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Autore: alwayshopegirl    16/04/2013    0 recensioni
Credete davvero che i nostri idoli non nascondando alle volte sofferenza, dolore, lacrime, dietro i loro sorrisi? Non avete mai pensato al fatto che abbiano vissuto vicende che li abbiano spezzati in due?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noi siamo la band più gettonata di questo secolo: famosi, carismatici, sorridenti, felici. Ma è davvero così? In verità no. Ci sono cose che nessuno sa di noi, cose che nemmeno tra noi ci diciamo, come una cosa passata da due anni ormai, ma che mi trafigge l'anima e il cuore al solo pensiero.

Due anni fa una famiglia ci contattò con la speranza che andassimo a trovare in ospedale una ragazza di diciassette anni, irlandese come me. Questa ragazza, Sha, era una Directioner, molto legata a noi, alla nostra musica. Una ragazza dal forte animo e dalle grandi capacità con una voce angelica e un viso sublime. Sha era affetta da cancro e stava lottando da quasi sei mesi.
Quel mattino arrivammo alla buon'ora. Lei era ancora nel suo lettino, dormiva.
I genitori furono i primi a presentarsi e a parlarci della vicenda della piccola Sha. Ci dissero che era figlia unica, malata ma con un grandissimo e fortissimo animo.

Non appena aprì i suoi occhi rimase basita, senza parole. Voleva urlare, ma essendo in ospedale si limitò ad alzarsi e ad abbracciarci tutti assieme, senza spiccicar parola. Ricordo che piangeva, era felice. Davvero bella, la ricordo ancora: quasi più alta di me, carnagione chiarissima (quasi bianca), i capelli rosso carota lunghi fino al seno e due smeraldi verdi al posto degli occhi. Era in chemio terapia da quasi sei mesi, era dolce e affettuosa.

Dopo esserci presentati cominciò a parlarci di sé, dei suoi sogni, dei suoi desideri, della sua vita passata. Ci disse che era rimasta sola, che per paura tutti i suoi coetanei e tutte le sue compagne di avventure l'avevano abbandonata. Le uniche persone che aveva al suo fianco erano i suoi genitori e noi, i suoi idoli.

Rimanemmo una giornata intera lì con lei. Facemmo tante foto, firmammo i suoi CD e le scrivemmo tante dediche. La salutammo e le promettemmo che saremmo tornati presto da lei.

Dopo una settimana e mezzo decisi di tornare da solo da lei. Quel giorno aveva dimenticato di mettere la parrucca; nonostante non l'avesse era sempre bellissima. Portai assieme a me la chitarra e decisi che le avrei suonato e cantato qualcosa. Non appena mi vide sbarrò gli occhi incredula. Mi avvicinai al suo letto, dopo aver posato in terra la mia chitarra, e l'abbracciai forte al mio petto. Ero assopito nel dolce profumo che emanava la sua pelle: zucchero filato e vaniglia.

Le chiesi di cantare con me un paio di nostre canzoni e lei optò per Little things e They don't know about us. Cominciai io e dopo poco le chiesi di cantare. Fu in grado di stupirmi: la sua voce era soave e melodiosa, quasi come quella di una sirena. Mi complimentai con lei per il suo talento e lei arrossì. Divenne paonazza, con delle chiazze rosse sparpagliate sulle sue guance. Mi chiese di insegnarle a suonare la chitarra e subito accettai, le misi coraggio. Mi confessò inoltre che dopo aver superato la sua malattia avrebbe voluto partecipare ad X Factor per conoscere Demi Lovato e Simon Cowell. A quella sua curiosità io sorrisi e lei ricambiò, dolcemente.

Vi starete chiedendo: ma cosa ci trova Niall Horan in una piccoletta malata di cancro? Compassione? No, no. A dire il vero è come se non fosse malata, è come se ci fossimo sempre trovati in camera sua. I suoi genitori erano felicissimi di vedere miglioramenti nella ragazza e mi ringraziarono pure. Ricordo che era dicembre, faceva molto freddo e da lì a poco sarebbe cominciato il nuovo anno. Ero così felice all'idea di proporle di passare il Capodanno con me e i miei compagni di vita.

Continuai imperterrito ad andare da lei, ad insegnarle a cantare, ad insegnarle a suonare, a farla sorridere. Il perché di tutto ciò? Beh, forse cominciavo ad innamorarmi.

Due sere prima di Capodanno proposi ai suoi genitori di portarla fuori, nel centro di Londra, dove noi avremmo festeggiato con amici e rispettive famiglie. I genitori acconsentirono e la madre, dopo aver pianto di gioia, mi strinse a sé. Eccitato all'idea dei festeggiamenti che ci sarebbero stati di lì a poco, corsi da Sha e le raccontai tutto. Lei era entusiasta all'idea di passare il suo primo Capodanno a Londra. Quel giorno fu indimenticabile perché per l'emozione mi baciò sulle labbra, dolcemente, avvinghiandosi al mio collo. Non potevo parlare di relazione ufficiale, ma cominciammo a frequentarci.

Passati i due giorni corsi da lei in ospedale, ma non c'era. Pensai che l'avessero fatta uscire per prendere le sue cose che avrebbe portato con sé. Quella mattina l'ospedale sembrava spento, senza il sorriso della mia Sha. Provai a chiamarla ma aveva il cellulare staccato. Così presi a correre per l'ospedale in cerca di qualche viso famigliare. Dopo il terzo tentativo, tornando in camera sua, vidi sua madre che raccattava le ultime cose della figlia. Mi avvicinai a lei per chiederle di Sha. Lei si girò nella mia direzione e corse ad abbracciarmi in lacrime. Questa volta non erano lacrime di gioia. Erano pesanti le sue lacrime, quasi dei macigni. Dopo essersi calmata mi guardò e mi disse quelle maledette parole che non avrei mai voluto sentire "Sha è morta". A quelle parole sentì che il mio cuore smise di palpitare, mi sentì malissimo. Sentì che una parte di me era andata via.
Cominciai a piangere come un bambino tra le braccia di Kris, sua madre. Mi sentì un idiota, sapevo che avrei potuto fare di più, eppure lei stava bene, me lo ripeteva ogni giorno, ma a quanto pare non era così. Poi la madre mi porse un foglietto stropicciato. La donna uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle. Con foga aprii il foglietto per leggerlo.

"Hey, Niall, indovina chi è? La tua piccola Sha. Sai, i medici mi hanno detto che posso vivere ancora per molto e non immagini quanto io sia felice. Spero di poterti stare accanto durante i concerti, spero di poter baciare di nuovo quelle labbra morbide come lo zucchero filato. Spero di poter mostrare al mondo la mia abilità nel suonare la chitarra, grazie a te ho imparato tante cose. E' vero, abbiamo passato solo un mese insieme, ma è stato il migliore della mia vita. Mi hai insegnato a suonare la chitarra, mi hai insegnato a confidarmi, mi hai insegnato ad amare. Grazie, piccolo angelo. A stasera. La tua Sha"

A quelle parole il cuore riprese a battere e a palpitare, come se Sha sarebbe entrata da quella porta a momenti, ma non era così. Avevo ancora voglia di stringerla a me, di baciarla, di portarla a visitare il mondo, di amarla. Ma tutto ciò non mi è stato possibile.

Porto dentro me questa storia da due anni abbondanti. So che lei è diventata una stella nel cielo, la mia stella protettrice. Mi sarà sempre vicina, lo so.

Il mio piccolo angelo.
SHA, LA PICCOLA GRANDE DONNA CHE MI HA STRAVOLTO LA VITA.

  
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