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Autore: Pazza Inter    14/04/2013    0 recensioni
" «Sai una cosa?», dice lui, percorrendomi con lo sguardo. «Mi piace proprio il tuo vestito. Sta da Dio con le scarpe da bowling».
«Justin, è una cosa seria!», m’incaponisco. «Dracula potrebbe essere qui da un momento all’altro, e noi perdiamo tempo a giocare a bowling! Dobbiamo prepararci. Organizzare il contrattacco. Dobbiamo...».
«Annie», m’interrompe Justin. «Dracula può attendere».
«Ma...».
«Annie», m’interrompe di nuovo. «Taci».
Obbedisco. Anche perché sono troppo impegnata a baciarlo per riuscire a fare altro.
E poi ha ragione. Dracula può attendere. "
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz , Justin Bieber, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La musica pompa al ritmo del mio cuore. Sento i bassi pulsarmi nel petto,  all’altezza, dello sterno: tu-tump, tu-tump. Difficile vedere qualcosa nel locale pieno  di corpi che si dimenano, tra la nebbia di ghiaccio secco e gli effetti di luce che  sciabolano altissimi dal soffitto tecnologico.
 
Però so che c’è. Lo sento.
 
Infatti sono grata alla massa di corpi schiacciati che mi avvolge. Mi nascondono  alla sua vista e ai suoi sensi. A quest’ora, altrimenti, avrebbe già percepito il mio  odore. Riescono a cogliere l’essenza della paura a distanza di metri, loro.
 
Non che io abbia paura. Per niente.
 
Be’, forse un pochino.
 
Però ho la mia balestra Excalibur Vixen da 285 FPS, con una freccia Easton XX75  da cinquanta centimetri (al posto della punta dorata originale ce n’è una di frassino,  lavorata a mano) già incoccata e pronta a scattare alla minima pressione del mio dito.
 
Non saprà mai cosa gli è successo.
 
E nemmeno lei, spero.
 
La cosa importante è che sia un colpo pulito - non sarà facile, con tutta questa  gente - e che vada a segno. Perché probabilmente non avrò una secondi possibilità. O  colpisco il bersaglio... o lui colpirà me.
 
«Mira sempre al petto», mi diceva mamma. «È la parte del corpo più larga, la più  difficile da mancare. Ovviamente, se miri al petto invece che alla coscia o a un  braccio, è più facile uccidere che ferire... D’altronde, perché dovresti volerli ferire?  Lo scopo è abbatterli».
 
Proprio quello per cui sono qui stasera. Abbatterlo.
 
Caitlin mi odierà, naturalmente, se capisce che cosa è successo, e che sono stata io.
 
Ma cosa pretende? Non posso mica starmene lì a guardare mentre butta via la sua  vita.
 
«Ho conosciuto questo tipo», se n’è uscita oggi a pranzo, in fila davanti al buffet  delle insalate. «Cavolo, Annie, non ti immagini quant’è fico. Si chiama Sebastian. Ha  gli occhi più azzurri che abbia mai visto».
 
La cosa che tanti non capiscono di Caitlin è che, sotto quel look da, diciamocelo,  sciacquetta, batte il cuore di una vera amica. A differenza di tutte le altre mie  compagne del Sant’Eligio, non mi ha mai fatto pesare il fatto che mio padre non sia  un top manager o un chirurgo plastico.
 
E sì, okay, devo disconnettermi per i tre quarti buoni del tempo perché mi racconta  cose di cui non m’importa niente, tipo quanto ha pagato la borsa di Prada ai saldi di  fine stagione da Saks, o il tribale che vuole tatuarsi sul coccige la prossima volta che  va a Cancùn.
 
Quanto mi ha rivelato a pranzo, però, ha risvegliato la mia attenzione.
 
«Ma, Caitlin», ho detto, «e Chaz?».
 
Perché Caitlin non parlava d’altro che di Chaz da un anno a questa parte: da quando lui  aveva finalmente trovato il coraggio di dichiararsi. Cioè, non parlava d’altro a parte le  borse di Prada e i tatuaggi, intendo.
 
«Oh, è finita», ha detto Caitlin allungando la mano verso le pinze della lattuga.
«Sebastian mi porta a ballare stasera, allo Swig. Dice che entriamo senza problemi, è
in lista».
 
Non è stato tanto il fatto che questo tipo, chiunque fosse, sostenesse di essere in  lista nel più nuovo ed esclusivo club di New York, a farmi rizzare i capelli. Non  fraintendetemi: Caitlin è una vera bellezza. Se c’è una che può essere abbordata da un  bel tenebroso col nome sulla lista più ambita in città, quella è lei.
 
È stato il modo in cui ha liquidato Chaz che mi ha colpito. Perché Caitlin adora Chaz.
Sono la coppia perfetta, il prototipo dell’amore liceale: lei bellissima, lui fuoriclasse  dello sport. Se esiste un paradiso degli amori adolescenziali, è lì che è nata la loro  unione.
 
Ecco perché non mi tornava quello che aveva detto.
 
«Caitlin, in che senso è finita con Chaz?», replicai. «State insieme da sempre», o  almeno da quando sono arrivata al Sant’Eligio, a settembre, dove Caitlin è stata la prima  (e, per il momento, praticamente l’unica) della classe a rivolgermi la parola, «e questo  sabato c’è il ballo di fine anno».
 
«Lo so», ha replicato Caitlin con un sospiro felice. «Ci vado con Sebastian».
 
«Seb...».
 
