Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Nikilu    15/04/2013    0 recensioni
Tra i Distretti di Panem, governati da Capitol City, un giovane uomo e una giovane donna di età compresa tra i 12 e i 18 anni, verranno scelti per partecipare agli Hunger Games: i Giochi della Fame.
E' la mia prima fan fiction su Hunger Games ed è scritta dal punto di vista di una ragazza del Distretto 7.
Buona lettura :)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vengo svegliata dalle prime luci del mattino. La brezza estiva mi smuove i capelli davanti al viso. Prima di aprire gli occhi, so già che Max non è accanto a me. Non sento più il calore del suo corpo contro il mio. Dove è andato?
Decido finalmente di aprire gli occhi e mi metto seduta con le braccia conserte, strofinandomi le braccia con le mani. Mi guardo intorno e non posso fare a meno di ammirare l’alba che spunta repentinamente inondando Capitol City e i suoi edifici con una tenue luce tra il rosa e l’arancio, con qualche sprazzo di lilla.
Dopodomani a quest’ora potrei essere già morta. Il solo pensiero di non rivedere più Alex, Chris, mamma e papà, Max, mi si insinua nelle budella e mi scatena lacrime silenziose. Non voglio andare nell’arena. Non voglio combattere. Non voglio che tutti gli altri tributi perdano la vita.
Ad un tratto sento dei passi provenire dalla mia sinistra, mi giro e scorgo Max con un vassoio in mano. Lui mi sorride raggiante ma intuisce subito che qualcosa non va e quando si avvicina a me, posa il vassoio a terra e mi asciuga le lacrime.
“Buongiorno” mi dice dolcemente “Cosa è successo?” mi chiede preoccupato.
Io tiro su col naso e senza rispondere mi fiondo tra le sue braccia, singhiozzando come una bambina. Lui mi stringe forte e io mi metto cavalcioni sulle sue gambe.
“Ehi, calmati Liv… ci sono qua io” mi sussurra all’orecchio. Io lo stringo più forte che posso e lui ricambia con lo stesso vigore, quasi come a farmi entrare nella sua pelle.
“E’ che…” gli dico piano “non è giusto. E’ tutto immensamente sbagliato” mi stacco lentamente e rimango con le braccia al suo collo. Lui mi cinge il viso con le mani e i suoi pollici asciugano le mie guance.
“Lo so” mi risponde tristemente “ma purtroppo non possiamo farci niente”.
Mi accarezza i capelli e intreccia le dita a formare boccoli che mi fa ricadere sulla spalla e che si sciolgono non appena toglie il dito.
“Su, non stare così. Ricorda cosa ti ho detto: il sorriso non ce lo può togliere nessuno e con queste prelibatezze che ti ho portato sono sicuro che ti ritorna” mi da un bacio a fior di labbra e io accenno l’ombra di un sorriso.
Facciamo colazione come se fosse una routine tra di noi, come se ne avessimo fatte già cento e ne dovessimo fare altre mille. Dopo aver trangugiato il tutto, ci mettiamo a passeggiare per il giardino: scopro altri cespugli con varianti di rose, gigli, margherite e denti di leone. Il profumo delle foglie mi ricorda casa. Per le strade della città, non c’è anima viva. E’ troppo presto per gli abitanti di Capitol City.
“Alle nove abbiamo la sessione con i mentori, giusto?” chiedo a Max mentre sono appoggiata al cornicione del tetto.
“Sì, alle nove in punto” risponde, poi guarda l’orologio e aggiunge “tra poco più di mezz’ora, in effetti”.
“Forse è meglio se scendiamo” dico girandomi, con aria scocciata. “Ho bisogno di una doccia bollente”
“Peccato che non ce n’è qua sopra…” azzarda Max avvicinandomi, “l’avremmo potuta fare insieme” mi sussurra cingendomi i fianchi. Mi sento avvampare ma non rispondo. Ci baciamo dolcemente, affondo le mani nei suoi lunghi capelli profumati e lui mi percorre la schiena su e giù. Le sue mani mi alzano la maglia del pigiama e sento i calli delle sue dita che sfiorano la mia pelle. Vorrei poter fermare questo istante in eterno.
 
