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Autore: SimplyMe514    15/04/2013    1 recensioni
[La famiglia Addams]
Zucchero nel tè? Una festa per la bambina in arrivo? Palloncini rosa? Morticia, la gravidanza ti dà alla testa!
Spaccato in due capitoli su come e perché Mercoledì ha avuto un nome così particolare. Morticia OOC, ma per necessità e solo temporaneamente. Basato sulla serie degli anni '60, non sui film successivi.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Wednesday's child is full of woe

Veder giungere gli ospiti, specie quando erano tanti, era sempre uno spettacolo, se non altro per la varietà di reazioni che il campanello aveva al loro arrivo: chi entrava perplesso, chi massaggiandosi il naso, chi con un pezzo ancora in mano. I parenti, invece, sapevano già cosa aspettarsi, ma tutto sommato non ci si annoiava mai durante quelle sfilate di visi confusi.

Lurch fece la dovuta spola, annunciando una vicina di casa dopo l'altra con voce funerea.

La signora Magruder si guardava intorno con piccoli scatti della testa, ricordando da vicino un piccolo roditore in cerca di una via di fuga da un gatto, senza mai fermare lo sguardo su qualcosa per più di un secondo: una volta l'orso impagliato, un'altra la testa d'alce, un'altra ancora il pescespada da cui ancora spuntava la gamba del cugino Farouk... hmm, non aveva mai dato segno di essere interessata all'arredamento d'interni, doveva essere una passione recente.

La signora Digby, dal canto suo, ebbe bisogno di essere sollevata di peso dal maggiordomo e depositata sulla sedia buona, e una volta ripresasi con i sali continuò a tremare come una foglia per un pezzo. Povera cara, forse si sentiva poco bene. Con lo svenimento così facile, non ci voleva un genio per capire che era di salute molto cagionevole. Gran bel gesto da parte sua presentarsi lo stesso, avrebbe potuto avvisare con un biglietto se si sentiva davvero così male.

Delle tre, la signora Courtney pareva la più tranquilla, ma lo stesso non si poteva dire della piccola peste che aveva in braccio, un bimbo che aveva sì e no l'età di Pugsley e un'aria infinitamente più snob sul visino rotondo. Come previsto, non aveva trovato una baby-sitter per il piccolo Robespierre, ma non si sarebbe persa un'occasione sociale per nulla al mondo.

Poi cominciò ad arrivare la famiglia allargata, e ci volle del bello e del buono per non far notare alle allegre comari che il cugino Itt non si era presentato alla porta, ma scendendo dal camino in una gran nube di fuliggine. Nonna Frump e Ofelia giunsero accoppiate, l'una criticando a tutto spiano il terribile stato di salute in cui trovava la sua povera figlia minore e tentando di individuarne il colpevole – ma criticare era il suo modo di preoccuparsi, quindi non c'era da offendersi, davvero – e l'altra cercando subito con gli occhi Gomez, la sua cavia preferita, che finì prontamente a terra con un volo impressionante e un crack dall'aria un tantino sospetta; infine fece il suo timido ingresso la cugina Malinconia, che diede immediatamente il via al primo round di commenti maligni (e va bene, c'era appena un pochino da stupirsi che fosse imparentata con Morticia e non avesse in comune con lei né il viso ben proporzionato né l'innata eleganza).

Al centro di tutto questo, la futura madre sedeva sulla sua sedia di vimini preferita come una regina in trono circondata da tutta la sua corte. Anche se vasta, la stanza sembrava piena da scoppiare... ma forse era colpa di quei dannati palloncini. Non c'era stato scampo, avevano dovuto procurarsene qualcuno per non deludere le aspettative delle ospiti. Nessuno a parte loro li stava guardando, però.

Mentre i parenti che non si vedevano da molto si lanciavano in un animato scambio degli ultimi aneddoti, a Morticia fu lasciato il compito più ingrato: intrattenere le invitate senza legami di sangue con gli Addams. Non che le desse fastidio mostrarsi cortese: non le costava particolare fatica essere una brava padrona di casa. Eppure, eppure... tutti gli incontri finivano sempre per andare storti per un motivo o per l'altro, quindi anche stavolta non doveva mancare molto alla venuta dell'Apocalisse, in qualche forma.

«Tutti rosa?» notò la signora Courtney. «Che sicurezza!»

«Pensiamo che sarà una femmina» confermò a denti stretti. La festa poteva dirsi cominciata all'incirca da un minuto e già desiderava che finisse. Avere visite di solito era piacevole, ma il tema delle decorazioni le faceva tornare alla carica la nausea.

