stava pensando a qualcosa di simile.

Yukwon sorride un po’ a disagio, perché sa che non è una scusa credibile quella che ha messo su, perché sono vicini di casa, e per mettersi d’accordo basta fare due passi e si vedono di persona. Scusa o no, a Minhyuk non interessa e gli allunga volentieri il proprio cellulare.

-Grazie per stasera.- sorride dolcemente Yukwon, rendendogli il cellulare e si avvicina di un passo a Minhyuk

-Figurati, grazie a te.- Minhyuk sente l’eccitazione sotto pelle, quelle che scivola nelle vene, fino alla punta delle dita, prima di un bacio, e fa un passo avanti a sua volta e sente già il sapore di birra della lingua di Yukwon in bocca, quando lo vede leccarsi le labbra, anche se sono ancora disgustosamente lontani.

Yukwon si avvicina ancora e Minhyuk inclina il capo, sporgendosi in avanti e poi le porte dell’ascensore si aprono con un fastidioso plin-plon.

-Ho fatto la spesa.- la voce di Jiho spegne il sorriso di Minhyuk e fa alzare gli occhi di Yukwon al cielo. –Cucini ramyun oggi?-

Yukwon annuisce e vede il ghigno di Jiho, che è perfettamente consapevole di aver interrotto qualcosa, ma il rosso non gli presta molta attenzione e neanche Minhyuk: sperano che entri in fretta dentro l’appartamento.

-Mi aiuti a portare dentro le buste?-

Yukwon gli lancia uno sguardo assassino, Jiho gli sorride.

-Scusa- sbuffa sconfitto verso Minhyuk, perché tanto lo sa che il cugino non li lascerà in pace, e si allontana da lui per prendere una delle buste nell’ascensore.

-Ci vediamo.- saluta Minhyuk, deluso, ma non si muove ancora, fa tintinnare le chiavi nella tasca e guarda Yukwon portare la busta verso il suo appartamento.

-Ci sentiamo presto hyung!- saluta Yukwon sorridendo, prima di chiudere la porta di casa propria.

*

Presto è quella sera stessa dopo cena.

Yukwon si scusa e dice che Jiho a volte è veramente un’idiota e che riprenderanno la conversazione da dove l’hanno interrotta, la prossima volta. E continua a parlare di prossime volte e Minhyuk si domanda se non possa semplicemente andare a bussare alla sua porta e baciarlo, senza aspettare una prossima volta. Yukwon continua a mandargli messaggi a doppio senso, e Minhyuk non riesce a stare seduto, o sdraiato e comincia a camminare per la casa, ed arriva alla porta un paio di volte, ma si ferma con la mano sulla maniglia, perché non vuole correre e magari il momento magico per il bacio, con gli arcobaleni e la pioggia di diamanti si è rotto e Yukwon vuole aspettare. Minhyuk poi si dice che anche se sono usciti una volta sola, si conoscono da anni, e non sono delle ragazzine, e se lo sbatterebbe anche subito e ovviamente Yukwon, con i suoi piedini sotto al tavolo e le sue fottute labbra umide, vuole lo stesso -non che Minhyuk voglia solo quello eh, ritiene solo che sarebbe un’adorabile modo per cominciare una relazione- e quindi torna alla porta, ma poi scuote la testa e ritorna indietro.

Questo gioco di messaggi a doppio senso e “prossime volte” dura per tre ore, e a mezzanotte e quarantasei il cellulare di Minhyuk vibra ancora.

From: Yukwon
Salvami, Zico sta cercando di scrivere un nuovo testo e non sa pensare in silenzio.

To: Yukwon
Vieni da me.

Eccolo, di nuovo, Minhyuk non può farne a meno, se la tenta, anche se si tira indietro all’ultimo perché è bravo a farsi paranoie.

From: Yukwon
Il mio letto è comunque comodo ~

To: Yukwon
Anche il mio lo è ~

From: Yukwon
È una proposta?

Minhyuk ci pensa, ci ripensa, e cerca una risposta un po’ più carina di un semplice , e gli passa per l’anticamera del cervello la possibilità di arrampicarsi sugli specchi e dire che Yukwon ha inteso male, ma scarta immediatamente l’opzione. Prima che possa rispondere al messaggio, il campanello suona.

Quando apre la porta un po’ se lo aspetta di trovarsi davanti Yukwon, quello che non si aspetta, però, è di riuscire solo a distinguere una zazzera di arruffati capelli rossi che gli viene velocemente incontro e di sentire le labbra di Yukwon sulle sue senza preavviso e le sue mani stette sul collo della sua felpa per farlo chinare quanto basta per essere alla stessa altezza. Minhyuk risponde al bacio senza esitazioni e la bocca di Yukwon che invade, con la lingua, sa di caramelle, come l’aveva immaginata molte volte e gli lecca il palato, dietro i denti, in un bacio così caldo e bagnato che quando si separano c’è della saliva lucida sui loro menti.

Yukwon sorride in quella maniera felina, come un gatto che fa le fusa.

-Io ti piaccio.- dice, e non è una domanda.

Minhyuk annuisce lo stesso e la mano che teneva stretti i capelli del rosso durante il bacio, cade giù e si poggia sul fianco stretto di Yukwon, il pollice accarezza una striscia sottile di carne lasciata scoperta dai pantaloni bassi del pigiama e la maglietta di cotone che si è alzata.

-Anche tu mi piaci.-

Minhyuk sorride e Yukwon si sporge un attimo per baciare la fossetta sulla sua guancia, perdendo il filo del discorso.

-E mi chiedevo se ti ci volesse un invito scritto, o un aiuto dal pubblico, per deciderti a baciarmi.-

Minhyuk ride leggermente. –La cosa è reciproca.-

Yukwon si mette in punta di piedi e lo bacia di nuovo, ora la sua lingua non sa di birra, e oltre lo zucchero c’è il retrogusto del ramyun al kimchi,  ma è ugualmente invitante e Minhyuk la succhia nella sua bocca, stringendoselo addosso e facendo lentamente calare le mani sul suo sedere.

-Comunque, - sussurra Minhyuk e il suo tono e basso e sensuale, all’orecchio di Yukwon. –era una proposta.-

*
E dopo qualche tempo anche Minhyuk e Jiho cominciano a sopportarsi e quasi ad andare d’accordo, ma questa è un’altra storia e di mezzo c’è il tocco magico di Yukwon.






















Note due la vendetta: Non picchiatemi per il carattere di Zico, mi picchio già abbastanza da sola (è la cosa che più mi preoccupa in questa fic e che mi stava spingendo a lasciarla postata solo nel mio livejournal, dove non l'avrebbe vista nessuno), è solo un grande malinteso comunque, che verrà spiegato in un ipotetico sequel che forse scriverò ( e sarà anche l'ultima shot appartenente a questo AU, così magari smetto di martoriare le scatole di questi poveri ragazzi che secondo me hanno gli incubi, mentre scrivo.) E boh, felice anniversario con un giorno d'anticipo <3 Grazie per aver letto :3
  
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