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Autore: AliceWriters    15/04/2013    2 recensioni
** -Buona fortuna Lou!- Disse una voce roca, e il castano capii che gli serviva più che mai la così detta "fortuna". Perché ultimamente la sorte non gli era stata vicina come ai vecchi tempi, quando conobbe lui in un bagno, quando decisero di mettersi assieme, al loro matrimonio, fino alla nascita della loro bambina. In quegli anni sì, che avevano avuto tanta "fortuna". Più di quanto si sarebbe mai aspettato. **
#LARRY
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Colui che disse: preferirei essere fortunato piuttosto che abile
aveva capito tutto della vita. Le persone non vogliono accettare il fatto che gran parte della nostra vita dipende dalla fortuna. È spaventoso pensare quante siano le cose che sfuggono al nostro controllo.
 
-Woody Allen.





 

Louis aprì lentamente gli occhi ed emise un gemito, come se gli desse fastidio di essere sul filo tra il sogno e la realtà ma sapendo che quest'ultima lo stesse strappando via dall'unica cosa che gli dava quel pizzico di magia nella vita, oltre a Darcy.

Louis si sistemò meglio sul letto matrimoniale e si mise le grandi mani sul viso per coprirsi dalla luce del sole che filtrava dalle tende color panna.

-Buongiorno Amore.-

Sentii una voce roca e profonda in lontananza. Louis non rispose e si girò verso il comodino per prendere il bicchiere d'acqua e la pillola che aveva preparato la sera prima, sapendo che avrebbe sentito quella voce.

Si mise la pillola sulla punta della lingua e con un gran bel sorso la buttò giù. Guardò l'ora dalla sua vecchia radio-sveglia e vide che erano ancora le sei e mezzo, ma si alzò comunque dal letto per andare in bagno. Si sciacquò la faccia più volte. Restò a guardare il suo riflesso nello specchio.

-Che orrore!-

Disse tra se e se, guardando il suo viso pallido, aveva delle profonde borse e una barbetta appena accennata. Prese un pettine ed iniziò a domare i capelli, li portò tutti all’indietro usando l’acqua a mo’ di gel.

Si cambiò in fretta mettendosi un paio di jeans scuri e una felpa larga.
 




-Perché ti piacciono le felpe larghe?- Chiese Louis senza smettere di guardare la televisione che trasmetteva Un Tram Chiamato Desiderio.

-Perché mi piacciono. Sto comodo e al caldo.-

-Ma il cappuccio non ti da fastidio?-

-Perché insisti tanto? Che ti hanno fatto le felpe per essere così scettico sulla loro comodità?- Harry si voltò aspettando la risposta dell’altro.

Louis incontro lo sguardo del riccio che aspetta che lui iniziasse a raccontare.

-A dodici anni, io e Stan stavamo giocando a casa di Charlie.-

Harry si sistemò meglio sul divano, si sedette di fronte all’altro con le gambe incrociate. Il castano lo guardò dolcemente e iniziò a giocherellare con le dita lunghe del riccio prima di continuare.

-Una cosa tira l’altra facemmo una scommessa. Sarah, la sorella di Charlie, aveva attaccato al ciliegio un cestino che fungeva come altalena per le sue bambole. E chi riusciva a fare canestro lanciandola con i piedi riceveva dieci sterline dagli altri. Toccò per prima a Stan che non si avvicinò neanche di striscio. Poi a Charlie che riuscì solo a muovere il cestino.-

Louis esitò un attimo per prendere fiato, si mise a guardare Harry negli occhi e vide quella scintilla di curiosità che aveva il piccolo. Per questo lui lo amava, Harry aveva questo dono di far sembrare ogni storia banale una delle più emozionanti che ti siano mai capitate nella vita.

-Io presi la rincorsa e quando stavo per calciarla, Stan fece finta di tossire. Persi la concentrazione e la calciai nel giardino del vicino di Charlie. Lui mi aveva detto di lasciare stare ma io insistetti ad andare a prendere la palla. Stan mi aiutò a scavalcare il cancello, che doveva essere più o meno alto due metri e mezzo, e raggiunsi la palla. Mi girai per calciarla e questa finì dentro il cestino e urlai “Ho vinto! Ho vinto”.-

Harry emise un risolino, nei suoi occhi si poteva leggere che se tra la felicità di quel Louis quattordicenne ci fosse stato anche lui ad assistere.

-Ma urlai un po’ troppo forte perché dalla porta del retro il suo vicino che mi aveva sentito. Quindi cercai di scavalcare il cancello, e ci riuscì, ma purtroppo il cappuccio della felpa mi si impigliò, io cercavo di dimenarmi ma era peggio e continuavo a soffocare. Loro cercarono di liberarmi ma nel tentativo caddi di pancia e per poco non sbattei la fronte contro un sasso, per fortuna non mi feci niente e il vicino fece finta che non sia successo niente. Morale della favole, le felpe non ti aiutano nel momento del bisogno.-

Harry rimase scioccato dalla storia, infatti si liberò subito della sua felpa larga e rimanendo così a petto nudo. Louis si avvicinò per dargli un bacio a fior di labbra.

-Però. Potrei ripensarci se la sorpresa fosse sempre trovarmi il mio Harold a petto nudo..-
Soffiò Louis per poi sistemarsi a cavalcioni sopra Harry e a baciarlo con trasporto.
 




