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Autore: cup of tea    16/04/2013    1 recensioni
[Endgame!Klaine]
Blaine Devon Anderson, promettente neolaureato in medicina, ha di fronte a sé una brillante carriera ma si è sempre sentito una persona particolarmente sola. Dopo aver incontrato quello che sente essere l’amore della sua vita, scopre che strane circostanze e inquietanti personaggi armati di agende e cappelli eleganti tramano per tenerlo lontano da Kurt e impedire il loro rapporto.
Cosa devi fare quando il destino ti è contro?
FF liberamente tratta dal film "I Guardiani del Destino" (The Adjustment Bureau) basato a sua volta su un racconto di Philip K. Dick, "Squadra riparazioni".
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE ADJUSTMENT BUREAU
KLAINE STYLE

Il destino è un'invenzione della gente fiacca e rassegnata. (Ignazio Silone)

 




Things were kinda heavy

Capitolo 1

 

Se c’era una cosa che aveva sempre fatto imbestialire Blaine Anderson, era sentirsi dire cosa doveva fare.
Ed era una condizione che lo perseguitava da sempre, non importa quanto cercasse di far sentire la sua voce.

Fin da bambino, aveva dovuto sorbirsi i consigli di vita di suo fratello, che raggiungevano sempre lo stesso grado di petulanza sia che avessero riguardato il suo modo di vestire, sia quello di giocare o di ballare.

Poi, aveva passato la sua adolescenza a rincorrere ottimi voti all’Accademia Dalton (Westerville, Ohio) per volere dei suoi genitori, che desideravano più di ogni cosa che almeno uno dei loro due figli facesse qualcosa di importante nella vita. Aveva stretto i denti fino al diploma, usando il glee club come unica valvola di sfogo.

Nel frattempo, aveva gelosamente nascosto la sua omosessualità per paura: magari i suoi non erano omofobi e forse lo avrebbero accettato comunque, ma di sicuro lo avrebbero tirato via da quella scuola perché, conoscendoli, sarebbero stati convinti che un’accademia maschile avrebbe costituito una fonte inesauribile di distrazione. Così, aveva mantenuto il segreto con tutti, convinto che una volta arrivato al college avrebbe potuto finalmente gestire la sua vita. Ma, sfortunatamente per lui, neanche lì gli fu possibile fare la parte del normale studente che partecipava alla vita del campus e alle feste perché, essendo il più promettente futuro medico newyorkese, non poteva permettersi di buttare all’aria l’opportunità di essere il primo della sua generazione a laurearsi in Medicina.

E così, anche quel giorno - il giorno della sua laurea - mentre cercava un posto per ripassare il discorso di migliore studente nell’hotel di lusso che generalmente ospitava gli eventi dell’università, non poté fare a meno di chiedersi se non stesse buttando via la sua vita, dietro al sogno di qualcun altro.

Non sapeva se diventare un dottore fosse sempre stata la sua aspirazione o se fosse soltanto un desiderio elaborato dal suo inconscio, manipolato dai discorsi dei suoi genitori. Non sapeva se ci fosse qualcos'altro che lo attirasse, semplicemente perché non si era mai permesso di pensare a un futuro diverso per sé.

“Blainey, sei così intelligente! Perché perdi tempo a cantare con quei canarini della tua scuola?”
“Mamma, ci chiamiamo Usignoli.”
“Comunque sia, forse dovresti lasciarli perdere… la tua media si abbasserà e non ti accetteranno mai all’università.”

E la solfa era continuata anche quando aveva lasciato l’Ohio per New York.

“Blaine, figliolo, non ti sembra di esagerare? Se perdi tempo a dare ripetizioni a quel tuo compagno non potrai concentrarti sui tuoi esami.”
“Papà, Sam mi paga e oltretutto mi fa piacere aiutarlo… e avere un amico.”
“Non ti servono gli amici. Sono solo una distrazione. Quando ti sarai laureato e sarai diventato il primario di qualche importante ospedale, allora avere un amico o una ragazza sarà un regalo che potrai farti.”

