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Autore: Marge    15/04/2013    2 recensioni
È ora, per Markl, di decidere cosa fare del suo futuro: vuole davvero diventare un mago? Ha talento per farlo? Ma soprattutto, ce la farà a lasciare la nuova famiglia che si è formata nel Castello errante?
Questa storia fa parte della saga di Flowers Wall, e potrebbe risultare poco comprensibile se non si conosce quest’ultima. Cronologicamente è ambientata nell’autunno dopo le vicende di Flowers Wall, e prima dell’inizio di Frozen Flowers.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Markl, Quasi tutti | Coppie: Howl/Sophie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers Wall'
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Attenzione: questa storia è il seguito di Flowers Wall, e non è molto comprensibile se non si conosce quest’ultima. Si colloca nell’autunno dopo le vicende di FW, e prima dell’inverno in cui sarà ambientata Frozen Flowers.





Crescere

In cui Markl trova due cognomi e un futuro



Per essere un ragazzino di soli dieci anni (anno più, anno meno), Markl riteneva di aver avuto una vita abbastanza interessante. Pensava di poter essere il protagonista perfetto per un romanzo d’avventura: aveva vissuto dapprima in un orfanotrofio, poi ne era scappato ed era finito in strada, riuscendo, per miracolo, a tenersi abbastanza lontano dai guai, fino a quando, per caso, non era rotolato dentro il rifugio nascosto del più grande mago del regno d’Ingary.
E questi, incredibilmente, invece di farlo a pezzi per utilizzarlo come ingrediente in qualche incantesimo, aveva infine accettato di farne il suo apprendista – nonché cuoco, segretario, tesoriere ed un milione di altri incarichi, perché il grande mago altri non era che un ragazzo viziato, spendaccione e donnaiolo, incapace di vivere da solo. Come fosse riuscito a farlo fino a quel momento era per Markl un gran mistero, e sicuramente Calcifer era stato, in tutto ciò, fondamentale.
E poi era arrivata Sophie. E Markl sentiva quindi di avere ormai tutto: una famiglia, una casa, un ruolo. Poteva permettersi finalmente perfino di fare il bambino, piantare grane e combinare guai, perché c’era qualcuno che si prendeva cura di lui, ed era perfino pronto a sgridarlo. Proprio come se lui fosse un bambino normale in una qualunque famiglia.

