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Autore: Little_Lotte    14/04/2013    7 recensioni
[The Carrie Diaries]
[ Walt/Bennet - "The Carrie's Diary" ]
Possibile spoiler 1x13: Dopo essersi scambiati una fatidica promessa, Walt e Bennet si ritrovano ancora una volta insieme, questa volta la notte del diciottesimo compleanno di Walt. Le cose sono finalmente pronte a cambiare, per loro?
Dal testo:
" Non ero più un bambino, in fin dei conti, avrei compiuto diciotto anni a breve ed era arrivato il momento di incominciare a pensare e a comportarmi da uomo adulto e responsabile. Ero stranamente eccitato all'idea che il mio compleanno fosse finalmente alle porte e - a dire il vero - non solamente perchè avevo bisogno di sentirmi un adulto a tutti gli effetti; la ragione principale, prima ancora della mia emancipanzione e totale indipendenza, era ancora una volta lui: Bennet. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre saputo di non essere un ragazzo ordinario, come tutti gli altri: mi spaventavo guardando un film dell'orrore da solo, non ho mai giocato una sola partita di baseball in tutta la mia vita, conoscevo a memoria ogni singola poesia di John Keats, tanto da poterle persino recitare al contrario.

Ma soprattutto, ho sempre detestato il giorno del mio compleanno.

Non so esattamente per quale motivo, ma ho sempre provato una sorta di "rigetto" nei confronti di questa ricorrenza; semplicemente, non ho mai capito che cosa vi fosse di tanto speciale nel dover ricordare a se stessi che si è appena di un anno più vicini alla morte. Per anni ho sempre cercato di evitare qualsiasi genere di festeggiamento, eppure ogni volta si ripeteva sempre la stessa, identica situazione: io, seduto sul divano di casa mia e circondato dalle mie migliori amiche, con indosso un ridicolissimo cappellino da festa e costretto ad aprire regali su regali, maldestri tentativi di comprarmi qualcosa che fosse abbastanza da soddisfare i miei sofisticatissimi ed assolutamente incontentabili gusti. 

Mi sono sempre sforzato di fare buon viso a cattivo gioco, fingere felicità e soddisfazione di fronte a quella situazione tanto scomoda ed imbarazzante, ma la verità è che ho sempre odiato il giorno del mio compleanno, con tutto me stesso.

Questo, almeno, fino a quando non mi sono trasferito a New York.

Il 1985 non era stato un anno facile per me: la definitiva rottura con Maggie, la piena accettazione della mia omosessualità, l'aver rinunciato ai piani di una vita intera per iscrivermi al College a New York...Ognuno di questi singoli avvenimenti mi aveva segnato profondamente e non sarebbe stato per niente facile riuscire a trovare me stesso, senza rischiare prima di ritrovarmi completamente perso in chissà quali meandri oscuri della mia mente.

Fortunatamente per me, non mi ero visto costretto a dover affrontare tutto quanto da solo: Carrie Bradshaw, la mia migliore amica e coinquilina per tutta la durata della nostra permanenza estiva nella Grande Mela, non mi aveva abbandonato neanche per un momento, offrendomi tutto il suo supporto e la sua comprensione e ricevendo - in cambio - lo stesso trattamento, dal momento che neanche la sua vita ( sentimentale) in quel periodo stava andando esattamente alla grande. Sentivo di dovere molto a Carrie, per tutto ciò che stava facendo per me; in fin dei conti era stata lei a spronarmi a lasciare il Connecticut per l'estate ed andare alla ricerca di me stesso - il vero me stesso - a New York City.  Lei aveva fatto sì che trovassi il coraggio di uscire allo scoperto ed accettare finalmente chi fossi, lei mi aveva insegnato che tutto ciò che mi rendeva diverso, speciale, unico nel mio genere, non poteva di certo essere sbagliato.

Era stata lei, inoltre, a portarmi da Bennet.

Non me n'ero mai reso effettivamente conto - almeno, non fino a quando le circostanze non mi avevano costretto a sbatterci letteralmente la testa contro - ma sin da quel nostro primo incontro, non era mai trascorso un solo giorno senza che io non avessi pensato a lui; all'inizio era solamente "quel ragazzo che mi aveva baciato la notte di Halloween, accrescendo ulteriormente il mio stato di confusione", poi un caro amico e confidente, con il quale sentivo di poter essere davvero me stesso senza alcuna paura di venir giudicato, fino a che non è divenuto semplicemente Bennet, il ragazzo che più di tutti sapeva come rendermi felice, farmi sorridere, divertire, sentire speciale.

Il ragazzo di cui ero terribilmente, irrimediabilmente innamorato.

Non avevo mai pensato che la mia vita sarebbe cambiata così radicalmente, una volta messo piede a New York: la mia estate era stata frenetica e tormentata, non avevo avuto un solo istante di riposo e non un solo giorno era trascorso senza che io e Bennet ci fossimo visti, anche solamente per un paio di ore o per un rapido saluto frettoloso; stavamo bene insieme, trovavamo sempre qualcosa di cui parlare o spettegolare, quando ero insieme a lui mi sentivo come a casa.

Sì, casa... Proprio quel posto dove, alla fine dell'estate e del mio "periodo di pausa newyorkese", decisi di non fare più ritorno, per trasferirmi definitivamente a Manhattan. Sapevo che i miei genitori non l'avrebbero presa particolarmente bene - in fin dei conti, la Columbus University non era mai rientrata nei loro piani per il mio futuro - ma poco m'importava; avevo scelto di vivere a New York, di trovare me stesso in quella meravigliosa e caotica città e niente e nessuno, neanche l'egoismo e le mille aspettative dei miei genitori, avrebbero potuto farmi cambiare idea. Non si trattava solamente di Bennet (anche se, naturalmente, la sua presenza aveva contribuito notevolmente a quella mia presa di posizione); a dire il vero, avevo sempre avuto una particolare attrazione per New York e la sola ragione per cui avevo sempre cercato di tenerla nascosta a tutti - persino a me stesso - era che, molto semplicemente, ero terribilmente spaventato da quel mio enorme desiderio di fuggire via da tutte le mie certezze, da tutto ciò che fino ad allora mi aveva da sempre protetto e tenuto al sicuro.

