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Autore: TheGhostOfYou    15/04/2013    6 recensioni
1998.
Voldemort è stato sconfitto, ma il prezzo che il Mondo Magico ha pagato è terribile. Oltre ad aver perso tante vite umane, Harry e gli altri hanno perso la possibilità di essere realmente ciò che sono: la comunità Babbana ha deciso di cancellare a tutti i maghi la memoria e farli vivere nel loro mondo, come persone senza poteri magici, per evitare altre stragi come quelle della Guerra Magica. Oltre a perdere la magia, hanno perso anche i ricordi di ciò che erano. In un clima di falsa tranquillità, Hermione Granger studia in un prestigioso college inglese insieme ad un compagno odioso, Draco Malfoy. Nessuno dei due si ricorda dell'altro, ma tra loro è rimasto un reciproco odio, destinato a trasformarsi in qualcos'altro quando, proprio nella loro università, cominciano ad accadere fatti strani. Spinti dal desiderio di capire che cosa si cela dietro a tutto ciò, Draco ed Hermione si avvicinano e si ricongiungono ai loro vecchi compagni di Hogwarts; perchè dentro di loro la magia è rimasta e lotta per tornare ad essere parte di loro.
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prologo – Polvere e fiamme.


Hogwarts bruciava.
 
Era terribile vedere il posto che per anni era stato una casa, il posto in cui aveva trovato una famiglia, qualcuno in grado di capirla e di apprezzare la sua diversità. Era l’alba, il sole illuminava quello che fino a poche ore prima era stato un vero e proprio campo di battaglia: un’ala del castello era distrutta, sbriciolata dagli incantesimi dei Mangiamorte e della resistenza, e tra le macerie e la polvere giacevano senza vita troppi corpi, troppe facce conosciute, troppi ragazzi della sua età.
Hermione non ebbe il coraggio di muoversi, mentre con lo sguardo riconosceva chi aveva dato la vita in quella battaglia: Colin, il piccolo rompiscatole, aveva ancora al collo la sua macchina fotografica. Lavanda, con il volto sfigurato dai morsi di Greyback, i lunghi capelli sporchi di  sangue. Remus e Tonks, forse qualcuno li aveva messi vicini ed aveva unito le loro mani: sembravano riposare sotto il soffitto incantato, ma il bianco della loro pelle li tradiva. Non respiravano, ma sembravano sereni. Severus Piton, con un profondo taglio sul collo, la pelle ancora più giallognola: per qualche strano motivo, accanto al suo corpo c’era Harry, distrutto, sbriciolato, come solo lui poteva essere; Hermione ancora faceva fatica a comprendere un fardello come il suo e lo ammirava per essere stato tanto coraggioso. Gli occhi della ragazza si fermarono sull’ultimo corpo senza vita, ed ancora una volta si sentì mancare il fiato: Fred Weasley, con i suoi capelli rosso fuoco ed il sorriso ancora impresso sul volto; accanto a lui c’era George, che gli stringeva una mano e singhiozzava, come del resto tutta la famiglia di Ron. Nessuno di loro si rendeva davvero conto di aver perso un pezzo importante, ed Hermione notò con orrore che non erano più in nove.
Era terribile vedere tutte quelle vite terminate in maniera così brusca troppo presto: Colin, Tonks, Lavanda, Fred e anche il professor Piton avevano ancora tanto da dare, ma un pazzo con cappuccio e mantello aveva deciso per loro, li aveva strappati alle persone che li amavano troppo presto.