Quando aveva cominciato a credere di volere diventare un medico? Sperava di poter cominciare il suo discorso con uno di quei bei racconti ispiratori che si vedevano nei film, una di quelle storie in cui un ragazzo con le idee poco chiare e poca fiducia in sé stesso trovava la sua strada e rendeva tutti orgogliosi per aver fatto un grande percorso. Ma l’unica cosa che gli veniva da dire era semplicemente: “Ho sprecato i miei migliori anni per far felici tutti tranne che me stesso.”

Ma era evidente che non sarebbe stato l’incipit più raccomandabile.

Sospirò, mentre tirava fuori il foglio su cui era riuscito a scrivere qualche riga di circostanza e ipocrisia. Voleva provare a recitare il discorso a voce alta prima della cerimonia, che avrebbe avuto luogo di lì a un’ora. Entrò nell’elegante bagno degli uomini e si allentò la cravatta che non aveva scelto lui, ma Tina Cohen Chang, l’unica oltre a Sam ad avere avuto il coraggio di diventare amica della macchina che era. Sam e Tina avevano frequentato lo stesso liceo.

“C’è nessuno?!” chiese. Non ricevendo alcuna risposta, cominciò a leggere, passeggiando avanti e indietro.
“Cari compagni, siamo arrivati al termine del nostro percorso. Pieni di entusiasmo per il futuro e consapevoli di essere più ricchi nello spirito, ci affacciamo al mondo reale. Spero che sia meno falso di queste mie parole. Spero che voi abbiate potuto scegliere cosa fare della vostra vita. Spero che vi siate fatti degli amici che vi rimarranno sempre accanto. E infine spero di trovare qualcos’altro da dire perché questo discorso è orribile. Oltre che del tutto inappropriato.” Se non avesse avuto paura di presentarsi alla cerimonia con un livido in fronte, avrebbe volentieri sbattuto la testa contro le piastrelle scure del muro. Si sentiva frustrato e patetico.

“Merda. MerdaMerdaMerda.” Qualcuno imprecò da dietro la porta di uno dei gabinetti, interrompendo il suo flusso di coscienza.

“C’è qualcuno?” chiese Blaine.

“Merda.” La voce assunse un volto quando la porta si aprì. Ed era il volto più bello che Blaine avesse mai visto. Un eccentrico angelo pallido e ben vestito, con gli occhi più blu della sua vecchia divisa della Dalton, si era materializzato proprio di fronte a lui e si stava scusando.  “Perdonami… non volevo origliare. Avrei dovuto dire che c’era qualcuno quando lo hai chiesto, ma immagino che il fatto che mi stia nascondendo da due giganti in uniforme mi abbia bloccato. E poi tu hai cominciato a parlare ed era troppo tardi per fermarti. Bel discorso, comunque.”

“Dici?”

“Sì, beh… se non fai caso alle parole che hai scelto. Tu sorridi. Spesso non è quello che dici ma come lo dici che piace alle persone.”

“Fa pena.”

“Un po’ sì, in effetti.” Il ragazzo rise e quello che Blaine percepì fu un dolce scampanellio, fresco e allegro, che gli invase il cuore.

“Grazie, lo terrò a mente.” Rispose, sorridendo a sua volta. Poi calò un silenzio imbarazzante, ma il ragazzo lo riempì avvicinandosi e sedendosi tranquillamente sul piano di marmo dove stavano i lavandini.

“Mi chiamo Kurt.” E gli tese una mano. Blaine, titubante, l’afferrò con delicatezza, così liscia e morbida che neanche il velluto poteva essere un buon paragone.

“Blaine.” Rispose, senza essere capace di staccare gli occhi da quelli acquei di Kurt. “Da cosa ti nascondi?”
“Dalla Sicurezza.” Ammise lui, sorridendo colpevole.

Non posso crederci. Un angelo non viene ricercato dalla Sicurezza.

