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Autore: Donna Francese    16/04/2013    4 recensioni
Una cioccolateria a Parigi negli anni 60, un cioccolatiere dall'animo infantile, bravo a indovinare i gusti delle persone, e un cliente inglese taciturno.
Cosa succede se mescoliamo tutto questo insieme?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Basta un assaggio. 
Personaggi
: Francis Bonnefoy; Arthur Kirkland. I clienti della cioccolateria non appartengono all'opera originale, sono semplici abitanti di Parigi. 
Avvertenze: AU. In questa storia né Francis né Arthur rappresentano le rispettive nazioni. 

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Francia, Parigi, 1960

 

I sorrisi che si scontravano, i cambi di parole, i ringraziamenti, la porta che si apriva e si chiudeva, il lieve chiacchiericcio dei clienti rimasti seduti ai pochi tavoli e l’odore forte e dolce del cacao che pervadeva l’aria, accompagnato da quello di mille altre spezie, in un accozzante e perfetto accostamento. 

E dietro il bancone Francis elargiva sorrisi, ognuno diverso per ogni cliente, donandogli esattamente ciò di cui aveva bisogno. 

Aveva sempre amato cucinare, e quale modo migliore di unirlo al piacere di vedere le persone sorridere grazie a lui, quale modo migliore, di imparare l’arte del cioccolato? La cioccolateria era aperta a tutti, e per ognuno lui sapeva cosa trovare, esattamente cosa cercava. 

 

Lanciò un’occhiata al ragazzo che ormai veniva lì tutti i pomeriggi, dal forte accento inglese, seduto da solo al tavolo più distante di tutti. 

 

Cioccolata calda amara. E noce moscata. 

 

La prima impressione era quella. Ed era stata giusta. Come sempre, d’altronde. 

Lo aveva guardato, appoggiato al bancone, e gli aveva chiesto cosa ci facesse in Francia. 

 

“Lavoro per mio padre.”

 

Poi non aveva più aperto bocca. Non chiacchierava con lui, né tantomeno con altri clienti, restava soltanto nel suo angolo, con la sua tazza di cioccolata, a leggere talvolta rapporti, o altre carte di lavoro, talvolta libri in lingua madre, sempre di autori classici. 

Non amava quel posto, la Francia.  

Francis glielo leggeva negli occhi. 

Ma dato che non sembrava una persona socievole, né tantomeno una a cui piacessero le domande,  e lui aveva ben altro a cui pensare, dato il continuo via vai dei clienti, non aveva insistito più d tanto, anche se la curiosità cresceva giorno dopo giorno. 

 

Le sue riflessioni vennero interrotte dallo scampanellio della porta e da delle allegre voci infantili, che gli fecero sbocciare un sorriso radioso sulle labbra, mentre rivolgeva lo sguardo al piccolo gruppo di bambini che entrava nel negozio, ancora con le cartelle sulle spalle, quasi più grandi di loro, e i grembiuli delle scuole primarie, seguiti a poca distanza dalle madri. 

 

Il biondo fece loro un cenno amichevole, prima di appoggiarsi al bancone, guardando verso i bambini, sorridendo. 

 

<< Bonjour. >>

 

Salutò, tranquillamente, con un tono rilassato e basso, senza alzare la voce per farsi sentire, ma i bambini smisero comunque di chiacchierare rumorosamente fra di loro e lo guardarono, ricambiando il sorriso. 

Francis aveva la strana capacità di riuscire a catturare l’attenzione della gente con niente, e questo non era certo un segreto. 

 

I clienti abituali si voltarono verso di loro con un sorriso divertito, ben sapendo la scena che si stava per svolgere, identica ogni giorno. Quelli occasionali seguirono gli avvenimenti piuttosto incuriositi. 

Solo l’inglese non alzò a testa dai suoi documenti, come sempre. 

 

<< Bonjour Francis! >>

<< Ciao Francis! >>

<< Ciao! >>

<< Sì, buongiorno Francis! >>

<< Come va, Francis? >>

 

Il cioccolatiere ridacchiò a quel sovrapporsi allegro di voci e saluti, voltandosi per preparare le merende dei cinque bambini, come sempre. 