Prima o poi, comunque, tutti gli uccellini devono volare via dal proprio nido e io sentivo che quello era il mio momento.

Non ero più un bambino, in fin dei conti, avrei compiuto diciotto anni a breve ed era arrivato il momento di incominciare a pensare e a comportarmi da uomo adulto e responsabile. Ero stranamente eccitato all'idea che il mio compleanno fosse finalmente alle porte e - a dire il vero - non solamente perchè avevo bisogno di sentirmi un adulto a tutti gli effetti; la ragione principale, prima ancora della mia emancipanzione e totale indipendenza, era ancora una volta lui: Bennet.

Non avevo dimenticato quella promessa, quel patto sigillato dopo un mio rapido bacio rubato, in una mattinata uggiosa di appena pochi mesi prima: " Non posso, Walt! Non credere che io non voglia, ma tu hai ancora diciassette anni...non posso. Sono disposto ad aspettare fino a che tu non avrai compiuto diciotto anni; conterò i giorni. "

Ricordavo quelle parole come se mi fossero state pronunciate appena pochi istanti prima, ogni singola lettera rimbombava nella mia testa con estrema chiarezza e lucidità, una piacevole filastrocca che non avrei mai smesso di ripetermi come un vero e proprio mantra; non sapevo che cosa sarebbe accaduto al momento in cui avrei finalmente compiuto diciotto anni, ma il fatto che Bennet fosse disposto ad attendere fino ad allora riempiva il mio cuore di gioia e di speranza, oltre che di paura ed inevitabile ansia per un futuro decisamente incerto e oscuro.

Che cosa ne sarebbe stato di noi, una volta oltrepassato quel confine?

Non ero ancora del tutto certo di quale definizione poter dare al nostro rapporto - amici, potenziali fidanzati, semplici conoscenti che amano trascorrere il proprio tempo insieme a parlare, ridere, divertirsi e flirtare? -  e avevo la netta sensazione che, raggiunto quel termine prefissato, la situazione sarebbe diventata ancora più confusa ed incasinata. Naturalmente, l'inguaribile e spaventosamente patologico ottimismo di Carrie non migliorava affatto la situazione, per quanto lei stessa continuasse a sostenere che il suo intento era proprio quello di aiutarmi a fare chiarezza nella mia testa.

« Bennet è pazzo di te, Walt! Ti guarda come se non esistesse nient'altro al mondo, certe volte devo persino richiamarlo all'attenzione, dal momento che preferisce fantasticare su di te e sulle tue labbra, piuttosto che ascoltare tutte le importantissime cose che ho da riferirgli! »

Mancavano solamente un paio di giorni al mio compleanno e quel pomeriggio, come ogni giorno dopo il lavoro, Carrie ed io ci eravamo dati appuntamento in caffetteria per la nostra solita e meritatissima pausa caffè; da diverse settimane gli uomini sembravano essere diventati un tabù nelle conversazioni riguardanti la vita di Carrie, per cui ogni volta che l'argomento "amore" saltava fuori, finivamo sempre col parlare di me e Bennet.

« Carrie, ascolta...non devi dirmi certe cose solamente perchè sei mia amica e ti senti in dovere di farlo! » esclamai, allungando una mano verso il mio cappuccino « Non sono uno stupido, mi rendo perfettamente conto di quanto quel ragazzo sia fantastico, sofisticato e probabilmente troppo grande per me! »

Carrie sollevò il sopracciglio sinistro ed inclinò leggermente il capo, scoccandomi un'occhiata decisamente torva.

« Che diamine stai dicendo, Walt? Insomma, siamo d'accordo sul fatto che Bennet sia incredibilmente affascinante e sofisticato, ma l'età non è poi così importante! Non è stato forse lui a dire che ti avrebbe aspettato fino a che non avessi compiuto diciotto anni? »

Io sospirai profondamente.

« Sì, lo ha fatto. » confermai « Ma da quel giorno non ne abbiamo più parlato e inizio seriamente a credere che non sia poi così interessato a me. »

Carrie mi lanciò un secondo sguardo truce.

« Walt, io credo che tu abbia seriamente dei problemi a capire quando una persona è interessata a te. » mi rispose « Davvero non ti accorgi del modo in cui ti guarda? O del fatto che saluta sempre te per primo quando ti vede arrivare e per ultimo quando è il momento di andarsene? O che cambia radicalmente tono e volume di voce quando si rivolge a te, o - ancora - del fatto che da quando ci siamo trasferiti a New York non ci sono mai stati altri ragazzi a ronzargli intorno? Walt, accidenti...davvero tutto questo non è suffciente a farti capire quanto tu gli piaccia? »

In risposta a quelle affermazioni di ritrovai inevitabilmente ad arrossire, facendo così scoppiare a ridere la mia amica; io la guardai di traverso, facendo una smorfia.

« Carrie, guarda che non è divertente! » protestai « Pensi che tutto questo sia facile per me? In tutta la mia vita sono stato solamente con una persona che, alla fine, si è persino rivelata essere completamente l'opposto di ciò da cui sono realmente attratto! Non so come comportarmi con Bennet, non sono...preparato! »

Carrie sollevò ancora una volta il sopracciglio - Dio, quanto trovavo irritante quel gesto! - e continuò a guardarmi di traverso, con quella sua fastidiosa aria di superiorità.