Il sole picchiava forte sul giardino rivestito di fiori, e Markl tirò una bella boccata d’aria uscendo dalla casina, grato per tutta quella bellezza. Accanto a lui Heen si allungò, stiracchiando le corte zampette dopo aver dormito per tutta la mattinata.
“Facciamo a chi arriva prima!” gridò il bambino, e si lanciò per il prato. Corse a perdifiato fino alla porta del Castello, sollevando nuvole di petali colorati mentre un corteo di grilli saltellava terrorizzato davanti a lui.
Con calma sopraggiunse Heen, la lingua penzoloni per il caldo.
“Pigrone!” lo sgridò Markl aprendo la porticina. All’interno, forse per le spesse mura di pietra o perché il Castello in realtà si trovava abbarbicato su qualche sperone di roccia nelle Lande, la temperatura era decisamente più bassa.
“Siamo a casa!” urlò salendo gli scalini.
Nessuno rispose.
Diffidente, percorse pochi passi intimando al cane di fare piano. Nonostante sembrasse che ormai ogni pericolo fosse scampato, Markl non poteva certo dimenticare il terrore di trovare Sophie senza vita riversa in terra, Howl preda di attacchi d’ira incontrollabili, la nonnina… Al pensiero Markl si fermò, guardandosi intorno spaesato.
Sentiva molto la mancanza della nonnina, nonostante alla fine avesse cercato di farli fuori. Prima ancora che la vecchia Sophie mettesse piede nel Castello, lui era stato terrorizzato dalla leggenda della Strega delle Lande, soprattutto perché Howl non faceva che parlarne in maniera mostruosa; ma alla fine si era davvero affezionato a lei, arrivando a dimenticare che si trattava della stessa persona. Sophie aveva raccontato con riluttanza cos’era accaduto nella dimensione parallela, e gli aveva ripetuto più volte che la nonnina era sempre stata sincera con loro, e che era stata colpa solo del demone e di Raphael, che se ne era approfittato.
La loro famiglia sembrava un po’ zoppicante, da quando la nonnina se n’era andata, ed in lui si era andata radicando un’idea precisa, nata il giorno in cui, per la prima volta, aveva spiccato il volo per non cadere nel fossato. Aveva cacciato con terrore quell’ipotesi in fondo a se stesso, in principio, ma ora gli sembrava quasi l’unica cosa giusta da fare, ed una parte di lui era perfino entusiasta.
“C’è nessuno?” chiamò.
“Siamo qui!” sentì, e corse nella veranda sul retro.
“Howl è nuovamente depresso” annunciò Calcifer dal grande caminetto. “Sophie è uscita stamattina presto per andare a far compere, ed ancora non è tornata. Sono passate delle ore, e lui si è offeso.”
“Dov’è ora?” sospirò Markl. Stupido mago volubile! Come avrebbe potuto lasciar soli quei due?
Senza rispondere Calcifer ammiccò con i suoi occhietti tondi, e seguendo la direzione indicata Markl scorse Howl accucciato in un angolo del giardino, all’ombra di un cespuglio traboccante roselline gialle.
“Signor Howl” lo chiamò quando fu alle sue spalle. “Che succede?”
“Sophie se n’è andata” rispose quello con tono lugubre, senza voltarsi.
“Probabilmente si è solo fermata a chiacchierare con la sua amica Nina” provò a conciliare. Quelle due avrebbero potuto passare giornate intere senza riprendere fiato, scordandosi perfino di mangiare e dormire, pur di parlare. Chissà cosa si dicevano, poi!
Il silenzio che seguì la sua constatazione gli confermò che Howl aveva già tratto quella conclusione, e probabilmente era proprio quella a deprimerlo tanto.
“Sophie preferisce lei a me” biascicò ancora il mago.
“Tutte le ragazze amano stare tra di loro a spettegolare. Se non ci fosse Nina, Sophie vorrebbe farlo con noi, ed è quindi meglio così, non credi?”
In passato Markl non si sarebbe mai rivolto con così tanta familiarità a Howl, ma di recente sembrava che le distanze fra loro fossero diminuite: forse lui era cresciuto, o forse Howl aveva smesso di camminare sopra tutti loro per diventare più umano.
Si girò a guardarlo con una faccia funerea.
“Su, possiamo passare anche noi un momento solo tra maschi” provò a proporre Markl sorridendo. “Cosa fanno di solito gli uomini quando sono insieme?”
“Fumano, bevono, parlano di donne” elencò Howl con lo sguardo perso.
“Potremmo mettere in ordine il ripostiglio, invece.”
Il mago annuì, senza mostrare particolare entusiasmo.
“Vedrai, Sophie sarà di ritorno tra poco e sarà molto contenta di trovare tutto in ordine.”

“Cosa è successo qui?” esclamò Sophie. Salì di corsa le scale e lasciò cadere in terra il cestino da cui spuntava un ciuffo di carote. Si guardò intorno e storse la bocca: cianfrusaglie in ogni angolo, pezzi di legna e di ferraglia, polvere su ogni superficie ed una serie di oggetti strani ingombravano ovunque la stanza del focolare.
“Stiamo mettendo in ordine!” gridò Markl da dentro il ripostiglio.
“Chissà perché pensavo che mettere in ordine significasse tutt’altro…” mormorò lei.
“Ecco dove era finito!” esclamò in quel momento Howl, spuntando fuori da dietro il divano con un teschio in mano. “L’ho cercato così a lungo!”
Sophie cacciò un grido.
“Non preoccuparti: è morto.”
“Lo vedo benissimo da me!”
“Signor Howl, ho trovato una cassa piena di strane cose qui… sembra che si muovano da sole…”
Mentre il mago si precipitava nel ripostiglio urlando di non toccare nulla che si muovesse, Sophie decise che non avrebbe più messo piede lì finché non fosse tornato tutto esattamente come lo aveva lasciato. “Possono scordarsi la cena, se entro qualche ora non è tutto immacolato!” pensò uscendo di casa.