Quando arrivo al settimo piano, do un sonoro bacio a Max che prosegue poi fino al secondo. Mi dirigo velocemente verso la mia stanza, quando incrocio Alex nel corridoio:
“Dove sei stata?” mi chiede incrociando le braccia.
“A prendere un po’ d’aria…” la butto lì.
“Per tutta la notte?” insiste.
“Mi controlli adesso?” chiedo con un’alzata di sopracciglio.
“Mi preoccupo, è diverso. Eri con Max?”
“Senti, non mi va di parlarne” lo supero e cerco di arrivare in camera mia ma lui mi afferra per un polso e mi costringe a fermarmi. Mi giro e dico “Che vuoi?!”
“Lo sai cosa voglio” mi dice con lo sguardo fermo “Ciò significa che non devi farti distrarre da altro
Mi mordo il labbro e lo trascino in camera mia. Lui sembra sorpreso dal mio gesto ma mi segue senza fiatare. Quando entriamo chiudo la porta a chiave e mi piazzo davanti a lui. Poi, a bassa voce gli dico:
“Ascolta, lo so che tu confidi in me ma io non sto giocando con Max. Quando sto con lui non so cosa mi prende, mi sento su una nuvola, al sicuro da tutto questo” Alex mi guarda stranito e apre la bocca per ribattere ma lo zittisco con un dito “So che è assurdo e so che probabilmente Max morirà… ma c’è la possibilità che muoia anche io e… non voglio sprecare il poco tempo che mi resta a pensare pensare e pensare. Voglio agire! Voglio fare quello che mi dice il mio cuore. Ti prego Alex…devi capirmi…”
Finalmente taccio e gli do modo di rispondere ma a quel punto lui mi prende il viso tra le mani e mi bacia.
Io resto di sasso e dopo un po’ lui si stacca.
“Che…” non riesco a formulare una frase sensata.
“Ho smesso di pensare, come stai facendo tu”
“Cosa vuol dire?”
“Che volevo baciarti e l’ho fatto senza pensarci”
Lo guardo a bocca aperta e mi sento un’emerita idiota. Un mix di emozioni mi si stanno contorcendo nell’intestino. Non so cosa sia giusto provare. Felicità. Rabbia. Incredulità. Angoscia. Lui sembra intuire la mia lotta interiore e mi dice “Sta tranquilla, non rovinerò qualsiasi cosa ci sia tra te e Max. Volevo solo darti un ultimo bacio”.
Gli mollo un piccolo pugno sul petto e lo abbraccio. Lui mi stringe dolcemente e affonda la faccia nei miei capelli.
“Il bacio dell’addio?”
“Il bacio dell’addio” conferma lui.
 