« Sai Walt, a parte per una serie di meccanismi di tipo tecnico - dei quali al momento, perdonami, ma non ho alcuna intenzione di discutere con te - non credo che ci siano grosse differenze tra uomini e donne, almeno per quanto riguarda l'approccio emotivo! » esclamò lei  « Non vedo il perchè di tutte queste preoccupazioni; non sarà, forse, che sei tu adesso quello che dubita dei propri sentimenti? »

« No, certo che no! » replicai immediatamente, con un tale slancio da rovesciarmi quasi addosso il mio cappuccino « Carrie, no...i miei sentimenti sono l'ultima cosa al mondo di cui potrei mai dubitare! Ammetto che all'inizio non ne ero del tutto convinto, per un po' ho persino creduto che il mio interesse per Bennet dipendesse esclusivamente dal fatto che lui sia stato il primo ragazzo ad avvicinarsi a me, a baciarmi, il solo altro ragazzo gay che conoscessi e al quale potermi relazionare. »

« Questo fino a che non sei arrivato qui a New York! » mi interruppe Carrie, con una risatina sommessa « Da quando ci siamo trasferiti abbiamo conosciuto più gay che eterosessuali, molti di lori hanno persino cercato di abbordarti! Ed erano anche piuttosto carini, ora che mi ci fai pensare; se non avessi saputo della tua mostruosa cotta per Ben, ti avrei decisamente detto di farti avanti! »

« Beh, è proprio questo il punto! » replicai « Capisci, Carrie? Io non sono innamorato di Bennet solamente perchè è gay, io... Io sono innamorato di lui e basta. Non mi importa di tutti quei fantastici ragazzi newyorkesi che mi ronzano intorno, io voglio solamente lui.  » 

Carrie, a quel punto, mi rivolse uno dei suoi dolcissimi sorrisi radiosi e - a tratti - appena un tantino maliziosi.

« Allora vai a prenderlo. » mi disse, guardandomi dritto negli occhi « Che cosa stai aspettando, Walt? »

Questa volta fui io a sollevare il mio sopracciglio in segno di perplessità, rivolgendo alla mia amica una leggera smorfia d'irritazione.

« Il mio compleanno, forse? » domandai, con fare retorico « Sono ancora minorenne, ricordi? Per poco, d'accordo...ma mancano ancora due giorni ai miei diciotto anni e di sicuro non posso pensare di saltargli addosso allo scoccare della mezzanotte, mi farebbe sembrare solamente un disperato! »

Carrie mi lanciò un'occhiata che stava chiaramente a significare "Non è forse ciò che sei?" e poi tornò a bere il suo cappuccino, con fare pensieroso; sembrava davvero strano da credere, ma le idee migliori le venivano sempre quando ci trovavamo in caffetteria, un po' come se la caffeina avesse il magico potere di stimolare ulteriormente i suoi neuroni.

« Ma certo, la festa! Come diavolo ho fatto a non pensarci prima? Oh, sono un genio...un maledettissimo genio! »

Carrie sbattè il proprio bicchiere sul tavolo, con una tale forza ed intensità che per una seconda volta rischiai di farmi cadere addosso il mio; decisi di mettere da parte la mia bevanda e lasciarla raffreddare, tanto quel giorno sarebbe stato comunque impossibile trascorrere in pace il resto della mia pausa caffè.

« Carrie, ti supplico...la vuoi smettere di comportarti da psicopatica?! » bofonchiai « Parla e basta, porca miseria, mi hai quasi fatto prendere un colpo! »

« Walt, la festa di venerdì sera sarà un occasione perfetta!  » trillò la mia amica, con acceso entusiasmo « Non capisci? E' proprio la notte del tuo compleanno, a mezzanotte tu avrai diciotto anni e potrai finalmente farti avanti con Bennet! E' un piano assolutamente perfetto, geniale!  »

Alzai gli occhi al cielo e feci una smorfia; se solo Carrie avesse ripetuto ancora una volta la parola "geniale" probabilmente avrei finito per alzarmi ed abbandonarla lì da sola, con il suo cappuccino dietetico.

« Quale parte di "Non posso pensare di saltargli addosso allo scoccare della mezzanotte" non ti è ben chiara, Carrie?  » bubbolai « E' ridicolo, non posso fare una cosa del genere! Inoltre, non dovrebbe essere lui a farsi avanti con me? In fin dei conti è stata sua l'idea di aspettarmi fino a che non fossi diventato maggiorenne, dovrebbe almeno...oh, no....e se davvero avesse cambiato idea su di me? Se non provasse più alcun interesse, se avesse deciso di...  »

«  Walt, tesoro, tutte queste paranoie sono esattamente il motivo per cui non possiamo aspettare che sia Ben a fare il primo passo.  » m'interruppe Carrie, rivolgendosi a me con fare materno e rassicurante « Ascoltami, non voglio metterti alcuna fretta nè farti sentire sotto pressione, ma non ti ricordi quanto è stato bello baciarlo per la prima volta di tua iniziativa, prendendendo finalmente in mano la tua vita come avresti sempre sognato di fare? Non credi che, anche per questa volta, dovresti essere tu a fare la prima mossa? La cosa peggiore che potrà accaderti - e ne dubito fortemente - è che Bennet risponda di non essere interessato, ma se invece dovesse andar bene? Non puoi passare la tua vita ad aspettare che qualcosa di unico e meraviglioso di venga a cercare, una volta che lo hai trovato devi essere tu a correre a prenderlo, senza farti troppe domande!  »

Guardai Carrie con aria di riconoscenza e sorrisi, leggermente rincuorato da quelle parole.

« Signorina Bradshaw, da quando è diventata così saggia? » domandai scherzosamente.

Lei sospirò profondamente.

« Lo sono quando non si tratta di me. » rispose tristemente « Sono bravissima a dare consigli ai miei amici, ma non particolarmente a risolvere i miei problemi. »

Abbozzai un sorrisetto contrito ed allungai una mano verso di lei, carezzandole gentilmente il braccio.

<< Ancora nessuna notizia di Sebastian? » azzardai, sperando che per una volta non decidesse di lasciare semplicemente cadere l'argomento.

