“The mystery of love
is greater than the mystery of death”
-Unknown-
“Piume e
Catene”
-Capitolo uno-
Un castello si stagliava
imponente sulla cima della rupe di un antico regno ormai dimenticato.
Era il regno di una
principessa e dei suoi tristi ricordi, legati a quelle onde marine e a quell’
infelice promessa che avevano privato al suo popolo di quel più grande e dolce
dono che ella poteva offrire:
il suo sorriso.
Un ragazzo se ne stava
seduto su dei vecchi scalini di pietra che conducevano alla stanza della
principessa, con la schiena posata al muro.
Semplicemente fissava il
vuoto mentre, con estrema noncuranza, accarezzava il muso di un felino dal pelo
nero che aveva accolto fra le sue gambe.
La principessa 18enne, dai
lunghi capelli corvini, passò al suo fianco scendendo con somma rapidità le
scale. Intendeva tornare al “suo posto”, dove era solita trascorrere tutte le
sue giornate sino al tramonto, dimentica del presente.
Ma Seiren, quello era il
suo nome, prima di lasciarsi trasportare dalle onde dei suoi smielati ricordi,
guardò il ragazzo con sguardo malinconico…
…I capelli spettinati e
gli occhi cupi di quell’angelo dalle ali nere…
Non una parola tra i due.
Il Silenzio.
Ed infine ella uscì da
quel portone ormai decadente, tenendo per sé i suoi pensieri.
Fu in quel momento che Erion alzò lo sguardo
sorridendo ambiguamente:
-Il fascino si racchiude
in noi stessi…sai Zenis?- disse vagamente rivolto al gatto.
Si alzò in piedi annoiato
mentre il gatto fuggiva via…accortosi, probabilmente, della presenza di un
vecchio che, con passo caduco, si stava avvicinando, avvolto nella sua giacca
logora.
Erion voleva andarsene, ma
non fece comunque in tempo. Venne fermato dal vecchio che, afferratolo per il
polso, pronunciò alcune parole in una lingua sconosciuta.
Al che il giovane
s’incupì, voltando la testa di lato…
Ignara di tutto, Seiren
camminava a piedi nudi sulla rupe, cosparsa di qualche raro ciuffo d’erba qua e
là, che ancora sorreggeva il suo castello.
Raggiunse l’estremità di
quell’enorme dirupo dal quale sarebbe potuta cadere molto facilmente prima di
sedersi a terra, le gambe incrociate a penzoloni nel vuoto, guardando le onde
che s’infrangevano sugli scogli sottostanti.
Si lasciò scappare un
sospiro che la spinse a guardare l’orizzonte ed il nascere di un nuovo giorno,
per lei segnato ancora, inesorabilmente dal passato:
in silenzio, attendeva
sempre che quell’ombra ricomparisse…ombra di quella nave che aveva portato via
con sé anche il suo cuore.
Seiren era certa del suo
ritorno, sicura che avrebbe mantenuto la promessa a lei fatta.
Per questo lo attendeva.
Legata alla sua terra.
Incatenata al suo destino.
Pensava a questo prima di veder comparire al
suo fianco il gatto di Erion: mossa da un triste sentimento non esitò ad
accarezzarlo:
«ritornerà…» disse
infatti, facendosi scappare un mesto sorriso, mentre prendeva fra le sue
braccia quel felino dal manto setoso.
Rapidamente spostò il suo
sguardo, guardando fisso giù dalla rupe:
«Tante volte avrei voluto
essere inghiottita da queste onde…che mi hanno portato via tutto…» confessò al
gatto che, con un balzo, si allontanò da lei.
La principessa scosse il
capo, quasi prendendosi gioco di sé stessa, accorgendosi delle lacrime che
sgorgavano dai suoi occhi, testimonianze di un’altra sua certezza:
avrebbe voluto morire.
«Devi capire che prima o
poi sarà costretta ad abbandonare le sue speranze!» rincarò il vecchio
innervosendo Erion che lo fulminò seccato:
«Non farò mai una cosa del
genere alla mia padrona…».
Ancora discutevano.
E sullo stesso argomento
per di più, come ogni giorno.
Stanco di sentirsi
ripetere quelle parole che non sopportava più di sentire, il ragazzo uscì con
passo svelto, dirigendosi verso la spiaggia. Imperterrito entrò in mare, finchè
l’acqua ancora limpida di quella riva dell’est non raggiunse le sue ginocchia.
Sprofondò inginocchio
nella sabbia.
Erano parole che lo ferivano, più di quanto
avrebbe potuto immaginare, quelle di quel vecchio.
Voltò il capo di lato,
accorgendosi solo in quel momento della sua padrona, che volle subito
raggiungere:
dispiegò le ali, mentre il
mantello che le celava si raccoglieva tra queste due, volando con un solo
battito da lei.
La principessa s’accorse
subito della presenza al suo fianco, e lo guardò, incapace, questa volta, di
trattenere le lacrime davanti a lui:
le sue labbra…e le sue
mani… tremavano, sentendo dentro di lei un senso di pesantezza e d’incapacità,
che non riusciva a nascondere…
Tuttavia, sorrise:
«…mi dispiace…».
Ma non era quello il sorriso che il popolo
voleva…
Erion si limitò ad annuire
silenziosamente, togliendo con cura le lacrime dal viso di lei…
Con quel suo gesto, Seiren
si sentì più debole e fragile di prima:
«…scusami…» continuò,
aggrappandosi al suo mantello…aggrappandosi a lui…per la prima volta dal giorno
in cui lo aveva incontrato.
Ripeté quella parola più volte durante il
suo pianto interrotto solo da gemiti e singulti.
Il giovane la lasciò fare,
cercando un modo qualsiasi per consolare l’animo della principessa:
«Mia Padrona… non vi
scusate…non ne avete il bisogno…» disse con un sospiro mentre la ragazza posava
la testa al suo petto:
«…io…sono stanca…»
dichiarò infine, quasi sottovoce, socchiudendo gli occhi…
Sul volto di Erion si
dipinse di nuovo un sorriso impertinente:
«Cos’è, si arrende proprio
ora? Non è degno di una Principessa, no?» ammiccò con un tono quasi divertito,
pur conservando un tono mesto.
Seiren alzò lo sguardo su
di lui:
«…cosa…» sospirò.
Strinse i pugni…
odiandolo in quel momento
più che mai…
Si allontanò da lui,
entrando al castello di corsa.
Si era sentita raggelare
da tanta freddezza…e sentendo l’eco di quelle parole nella sua testa,
automaticamente si strinse nelle spalle angosciata…dirigendosi alla sua
stanza…dove si sedette sul suo vecchio letto, togliendosi il diadema che
portava alla fronte:
«…principessa…» disse fra
sé, prendendosi nuovamente gioco di sé stessa.
Quell’oggetto, la
testimonianza di un passato ormai in rovina.
Lo guardò per l’ultima
volta prima di rinchiuderlo velocemente in un cassetto del comodino di cedro
affianco al letto.
Poi si portò le mani ai
capelli lasciandosi cadere sul morbido materasso:
«…non sono più una
principessa…» mormorò, rigirandosi nervosamente.
Non lo era.
Non più.
Fine primo capitolo.
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