Nonostante fosse forte e coraggiosa, Hermione non riuscì a sopportare quella vista per un minuto di più; faceva troppo male, le mancava il respiro e tutto quel dolore non aveva modo di esternarlo. Non le piaceva piangere, non le piaceva abbattersi: Harry e Ron avevano sempre contato su di lei durante i momenti di crisi, ed aveva imparato a trattenere le lacrime ed il dolore, ma in quel momento il dolore era troppo forte per impedirle di piangere.
Si appoggiò ad un muro e chiuse gli occhi, mentre sentiva le lacrime solcarle la faccia sporca di polvere: se ci fosse stato un modo per dimenticare, avrebbe dimenticato molto volentieri. Non era giusto che a quell’età avessero già sofferto in quel modo, era una sofferenza che la metà delle persone non avrebbe provato nemmeno una volta. Si passò una mano tra i capelli spettinati e sporchi, poi se la mise sullo stomaco e senza rendersene conto si piegò in avanti e vomitò.
- Hermione, stai bene? –
Harry era corso da lei non appena l’aveva vista stare male, e lei annuì pulendosi le labbra con una mano, facendo poi evanescere con un gesto lento il vomito. Cercò di sorridere ad Harry, di tranquillizzarlo, ed improvvisamente si rese conto di quanto quel ragazzo fosse altruista: aveva appena passato una notte terribile e la prima cosa che aveva fatto era preoccuparsi della sua salute.
- Sto bene, Harry. Grazie –
Aveva la voce rauca ma si rese conto che aggrapparsi al braccio dell’amico la aiutava parecchio: Harry era sempre stato la sua ancora di salvezza, anche nei momenti di tempesta peggiori. Poteva sentirsi persa, ma bastava il sorriso del suo migliore amico per sentirsi a casa.
- Vado da Ron – Harry era così, cercava di dare un conforto a tutti, non voleva escludere nessuno. E Ron, il loro Ron, in quel momento aveva bisogno di una spalla su cui piangere.
Tornando con gli occhi sulla Sala Grande, lo sguardo di Hermione si posò più lontano, vicino al portone principale, totalmente scardinato e rovinato. Molto vicino ad un piccolo incendio, Draco Malfoy era appoggiato al muro con gli occhi chiusi. Aveva un grosso taglio sulla guancia destra, il volto pallido ed i capelli sporchi: lei lo aveva sempre visto elegante, altezzoso ed ordinato, ed era impressionante vederlo ridotto in quello stato. Sembrava mormorare qualcosa, poi improvvisamente aprì gli occhi e la guardò. Non era il suo solito sguardo di disprezzo, ma, al contrario, c’era una visibile sofferenza in lui ed una tristezza che la ragazza non credeva possibile vedere in lui.
Per un solo secondo, Draco Malfoy le fece pena: anche lui aveva perso gli amici, e suo padre era ancora disperso. Forse, pensò la Grifondoro, non erano poi così diversi in quella guerra creata da un folle. Anche se di parti diverse, entrambi avevano perso molto ed Hermione era sicura che il Marchio che Malfoy portava sul braccio sarebbe stato una punizione sufficiente per come si era comportato fino a quel momento.
Ma il suo pensiero sul ragazzo svanì molto presto: Harry e Ron le si avvicinarono e lei prese le mani di entrambi. Ancora una volta erano insieme, come sette anni prima, ed era sicura che per ancora molto tempo sarebbero stati migliori amici. Fece un debole sorriso ai suoi migliori amici, poi posò la spalla su Ron e si sentì finalmente in pace. Non sarebbe stato facile ricostruire quello che era andato distrutto, ma l’importante era essere li, insieme, uniti come e più di prima.
L’ultima cosa che Hermione ricordò di quella vita, fu una sola frase, che l’avrebbe tormentata nei mesi successivi.
 
