Odio le missioni lontane, quelle che mi costringono a prendere il treno o peggio l’aereo…. suona strano detto da me, il Falco. Adesso non vedo l’ora di tornare a casa. Se solo esistesse un posto che potessi chiamare casa, quasi ogni anno c’è un posto diverso a cui tornare, ma c’è sempre qualcuno ad aspettarmi.
Ripiego l’arco, controllo le frecce che mi rimangono e mi asciugo la guancia dal mio sangue, anche questa è andata. Il tempo di farmi una doccia, ricevere i complimenti da Coulson per la missione egregiamente completata e farmi i bagagli, tra dieci minuti parte il mio aereo.
Il viaggio è stato lungo e per di più mi sono addormentato sul braccio ferito in battaglia, pessima idea! Sono tutto indolenzito e per di più è tardissimo quando arrivo a destinazione. Casa mia non è lontana, solo un quarto d’ora a piedi, ideale per ammirare le stelle.  Sulla strada incontro mio fratello, Barney, era  venuto a salutare e se ne stava andando, domani parte anche lui per una missione. Lo saluto un poco stizzito, non mi piace  che ci venga a trovare quando IO non ci sono, non che non mi fidi o che sia geloso però……             ”fila Barney”.          Salgo le scale con una fatica immane, le mie povere gambe.  Apro la porta, tutto buio; bhè effettivamente è mezzanotte e mezzo. Socchiudo la porta della camera da letto e vedo capelli rossi che contrastano con il cuscino bianco, sorrido. Mi faccio un’altra doccia calda, mi infilo i pantaloni del pigiama e vado verso il mio letto, il nostro letto. Sono a torso nudo, se mi mettessi la maglia la garza che ho sulla ferita del braccio mi darebbe fastidio. Apro la porta e accendo la piccola luce che ho sul comodino, la luce bianca fa brillare la pelle dei miei tesori. Natasha si è addormentata e pancia in su, anche lei è tornata da poco da una missione, le garze sul suo corpo ne fanno da testimoni. Zarina, la mia piccola principessa si è addormentata sulla pancia della madre. I loro capelli, così uguali, così rossi profumano ancora da shampoo, avranno fatto il bagno insieme. Le bacio sulla fronte, mi distendo vicino a loro e tiro le coperte perché ci coprano tutti e tre. Domani potrò salutarvi come di deve, ma adesso, finalmente, nanna.