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Autore: Iknowisnteasy_    14/04/2013    0 recensioni
//4x18. L'esperienza della sparatoria vissuta in un modo molto più intenso e reale. Raccontata dal punto di vista di Blaine. Dove racconto anch'io di una mia piccola esperienza personale simile a quando Glee ci ha mostrato. -'' Il silenzio di prolungò fino a quando un altro colpo di porta.
Era la fine.
Era la fine per tutti. Stava finendo tutti. Morire a diciotto anni.. nell’ultimo anno di liceo. Chi se lo sarebbe mai aspettato ''
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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On last breath.

Prima di leggere questa OS per favore, leggete qui.

La puntata di Glee andata in onda questa settimana è stata molto intensa, ció che è stato raccontato ha riportato alla mia mente un fatto che non mi dimenticherò mai. Era due anni fa ed ero in camposcuola in un piccolo paesetto delle Marche piuttosto isolato, bloccata in albergo per la troppa neve con i miei compagni e la classe alla quale eravamo gemellati. Era sera.
Eravamo in camera a parlottare quando ricordo che si sparse la notizia che dalla cucina erano spariti alcuno coltelli e nessuno dei cuochi li aveva presi. Sarebbe stato poco allarmante se non per il fatto che poche ore prima molti dei miei amici avevano ricevuto messaggi piuttosto inquietanti da un anonimo che a quanto pareva, sapeva i nostri nomi e numeri di stanza.
Abbiamo iniziato subito ad avere paura tutti quanti e dopo alcuni minuti ci radunarono tutti nella sala centrale per fare mente locale sull’accaduto.
Tra tutto questo, si c’era chi trovava divertente mettere paura mettendo in giro la voce che c’era un uomo sui quarant’anni che si aggirava sospettoso per l’albergo. Fu il panico.
Gente che urlava, piangeva… chi pregava per giunta. I professori incapaci di gestire una situazione del genere chiamarono immediatamente la polizia.
Ricordo che chiamai mia madre, pensai veramente non riuscire ad uscirne viva quella notte. Le dissi che le volevo bene e la ringraziavo di tutto cioè che aveva fatto per me e le dicevo di dare un bacio alle mie sorelle.
Continua a parlare tra le lacrime fino a quando non ci dissero di spegnere tutti i cellulari e metterli sul tavolo.
Quando arrivò la polizia le cose si calmarono, come immaginato qualcuno si era divertito a farci uno scherzo del cazzo, il colpevole fu espulso dalla scuola. Ma quella sera non dormii ugualmente.
Tutto ciò per dirvi che io so cosa si prova quando si crede di stare per morire. Quando l’ultima azione che fai può essere l’ultima. Quando ti stringi vicino a quella persona con la quale hai sempre avuto un brutto rapporto o alla quale hai fatto un torto e le chiedi semplicemente scusa. Quando chiami i tuoi genitori… ma meglio ancora quando torni a casa e li abbracci così forte da soffocare.
Ma sinceramente non mi importava, perché io ero a casa. Ed ero viva.