Carrie scrollò le spalle e sospirò una seconda volta.

 « Non mi va di parlare con lui. » rispose « Continua a cercarmi, a mandarmi messaggi tramite posta o per telefono, però io ancora non me la sento! Mi sono presa questi mesi per riflettere su ciò che desidero realmente dalla mia vita, per dedicarmi alla mia carriera senza pensare troppo agli uomini o a qualsiasi altro genere di distrazione... E sto bene, davvero! Mi sento bene, o almeno non provo ogni giorno la voglia di sprofondare dentro al pavimento ed esalare il mio ultimo respiro; miglioro sempre di più, prima o poi riuscirò a raggiungere un equilibrio stabile e definitivo. »

« E Maggie? » osai domandare « Neanche lei hai più sentito? »

Carrie si morse il labbro inferiore e non disse niente, lasciandomi così intuire alla perfezione quale potesse essere la risposta a quella mia domanda. La mia amica abbassò tristemente lo sguardo, quasi a voler nascondere i propri pensieri, ma io sapevo esattamente come si sentisse al riguardo; in fin dei conti, nonostante i litigi e il fatto che più di una volta mi avesse insultato, urlato contro e ripetutamente chiamato "lurido verme deviato", anche io sentivo terribilmente la mancanza di Maggie e nel profondo dentro di me, non potevo proprio fare a meno di volerle ancora molto bene.

« Immagino che ci voglia del tempo anche per questo. » dissi, con una punta di malinconia « Non sono cose facili da mandar giù, occorre del tempo per metabolizzare e... »

« Ti prego, potremmo cambiare argomento? » m'interruppe Carrie, in tono quasi implorante « Per favore, Walt...so che prima o poi dovrò affrontare tutta questa situazione, è solo che non mi va proprio di farlo adesso! Ti dispiacerebbe se smettessimo di parlarne, almeno per qualche giorno ancora? »

Mi morsi il labbro a mia volta e feci segno di sì con la testa.

« D'accordo, tregua. » le risposi « Però adesso tu dovrai aiutarmi a trovare qualcosa da indossare per la festa di venerdì sera! Insomma, se davvero devo farmi avanti con Bennet, preferirei almeno avere un bell'aspetto! »

Il volto di Carrie s'illuminò di colpo ed un enorme sorriso radioso si fece immediatamente strada lungo le sue labbra.

« O mio Dio, Walt, temevo che non me lo avresti mai chiesto!  » cinguettò felicemente, in preda ad un improvviso slancio d' euforia - il bipolarismo di quella ragazza stava seriamente incominciando a darmi dei pensieri «  Dobbiamo muoverci, mancano solamente due giorni alla festa e dovremo rivoltare mezza città per trovarti qualcosa di vagamente accettabile per la serata! Che cosa fai ancora lì seduto, alzati!  »

Sollevai ancora una volta gli occi al cielo e sospirai con rassegnazione, mentre Carrie trangugiava il resto del suo cappuccino e recuperava rapidamente tutte le sue cose.

« E' troppo tardi per tirarmi indietro, vero? » farfugliai nervosamente, senza ottenere alcuna risposta in cambio.

Carrie rise e mi afferrò per un braccio, strattonandomi con decisione e costringendomi ad alzarmi dalla sedia per seguirla fuori dal locale; non ebbi neanche il tempo di recuperare il mio cappuccino, il suo entusiasmo era ormai così dilagante che mi sembrava quasi di essere stato appena spazzato via da una vera e propria tromba d'aria. Non che mi importasse più di tanto, a dire il vero; in fin dei conti, mi stavo preparando ad una delle serate più importanti della mia vita, la serata che avrebbe cambiato radicalmente la mia intera esistenza, in un modo che - o almeno, così mi auguravo - avrei ricordato con gioia e soddisfazione fino alla fine dei miei giorni.

Tutto il resto, al momento, poteva decisamente permettersi di aspettare.


 
 
*
 
 

La sera della festa arrivò talmente in fretta che feci a malapena in tempo a rendermene conto.

Quella non era certo la prima volta che Carrie mi invitava ad uno degli esclusivissimi party organizzati da una qualche agenzia di moda locale - da quando lavorava per " Interview" , questo genere di eventi erano praticamente all'ordine del giorno - ma mai come quella sera mi ero sentito così nervoso e letteralmente in preda all'agitazione; non avevo idea di che aspetto dovesi avere visto da fuori, ma dentro di me avevo la netta sensazione di essere seriamente sul punto di esplodere a causa dell'ansia.

«  Walt, ti prego...cerca di calmarti, mi stai facendo venire il mal di mare! »

Carrie sbuffò pesantemente, rivolgendomi uno dei suoi tipici sguardi di ammonimento, ripiegando leggermente il labbro inferiore in una specie di piccolo broncio. Quella sera la mia amica aveva decisamente superato sè stessa, in quanto ad abbigliamento: indossava un delizioso abito color bianco e pesca, aderente e leggermente più lungo da una parte, che le ricadeva morbidamente lungo i fianchi mettendo in risalto il suo fisico perfetto; i suoi capelli - che per l'occasione aveva lasciato sciolti - erano ricci e vaporosi, il suo viso messo in risalto da un trucco non troppo pesante ed un paio di orecchini a forma di fiore conferivano a quell'intera composizione un ultimo, definitivo tocco di classe. Era davvero bellissima, ma ciò non le impediva di apparire ai miei occhi spaventati come una delle creature più minacciose che avessi mai avuto la sfortuna d'incontrare lungo il mio tortuoso cammino.