È stato lì che ho capito. Che ho capito veramente.
 
«Caitlin», ho detto. «Guardami».
 
Ha abbassato lo sguardo su di me - sono piccolina ma, in compenso, come diceva  sempre mamma, sono veloce - e, d’un tratto, ho visto quello che avrei dovuto vedere  da subito: l’espressione un po’ vacua, con l’occhio spento e le labbra socchiuse, che  negli anni ho imparato a riconoscere molto bene.
 
Non potevo crederci. Si era preso la mia migliore amica. La mia unica amica.
 
Be’, cosa avrei dovuto fare? Mettermi comoda e lasciargliela portar via?
 
Non stavolta.
 
A rigor di logica, una che si aggira per il club più trendy di New York tenendo in  mano una balestra dovrebbe suscitare qualche commento. Ma siamo a NY,  appunto. E poi sono tutti troppo impegnati a divertirsi per notarmi. Persino...
 
Oddio. È lui. Non riesco a credere di vederlo finalmente in carne e ossa.
 
Cioè, suo figlio.
 
È più bello di quanto immaginassi. Capello nero come la pece, occhio ceruleo, labbra da  divo del cinema e spalle larghe quanto un armadio a quattro ante. È alto - anche se lo  sono quasi tutti, in confronto a me.
 
A ogni modo, se somiglia anche solo un po’ a suo padre, allora capisco. Adesso sì,  che ho capito.
 
Almeno, credo. Perché ancora non...
 
Oddio. Ha sentito il mio sguardo. Si sta girando da questa parte.
 
Ora o mai più. Sollevo la balestra.
 
Addio, Sebastian Drake. A mai più rivederci.
 
Ma, proprio nel momento in cui al centro del mirino mi appare il candido triangolo  della sua camicia, ecco che accade qualcosa di incredibile: un fiore scarlatto sboccia  nel punto esatto che tengo sotto tiro.
 
Peccato che non ho premuto il grilletto.
 
E che quelli come lui non sanguinano.
 
Caitlin gli si avvicina ballando. «Che cos’hai sulla camicia, Sebastian?», chiede.
 
«Ma porc...! Qualcuno», e vedo lo sguardo azzurro e stupito di Sebastian sollevarsi  dalla macchia rossa al viso di Caitlin, «mi ha sparato».
 
Vero. Qualcuno gli ha sparato.
 
Ma non sono stata io.
 
E c’è un’altra cosa assurda: Sebastian sta sanguinando.
 
Eppure non è possibile.
 
Non sapendo cos’altro fare, mi acquatto dietro una colonna, stringendomi al petto  la Vixen. Devo riordinare le idee, studiare la prossima mossa. Perché niente di tutto  questo sta accadendo veramente. Non posso essermi sbagliata su di lui. L’ho studiato  nel dettaglio e tutto quadra: che lui sia qui a New York; che, tra tante, abbia  agganciato proprio la mia migliore amica; la faccia rapita di Caitlin... insomma, tutto.
 
Tutto, tranne quello che è appena successo.
 
E me ne ero stata lì a guardare. Avevo un colpo perfetto e me lo sono lasciata  sfuggire.
 
O no? Se sanguina dev’essere umano, giusto?
 
Però, se è umano e gli hanno appena sparato nel petto, come mai è ancora in piedi?
 
Oggesù.
 
Ma il peggio è che mi ha visto. Sono praticamente sicura di aver sentito il suo  sguardo da rettile scivolarmi addosso. Adesso cosa farà? Mi darà la caccia? Se  succede, è solo colpa mia. Mamma mi aveva avvertita di non farlo mai. Me lo  ripeteva sempre: mai andare a caccia da sole. Perché non le ho dato retta? Che cosa  pensavo di fare?
 
È proprio questo il problema: non pensavo affatto. Ho lasciato che le emozioni  prendessero il sopravvento. Ma non potevo permettere che Caitlin facesse la stessa fine  di mamma.
 
E adesso devo pagare.
 
Proprio come mamma.
 
Rannicchiandomi dietro una colonna in preda al panico, cerco di non pensare alla  reazione di papà quando la polizia suonerà il campanello di casa alle quattro di  mattina e lo accompagnerà all’obitorio a identificare il cadavere della sua unica figlia.
Avrò la gola squarciata e Dio solo sa quali altre atrocità saranno state inflitte al mio  povero corpo. Tutto perché stasera non sono rimasta a casa a lavorare alla ricerca di  storia americana per la professoressa Gregory (“Il movimento per la temperanza alla
vigilia della Guerra Civile”, duemila parole a spaziatura doppia, consegna lunedì)  come, invece, avrei dovuto.
 
La musica cambia. Sento Caitlin che urla stridula: «Dove vai?».
 
Oh Dio. Sta venendo qua.
 
E vuole che lo sappia, che sta arrivando. Gioca con me adesso... Proprio come suo  padre ha giocato con mia madre prima di... di farle quello che le ha fatto.
 
Proprio allora sento uno strano suono, una specie di risucchio, seguito da un altro:
«Ma porc... !».
 
Cosa sta succedendo?
 
«Sebastian». La voce di Caitlin ha un tono divertito. «Qualcuno ti sta sparando  addosso del ketchup!».
 
Che cosa? Ha detto... ketchup?
 
Poi, mentre mi sporgo lentamente oltre la colonna, lo vedo.
 
Non Sebastian. Quello che gli ha sparato.
 
E non posso credere ai miei occhi.
 
Che cosa ci fa lui qui?
   
 
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