«Ma davvero?» commentò la signora Digby, quasi stupita del proprio coraggio. «Allora vogliamo il nome del suo dottore, signora Addams, avrà in serbo qualche tecnica molto avanzata!»

«Oh, be', se pensate che valga la pena di andare fino in Africa...»

«In Africa?» saltò su la signora Magruder. «Via, signora Addams, non mi dirà che non c'è un solo dottore affidabile in tutti gli Stati Uniti!»

«Viste certe esperienze che abbiamo avuto, sarei quasi incline a dirlo, invece, ma vi devo confessare che il nostro medico di fiducia non ha niente a che vedere con tutto questo adorabile rosa». Che sentissero pure il sarcasmo che grondava da ogni sillaba. Non c'era niente di male nell'odiare un colore particolare, giusto? «Certe cose una madre le sente e basta».

«Ma certo, so cosa intende» cinguettò la signora Courtney, intenerita. «Io, per esempio, non penso di aver mai avuto un'alternativa femminile al nome “Robespierre”, desideravo tanto un maschietto e sono stata esaudita!»

Si voltò verso la zona dove i pargoli erano stati lasciati liberi di giocare e cacciò un urlo. Pugsley, chissà come, era armato, e avrebbe sicuramente imbracciato e puntato quell'arnese contro suo figlio se non fosse stato troppo ingombrante per lui.

«Ma... ma... signora Addams, faccia qualcosa!»

«Subito, non si preoccupi». Incapace di nascondere la nota d'orgoglio mista al più appropriato tono di rimprovero, gli intimò: «Pugsley, non si tocca l'archibugio dello zio! Magari l'anno prossimo, eh? Non si allarmi, signora Courtney, è un bambino molto precoce. Non molto tempo fa l'abbiamo sorpreso a cercare di cavalcare Kitty Cat».

Con l'aria di aver scelto la minore tra le centinaia di cose che aveva da dire, l'interpellata commentò: «Mi sembra un po' grosso per stare in groppa a un povero gattino...»

«Oh, mi creda, Kitty Cat lo regge comodamente. Qui, micio, micio, micio...»

Nell'incedere misurato e maestoso delle gigantesche zampe di Kitty Cat giù per le scale fu espresso il vero significato del titolo di “re della foresta”. Ogni passo, ogni studiato scuotimento della folta criniera, ogni frustata data all'aria con la coda era praticamente un invito all'ammirazione.

«Aaaah!» Il leone schizzò via più veloce di com'era arrivato, sparendo di nuovo di sopra come se non fosse mai stato lì.

«Ecco, vede? L'ha spaventato. È una creaturina così timida...»

«T-timido, quello?»

«Oh, sì, è un miracolo che si sia fatto vedere, di solito non gli piace la gente...»

«E lei ritiene... saggio... tenere un leone in casa? Con un bambino e un'altra in arrivo, poi?»

«Be', a volte sembra che la savana gli manchi un po', ma la casa è grande e Kitty Cat non farebbe male a una mosca. O forse a una mosca sì, ma mai a Pugsley, davvero».

«S-se lo dice lei...»

«Lo dico eccome. E ora, che ne pensate di un rinfresco?» La proposta fu accolta da una serie di sospiri di sollievo ed esclamazioni entusiaste: perfino le vicine di casa sembravano aver raggiunto un terreno sicuro.

Al suono del gong ci fu qualche salto sulle rispettive sedie e qualche mano portata al cuore come per rallentarlo, ma a parte gli sguardi straniti in direzione della corda a mo' di cappio e un certo scetticismo generale nei confronti delle grandi mani di Lurch (che depositarono le tartine sul tavolo sane e salve e non versarono neanche una goccia di tè, grazie tante), la prima fase procedette senza particolari intoppi.

«Sale, pepe o cianuro?»

Mezzo coperto dalle risatine nervose delle tre signore, Gomez brontolò dall'angolino dove si era discretamente ritirato insieme a tutti gli altri esseri di sesso maschile: «Se penso che ieri avevi davvero voluto lo zucchero...»

«Molto spiritosa, signora Addams» squittì la signora Digby, squadrando la propria tazza con sospetto.

«Perché, dov'era la battuta?»

«Ah, ehm... allora a me piace liscio».

«Anche a me!»

«Anche a me!»

«Oh, ma guardatevi, andate proprio d'accordo!»

«Giusto per sapere, cosa c'è sulle tartine?» indagò la signora Courtney.

«Occhi di salamandra, i miei preferiti».