« Carrie, non riesco davvero a tranquillizzarmi! » esclamai nervosamente, mentre le mie dita continuavano a tormentare i bottoni della camicia che Carrie mi aveva aiutato a trovare un paio di giorni prima « Sono così spaventato all'idea che tra poco dovrò...oh, accidenti, non riesco neanche a pensarci! »

Mi nascosi il viso fra le mani - un gesto un tantino infantile, d'accordo, ma a discapito dei miei imminenti diciotto anni non ero assolutamente in grado di comportarmi da persona matura, in quel momento - ed emisi un lungo gemito lamentoso, che la mia amica accolse con un'ennesima smorfia di esasperazione.

« Walt, vuoi smetterla?! » sbraitò lei, costringendomi a venir fuori dal mio nascondiglio e a guardarla negli occhi « Ti ho già detto un miliardo di volte che Bennet stravede per te, per cui tutte queste tue ridicole paranoie non hanno davvero alcun senso!  E poi smettila di torturare quella camicia; ho faticato così tanto per trovare un completo che ti stesse alla perfezione, vedi di non rovinare il mio operato! »

Sospirai profondamente e cercai di regolarizzare il mio respiro, mentre il cuore batteva ormai così forte che per un attimo temetti di poterlo sentire letteralmente esplodere dentro al mio petto.

" Se è solamente l'attesa a farmi questo effetto " pensai "Non oso davvero immaginare che cosa potrà succedere nel momento in cui mi deciderò a parlare con Bennet! "

Carrie, quasi fosse riuscita magicamente a leggermi nella mente, posò gentilmente una mano sulla mia spalla e mi sorrise dolcemente, dedicandomi finalmente un tenero sguardo di conforto.

«  Walt, so bene che non si tratta di una cosa facile. » mi disse, con voce morbida «  Però sono certa che riuscirai a superare anche questo scoglio, vedrai che andrà tutto alla grande! Adesso, ti prego, possiamo entrare? Bennet e Stanford saranno già arrivati, non possiamo certo farli aspettare troppo. » 

Tirai un ennesimo sospiro profondo, questa volta un tantino più sollevato dei precedenti.

«  D'accordo, andiamo. » 

Carrie ridacchiò felicemente e mi prese per mano, trascinandomi dentro al locale con la sua tipica allegria e disinvoltura newyorkese; l'atrio era gremito di persone che ridevano e si dimenavano al ritmo di una musica talmente alta da permettermi a malapena di udire i miei stessi pensieri, ed immediatamente incominciai a guardarmi intorno alla ricerca di Bennet.

«  Con tutto questo casino ci metteremo un secolo a trovarli! » strillai, aggrappandomi al braccio di Carrie per non rischiare di perdermi tra la folla «  Potrebbero essere ovunque! »

«  Stanford mi ha assicurato che sarebbero rimasti ad aspettarci vicino al bancone del bar, non possono essersi allontanati! » mi rispose lei, guardandosi intorno a sua volta «  Probabilmente ci staranno cercando anche loro, magari... Hey, aspetta un momento: eccoli lì! »

Il cuore mi rimbalzò velocemente in gola e per un attimo mi sentì come se il fiato venisse completamente a mancare.

«  Bennet, Stanford... Siamo qui! »

Bennet e Stanford si voltarono nella nostra direzione con un enorme sorriso radioso sulle labbra, ed in men che non si dica Carrie ed io ci ritrovammo al bancone del bar, vicino ai nostri amici. Non appena il mio sguardo incrociò quello di Bennet, non potei fare a meno di arrossire: quella sera - se mai possibile - era ancora più bello del solito, con indosso una semplice camicia color crema ed un paio di pantaloni neri, i capelli leggermente spettinati ed insolitamente liberi dalla tipica quantità di gel.

« Ciao Walt. » mi salutò gentilmente, con quel suo solito tono di voce basso e corposo.

Io sussultai.

Era incredibile come quel ragazzo riuscisse, ogni volta, a lasciarmi completamente senza fiato.

« C-ciao Bennet. » farfugliai in risposta, con voce flebile.

« Ragazzi, ci avete messo un secolo! » esclamò Stanford, il coinquilino di Bennet  << Per un attimo io e Ben abbiamo temuto che non sareste venuti affatto! »

« Oh, non ci saremmo mai persi questa festa! » replicò prontamente Carrie, rivolgendomi un rapido sorrisetto malizioso « Non è vero, Walt? »

Io, per reazione, divenni ancora più rosso in volto.

« G-giusto. » balbettai « Sì, Carrie ed io morivamo dalla voglia di venire a questa festa, stasera. »

Bennet mi sorrise dolcemente, senza dire una sola parola, ed io venni travolto da un inaspettato sentimento di delusione; non che mi aspettassi davvero che ricordasse con esattezza quale fosse il giorno del mio compleanno, ma una parte di me aveva comunque sperato che ne avrebbe fatto almeno un minimo accenno.

« Allora, vogliamo gettarci immediatamente nella mischia oppure orima ci beviamo qualcosa? » domandò ad un tratto Stanford, con acceso entusiasmo.

Noi altri ci guardammo rapidamente negli occhi, poi Bennet replicò con un euforico « Le bevande più tardi, adesso andiamo a ballare! »  a nome di tutti e tre; io e Carrie sorridemmo un po'impacciatamente e seguimmo Stanford e Bennet sulla pista da ballo, senza obiettare.

« Hey... »  Carrie mi afferrò per un braccio e rallentò leggermente i miei passi, sporgendosi verso di me per sussurrarmi nell'orecchio le sue parole « Walt, va tutto bene? » 

Io lanciai uno sguardo frettoloso in direzione di Bennet e Stanford - i quali avevano già dato il via alle danze, ridendo e scherzando in mezzo al resto della folla - ed annuì silenziosamente, abbandonandomi ad un leggero sospiro malinconico.

« E' solamente l'inizio della serata, giusto? » dissi infine, con rassegnazione « Mancano ancora due ore alla mezzanotte, credo di potercela fare. »

Carrie sorrise dolcemente e mi prese per mano, conducendomi con lei sulla pista dal ballo.

