—Bella...
—Mamma, no.
—Tesoro, ti...
—No, mamma. Ora vai.
Bellatrix Black era appena
passata dalla barriera che separava la stazione di King Cross al binario 9 e
tre quarti. Il suo bel volto dagli occhi, semicoperti dalle palpebre pesanti,
di un nero stupefacente, era duro mentre convinceva la madre ad andarsene, ma
si rilassò e si sciolse in un sorriso(piuttosto raro da parte sua: non tradiva
la natura di Serpeverde) quando Tom Riddle, uno dei più bravi Serpeverde del
suo corso, si avvicinò a lei.
—Ciao Bella. Trascorse
buone vacanze?
Bellatrix prese il
controllo del carrello su cui era posato il suo bagaglio, levando bruscamente
le mani di sua madre dalla sua spalla e andando verso il treno al fianco di
Tom, lasciando la madre sola.
—Insomma. Quella stupida di
mia madre mi sta sempre dietro.
Tom rise, chiudendo gli
occhi. I neri capelli brillavano alla luce del sole settembrino. Bellatrix lo
osservò: quanto le piaceva quel ragazzo. Più cresceva, più si faceva bello.
Erano passati sei anni, dal loro arrivo a Hogwarts, e la ragazza pensava che
Tom non potesse diventare più bello di così. Quando riaprì gli occhi, Bellatrix
rimase a fissarli. Erano di un azzurro-blu stupefacente, freddo, ma allo stesso
tempo dolce, per quanto gli occhi di un Serpeverde potessero esserlo.
Salirono sul treno. Tom
prese il baule di Bellatrix.
—Oh... Grazie— fece lei,
arrossendo un poco e aggiustandosi dietro l’orecchio destro una ciocca di
capelli neri, liscissimi e lucidi, lunghi fino al fondoschiena.
—Ti ho mai detto che i tuoi
capelli sono meravigliosi?
Tom poggiò sul pavimento
del treno il baule della ragazza. Aveva il volto rosso dallo sforzo: era un
ragazzo che raramente faceva troppo movimento fisico, preferiva passare il
tempo libero sui libri, preferibilmente di Arte Oscura. Era sempre stato
appassionato delle arti oscure, fin dal primo momento a Hogwarts. Era il più
bravo in Pozioni, Incantesimi, Cura Delle Creature Magiche... Era il migliore.
Era il prefetto di Serpeverde, e l’anno dopo sarebbe uscito dalla scuola con il
massimo ai M.A.G.O. e con una scintillante spilla da Caposcuola come ricordo.
Viveva in un orfanotrofio Babbano: il padre se n’era andato appena la moglie
gli aveva rivelato di essere una strega. La donna che aveva messo al mondo Tom,
sua madre, se ne andò da questa terra dopo il parto.
Bellatrix non rispose, non
si fidava neppure della propria voce, che sapeva sarebbe stata piccola e
timida: ciò non le avrebbe fatto onore, così decise di annuire lievemente e di
salire sul treno per cercare posto.
Tom, dietro di lei, tirava
il suo baule. Passarono davanti a diversi scompartimenti, e ogni ragazza che li
vedeva sospirava e salutava(con un piccolo moto delle dita e il braccio
“incollato” al fianco) Tom, che altezzosamente riservava sguardi solo a
Bellatrix.
La ragazza sapeva che stava
per diventare una delle più odiate, per avere gli sguardi di Tom, uno dei più
affascinanti di Hogwarts, ed essere la cugina di Sirius Black, il più sexy che
Hogwarts avesse mai visto secondo molte.
—Bellatrix.
La ragazza si fermò di
fronte a uno scompartimento. Chiuse gli occhi,
riconoscendo la voce che fin troppe volte aveva sentito.
—Sirius.
Bellatrix era entrata nello
scompartimento di suo cugino e dei suoi stupidi amici. Lanciò loro un’occhiata.