 

<< Va bien, petit, oui. >>

 

Appoggiò davanti a ciascuno di loro un pain au chocolat, e le loro cioccolate calde, dolci, con un pizzico di cannella in ognuna, com’era giusto che fosse per degli animi gentili come quelli dei bambini. 

 

Poi lanciò uno sguardo alle signore, giovani madri con le gonne a vita alta, a mezza ruota, e camicette colorate, con i tacchi bassi e i capelli raccolti, che se ne stavano in disparte a osservare la felicità infantile dei loro figli e quell’uomo che sembrava così bravo a capirli. 

 

<< Posso offrirvi qualcosa, Madames? >>

 

E quelle scossero il capo, sorridendo. 

 

<< Non, Monsieur Bonnefoy. >>

 

Stessa domanda, stessa risposta. Come tutti i giorni. Ma quello era un rito, e un rito non si poteva interrompere, andava ripetuto sempre uguale. 

Tutti sapevano cosa sarebbe venuto dopo. Infatti, appena le donne ebbero risposto, la voce allegra di uno dei piccoli clienti increspò l’aria. 

 

<< Francis, ci racconti una storia? >>

 

<< Una storia, Monsieur Dumand? >>

 

Il francese aggrottò teatralmente le sopracciglia, spostando lo sguardo nuovamente su di loro. I cinque ridacchiarono. Francis era l’unico adulto che li chiamava “Monsieur” e “Mademoiselle”, e loro non sapevano bene se trovarlo buffo o piacevole. Probabilmente entrambi. 

 

<< Oui, une historie! >>

<< S’il vous plaît, Francis! >>

<< S’il vous plaît! >>

 

Il biondo ridacchiò divertito, chinandosi verso di loro, e guardandoli negli occhi. 

 

<< E che storia vorreste sentire? >>

 

<< Un’avventura? >>

<< Sì, con i pirati! >>

<< No, una con un principe e una principessa! >>

<< Figurarsi, troppo sdolcinato, meglio un cavaliere e un drago! >>

<< Zitto tu, voi maschi non ne capite niente di queste cose! >>

<< Comunque i pirati sono meglio dei draghi! >>

<< Non è vero! >>

 

Fu la risata cristallina di Francis ad interrompere il battibecco, mentre i cinque si voltarono di scatto verso di lui. 

 

<< Calmi, calmi. Vediamo di accontentare tutti. Ci saranno i pirati. >>

 

<< Oh! >>

 

<< ... E una principessa. Anche se non avrà un bel vestito di seta, va bene? >>

 

<< Oui! >>

<< E il drago? >>

 

<< E il drago... non so, forse possiamo metterci un mostro marino, va bene? >>

 

Quando anche l’ultimo bambino annuì, il biondo sorrise,ed si slegò il grembiule nero che portava in vita, perchè quando Francis raccontava nessuno lo interrompeva, e lui non lavorava, e nessuno aveva niente in contrario. 

Così, dopo averlo poggiato di lato, il giovane iniziò a raccontare con gli sguardi puntati addosso. 

 

E fu solo quando i bambini furono corsi via, salutandolo allegramente, che lanciò uno sguardo all’inglese. 

Non aveva nemmeno alzato la testa. Sospirò, tornando al lavoro. 

 

Quello che a Francis era sfuggito, era il lievissimo sorriso che si era disegnato sulle labbra dell’altro durante la sua storia. 

 

 

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Buh! Note a fine storia perchè sì, devo dire qualcosa. 

 

Ispirato da “Chocolat”, perchè sì, lo amo. 

 

Questa fic è più... una prova. Non ho mai scritto nulla di AU, e insomma, mi sembrava un buona idea. 

Se avrò l’ispirazione e vi piacerà la continuerò, trasformandola in una storia a più capitoli, altrimenti resterà uno slice of life, così. <3 

 

Spero che via sia piaciuta. <3 

  
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