« Due ore durante le quale dovrai pensare esclusivamente a divertirti! » esclamò briosamente ed incominciando a muovere a ritmo di musica « Niente più paranoie o preoccupazioni per i prossimi centoventi minuti, d'accordo? »

Io sorrisi a mia volta ed annuì con convinzione, mettendomi poi a ballare insieme a lei. Sarebbero stati i centoventi minuti più lunghi della mia vita, ma se le cose fossero andate come speravo, sarebbe decisamente valsa la pena di aspettare.
 
 
*
 


 
Erano ormai le undici e quaranta ed io mi ero decisamente stancato di aspettare.

« E' ridicolo, Carrie, siamo qui da più di un'ora e mezza e Bennet mi avrà rivolto la parola sì e no tre volte, una delle quali per chiedermi che cosa volessi da bere! E' abbastanza chiaro che non gli interesso, dovrei semplicemente farmene una ragione. »

Mancavano appena pochi minuti al mio compleanno e mai come in quel momento mi ero sentito così tanto frustrato e privo di fiducia. Carrie, seduta vicino al bancone del bar insieme a me, si morse il labbro inferiore con fare pensieroso e poi sospirò profondamente, guardandomi con espressione di conforto.

« Sai Walt, c'è un sacco di gente questa sera. » mi disse, tentando di risollevarmi il morale « E tu sai com'è Bennet, conosce tutti in questa città! Non ha mai un attimo di tregua con tutte queste persone, sono sicura che non ha semplicemente trovato l'occasione adatta per avvicinarsi a te. » 

Soffocai una risata strozzata, guardando la mia amica con aria lievemente divertita.

« Carrie, apprezzo molto il tuo tentativo di tirarmi su di morale, ma non sono mica uno stupido! » replicai « Al contrario, sono abbastanza sveglio da capire quando qualcuno non è interessato a me e Bennet non lo è! Non sarebbe male se riuscissi ad accettarlo, una volta per tutte. »

L'espressione sul volto di Carrie si fece ancora più cupa e la mia amica allungò gentilmente una mano verso di me, per rivolgermi un ennesimo gesto di conforto.

« Mi dispiace, Walt. »  mormorò mestamente « E' anche colpa mia se adesso ti trovi in questa spiacevole situazione, in fin dei conti sono stata io ad insistere affinchè tu approfittassi di questa serata per parlare con Bennet! Certo, mi rendo conto che in questo momento le circostanze non sono propriamente delle migliori, ma perchè non provi a farlo comunque? Del resto è proprio questo il motivo per cui siamo venuti qui, magari potresti... » 

« Rendermi ridicolo di fronte al ragazzo di cui sono innamorato? No grazie, sto benissimo così. »  la interruppi, rivolgendo lei uno sguardo truculento « In ogni caso, non potrei farlo comunque; non so se te ne sei accorta, ma Bennet è sparito da almeno dieci minuti e non ho la minima idea di dove diavolo sia andato a finire! Chissà, probabilmente avrai incontrato qualche fichissimo modello newyorkese e si sarà appartato con lui in un qualche angolo buio, per approfondire la conoscenza. » 

« Andiamo Walt, non lo pensi realmente! »  mi rispose Carrie con fermezza, scoccandomi un'ennesima occhiata severa « Sei solamente dispiaciuto per come stanno andando le cose, ma nel profondo dentro di te sai benissimo che anche Bennet è interessato a te. » 

Io sospirai profondamente, facendo spallucce.

« Io so solamente che sono stanco di aspettare. »  replicai, alzandomi velocemente dallo sgabello sul quale mi ero seduto « Per cui, se non ti dispiace, adesso me ne vado. » 

« Aspetta un momento, dove vuoi andare?! » strillò Carrie, tentando in vano di trattenermi « Non puoi lasciarmi qui da sola, pensavo che avessimo deciso di rimanere fino a che la festa non fosse finita! »

« Infatti non ho detto di voler tornare a casa. » risposi « Ma ho bisogno di prendere una boccata d'aria, per cui se dovessi avere bisogno di me mi troverai qua fuori. Perdonami Carrie, ma non ho alcuna intenzione di trascorrere i miei ultimi minuti da diciassettenne a lamentarmi delle mie pene d'amore di fronte ad una birra e ad un Cosmopolitan! Ci vediamo più tardi. »

Me ne andai velocemente, senza lasciare a Carrie il tempo di aggiungere altro, e sgattaiolai fuori - sul tetto - abbastanza certo del fatto che lassù nessuno si sarebbe mai sognato di distubarmi; mi guardai rapidamente intorno e, una volta accertatomi del fatto di essere completamente solo, mi lasciai andare ad un profondo, laconico sospiro rivestito di esasperazione.

" Idiota, Walt...sei solamente un povero idiota." mi ammonì mentalmente, tirandomi persino un leggero schiaffo sul volto " Come hai potuto anche solo lontanamente pensare che Bennet potesse essere realmente interessato a te, ad uno stupido, patetico ed insicuro ragazzino di provincia? Oh, sono così ridicolo che mi prenderei a testate contro il muro! "

Non riuscivo a smetterla di pensare a quanto fossi stupido e completamente senza speranza.

Non era così che mi ero immaginato la notte del mio diciottesimo compleanno; a dire il vero, sin dal giorno in cui io e Bennet ci eravamo fatti quella promessa, avevo fantasticato all'incirca un milione di volte su quali potessero essere gli scenari di quella serata e nessuno di essi si avvicinava anche solo lontanamente a ciò che stavo vivendo quella notte. Ancora una volta, tuttavia, mi ero lasciato trasportare dalle mie stupide fantasie senza prima fare i conti con la realtà.