Suo cugino indossava già la divisa scolastica, naturalmente con i colori di
Grifondoro, così come tutti gli altri suoi compagni. Aveva i capelli neri
indomabili, che ricadevano sugli occhi dello stesso colore con una strana e
distratta eleganza che faceva sognare molte ragazze di Hogwarts. James Potter,
accanto a lui, era il secondo in classifica: occhi nocciola, dietro occhiali
rotondi, e la fronte coperta da un ciuffo di capelli neri, che non faceva che
risistemare, lanciando occhiate alla Evans. Questa aveva lunghi capelli rossi,
ora raccolti in una coda, e brillanti occhi verdi, che lanciavano piccole
occhiate a Potter, cercando di non farsi accorgere: patetici, quei due. Lui che
ci provava in tutti i modi con lei, e la Evans che faceva la dura, quando
sbavava anche lei dietro a Potter. Remus Lupin era subito terzo tra i più
famosi ed affascinanti di Hogwarts, con i suoi penetranti occhi marroni e i
capelli mori, nonostante non fosse tutta questa bellezza, aveva un gran
fascino. Peter Minus era il solito stupido, piccolo, grassottello, con due
occhi acquosi e un naso da topo.
Dietro Bella entrò Tom. La
tensione ormai si tagliava con il coltello: pochi mesi prima, c’era stata
un’amara sconfitta alla Coppa delle Case per Grifondoro. Con gli ultimi cinque
punti, assegnati a Tom, Serpeverde aveva strappato la coppa agli avversari. Gli
occhi azzurri di Tom si strinsero in due fessure.
—Potter, Black, Lupin, Evans e Minus… Com’è che vi fate chiamare? I
Malandrini…— fece in tono divertito.
Bellatrix accennò un
sorrisetto sarcastico. Incrociò le braccia al petto. Potter si era alzato in
piedi.
—Vai con
la tua Bellatrix —sibilò.
—Perché
no…—mormorò Tom di risposta.
Bella arrossì
lievissimamente, per poi fulminare con lo sguardo Potter.
—Tu pensa alla tua
mezzosangue Evans, Potter!
—Chiedile subito scusa!
Anche Black e Lupin si
erano alzati in piedi, e Potter aveva fatto un passo avanti.
—Non prendo ordini da un
Grifondoro.
Così detto, Bellatrix si
voltò, facendo volare per aria i neri capelli, aveva aperto di scatto la porta
dello scompartimento ed era corsa fuori. Tom, dopo essersi scambiato uno
sguardo di sfida con i tre, aveva detto a Black:—Ti saluta tua cugina…— per poi
uscire alla volta di Bella.
Il viaggio in treno era quasi
terminato, finalmente. La campagna selvaggia e disordinata fuori del finestrino
era a stento visibile nell’oscurità che era calata, ma si poteva percepire lo
scroscio dell’acqua sui prati e nei campi.
Una voce magicamente
amplificata informò i passeggeri che sarebbero arrivati alla stazione di
Hogsmeade in poco e consigliavano a chi non l’avesse ancora fatto di mettersi
le divise. Ricordavano poi di lasciare i bagagli sul treno, poiché sarebbero
stati portati al castello in seguito.
Bellatrix finì di
chiacchierare con le sue amiche nello scompartimento, mentre infilavano le
divise. La ragazza si osservò nel vetro: la spilla di Prefetto scintillava sul
mantello nero. Si aggiustò la cravatta verde e argento, sistemò il colletto
della camicia sul maglioncino e lisciò le pieghe della gonna, vertiginosamente corta.
Era la stessa da sei anni, ed era più mini che mai, ma Bella non se ne curava,
e andava in giro con quella gonnellina a pieghe che le lasciava
scoperto troppo.
Le ragazze finirono di
chiacchierare, e Bella vide Tom passare davanti al loro scompartimento, diretto
verso l’inizio del treno.
Scattò in piedi.
—Devo andare nella carrozza
dei prefetti! Scusate, ci vediamo dopo! Tenetemi il posto in carrozza! —esclamò
alle amiche, per poi uscire di corsa.
Arrivò nella carrozza dei
Prefetti e dei Capiscuola. Trovò la Evans e Lupin,
prefetti di Grifondoro, Tom, prefetto di Serpeverde, Bones e Prewett per
Tassorosso e Gedeon e Falley per Corvonero.