Io e Alex decidiamo di continuare ad allenarci separatamente, sarebbe ridicolo riunirci proprio l’ultimo giorno. Così, mentre lui trascorre le prime quattro ore con Juliet, io trascorro le mie con Claire. Da un lato sono contenta di passare per questa fase all’inizio: so già che Claire dovrà insegnarmi le buone maniere da tenere sul palco e io vorrei solo potermi stravaccare di fronte ad Augustus Flickerman e accavallare le gambe come un maschiaccio.
Dapprima mi fa indossare un paio di sandali con il tacco altissimo. Sarà almeno quindici centimetri e io non ho mai portato scarpe del genere. Quando cammino avanti e indietro, sfilando davanti a Claire, mi sembra di camminare sulle uova. Mi sento ridicola. Sono sicura che cadrò a faccia a terra sul palco e farò la prima figuraccia di fronte a tutta Panem. Fantastico.
Mi sembra quasi un’eternità quando Claire mi congeda e io mi strappo i sandali dai piedi. Ho imparato a sedermi come una signorina compita, a sorridere in maniera un po’ frivola ma non volgare, a parlare amabilmente. Addirittura, Claire mi ha trattenuto le mani, mentre mi faceva qualche domanda di prova, per non farmi gesticolare.
La seconda parte della giornata la trascorro con Juliet. Quando entra in camera mia ha un bicchiere di vino in mano e non deve essere di certo il primo. Ha le guance un po’ arrossate e mi guarda come si guarda un insetto velenoso. Si siede sulla poltrona ai piedi del mio letto e mi scruta torva. Per rompere il ghiaccio dico:
“Sei nervosa, per caso?”
Lei mi guarda sorpresa e risponde: “Cosa te lo fa pensare?”
“La tua faccia. O sei nervosa o ti sono immensamente antipatica. O entrambe le cose”
Lei ridacchia e per la prima volta le vedo uno sguardo divertito.
“Non mi sei antipatica, anzi. Mi ricordi me stessa. E io non sono brava con me stessa. Non so se sono chiara…”
“Cristallina. Il problema è che dobbiamo passare le prossime quattro ore insieme e non saprei da dove cominciare”
“Inizia ad essere te stessa. Così vai alla grande. Ti farò una serie di domande e tu rispondi istintivamente, come stai facendo con me”
Accenno di sì col capo e lei inizia a sciorinare una serie di domande, nel perfetto stile di Augustus Flickerman. Più volte, guardandola, penso a cosa vede di se stessa in me. Lei ha i capelli marroni come il cioccolato, io neri come la pece; lei ha gli occhi verdi come i boschi ed io blu come il mare. Poi capisco. E’ l’atteggiamento. Un po’ menefreghista, la risposta sempre pronta e la continua impressione di non provare niente. Me la immagino da sola nella sua stanza che ha crisi di pianto come me. A questo punto non so neanche io se sono in grado di stare con me stessa.
Le quattro ore insieme a Juliet trascorrono veloci e quando lascia la mia stanza è quasi ora di cena.
 
Durante la cena, Marcus e Cornelia ci chiedono come sono andate le prove con Juliet e Claire e le due commentano entusiaste. Accennano poi che i nostri vestiti saranno sempre in tema con il Distretto 7, ma non ci è dato sapere altro. Potremmo essere ricoperti di carta, così come di foglie. È difficile capirlo.
Dopo il dessert, Juliet, Claire, Marcus e Cornelia si riuniscono in salotto per guardare in tv i pronostici sul tributo vincente. In genere, dopo la sfilata e i punteggi la gente di Capitol City inizia a scommettere su chi ha più probabilità di vincere. Spendono soldi a palate per scommettere sulle nostre vite. Mi danno il voltastomaco.
Mi intrattengo ancora un po’ al tavolo insieme ad Alex, non ci va di guardare quanti soldi punterebbero su di noi. Dopo qualche minuto arriva una senza voce che non ho mai visto in questi giorni. Si avvicina a me leggiadra, mi lascia un biglietto e corre via. Rimango così basita che non riesco a dirle grazie. Spiego il pezzetto di carta:
 
Vediamoci sul tetto alle 23.00.
Ti aspetto con ansia
Tuo Max
 
Il mio stomaco fa una capriola. Ha davvero scritto tuo Max. Mio. Tutto per me. Alex mi guarda in evidente attesa di sapere cosa dice il biglietto e io sussurro ‘Max’, sorridendo come un ebete subito dopo. Lui scuote la testa divertito, si alza e mi raggiunge. Mi da un bacio sulla nuca e mi dice “Buona serata, a domani”.
Io gli rivolgo uno sguardo grato e guardo l’orologio sul muro di fronte a me. Sono le 22.55, approfitto che gli altri siano in salotto e sgattaiolo verso l’ascensore. Non vedo l’ora di accoccolarmi tra le braccia di Max, voglio raccontargli di oggi e sapere a lui come è andata. Se domani non dovessi svegliarmi all’alba per essere messa a nuovo dalle mie preparatrici, gli proporrei di dormire di nuovo insieme. Ma so già che farei tardi e Claire mi strozzerebbe.
Quando arrivo al tetto, la porta è semichiusa, sinonimo che Max è già lì. Oltrepasso il parapetto e vedo una sagoma stagliarsi contro le luci della città. Ma non è Max.
Si gira di scatto appena mi sente arrivare e si fionda su di me come una furia.
E’ Altea.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Nikilu