« Complimenti davvero, Walt Reynolds! Se mai dovessero dare a qualcuno un Oscar all'individuo più patetico del mond, di certo saresti tu la prima persona a vincerlo! »

Sospirai profondamente e mi sporsi leggermente dalla ringhiera della terrazza, per guardare meglio la luna e le stelle, che quella notte sembravano brillare in cielo molto più di quanto facessero solitamente. Mi domandai quanti minuti ancora mancassero alla mezzanotte; non dovevano essere poi molti, considerato il fatto che Bennet era sparito dal salone principale intorno alle undici e mezza e che ormai doveva essere trascorso più di un quarto d'ora da quando lo avevo definitivamente perso di vista.

Lanciai una rapida occhiata all'orologio e sussultai: mezzanotte meno cinque. 

Avevo trascorso così tanto tempo a preoccuparmi e ad infarcirmi la testa di paranoie, che non avevo minimamente prestato attenzione allo scorrere dei minuti! Tirai un ennesimo sospiro profondo ed alzai gli occhi al cielo, respirando a pieni polmoni l'aria frizzantina di quella notte di fine estate e beandomi di quella meravigliosa sensazione di pace. Rimasi così, immobile in quella posizione, fino a che non mancarono appena pochi secondi allo scoccare della mezzanotte e a quel punto, sebbene con una leggera punta di amarezza in bocca, incominciai a contare a ritroso quei brevi istanti che ormai mi separavano dai miei diciotto anni.

« Dieci... Nove... Otto.... »

Mi strinsi entrambe le braccia al petto - quasi a voler simulare un abbraccio - e chiusi gli occhi, ritrovandomi inevitabilmente a sorridere nel momento in cui le mie fantasie ebbero ancora una volta la meglio su di me; immaginare le braccia forti e rassicuranti di Bennet, mentre avvolgevano calorosamente il mio corpo, era una sensazione talmente bella ed emozionante da togliermi completamente il fiato.

« ... Cinque... Quattro... »

Una fantasia, che avrebbe continuato a rimanere tale per sempre.

« ... Due... Uno... »

« Buon compleanno, Walt. »

Il mio cuore si fermò di colpo.

Conoscevo quella voce, sarei stato in grado di riconoscerla in mezzo ad un milione di altre voci.

Mi voltai lentamente, quasi avessi paura di essermi ancora una volta sognato tutto, ma quando mi ritrovai di fronte a quell'immagine meravigliosa, compresi finalmente che - per una volta nella mia vita - non stavo vivendo solamente una delle mie sciocche e ridicolissime fantasie: Bennet era lì, di fronte a me, e mi guardava con un'espressione che avrei potuto quasi definire "incantata", un po' come se dinnanzi a lui vi fosse una qualche spettacolare creatura mitologica, piuttosto che il sottoscritto.

Il mio cuore prese a battere all'impazzata, tanto da farmi ancora una volta mancare il fiato.

« Bennet... » mormorai « C-che cosa... »

« Credevi forse che stessi scherzando? » mi rispose lui, con un sorrisetto sornione sulle labbra « Non ti avevo certo detto una bugia quando ti promisi che avrei contato i giorni che ci separavano dal tuo compleanno. »

Di colpo mi sentì avvampare.

« P-pensavo che...sì, insomma...credevo che... »

« Che me ne fossi dimenticato? » mi interruppe lui, avanzando lentamente verso di me « Oh, Walt...non ho fatto altro che pensare a questo momento, per tutta l'estate! »

Il mio cuore accelerò ulteriormente il proprio battito e d'improvviso mi sentì come se le ginocchia fossero sul punto di cedere e farmi rotolare a terra, inerme; sentivo quelle parole uscire dalle labbra di Bennet, eppure facevo ancora tremendamente fatica a credere che fossero reali.

« Davvero? » farfuglia nervosamente « Non mi ero reso conto di quanto tutto questo fosse importante per te, a dire il vero... Beh, temevo che tu avessi cambiato idea su di me. Su di noi. »

Bennet rise a si avvicinò a me maggiormente, guardandomi dritto negli occhi.

« Non ho mai dubitato della mia decisione, neanche per un istante. » mi rispose, con voce morbida « Per tutto questo tempo, Walt, non ho fatto altro che pensare a questo giorno. »

Bennet afferrò gentilmente le mie mani, stringendole fra le proprie e facendomi sussultare ancora una volta.

« Sembri ancora piuttosto scombussolato. » mi disse, prendendosi palesemente gioco di me « Che c'è, ti faccio veramente ques'effetto? » 

« N-no! »  risposi frettolosamente e al culmine dell'imbarazzo « Cioè sì, però... Voglio dire, io... Oh, accidenti! » 

Abbassai vergognosamente lo sguardo e mi morsi il labbro inferiore, facendomi sempre più rosso in volto.

« Ho passato gli ultimi due mesi a fantasticare su questo momento e adesso che è arrivato non so neanche come comportarmi! »  biascicai « Sono proprio un ragazzino, vero? » 

« No, non sei un ragazzino. » ribattè prontamente Bennet, intrecciando le sue dita con le mie « Adesso sei un adulto, ricordi? »

Ridacchiai sommessamente, sollevando appena appena lo sguardo per permettermi di guardarlo negli occhi.

« Già, lo sono. » mormorai « Anche se, in tutta onestà, non mi sento poi così diverso da prima. »

« Beh, forse qualcosa di diverso c'è. » fece eco Ben, ampliando ulteriormente il proprio sorriso « Non credi anche tu? » 

Io non risposi e trattenni il fiato, limitandomi semplicemente ad annuire in silenzio, mentre Bennet lasciava andare le mie mani ed afferrava con dolcezza il mio viso, rivolgendomi un altro dei suoi meravigliosi sorrisi smaglianti. In quel momento, dopo aver tanto scalpitato, il mio cuore sembrò interrompere di colpo il suo battito.

« Novantasette giorni... »  mormorò Bennet, colmando del tutto quell'ormai breve distanza che era rimasta fra i nostri corpi « ...Li ho contati tutti, ad uno ad uno. Non ho fatto altro che aspettare questo momento. » 

Sospirai profondamente e mi abbandonai del tutto alle sue premurose cure; furono necessari appena pochi istanti, poi Bennet si sporse ulteriormente verso di me e mi baciò, con un trasporto ed una travolgente intensità che non potè fare a meno di sorprendermi e che, inaspettatamente, mi ritrovai inevitabilmente a  ricambiare.