Ascoltò a malapena il
Caposcuola, troppo impegnata a guardare Tom, i suoi capelli che ricadevano
sugli occhi azzurri…
Quando il Caposcuola finì
di parlare, andò con la Evans a controllare l’uscita del primo scompartimento.
Tom andò con Prewett, Lupin con Gedeon e Falley con Bones.
—Ti piace Riddle, eh,
Black? —sogghignò la Evans mentre aspettavano di fermarsi alla stazione.
—Non so di cosa parli,
Evans.
—Oh, sì che lo sai —ridacchiò
imperterrita quella stupida.
—Stai zitta, o non saprai
più neanche come ti chiami, oltre a non sapere affari non tuoi —rispose gelida
Bellatrix, mentre la mano si avvicinava pericolosamente alla bacchetta.
—Siamo sulla difensiva, eh?
—Evans, ti avverto…
Erano arrivati alla
stazione. Frotte di ragazzi sciamarono dagli scompartimenti per andare verso il
portellone che metteva in comunicazione il treno con la stazione.
—Calmi! Piano! Ehi, tu, dove
vuoi andare? Attento al gradino… Spostati! Fermo con quel topo! Se rifai quella
cosa ti becchi una punizione, Helling!
Le solite frasi di rito dei
prefetti. Le due ragazze scesero dallo scompartimento, ma la Evans se ne andò
con le sue amiche, mentre Bella venne raggiunta dalle altre ragazze.
-Andiamo?— chiese Fedora
Reid, una delle sue migliori amiche.
Le ragazze si avviarono
verso la carrozza più vicina a loro. Bellatrix sorrise alle bestie invisibili
che trainavano le carrozze, i Thestral, e salì, per trovarsi insieme a Tom.
—Oh!... Tom…! —fece
imbarazzata Bella. Sapeva che dietro di lei le amiche si scambiavano occhiatine
eloquenti, gomitate e risatine.
Tom sorrise.
—Forza, Bella! Siediti!—risero
le amiche dietro la ragazza.
Bellatrix si voltò verso le
ragazze, indecisa su quale fattura lanciare, poi mantenne la calma, mosse le
labbra a formare le parole:—Siete morte —e si sedette vicino Tom.
Fedora si sedette accanto a
lei, e Eufemia Barcley e Fulvia Rush di fronte ai tre.
Per tutto il viaggio rimasero in silenzio. Quando arrivarono, subito le tre ragazze scesero, lasciando
Tom e Bellatrix da soli.
—Emh… —Bella si schiarì la
gola, cercando di interrompere il silenzio imbarazzante.
—Shh… —sussurrò Tom,
premendo un dito sulle labbra della ragazza, per poi baciarla.
Emozioni diverse si
mescolarono nella mente di Bellatrix. Felicità, imbarazzo, paura, rabbia… Non
sapeva se essere imbarazzata, impaurita, felice o arrabbiata. Ma a lei piaceva Tom… Così ricambiò il bacio, rendendosi
conto solo in quel momento della sua fortuna, e sapendo che sarebbe stata
odiata da tutte le ragazze. Ma non le importava,
pensò, mentre passava le braccia attorno al collo di Tom…
Dopo un quarto d’ora scesero dalla carrozza. Tom non faceva che sorridere a
Bellatrix, guardandola continuamente.
Quando entrarono nel salone, era in pieno svolgimento lo
Smistamento, così nessuno li notò. Bella si illuminò,
vedendo che Fedora le aveva tenuto il posto.
—Ti sei fermata a pomiciare
con Riddle, eh? —sghignazzò l’amica, quando Bellatrix raggiunse il tavolo.
—Zitta, scema! —ringhiò.
—Dai, non te la prendere a
male! Allora, che è successo? —chiese eccitata Fedora.
—Ci siamo
baciati —disse tranquillamente Bellatrix.
—E
allora?
—Allora cosa?
—Bella, lo dici come se
fosse la cosa più naturale del mondo, quando non lo è! Ti sei baciata con il
ragazzo più sexy di Hogwarts! Dopo Sirius… —precisò con tono sognante.