“Qui dentro c’è così tanta roba strana che potremmo aprire un museo” disse Markl prendendo in mano uno strano monocolo a forma di stella. “Vorrei sapere a cosa servono tutti questi oggetti.”
“Non credo sia il caso di esporli a chicchessia” rispose Howl frugando in uno scatolone. “Non li ho ottenuti tutti in maniera completamente legale.”
Markl rise: “L’ho sempre immaginato: non avresti mai avuto i soldi per tutto ciò che c’è nel Castello.”
“Sto cercando di migliorare. Vorrei davvero ricominciare a lavorare un po’ come mago, per aiutare Sophie. È che mi manca la spinta.”
“In questo momento Sophie sta lavorando per tutti noi.”
“Lo so” mormorò Howl, stringendo tra le mani uno curioso cristallo sfaccettato.
Markl non seppe cosa rispondere, e si mise ad osservare una pila di libri polverosi alla sua destra; di quel passo non avrebbero mai finito di sistemare il ripostiglio per l’ora di cena, ed era un mistero come avrebbero potuto cenare con tutta la stanza del focolare così ingombra di cianfrusaglie e trabiccoli.
“Oh!” esclamò quando tra le mani si ritrovò un enorme tomo che portava lo stemma dell’Accademia Reale di Magia. “Che libro è questo?”
“Fammi vedere.”
Howl neanche lo aprì, e glielo restituì immediatamente: “Storia dell’Accademia. Una materia del tutto inutile che serve solo a gloriarsi di tutti i grandi maghi che sono passati di lì.”
“Magari c’è anche il padre della nonnina” disse Markl entusiasta e cominciò a sfogliarlo. Era pieno di ritratti in bianco e nero di uomini barbuti e donne dallo sguardo infuocato.
“Sembrano tutti pazzi” osservò. “Pazzi o molto bizzarri.”
Howl rise: “Credo che tutti i maghi e le streghe lo siano! Alcuni sono anche entrambe le cose, non trovi?” Ammiccò, e Markl rise a sua volta.
“Io probabilmente sono troppo normale per diventare un buon mago” osservò poi, cercando di avere un tono leggero, ma la voce gli tremò un po’.
“Hai ancora tanta strada davanti a te” disse invece Howl. “E secondo me hai del talento, ma non credo di poterti insegnare molto altro, io. Sono sempre stato un pessimo insegnante.”
Lo fissò con uno sguardo penetrante, in attesa di una risposta.
Markl sospirò.
“Ho paura di sentirmi solo” disse infine.
“Sarà così” rispose Howl.
“E Sophie…” Markl non aggiunse altro. Nessuno meglio di Howl avrebbe potuto capire lo sgomento che lo coglieva all’idea di andarsene da lì e non vederla più ogni giorno.
“È qualcosa che devi decidere da te.”
Markl annuì. “Posso tenere questo libro per un po’?”
In quel momento Sophie li chiamò.
“Ho comprato del pesce!”
Insieme uscirono dal ripostiglio coperti di polvere da capo a piedi.
“Ho pensato che sarebbe impossibile cucinare con questa confusione, ma se Calcifer ci aiuta possiamo cucinarli all’aperto, che ne dite?”
“Io odio il pesce!” si lamentò Markl.
“A me sembra un’ottima idea. Andiamo in spiaggia?”
“Vedrai, Markl, ti piacerà cucinarli all’aperto, hanno un profumo fantastico! E poi il pesce fa bene alla tua intelligenza!” Sophie lasciò il cestino e lo strinse a sé, ed il cappello di lei gli cadde sul volto. “Così diventerai il mago più intelligente di tutta Ingary!”