La signora Magruder, che ne aveva già addentata una, assunse un deciso colore verdognolo, prese a tossire furiosamente e con tutta probabilità, in seguito alle pacche sulla schiena di Lurch, prenotò mentalmente un appuntamento col dottore per farsi controllare la colonna vertebrale. Stranamente, alla fine, gli unici a servirsi dal vassoio di cognome facevano o Addams o Frump.

«E adesso che ci siamo tutti rifocillati», l'affermazione fu seguita da un gran rimbalzare di sguardi eloquenti scambiati mentre Morticia pareva distratta, «arriva la parte migliore».

«I regali!» saltò su Ofelia, sprizzando entusiasmo da tutti i pori e depositando tra le braccia della festeggiata due voluminosi pacchetti, il proprio e quello della madre. «Tieni, sorellina, spero proprio che la bimba si diverta con queste».

Morticia armeggiò a vuoto col nastro del primo per qualche istante, poi un lieve cigolio accanto a lei l'avvisò che Mano aveva fatto la sua apparizione dalla scatola più vicina, offrendole tutto servizievole un paio di forbici. Qualche bocca si aprì e dimenticò di chiudersi.

Ci volle un po' per decifrare il balbettio generale, ma con un po' di sforzo si riuscì a concludere che a tutte e tre era venuto in mente di chiedere: «C-che c-cos'è?»

«Oh, non ve l'ho ancora presentato? Su, Mano, non fare il maleducato e saluta gli ospiti». Quello prese a fare “ciao” in direzione delle signore. «È nella nostra famiglia da un bel po', ed è davvero molto utile». Se avesse avuto delle guance, sarebbe arrossito. Piegò un po' il polso nell'imitazione di un inchino e sparì di nuovo.

Liberato da nastro e carta, l'oggetto misterioso si rivelò essere un set in miniatura di tavolette da spezzare con mosse di karate.

«Tienilo da parte per quando sarà abbastanza grande».

«Lo farò sicuramente, Ofelia, dovrebbe essere un passatempo interessante».

«S-senza offesa», s'inserì la signora Digby con un fil di voce, «ma vi sembra un giocattolo... appropriato?»

«Appropriato? Conoscendo il primo figlio, non mi stupirei se la seconda imparasse a usarlo prima ancora di camminare! Non è vero, Morticia?»

«Ma quanti complimenti, sorella cara, vedo che l'atmosfera festaiola ti contagia...»

La tensione nell'aria si stemperò leggermente all'apertura del regalo di nonna Frump, che in quanto madre aveva avuto il coraggio di scegliere gli oggetti più sensati e insieme più imbarazzanti, i primi pannolini (conoscendo i gusti della figlia, li aveva trovati neri, anche se non era ben chiaro dove).

Il secondo a presentarsi fu il cugino Itt, che si staccò da quella che era stata implicitamente dichiarata l'area maschile per sciogliersi in un acutissimo fiume di auguri per la nascitura.

«Oh, grazie, tu sì che sai sempre cosa dire in ogni occasione...»

«Ehm... lei... capisce quello che dice?» si meravigliò la signora Magruder.

«Non dovrei? Forse parla appena un tantino veloce...»

Anche la sua scatola, più piccola, fu scartata e aperta con la dovuta dose di garbata curiosità, e lui si perse in una cronaca dettagliata del come e del perché avesse scelto proprio quel dono.

«Una spazzola di porcospino! Geniale! Certo, cugino Itt, i capelli sono molto importanti, ci vuole solo il meglio». In effetti, non c'era da stupirsi che pensasse alle sue future fluenti chiome, dato che sembrava che non fosse fatto d'altro che di capelli. Ma veri aculei di porcospino, ammesso che lo fossero, sul delicatissimo cuoio capelluto di una bimba così piccola? Parecchie sopracciglia si arrampicarono non di poco sulle rispettive fronti.

«Qualcosa per la culla» anticipò la cugina Malinconia con gli occhi ben puntati sulla reazione della destinataria. Il “qualcosa” risultò essere una giostrina con appesi dei piccoli pipistrelli.

«Assolutamente perfetta! Stavo proprio pensando di procurarmene una così!»

«Ma davvero?» fece la signora Courtney, con un tono che suggeriva che fosse la massima autorità in materia di giocattolini per neonati della città. «E non si spaventerà?»

«Spaventarsi? Ma le pare che facciano paura?» Morticia ne scosse uno e ne osservò le alucce con aria critica, come a dire che non sembrava vero neanche da un miglio di distanza.