Se ci fosse un modo per dimenticare tutto questo, vorrei dimenticare.
 
L’immagine di Hogwarts che bruciava fu l’ultima cosa del mondo magico che vide.
 
*
 
Polvere e fiamme.
 
L’aria era talmente satura di polvere che Draco faticava a respirare; non che gli importasse molto, a quel punto. Ogni volta che inspirava, una gran quantità di fuliggine gli riempiva i polmoni, ed era come respirare direttamente dentro un camino. Un respiro, un colpo di tosse. Non sapeva nemmeno dove stava andando, tutto quel grigio lo stava disorientando. E dire che aveva sempre amato il grigio, era un colore che gli dava calma, un colore che esprimeva al meglio il suo carattere. Lui era il grigio, una parte di lui era talmente oscura da desiderare con piacere la morte dei suoi nemici, ma l’altra parte, quella compassionevole, quella che non mostrava mai a nessuno se non a sua madre, la parte che prevaleva in quell’istante, era la parte in cui non era del tutto un codardo.
Non sapeva esattamente in quale momento avesse smesso di credere nella causa del Signore Oscuro: forse quando si era ritrovato a singhiozzare nel bagno di Mirtilla Malcontenta, o quando aveva capito che non avrebbe ucciso Silente. Oppure quando, disperato, aveva cercato suo padre ovunque, in quel caos, senza trovarlo. Aveva definitamente abbandonato il Signore Oscuro quando aveva visto sua madre riversa sul pavimento e l’aveva creduta morta. Per la prima volta nella sua vita se n’era fregato di come appariva agli altri e si era mostrato un debole davanti a tutti: aveva singhiozzato sul petto della madre fino a quando non l’aveva sentita respirare. Solo allora l’aveva lasciata con Madama Chips ed era corso a cercare ancora Lucius. Ma, dopo aver fatto il giro del castello due volte, di lui non c’era traccia; sfinito, Draco si accovacciò in un angolo della Sala Grande mentre tutt’intorno la gente piangeva sui cadaveri che erano stati radunati proprio sotto il soffitto incantato. Era terribile guardare quanta morte e disperazione aveva portato un solo uomo, e Malfoy si vergognò moltissimo. Era come essere spettatori di un lutto privato, ed era come se quelle persone le avesse uccise lui, che aveva offerto il suo braccio al Signore Oscuro e lo aveva servito senza battere ciglio. Accanto a lui si sedette Pansy Parkinson, il volto rigato dalle lacrime, che segnavano una scia lucente sulle sue guance sporche di polvere e sangue.
- Non pensavo che anche i nostri ci avrebbero rimesso – disse, cercando di appoggiarsi su Draco – Tiger è bruciato vivo, Goyle è stato ucciso dalla Lestrange e Millicent… -
Si asciugò gli occhi con una manica, mentre Draco cercava di ignorarla: non sopportava più la Parkinson da tempo, ormai.
- Smettila, ok? Sei insopportabile! –
Pansy lo guardò malissimo, con quella faccia da carlino con la solita espressione sul viso, poi scosse la testa e si alzò in piedi.
- Sei stato tu, Draco, a convincerci a seguirlo! Sei stato tu, e solo tu, e non dire che io sono insopportabile, perché ho perso degli amici a causa tua! –
Si alzò e lo lasciò solo, e mentre lei si allontanava Draco veniva colpito dalla verità delle sue parole: era stato davvero lui ad uccidere Tiger, Goyle e Millicent? Era stato il responsabile della scomparsa di suo padre? Con la coda dell’occhio vide Potter, e per un attimo lo odiò ancora di più: lo odiava, semplicemente perché lui aveva avuto il coraggio di fare quello che lui non aveva voluto, si era ribellato, aveva messo in gioco la propria vita e quella di altre migliaia di persone, eppure tutti lo acclamavano. Qual era la vera differenza tra loro due? Perché Potter veniva acclamato come un eroe nonostante i morti e lui veniva additato solo come un codardo senza speranza?
Il suo sguardo cadde, oltre i morti disposti con dignità sul pavimento, alla Granger: non l’aveva mai vista in quel modo, vulnerabile. Aveva gli occhi rossi, gonfi e sembrava stare malissimo; i loro sguardi si incrociarono per un attimo, e lui provò compassione per lei. Quanto doveva essere stata dura per una Nata Babbana? Sentirsi sempre con il fiato sul collo, sapere che probabilmente non avrebbe avuto una vita lunga e duratura. Eppure la Granger non si era mai tirata indietro, aveva sempre lottato con le unghie per difendere quello che era, ed in quel momento Draco capì che era davvero lui che aveva sempre sbagliato tutto.
Abbassò lo sguardo per primo, perché sapere che una Sanguesporco era sempre stata migliore di lui l’aveva colpito profondamente. Si sentì di nuovo mancare il respiro, perché lui era solo, se ne rendeva conto in quel momento: mentre la Granger abbracciava Weasley e Potter, lui rimaneva in un angolo, senza che nessuno provasse compassione per lui, senza che nessuno si avvicinasse, come se avesse avuto una grave malattia.
E, mentre Hogwarts bruciava, si rese conto che non aveva dove andare: quella era stata la sua unica, vera casa, mentre Malfoy Manor si era trasformato in una prigione. Si rese conto di aver sbagliato tutto nella vita, e desiderò ardentemente poter tornare indietro, dimenticare tutto quello che era successo in quegli anni.
Hogwarts bruciava, i suoi occhi lacrimavano per la polvere e per il calore e lui desiderava scappare. Alzò gli occhi, e l’ultima immagine che vide fu quella di suo padre che gli veniva in contro.
 
 
Poi, il nulla.
 
*
 
Eccomi tornata con una nuova storia che questa volta porterò a termine. Sono stati mesi duri per me, purtroppo, ma è tornata l’ispirazione e la fantasia, quindi… ecco qui il prologo. L’ho scritto di getto, in poco più di venti minuti e devo dire che mi piace molto.
Il prologo è ambientato la sera dopo la Battaglia di Hogwarts, ma dal primo capitolo capiremo che sono passati mesi. Non voglio svelarvi troppo, ma un’idea ve la siete fatta leggendo la trama.
Spero siate felici del mio ritorno e che tutto questo piaccia anche a voi.
Un bacio.

   
 
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