—Piantala
di sbavare dietro a mio cugino, se lo conoscessi scapperesti di casa per non
averlo sempre la domenica a pranzo! —rimbeccò la ragazza acida.
—Vabbè… —Fedora fece un
gesto come a scacciare una fastidiosa mosca, poi continuò curiosa. —Allora,
uscirai con Riddle?
—Se me lo
chiede lui. —sentenziò
orgogliosa.
—Mh, se tutte le femmine
fossero come te, saremmo ancora tutte zitelle! —fece spazientita, ma divertita,
l’amica.
Bellatrix le mostrò la
lingua sorridendo.
Il preside Dippet si alzò.
—Benvenuti a un nuovo anno ad Hogwarts —fece con voce profonda. —Ora
che i nuovi studenti sanno la casa in cui rimanere per questi sette anni di
permanenza… Sia servita la cena!
Elfi domestici arrivarono,
carichi di vassoi. Una decina di elfi si fermarono
davanti al tavolo dei Serpeverde, posarono i vassoi, fecero un profondo inchino
e, schioccando le dita, sparirono.
Tutti cominciarono a
mangiare. Qua e là si sentivano chiacchiere sparse sulle vacanze, i ragazzi
conosciuti…
Finalmente finì il
banchetto e, dopo il discorsetto del preside, tutti si diressero verso i
dormitori. Bellatrix raggiunse Tom: dovevano guidare i ragazzi del primo anno.
—Eccomi —sorrise Bella.
—I ragazzi del primo anno
qua! Venite! —stava intanto chiamando Tom. Poi si voltò
verso Bella e le sorrise.
Non parlarono mentre
conducevano i ragazzi ai sotterranei e nella sala di ritrovo.
—Femmine, in quel corridoio
là —e Bella indicò un corridoio a destra del fuoco che scoppiettava —la prima
porta a destra, quelle a sinistra sono tutte chiuse a
chiave.
—Per i
maschi, quel corridoio a sinistra, sempre prima porta, ma a sinistra. A destra ci sono solo quadri. —spiegò Tom.
—Ora forza, andate tutti a
dormire!
—Gli orari? —fece una
ragazzina con gli occhiali e le codine.
—Ve li daranno domani
mattina —rispose paziente Tom. Bella si intenerì, e
rimase a guardarlo mentre rispondeva ai dubbi dei primi. Com’era dolce… Poi si
rese conto di cosa stava pensando, così riprese il suo cipiglio duro e freddo.
—Se
avete finito… Potete andare. I vostri effetti personali sono
già stati portati nelle stanze —tagliò corto Bellatrix.
Tutti, piano piano,
sciamarono verso i dormitori. Erano rimasti solo Tom e
Bellatrix.
—Emh… Allora… Buo… —fece
per dire Bella, ma Tom si avvicinò, le mise un dito sulle labbra e le scostò i
capelli dalla faccia, per poi baciarla. Bellatrix gli passò le braccia attorno
al collo per la seconda volta per quella sera, mentre lui la posava
delicatamente sul divano della Sala Comune…
—Stanotte sei stata con
Riddle?
Era mattina, e Fedora e
Bellatrix erano nella Sala Grande, facendo colazione
mentre facevano finta di leggere gli orari. In realtà Fedora aveva voluto
sapere perché l’amica non si era fatta vedere al dormitorio fino alle tre.
—Zitta… —sibilò Bellatrix
sopra il suo orario, occhieggiando il martedì sul suo orario.
—Dai, dai,
racconta a zia Feddy! —ridacchiò l’amica.
—Sì, ok? —bisbigliò Bella,
improvvisamente rossissima.
—Dio, fai invidia a Weasley
con quel colorito! —sghignazzò Fedora.
—E
che avete fatto?
—Dai che abbiamo
Trasfigurazione.
—Va bene… Ma prima o poi qualcosa mi devi dire. Poi quando avrò in
braccio un pargolo urlante…
—Sì sì,
Fedora…
Un anno dopo
11 giugno 1953
—Ma Bella, ragiona…
—No,
Tom, io non ragiono! Abbiamo finito la scuola!