«Be', i gusti sono gusti... Ora immagino che tocchi a noi» disse, allungandole un pacchetto piatto e rigido con un'espressione quasi rassegnata in volto. Forse aveva sperato di incontrare le sue preferenze e si era appena resa conto di aver mancato il bersaglio di un bel po'.

«Mmm, è... interessante» commentò educatamente Morticia, guardando i caratteri svolazzanti e i personaggi sorridenti disegnati a colori vivaci sulla copertina del libro senza vederli veramente. A quanto pareva, era una raccolta di ninnenanne e filastrocche. «Un'alternativa alle solite letture».

«Perché, quali sono le solite?»

«Oh, un po' di questo, un po' di quello... Poe, Thomas Gray, Shakespeare...»

«Non c'è che dire, suo figlio sarà bravo in letteratura da grande...»

«Lei dice? Non è così scontato, penso che Pugsley non abbia mai sentito l'ultima strofa de Il Corvo, si addormenta molto prima...»

«Sul serio? Vorrà dire che ne cercherò una copia anch'io per Robespierre» rispose la signora Courtney con un sorriso tirato. «Sempre che non gli faccia venire gli incubi...»

«Ci provi, fa miracoli».

La tutina giallo pallido della signora Magruder fu proclamata “di ottima fattura”, ma per quanto Morticia s'impegnasse, i suoi sforzi di non farle notare che i suoi tiepidi complimenti equivalevano a una disapprovazione su tutta la linea furono vani. C'era solo da sperare che non si offendesse troppo. Un destino simile toccò al sonaglino offerto dalla signora Digby, che al minimo movimento emetteva un tintinnio che mise la pelle d'oca a tutti quanti, più o meno come avrebbe fatto per quelle tre un suono d'unghie sulla lavagna. Le assicurò più e più volte che non vedeva l'ora di scoprire cosa ne avrebbe pensato la piccola, ma una reazione istintiva del genere era ben difficile da nascondere.

Gli arrivederci arrivarono quatti quatti, senza farsi notare, infilandosi nella conversazione ad uno ad uno finché, con Lurch tutto intento a restituire soprabiti, la casa non rimase di nuovo tranquilla. All'incirca.

 

Quando la porta fu chiusa dietro anche l'ultima delle ospiti, scoccò l'ora che tutti aspettavano. «E adesso», annunciò Morticia, con evidente soddisfazione nella voce, «liberiamoci di quest'obbrobrio». L'aria attraversata dai loro sguardi d'intesa quasi crepitò d'aspettativa, e ciascuno partì in una direzione diversa per poi riunirsi spontaneamente nella stanza devastata dalle decorazioni.

La festeggiata, nonostante la sua condizione non proprio ottimale, sembrava intenzionata a sfidare a singolar tenzone i palloncini col fioretto; Gomez, dal canto suo, aveva estratto la balestra. Zio Fester e la nonna si erano divisi equamente la pregevole collezione di coltelli che usavano abitualmente per giocare a freccette, e perfino Mano aveva scovato nei profondi recessi della sua scatola un lungo spillone adatto allo scopo. Quello con la soluzione più originale, con sorpresa di tutti, fu Lurch, che aveva staccato a forza la lancetta del suo metronomo per poi affilarla sulla mola che veniva tirata fuori periodicamente per assicurarsi che la manutenzione delle lame presenti in casa fosse sempre perfetta. Pugsley osservava l'arsenale con tanto d'occhi, come indeciso su quale fosse il suo pezzo preferito.

«A te l'onore, querida».

«Ma come siamo galanti...» Bang! Il primo palloncino fu disintegrato con un affondo. Nel silenzio assordante che seguì, il piccolo batté le manine grassocce, estasiato. «Gomez... penso che gli piaccia il rumore dello scoppio».

«Ma davvero?» Accucciandosi per portare il viso al suo livello, commentò con il suo tono da “discorso da uomo a uomo”: «Bravissimo, Pugsley, stai diventando un vero Addams. Tuo padre è tanto fiero di te».

Fester accorse prontamente e passò al nipotino uno dei suoi coltelli. «Prima ti faccio vedere come si fa, poi tocca a te, va bene?»

«Sì, zio» rispose tutto serio Pugsley, che stava cominciando a parlottare e pareva alquanto orgoglioso di sé ogni volta che diceva qualcosa nella lingua dei grandi. Bang! Un secondo orrore rosa fu ridotto a irriconoscibili pezzetti con un lancio insolitamente preciso (per essere uno che adorava le attività che richiedevano una buona mira, Fester ce l'aveva veramente pessima).

