Sguardo famelico e
ghiaccio nelle vene, al tuo ritorno. Il soffocato bisbiglio delle tue
bugie avvolge nelle sue spire le mie speranze, destinate al macello. Mi
guardi e sogghigni. Ti guardo e ti taglierei, taglierei le invisibili
catene che mi legano al tuo sordido disegno di follia, che la coscienza
mi ha incatenato. Come in quel maledetto giorno di settembre, in cui
t'impadronisti del mio cuore e della mia ragione facesti razzia,
ti ripresenti beffardo davanti a me, aspettandoti adorazione e
riverenza. Ed io, come Eva, so che morderò
l'allettante mela che mi stai offrendo, lurida serpe, e nulla servirà a fermarmi! Non ti fermerò
quando le tue mani strizzeranno il mio seno e le tue zanne affonderanno
nella mia tenera carne, nè quando la tua lingua si
insinuerà dentro di me, ebbrezza e delirio nei miei occhi di
vittima consenziente. Perchè tu sai cosa mi lega a te, tu
sai ciò che mi fa sentire costretta ad essere tua. Tu sai
che il mio abbandono a te è imminente, e che
sarò, sono, la tua bambola di pezza,inerme ai tuoi capricci,
i cui pezzi li puoi scucire e ricucire a tuo piacimento. No, non sono
di porcellana, è un materiale troppo fragile, durerei poco
nelle tue grinfie, e a te piace giocare con la preda prima di
divorarla. Ti piace illuderla, toglierle lentamente tutto quello che
ha, fino a dimenticare se stessa, fino a farla rimanere spoglia e nuda,
alla tua completa mercè. Sembravi il principe azzurro, ma
poi ti sei rivelato per quello che sei realmente: un viscido
serpente.