Blaine era rannicchiato sotto il pianoforte che aveva spostato vicino alla porta per tentare quanto meno di bloccare l’entrata principale alla sala canto.
Erano passati solo pochi istanti da quando c’era stato l’ultimo sparo.
Era stato secco, forte, conciso. Un istante di panico e poi il silenzio.
<< siamo sicuri che si sia tratto di veri spar->> << Stai zitto!>> gli urlò subito il professor Schuester.
Era una domanda. Aveva solo domandato.
I respiri cominciarono a diventare sempre più affannosi e difficili da controllare, gli mancava l’aria. Voleva uscire… non riusciva a respirare.
Si sarebbe volentieri alzato e si sarebbe messo a correre come un pazzo per i corridoi per buttarsi fuori di li all’istante, ma non sarebbe stato sicuro ne per lui ne i suoi amici.
Cacciò fuori il cellulare dalla tasca guardandosi in torno.
Dov’era Tina? .. impulsivamente decise di mandargli un messaggio ma si ricredette all’istante quando si ricordò che non sarebbe stato prudente. Perciò decise di stringersi l’apparecchio tra le mani aspettando che si facesse viva lei
I suoi amici continuavano a piangere disperatamente, si abbracciavano e ammettevano le proprie colpe chiedendosi scusa a vicenda.
Ci fu silenzio per una diecina di minuti.
Poi, un altro urlo. Qualcuno correva per i corridoi sempre più velocemente rimbombando tra le varie aule del McKinley oramai silenzioso e spettrale.
Lo stesso qualcuno che evidentemente stava forzando le porte dell’aula canto cercando di aprirle per poi scomparire per poi tornare forse dopo.
A quest’ultima azione la mente di Blaine cominciò a giocargli brutti.. bruttissimi scherzi.
Gli venne in mente un articolo di giornale sul quale aveva discusso alcune settimane prima con suo padre, si trattava di un’altra sparatoria a scuola, uno di questi adolescenti pazzi che prendono il primo fucile in mano e fanno fuori mezza scuola per puro sadismo. O per pura pazzia.
Aveva visto servizi alla tv e foto su internet. Aveva visto la brutalità e la crudeltà di chi non si fa problemi a premere un grilletto e sparare.
L’idea di non riuscire ad uscirne vivo iniziò ad offuscargli la mente.
Sam Evans di fianco a lui si alzò di scatto quasi urlando e sbraitando
<< Devo trovarla… devo trovare Brittany.. è sola in bagno devo andare da lei, devo raggiungerla.>> continuò tra le lacrime.
La coach Beiste lo buttò letteralmente a terra strillandogli silenziosamente di fare silenzio.
Artie aveva tirato fuori il suo telefono e aveva iniziato a fare un video-memoria su quanto stava accadendo sulle confessioni di tutti.
<< che stai facendo?>> domandò con voce tremante Blaine. Non aveva parlato da quanto il professore gli aveva detto di chiudere la bocca e stare zitto. Ne aveva quasi paura.
<< Avanti.. potremmo non uscire vivi di qui. Se qualcuno deve sapere qualcosa che lo dica subito.>> rispose il ragazzo.
Blaine accasciò la testa e ascoltò silenziosamente le confessioni degli altri.
Quando il professor Schue decise di prendere l’iniziativa di uscire per andare a cercare Brittany, arrivò alla conclusione che non sarebbe arrivato alla fine di quella giornata. Aveva deciso che sarebbe morto li.
I suoi sogni, le sue aspirazioni, il mondo in cui aveva sempre sognato e sperato. Tutto frantumato.
Fece quel che andava fatto. Inviò un messaggio a sua madre.
Dicendole che c’era stata una sparatoria a scuola. Non era il modo migliore per farle sapere quello stava succedendo. Ma doveva parlare, sarebbe stata forse l’ultima volta che poteva dirle quanto le voleva bene.
La risposta fu esattamente come si aspettava. Lo chiamò per ben 5 volte ininterrottamente. Le rispose che per ora non poteva rispondere per motivi di sicurezza ma che l’avrebbe fatto non appena sarebbe stato possibile.
Il silenzio di prolungò fino a quando un altro colpo di porta.
Era la fine.
Era la fine per tutti. Stava finendo tutti. Morire a diciotto anni.. nell’ultimo anno di liceo. Chi se lo sarebbe mai aspettato. Respirò un’ultima volta e quando la porta si aprì fu come una visione.
Il signor Schuester con Brittany e altri tre ragazzi entrava dalla porta chiudendole alle spalle circondato da agenti della polizia.
Nei secondi che seguirono, Blaine senti le parole più belle che avesse mai potuto udire.
<< Via libera. Via Libera>> salvi. Tutti salvi e soprattutto vivi.
Fu solo allora che si permise di piangere dalla felicità. Era tutto finito e stavano tutti bene.
Abbracciò ognuno dei suoi amici del Glee prima di riprendere fiato e comporre un numero sul display.
<< Hey mami!>> disse tra le lacrime.

Il ritorno a casa fu forse la parte migliore. I suoi genitori erano venuti a prenderlo fuori scuola non appena Blaine li aveva chiamati.
Uscendo di scuola assieme agli altri ragazzi aveva visto sua madre con il volto bagnato di lacrime e suo padre ancora bianco dallo spavento.
Si fiondò sopra di loro piangendo disperatamente. Abbracciò anche suo padre. Non aveva mai avuto un rapporto buono con lui. Ma lui gli voleva bene. E glielo stava dimostrando proprio in quei semplici gesti.
La notte nessuno di loro riuscì a chiudere occhio. Passarono la serata sul divano ascoltando la versione del loro figlio piangendo e abbracciandosi come non avevano mai fatto in tutta la loro vita.
Blaine era vivo. Ed era tutto finito.







Spazio autrice;
si, non ve lo aspettavate, lo so. Sicuramente ora starete pensando che dovrei dedicarmi a cose più ‘importanti’ come aggiornare One more night o/e pubblicare Stuck in riverse. Lo so, che lo sapete.
Ma sinceramente non avevo la forza emotiva di aggiornare, non è un bel periodo ultimamente.
Ho pubblicato questa OS perché si, il racconto che avete letto all’inizio è tutto vero. Io ho passato e vissuto realmente quelle cose ed è stata l’esperienza più brutta della mia vita. Mi sono sentita chiamata in causa e ho detto ‘devo scrivere qualcosa, cazzo, devo raccontare a qualcuno.’ E così è venuta fuori questa piccola, piccolissima storia perché mi sono ritrovata (come molti ora mai sapranno) molto in Blaine e io lo prendo sempre a modello. E’ come se mi appartenesse in un certo senso.
(Ah ho troppa fantasia ultimamente) quindi nulla.. non è una Klaine è semplicemente… bè sinceramente non so cosa sia, è un racconto e questo mi basta. Perché quando senti che stai per morire, l’unica cosa che puoi fare è chiamare la tua famiglia e dire loro quanto li ami. Questo è tutto.
Grazie di cuore. Alla prossima, vi voglio un bene immenso a tutti
per qualunque cosa potete trovarmi sulla pagina facebook
Iknowisnteasy - EFP
O sul mio profilo twitter _Blainescoffee on twitter.
Sempre con amore;
_June.

  
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