“Sophie, devo dirti una cosa.”
La fanciulla si fermò e si voltò a guardarlo sorpresa. “Ehi, che tono serio. Cosa avete combinato?”
“Io vi aspetto al Castello, va bene?” disse Howl, e fece un cenno a Calcifer.
“C’è qualcosa che non va?” chiese ancora Sophie aggrottando le sopracciglia e senza più alcun sorriso.
“Nessun mostro ci ha attaccati, nessuno strano marchingegno di Howl si è rivoltato contro di noi e nessun mago o strega ci ha lanciato una maledizione, se è quello che intendi” scherzò Markl. “È solo qualcosa che vorrei dirti.”
Sophie si guardò intorno come in cerca di spiegazioni, ma Howl era già a metà degli scogli con Calcifer al fianco ed il cestino con i resti della cena dondolante.
“Howl già lo sa?”
“Credo che lui lo sappia da prima di me.”
“Mi stai facendo preoccupare.”
Markl senza rispondere si gettò contro di lei e l’abbracciò. Parlò contro la sua gonna, incapace di alzare gli occhi: “Quando sono arrivato per la prima volta a casa di Howl neanche sapevo cosa fosse la magia. Rimanere da lui è stato solo un modo per avere un posto dove stare, capisci?”
Sophie si limitò ad annuire, stringendo a sua volta il ragazzino a sé.
“Ma ora credo di voler diventare veramente un mago. All’inizio avevo solo tanta paura del signor Howl, che mi mangiasse o mi usasse per uno dei suoi incantesimi. Ho finto di interessarmi alla magia per questo motivo.”
Sophie si scostò e si abbassò quel poco che bastava che fissarlo negli occhi.
“Continua.”
“Ma ora mi piace. Ora vorrei fare il mago. So che non diventerò mai bravo come il signor Howl, ma vorrei provarci.”
“È giusto.”
“Vorrei andare all’Accademia. È lì che i grandi maghi studiano. Potrò avere a disposizione ogni tipo di libro, pergamena, laboratorio ed ingrediente che mi serve. Senza contare che è pieno di maghi e streghe eccezionali da cui imparare.”
Sophie sospirò e passò la mano tra i riccioli rossi. “Mi sembra un’ottima idea” disse sorridendo.
“Ma noi saremo ancora una famiglia, vero? Voglio dire, se me ne vado…”
“Puoi tornare quando vuoi. In ogni momento. Il Castello è la tua casa.”
Lo guardò con occhi lucidi. Markl corrugò la fronte e tirò su con il naso.
In quel momento udirono un grido.
“Howl!”
Si lanciarono entrambi su per la scogliera.
Alla vista del mago che, sulla porta della casina, parlava da solo con le braccia alzate verso il cielo, Sophie si fermò a piegarsi sulle ginocchia per riprendere fiato. Markl la superò e lo raggiunse.
“Che accade?”
“Mi hanno scoperto!” Howl si prese i capelli dorati tra le dita e cominciò a tirarli. “Suliman sarà infuriata come un Serpente Ossuto dei Burroni!”
“Cos’è un Serpente Ossuto dei Burroni?” chiese Sophie all’orecchio di Markl.
“Uno spaventoso animale mitologico che… Suliman?”
Howl si accucciò a terra. In quel momento riapparve Calcifer.
“Abbiamo controllato il Castello: non c’è alcun segno di violazione in nessun punto. Tutti i nuovi sigilli sono in ordine. È stata decisamente lei.”
“Ha scoperto il nostro piccolo passaggio per l’Accademia” mormorò il mago da terra.
“Era anche ora…” sbuffò Sophie. “Howl, ci hai fatto prendere un bello spavento!”
“Questo è un problema! Heen si è messo nuovamente a parlare con la voce di quella odiosa donna: siamo stati convocati quanto prima al suo cospetto.”
“Siamo? Anche io?”
“Tutti. Perfino il cane e Calcifer.”
“Ma io cosa c’entro? Non sono neanche un’esperta di magia, come può pensare che…”
“Sai com’è quella donna: adora vederci in difficoltà, di sicuro non aspetterà altro che vederci tutti riuniti davanti a lei, tremanti ed impauriti, per prendersi gioco di noi.”
“Non va per niente bene!” esclamò Calcifer sputacchiando fumo grigiastro.
“Quando partiamo?” sospirò lei.
“Subito” disse Howl, e si accasciò a terra con le mani tra i capelli.

“Dunque, appena aprirò la porta dobbiamo solo fare un piccolo salto e saremo in un corridoio dell’Accademia. Chiaro?”
Il gruppo davanti a lui annuì in silenzio.
“Cerchiamo di passare tutti insieme e non lasciarci dividere per nessuna ragione al mondo. Sophie, hai la catenella con la goccia al collo?”
Lei controllò con le dita sopra il vestito: la pallina era lì, ben tangibile, e sicuramente di colore viola.
“Sissignore. Ma non riusciremo mai a passare tutti assieme dalla porta, sii realistico.”
Howl si guardò attorno soppesando la truppa: una fanciulla nel suo miglior vestito color del cielo ed i capelli d’argento, un cane più largo che lungo, un ragazzino ormai abbastanza alto da occupare uno spazio notevole, un demone del fuoco che per quanto buono era pur sempre bruciante, e lui, avvolto nel miglior mantello del suo guardaroba e agghindato come per una festa.
“Giusto. Dunque… mandiamo avanti il cane.”
“Ma signor Howl…!”
“Nessuna protesta. Heen, vieni qui.”
Il cane scodinzolò e si posizionò alla testa senza alcuna rimostranza.
“Pronti? Uno…”
Howl appoggiò la mano sulla maniglia e la ruotò fino a che lo spicchio bianco non su in posizione.
“Due…” abbassò la maniglia. “E tre!”
La luce bianca del corridoio li accecò in pieno.

