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Autore: Yami_x_Dark    04/11/2007    2 recensioni
Una principessa erede di un regno ormai in rovina, un angelo dalle ali nere che deve proteggerla, incatenato a lei dall'uomo che doveva salvarla da quel destino in declino. Un gatto che osserva quel legame di metallo divenire un legame di sentimenti, nel silenzio del maniero dalle mura diroccate
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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piume e catene 1

“The mystery of love is greater than the mystery of death”

-Unknown-

“Piume e Catene”

-Capitolo uno-

Un castello si stagliava imponente sulla cima della rupe di un antico regno ormai dimenticato.

Era il regno di una principessa e dei suoi tristi ricordi, legati a quelle onde marine e a quell’ infelice promessa che avevano privato al suo popolo di quel più grande e dolce dono che ella poteva offrire:

il suo sorriso.

Un ragazzo se ne stava seduto su dei vecchi scalini di pietra che conducevano alla stanza della principessa, con la schiena posata al muro.

Semplicemente fissava il vuoto mentre, con estrema noncuranza, accarezzava il muso di un felino dal pelo nero che aveva accolto fra le sue gambe.

La principessa 18enne, dai lunghi capelli corvini, passò al suo fianco scendendo con somma rapidità le scale. Intendeva tornare al “suo posto”, dove era solita trascorrere tutte le sue giornate sino al tramonto, dimentica del presente.

Ma Seiren, quello era il suo nome, prima di lasciarsi trasportare dalle onde dei suoi smielati ricordi, guardò il ragazzo con sguardo malinconico…

…I capelli spettinati e gli occhi cupi di quell’angelo dalle ali nere…

Non una parola tra i due.

Il Silenzio.

Ed infine ella uscì da quel portone ormai decadente, tenendo per sé i suoi pensieri.

Fu in quel momento che Erion alzò lo sguardo sorridendo ambiguamente:

-Il fascino si racchiude in noi stessi…sai Zenis?- disse vagamente rivolto al gatto.

Si alzò in piedi annoiato mentre il gatto fuggiva via…accortosi, probabilmente, della presenza di un vecchio che, con passo caduco, si stava avvicinando, avvolto nella sua giacca logora.

Erion voleva andarsene, ma non fece comunque in tempo. Venne fermato dal vecchio che, afferratolo per il polso, pronunciò alcune parole in una lingua sconosciuta.

Al che il giovane s’incupì, voltando la testa di lato…

Ignara di tutto, Seiren camminava a piedi nudi sulla rupe, cosparsa di qualche raro ciuffo d’erba qua e là, che ancora sorreggeva il suo castello.

Raggiunse l’estremità di quell’enorme dirupo dal quale sarebbe potuta cadere molto facilmente prima di sedersi a terra, le gambe incrociate a penzoloni nel vuoto, guardando le onde che s’infrangevano sugli scogli sottostanti.

Si lasciò scappare un sospiro che la spinse a guardare l’orizzonte ed il nascere di un nuovo giorno, per lei segnato ancora, inesorabilmente dal passato:

in silenzio, attendeva sempre che quell’ombra ricomparisse…ombra di quella nave che aveva portato via con sé anche il suo cuore.

Seiren era certa del suo ritorno, sicura che avrebbe mantenuto la promessa a lei fatta.

Per questo lo attendeva.

Legata alla sua terra.

Incatenata al suo destino.

Pensava a questo prima di veder comparire al suo fianco il gatto di Erion: mossa da un triste sentimento non esitò ad accarezzarlo:

«ritornerà…» disse infatti, facendosi scappare un mesto sorriso, mentre prendeva fra le sue braccia quel felino dal manto setoso.

Rapidamente spostò il suo sguardo, guardando fisso giù dalla rupe:

«Tante volte avrei voluto essere inghiottita da queste onde…che mi hanno portato via tutto…» confessò al gatto che, con un balzo, si allontanò da lei.

La principessa scosse il capo, quasi prendendosi gioco di sé stessa, accorgendosi delle lacrime che sgorgavano dai suoi occhi, testimonianze di un’altra sua certezza:

avrebbe voluto morire.

«Devi capire che prima o poi sarà costretta ad abbandonare le sue speranze!» rincarò il vecchio innervosendo Erion che lo fulminò seccato:

«Non farò mai una cosa del genere alla mia padrona…».

Ancora discutevano.

E sullo stesso argomento per di più, come ogni giorno.

Stanco di sentirsi ripetere quelle parole che non sopportava più di sentire, il ragazzo uscì con passo svelto, dirigendosi verso la spiaggia. Imperterrito entrò in mare, finchè l’acqua ancora limpida di quella riva dell’est non raggiunse le sue ginocchia.

Sprofondò inginocchio nella sabbia.

Erano parole che lo ferivano, più di quanto avrebbe potuto immaginare, quelle di quel vecchio.

Voltò il capo di lato, accorgendosi solo in quel momento della sua padrona, che volle subito raggiungere:

dispiegò le ali, mentre il mantello che le celava si raccoglieva tra queste due, volando con un solo battito da lei.

La principessa s’accorse subito della presenza al suo fianco, e lo guardò, incapace, questa volta, di trattenere le lacrime davanti a lui:

le sue labbra…e le sue mani… tremavano, sentendo dentro di lei un senso di pesantezza e d’incapacità, che non riusciva a nascondere…

Tuttavia, sorrise:

«…mi dispiace…».

Ma non era quello il sorriso che il popolo voleva…

Erion si limitò ad annuire silenziosamente, togliendo con cura le lacrime dal viso di lei…

Con quel suo gesto, Seiren si sentì più debole e fragile di prima:

«…scusami…» continuò, aggrappandosi al suo mantello…aggrappandosi a lui…per la prima volta dal giorno in cui lo aveva incontrato.

Ripeté quella parola più volte durante il suo pianto interrotto solo da gemiti e singulti.

Il giovane la lasciò fare, cercando un modo qualsiasi per consolare l’animo della principessa:

«Mia Padrona… non vi scusate…non ne avete il bisogno…» disse con un sospiro mentre la ragazza posava la testa al suo petto:

«…io…sono stanca…» dichiarò infine, quasi sottovoce, socchiudendo gli occhi…

Sul volto di Erion si dipinse di nuovo un sorriso impertinente:

«Cos’è, si arrende proprio ora? Non è degno di una Principessa, no?» ammiccò con un tono quasi divertito, pur conservando un tono mesto.

Seiren alzò lo sguardo su di lui:

«…cosa…» sospirò.

Strinse i pugni…

odiandolo in quel momento più che mai…

Si allontanò da lui, entrando al castello di corsa.

Si era sentita raggelare da tanta freddezza…e sentendo l’eco di quelle parole nella sua testa, automaticamente si strinse nelle spalle angosciata…dirigendosi alla sua stanza…dove si sedette sul suo vecchio letto, togliendosi il diadema che portava alla fronte:

«…principessa…» disse fra sé, prendendosi nuovamente gioco di sé stessa.

Quell’oggetto, la testimonianza di un passato ormai in rovina.

Lo guardò per l’ultima volta prima di rinchiuderlo velocemente in un cassetto del comodino di cedro affianco al letto.

Poi si portò le mani ai capelli lasciandosi cadere sul morbido materasso:

«…non sono più una principessa…» mormorò, rigirandosi nervosamente.

Non lo era.

Non più.

Fine primo capitolo.

Aspettiamo commenti! ^-^v ^-^''

  
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