La nonna ne slegò un terzo e lo tenne a un'altezza più accessibile per il piccolo di casa, che squadrò il suo bersaglio a occhi socchiusi, soppesando l'arma che finalmente aveva il permesso di maneggiare. Bang! Centrato in pieno. Pugsley ebbe un tale accesso di risa da ritrovarsi con il fondoschiena a terra, le gambette ancora malferme ormai incapaci di reggerlo.

Uno dopo l'altro, i palloncini caddero miseramente sotto i loro colpi di varia natura, e di essi non rimase che il ricordo e un mucchietto di brandelli rosa prontamente spazzati via.

«E anche questa è finita» sospirò Morticia, visibilmente sollevata. «Ma che ne sarà di quei regali impossibili? Dico, guardateli!» Sollevò il libro della signora Courtney per un angolino con due dita, come fosse infetto, poi prese il coraggio di sfogliarlo. «Ecco, lo sapevo. Parlano tutte di cose come... come... agnellini e coniglietti e... oh!»

«Tutto a posto, Tish?»

«Be', questa è interessante».

«La signora Courtney se n'è andata, puoi anche smetterla con i falsi complimenti».

«No, lo è per davvero. È una poesiola che dovrebbe predire qualche caratteristica del bambino a seconda del giorno della settimana in cui nasce. Vi va di sentirla?»

«E va bene» concesse lo zio Fester, scettico. «Ma se è troppo zuccherosa ci tappiamo le orecchie».

«Non è così terribile».

«Allora forza, cara mia, sentiamo cosa ci aspetta».

Morticia si schiarì la gola per darsi un tono.

«Monday’s child is fair of face,
Tuesday’s child is full of grace,
Wednesday’s child is full of woe,
Thursday’s child has far to go,
Friday’s child is loving and giving,
Saturday’s child works hard for a living,
But the child who is born on the Sabbath Day
Is bonny and blithe and good and gay
».

Vi fu qualche istante di silenzio, durante il quale l'uditorio parve valutare i versi uno per uno, assimilando le informazioni, poi esplose il coro: «Nascerà di mercoledì!»

«Mercoledì! Mercoledì!» ripeté a gran voce Pugsley, assaporando la parola nuova che aveva imparato.

«Sapete una cosa? Non suona affatto male come nome».

Da dentro, la piccola espresse la sua opinione con un gran calcio. Forse piaceva anche a lei.

 

Note al testo: il tipo di festa ritratto nella storia potrebbe risultarvi sconosciuto perché è così americano da non avere nemmeno un nome italiano. È detta “Baby Shower” e consiste in un ritrovo esclusivamente femminile o quasi in cui la futura mamma viene ricoperta di regali utili.

Le tre allegre comari sono vicine di casa comparse effettivamente nella serie, e lo stesso vale per la cugina Malinconia, apparsa una volta soltanto. Viste le conseguenze di una visita a casa Addams (c'è chi si è arruolato nella Legione Straniera!), giustifico il fatto che nei rispettivi episodi le stranezze risultino loro nuove fingendo che abbiano rimosso il ricordo o che si siano convinte di aver avuto allucinazioni. Non è lontano da come reagiscono davvero questi personaggi minori.

So che far sconfinare un personaggio nell'OOC per via delle voglie dovute alla gravidanza non è realistico, ma d'altronde non lo è nemmeno l'episodio in cui succede una cosa simile a Gomez in seguito a una semplice botta in testa sicuramente non forte abbastanza da causare danni cerebrali.

E finalmente, quello che tutti stavate aspettando: la traduzione della filastrocca! Nella storia è citata in inglese perché è qualificata come “poesiola”, mentre tradotta perde qualsiasi rima o ritmo. Eccola qui, tale e quale a come l'ho trovata (ho preferito una traduzione “d'autore” a una mia):

Il bambino nato di lunedì è bellissimo
Il bambino nato di martedì è pieno di grazia
Il bambino nato di mercoledì è pieno di tristezza
Il bambino nato di giovedì deve andare lontano
Il bambino nato di venerdì ama e dona
Il bambino nato di sabato lavora duro per vivere
Ma il bambino che è nato di domenica
E’carino e spensierato, buono e allegro

PS: questa è davvero la storia di come è stato scelto il nome di Mercoledì. L'autore dei disegni originali l'ha fatto derivare proprio da qui; quello che ho aggiunto io è come i nostri eroi siano giunti in possesso di una copia della filastrocca, che non avevano nessuna ragione per conoscere. 

  
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