Heen per primo fece un balzo in avanti, e subito cominciò ad abbaiare rocamente. Prima ancora che Howl potesse realizzare, erano già tutti oltre la porta.
Madame Suliman li aspettava, circondata da uno stuolo dei suoi paggi biondi, comodamente seduta su una poltrona a ruote.
“Benvenuto, Howl!” flautò alzando una mano.
“Maledizione!” imprecò invece lui tra i denti, e subito si pose tra lei e gli altri.
“Non preoccuparti, non ho intenzione di rapire la tua fanciulla, per questa volta. Come ti trovi?”
“Spiegaci subito per quale motivo ci hai convocati” ringhiò lui in risposta. Sophie gli posò una mano sulla schiena, ma strinse l’altra sulla spalla di Markl.
“Per concludere questo spiacevole inconveniente, ovviamente. Il passaggio che hai creato è del tutto fuori legge, e pare che Talibah ne fosse addirittura al corrente. L’intero Consiglio dei Maghi dell’Accademia è furioso con lui, nonché con te, ovviamente.”
La maga sorrise e congiunse le mani in grembo.
“Ora chiuderemo il passaggio, dopodiché potrete andarvene.”
“E non ci sarà alcuna conseguenza?”
Lei alzò entrambe le mani. I paggi scattarono immediatamente e si disposero su due file ordinate. Uno di loro porse a Suliman il suo bastone, e lei lo batté tre volte a terra.
Howl sorrise incurvando le sopracciglia al centro della fronte: “Non riuscirai a chiuderlo così facilmente, sai? Lavoro a questi passaggi da anni.”
Lei gli restituì uno sguardo divertito: “Immaginavo, quasi speravo che fosse così. Ah, com’è spassoso portare avanti questa piccola battaglia, nevvero?”
Sophie agguantò il braccio di Howl prima che lui potesse scagliarle addosso qualche inutile maledizione.
“Patetico come sempre, comandato a bacchetta da una sciocca ragazzina” osservò Suliman.
“Smettetela” disse allora Sophie, cercando di tirar fuori la voce più sicura che avesse, “diteci subito cosa volete da noi.” Cercò di mantenere lo sguardo fisso sull’altra.
“Bene” concesse Suliman dopo un momento di silenzio. “Voi chiuderete il passaggio, e non ne aprirete mai più uno in tutta Kinsgbury, ed in cambio io accetterò quel ragazzino nella mia Accademia.”
Due paia di occhi si spostarono immediatamente su Markl.
“Come può esserne a conoscenza, lei?” chiese Howl.
“Ho mandato una lettera” rispose lui, e nascose le mani nelle tasche, vergognoso. “Prima di parlarne con voi due, volevo essere sicuro di poterlo fare.”
“Stupido come il tuo maestro. Per essere accettati serve la lettera di presentazione di un tutore” concluse Suliman. “Ma non avremmo mai accettato qualcuno presentato da Howl, il più grande disertore che il regno di Ingary abbia mai conosciuto.”
“Avrei scritto anche quella” si difese Markl, e divenne rosso in viso.
“Come hai potuto pensare di falsificare una lettera del genere? Oltretutto firmandoti a quel modo. Ovviamente ho capito tutto immediatamente.”
“Come ti sei firmato?” chiese dunque Howl.
“Beh…” Markl abbassò lo sguardo, “dal momento che io non ho un cognome, ho pensato che Hatter potesse andar bene.”
Sophie spalancò la bocca.
“Non sei stato molto furbo, ragazzino. Solo per questo dovrei rifiutarti, ma purtroppo non è in mio potere decidere. Il Consiglio ha deciso che ti lascerà entrare, ed accetterà la presentazione di Howl, se chiuderete questo passaggio: a quanto pare, nessuno è in grado di farlo. Che razza di magia è questa, Howl?”
Howl sorrise.
“Sta bene” disse. “Markl verrà in Accademia, ed io non aprirò nessun altro varco in tutta la città. Ma per chiudere questo dobbiamo essere dall’altro lato.”
“D’accordo” annuì lei. Fece un cenno ai suoi paggi, ed uno di loro prese il bastone dalle sue mani. Le congiunse poi in grembo e fissò Markl: “Markl Hatter, sarà un piacere averti qui come nostro studente. Ti aspetteremo con gioia. Così, potrò appurare se Howl è almeno un buon insegnante.”
“Un’ultima cosa” disse allora Markl. “Posso usare entrambi i loro cognomi? Vorrei essere chiamato così: Markl Hatter Pendragon. Così tutti sapranno chi è stato il mio maestro finora.”
Suliman strinse gli occhi e sorrise stirando le labbra: “Come desideri. Ma ho anche un’altra richiesta: che Heen rimanga.”
Il cane, al sentire il suo nome, si alzò dal pavimento su cui si era sdraiato ed abbaiò.
“Esatto, amico mio” disse Suliman. “Sei pronto a tornare a casa?”
Il cane si guardò attorno, poi, con decisione, si andò a posizionare tra le gambe di Markl.
“Credo che possa andar bene, come via di mezzo” sorrise Sophie.