Andò in cucina per iniziare a preparare la colazione, verso l'impasto su una padella per poi metterla sul fornello. Aveva intenzione di preparare l’omelette per Darcy. La Domenica era da sempre il giorno delle omelette, lui gliele preparava sempre. Come se fosse sempre stata una specie di tradizione, come preparare i biscotti il giorno di Natale o colorare le uovo il giorno di Pasqua.

Prese due uova e le ruppe in una ciotola, iniziò a sbatterle lievemente per qualche minuto. Imburrò la padella e aspetto che il burro diventò rossastro. Salò le uova appena sbattute e versò tutto nella padella. Mise il fornello a fuoco medio e intanto che aspettava che la sua omelette fosse pronta si diresse nella cameretta rosa di sua figlia.

Sentiva il bisogno di farlo, è tutto il suo mondo e vedere la terribile somiglianza che aveva con lui, gli dava quel senso di appagata felicità, come se i ricci e le fossette della piccola fossero una droga e, lui, sapendo di avere una scorta illimitata, appena può ne fa uso. Amava con tutto il cuore Darcy, da quando era nata, si sentiva come se l’unico scopo della sua vita fosse proteggere sua figlia e amarla con tutto se stesso.

Era immerso nei suoi pensieri quando vide che la piccola dava i primi cenni di svegliarsi. Si avvicinò subito al suo lettino in ferro battuto, lei mugugnò un "Papà" e Louis le accarezzò dolcemente la testa e sussurrò al suo orecchio -Tesoro dormi, non è ancora ora di alzarsi.- Lei fece si con il capo per poi richiudere le palpebre, le diede un bacio sulla fronte e si ridiresse verso la cucina.

Solo dopo si ricordò dell’omelette che oramai era bruciata e immangiabile. -Cazzo!- Sussurrò lui mettendosi le mani sui  capelli per poi dirigersi subito a mettere la padella sotto il rubinetto per paura che saltino gli allarmi anti-incendio.

Spense subito il fornello e con il cuore a mille appoggiò la schiena sul frigorifero.

-Sei il solito pasticcione.-

-Non sono io il cuoco di casa.. Lo eri tu.- Rispose Louis ansimando, cercando di far tacere il suo cuore anche se non sapeva il perché non smettesse di battere così forte.

-Vero.. Ma ti avevo dato lezioni.. Non ricordi?-

Louis si girò verso il tavolo da lavoro e iniziò a ricordare.
 




-Allora! Chef Louis, oggi t’insegnerò a preparare un piatto semplice.. La pizza. - Disse il riccio imitando un finto accento francese. Louis ridacchiò e poggiò le mani sui fianchi del riccio, gli lasciò un bacio sul collo e sentii il riccio rabbrividire, cosa che gli piacque perché non si fermò, iniziò a mordergli quello strato di pelle e a succhiarlo.

-Lou.. Louis.. Questo è p-poco professionale. D-Dobbiamo cucinare non fornicare!-

-Per questo ti sei messo quel cappello stupido?- Rispose fermandosi, ma non si spostò da un centimetro dal suo collo.

-Ehi! Non è stupido. Lo portano tutti i grandi chef.- Fece il riccio per poi incrociare le braccia al petto facendo il finto offeso. Louis lo guardò con la faccia da cucciolo facendo spuntare un sorriso sul viso di Harry.

-Perché sei così maledettamente bello? Non riesco mai a essere arrabbiato con te.. - Chiese il piccolo serio senza smettere di sorridere.

-Perché sono sexy.-

-Dai, sii serio. Se nostra figlia prenderà da te, scommetto che non riuscirei mai a dirle di no.-

-Ridillo.- Chiese Louis serio, sorridendogli dolcemente.

-Cosa? Non riuscirei mai a dirle di no?-

-No, Prima.-

-Nostra figlia..?-

-Si.. Mi piace quando lo dici. - Disse il castano guardandolo negli  occhi. Era vero, gli si colmava il cuore sentendo come Harry lo diceva senza neanche accorgersene.

-Allora ti piace l'idea che sarai papà..- Soffiò Harry sorridendogli appena. Prese il mento di Louis con due dita e si abbassò per far combaciare le loro labbra in un tenero bacio.
 





Il castano sentì echeggiare la parola "papà" più volte prima di risvegliarsi completamente dal suo flashback. Quando riaprì gli occhi, sentii che il suo cuore si era rallentato e che davanti a lui c'erano una piccola Darcy con i ricci scompigliati e gli occhioni azzurri ancora assonnati che gli tirava la felpa.

-Si scusa amore, che mi avevi detto?- Chiese Louis prendendola in braccio e dandole un bacio sulla guancia.

-Papà mi prepari la colazione?-

-Si certo.. Che cosa vuoi?- Rispose Louis posandola sulla sedia.

La piccola ci pensò un attimo, si girò dalla parte di Louis e tutta contenta rispose. -Voglio l’omelette!-

Louis spalancò gli occhi, sperò di aver sentito male ma purtroppo la piccola lo confermò canticchiando "Voglio l’omelette!" a ritmo di We Will Rock You dei Queen.

-Buona fortuna Lou!- Disse una voce roca, e il castano capii che gli serviva più che mai la così detta "fortuna". Perché ultimamente la sorte non gli era stata vicina come ai vecchi tempi, quando conobbe lui in un bagno, quando decisero di mettersi assieme, al loro matrimonio, fino alla nascita della loro bambina. In quegli anni sì, che avevano avuto tanta "fortuna". Più di quanto si sarebbe mai aspettato.









-Alice 
   
 
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