Fu esattamente come se mi avessero appena rimesso al mondo.

Non era la prima volta che Bennet ed io ci baciavamo, eppure - in un certo senso - mi sentivo proprio come se lo fosse; la prima volta era fuggito via spaventato, la seconda era avvenuta in un momento del tutto sbagliato e la terza... beh, la terza fu vera perfezione. Sapevo di non avere poi molte esperienze alle spalle, ma ero certo di poter affermare senza alcuna ombra di dubbio che quello fosse il bacio più bello ed emozionante che avessi mai ricevuto in vita mia. Le labbra di Bennet si muovevano in perfetta armonia con le mie, il suo corpo sembrava incastrarsi alla perfezione con il mio, come se le due tessere mancanti di un gigantesco mosaico, due entità separate - ma non indistinte - semplicemente destinate a ritrovarsi l'un l'altra. 

Non saprei dire quanto a lungo continuammo a baciarci; forse per pochi minuti, forse persino per ore ed ore! In ogni caso, quando entrambi decidemmo che era arrivato il momento di porre fine a quel bacio, nessuno dei due sembrava aver effettivamente realizzato ciò che era appena accaduto.

« Wow... »  mormorai, con voce rotta dalle emozioni « ...E' stato...Intenso. » 

Bennet ridacchiò sommessamente.

« Sono stato troppo irruento per te? »  domandò « Probabilmente avrei dovuto andarci piano, è solo che... Beh, non hai idea di quanto io abbia aspettato questo momento! Non volevo approfittarmi di te, Walt, ma sei sempre stato una continua tentazione per me; ogni volta che ci vedevamo morivo letteralmente dalla voglia di baciarti. » 

Di fronte a quelle parole, mi ritrovai a sorridere con una certa soddisfazione.

« Una tentazione? » ripetei, con fare visibilmente compiaciuto « Io ero davvero una tentazione per te? »

« Direi che lo sei ancora, sebbene adesso io possa permettermi di cedervi definitivamente senza dovermi sentire in colpa per ciò che sto facendo. » mi rispose Bennet, con una risatina sommessa « La cosa ti dispiace, per caso? » 

« Tutt'altro. » risposi « Non sono mai stato la tentazione di qualcuno e, a dire il vero, sono felice di essere proprio la tua. »

Bennet rise ed avvolse con dolcezza le mia vita con le proprie braccia, attirandomi a sè con decisione.

« Mi dispiace di essere stato così irremovibile riguardo a questa questione. » disse « Ma avevamo entrambi bisogno di tempo e tu dovevi capire che cosa volevi realmente dalla tua vita. Adesso, però, immagino che tu tu sia riuscito a capirlo e in quanto a me... Beh, questi mesi mi hanno aiutato a comprendere quanto tu sia importante; provo qualcosa per te, Walt, qualcosa che non avevo mai provato per nessuno prima d'ora!  Mi mandi completamente fuori di testa, lo sai? »

Arrossì nuovamentem ridacchiando a mia volta con fare estremamente imbarazzato.

« Non immaginavo di avere questo potere su di te. » confessai « In fin dei conti, credevo di essere solamente un ingenuo ragazzino di provincia. »

« Forse è così. » replicò immediatamente Bennet « Ed è proprio questo che amo di te. »

Ampliai enormemente il mio sorriso, rivolgendo lui un'espressione di pura adorazione; avevo la netta sensazione che prima o poi quel suo sguardo così profondo ed intenso avrebbe finito per uccidermi.

« E... Adesso? » azzardai, gettando le mie braccia al collo di Bennet e poggiando la mia fronte contro la sua.

Lui sospirò beatamente e ricambiò il mio sguardo con uno altrettanto perso ed adorante.

« Adesso... » rispose, sfiorando appena appena le mie labbra con le sue «  ...Siamo pronti ad andare avanti, insieme. Pensi di farcela, Walt? »

« Mettimi alla prova. » replicai io, con un ghignetto malizioso sulle labbra « Potrei anche riuscire a sorprenderti! »

Bennet rise e strofinò delicatamente il proprio naso con il mio, per poi catturare ancora una volta le mie labbra in un tenero bacio, al quale risposi senza la minima esitazione. Non sapevo con esattezza dove mi avrebbe condotto la strada che avevo preso, nè quali ostacoli avrei incontrato lungo il mio cammino, ma in quel momento non avevo alcuna paura; finchè sarei stato con Bennet, niente e nessuno al mondo sarebbe mai stato in grado di scalfirmi.

Forse, tutto sommato, ero ancora un ingenuo ragazzetto di provincia, ma dentro di me sentivo di essere finalmente pronto per diventare qualcosa di più; non ero più solo, spaventato e fin troppo confuso riguardo al mio futuro, adesso - per la prima volta in vita mia - riuscivo a guardare all'avvenire con la fiducia e la sicurezza necessarie ad andare avanti. Avevo diciotto anni, quindici minuti ed appena pochi secondi e sentivo di avere dentro di me così tanta forza da riuscire persino a spaccare il mondo intero.

Mi sentivo felice, coraggioso, sicuro di me e determinato.

Mi sentivo sereno ed innamorato, e finalmente libero di urlare ai quattro venti tutto il mio amore per Bennet, senza più alcuna paura o vergogna di essere me stesso.
 













 
Dedico questa fanfictio a Violeta, che l'aspettava con ansia e che - come me -  non è rimasta
assolutamente immune al fascino di questa meravigliosa coppia. Ti voglio bene.

La prima fanfiction su Walt e Bennet è conclusa, ma posso affermare con assoluta certezza che non sarà l'ultima. :)
 
 
 
 
  
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