“Sei sicuro di aver preso tutto?”
Markl sorrise. “Sophie, non preoccuparti. Potrete sempre inviarmi dei pacchi più tardi.”
“Hai preso tutti i tuoi libri?” intervenne Howl. “Puoi prendere tutti quelli che vuoi, anche se la Biblioteca è ben fornita, è sempre meglio avere i propri. Io non ne ho veramente bisogno.”
“Sei sicuro di voler andare da solo fino a Kinsgbury? Posso chiudere il negozio per qualche giorno ed accompagnarti, così…” Sophie si interruppe. “Va bene, sembro Fanny, lo so, ma senza i suoi cappellini e le sue sete svolazzanti.”
Abbracciò Markl: “Di se stessi bisogna decidere da se stessi.”
“Lo so.”
“Sono molto fiera di te.”
“Prometto che mangerò pesce, ogni tanto.”
Il sole ancora non era sorto, ma la luce già inondava la stradina.
“Fra poco Nina sarà qui” disse Markl. “Prometto anche che sarò gentile con lei e la ringrazierò per il passaggio fino in piazza con il carro.”
“Possiamo venire con te fino lì, se vuoi.”
Markl scosse il capo. “Va bene così, Heen sarà con me.”
Il cane abbaiò in risposta.
“Calcifer!” urlò Sophie in direzione della casina. “Vieni qui, non c’è nessuno in giro!”
“Ha passato la notte a singhiozzare” osservò Howl. “Se non viene, è per evitare di piangere ancora.”
“Siamo qui. E i demoni del fuoco non piangono, dovresti saperlo” disse una vocina alquanto gracchiante. Calcifer si sistemò sul muretto di pietra bianca che segnala la strada, e lì rimase ad occhi serrati. Markl rise.
“Arrivederci, Calcifer.”
Sophie lo abbracciò ancora. “Fai il bravo sulla diligenza, lascia il posto accanto al finestrino alle signore.”
“Lo so.”
Si strinsero con forza.
“Arrivederci, signor Howl.”
In piedi, di fronte a lui, sembrava quasi che Markl fosse cresciuto tutto in una notte.
“Arrivederci” rispose Howl, e distolse lo sguardo.
“Grazie.”
Il mago agitò una mano.
Una volta sul carro, Markl si voltò a guardare la sua stramba famiglia: Calcifer quasi non si notava, nella luce accecante del sole appena sorto all’orizzonte, e Sophie e Howl erano ancora lì ad aspettare che lui scomparisse dietro la curva. Heen abbaiò.
“Non ha fatto una carezza neanche a te, vero?”
Il cane scosse il capo facendo svolazzare le lunghe orecchie.
“È fatto così. Non sa abbracciare, probabilmente nessuno lo ha fatto con lui quando era un bambino.”
Pensare ad Howl a quell’età era veramente strano. Markl sorrise e pose la mano sul testone piatto di Heen: “Vedrai che Sophie sistemerà anche questo. Lei può sistemare ogni cosa.”
Dondolando lentamente, il carro lo portò via.




***
Dopo ben un mese e mezzo, eccomi di nuovo a pubblicare! Vorrei poter dire che in futuro sarà diverso e riuscirò ad essere più costante, ma purtroppo so già che non sarà così. Ho alcune storie da pubblicare scritte in passato che cronologicamente vengono dopo di questa, ma per aggiornamenti più sostanziosi bisognerà aspettare l'estate. Mi spiace! Intanto fatemi sapere se questa vi è piaciuta ;) See ya!
  
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