—Lo
so, appunto…
—A
te importa solo del potere!
—Ma…
—Tu
metti il potere prima di tutto, Tom! Prima dell’amore…
Le
lacrime rigavano il viso di Bellatrix mentre urlava contro Tom nella Sala
comune. Erano gli ultimi giorni di scuola, così erano
tutti a godersi il sole di giugno.
—Bella…
—No,
Tom, ora mi ascolti. Io ti ho detto che avremmo potuto vivere insieme dopo la
scuola. Ora la scuola è finita, ti ho chiesto una decisione e tu… Mi dici che
non puoi, vuoi il potere… Ami troppo il potere!
—Bellatrix,
per la Madonna, mi vuoi ascoltare? Possiamo vivere insieme…
—Ma quando avrai il potere! Lo so anche io questo, ma non è
lo stesso! Vuol dire che dopo che hai ottenuto ciò che ami di più ti dedichi ai
tuoi passatempi… Non mi sta bene!
—Bellatrix…
—Tom tese debolmente una mano verso Bella, per abbracciarla.
—No,
Tom… Non voglio il tuo abbraccio.
—Ѐ
la scelta migliore.
—Hai
scelto da solo. A me non ha chiesto niente nessuno. Sappi che... Comunque vada… Io ti amerò sempre.
Quarant’anni dopo
Ufficio Misteri
—Tom…
Lord
Voldemort si voltò: Bellatrix Lestrange era entrata
nella sua stanza. Sobbalzò nel sentirsi chiamare Tom. Era tanto tempo che
nessuno lo chiamava così. Cosa poteva spingere Lestrange a chiamarlo così?
—Gli… Ali Auror.. Hanno ucciso
tutti… Sono troppi… -ansimò la donna. Voldemort vide una ferita sul suo fianco.
Il
panico, per la prima volta da molto tempo, attanagliò Lord Voldemort. Quanti
erano?
—B…Bella…
—Hanno ucciso Rodolphus… Lo hanno
ucciso! —gemette con una mano sugli occhi Bellatrix.
Lord
Voldemort rimase colpito: non credeva amasse così tanto l’uomo che aveva
sposato. Sembrava strano, ma Bellatrix aveva sposato Rodolphus
non per vero amore, ma perché era l’unico che le piacesse… Dopo Tom. L’aveva
fatto per dimenticare Tom, e la delusione.
—Ho… Paura… Non voglio morire… —pianse Bellatrix.
Lord
Voldemort si alzò lentamente dalla sua sedia, mentre già si sentivano gli urli
degli Auror.
—Non…
Puoi fare nulla? —singhiozzò Bella.
—Lo
sai —sorrise tristemente —che dopo lo scontro con Potter… I miei poteri sono
quasi morti…
—Tom…
—Bellatrix…
Io… Ti devo dire… Mi dispiace… —strinse fra le braccia
la donna, che intanto stava chiudendo gli occhi, e ansimava sempre più forte
per via della ferita.
—No.. Bella… Non morire… Ti prego… Io.. Devo dirti che sei più
importante di qualsiasi altra cosa… Anche del potere… Sono stato così stupido…
Urla
sempre più vicine.
—Io
ti amo… Sei la donna della mia vita… Ma l’ho capito troppo tardi…
Bellatrix
diede un gemito. Si sentivano passi in vicinanza.
—Bellatrix…
No… —singhiozzò Tom.
Bellatrix
aprì un occhio e rivide il suo Tom, quello dagli occhi azzurri… Dolci… Ma
freddi… I capelli neri… La disperazione sul volto… Le lacrime che rigavano il
suo bellissimo volto…
—T..Tom…
—sorrise debolmente, sollevando una mano e sfiorando il viso dell’uomo.
—Bellatrix…
—fece con un sorriso abbozzato Tom, ma le lacrime che ormai inondavano il viso.
—Ti
amo… —fece piano Bellatrix.
Stavano
per buttare giù la porta.
—Anche
io, Bella… Comunque vada…