Kurt sembrò leggere il suo scetticismo e lo anticipò. ”Mi sono imbucato alla conferenza stampa per la presentazione della nuova collezione di Marc Jacobs… qua sopra.” E indicò il piano superiore con un dito. “Colpevole!” E rise un’altra volta. “E tu cosa ci fai chiuso qui? …Voglio dire, è chiaro che stai ripetendo il più brutto discorso mai composto per ispirare un’orda di giovani laureati poco promettenti, ma mi sfugge il fatto per cui uno come te se ne sta da solo o non ci sia una fidanzata premurosa pronta ad incoraggiarlo.”

Blaine aggrottò compiaciuto le folte sopracciglia. “Uno come me?”

“Sì, dai… uno come te. Intelligente, magari di famiglia benestante, incontestabilmente bello, il sogno di qualsiasi suocera.”

“Ecco, sempre il sogno di qualcun altro.” Bofonchiò.

“Scusa?”

“Lascia stare.”

“Ehi, io ti ho detto di essere un ricercato. Come minimo tu adesso dovresti dirmi qualcosa di molto personale.”

“Dici? E’ così che funziona?” Blaine gli si avvicinò, con fare cospiratorio. Quegli occhi lo stavano ipnotizzando.

“Proprio così. E’ la prassi: quando incontri uno sconosciuto che ripete un discorso in bagno, tu gli dici di essere un fuggitivo e lui ti dice cosa ci fa lì tutto solo.” Disse risolutamente Kurt.

“Probabilmente dovrei fidarmi. Non mi è mai capitato di trovarmi in una situazione simile.”

“Fidati. L’ho letto sul manuale.”

“Oh, il manuale non lo si può contestare.” Rise Blaine. “Ebbene, sto ripetendo incoraggiamenti vuoti e poco sentiti per poi rovesciarli su una folla di neolaureati, ma tutto ciò a cui riesco a pensare è quanto non sia stata una scelta mia. Non sono io che ho voluto essere un bravo studente al liceo, non sono io che ho voluto essere iscritto a Medicina, non sono io che ho voluto laurearmi con il massimo dei voti quasi prima del tempo. Non sono io che ho voluto fare un discorso.”

“E cos’è che vuoi tu, Blaine?”

Blaine sospirò. “In questo momento vorrei solo baciarti.”

“E perché non lo fai?”

Ci volle un po’ perché Blaine afferrasse il concetto. Mentre Kurt lo guardava, in attesa che facesse qualcosa, si sentiva come pietrificato. Era la prima volta che qualcuno gli dava il permesso di fare una cosa che voleva lui. Era la prima volta che qualcuno gli dava il permesso di baciarlo. In effetti, era la prima volta che baciava un ragazzo.

Spinto da una mano invisibile, si lanciò verso le labbra di Kurt - forse esagerando con la forza, ma non sembrava che il ragazzo ne fosse dispiaciuto. Al contrario, Blaine si sentì accogliere tra le sue braccia, si mise più comodo tra le sue gambe e gli afferrò il viso per approfondire ulteriormente il bacio. Kurt non era solo la creatura più bella che avesse mai visto: era anche la più delicata e la più profumata e, se non fosse stato abbastanza, era anche un gran baciatore. Non uno di quelli volgari, che gli era capitato di vedere di sfuggita, quando passava di fronte alle stanze aperte del dormitorio durante le feste. La sua lingua non gli stava violentando la bocca, come invece gli era capitato in passato con una che aveva cercato di sedurlo da ubriaca. Al contrario, coinvolgeva la sua con garbo e grazia. Le sue mani non vagavano senza criterio: le sentiva scorrere sulla sua schiena, leggere e sicure allo stesso tempo. Era come essere finito in una nuova dimensione, una in cui le cose andavano come voleva lui e non come gli era imposto dagli altri. Una in cui gli era permesso sentirsi bene.

“E’ scritto anche questo nel manuale?” sussurrò poi, senza aver il coraggio di aprire gli occhi e allontanare il viso da quello di Kurt.

“Oh sì.” Soffiò Kurt. “Il paragrafo prosegue proprio dicendo che se lo sconosciuto incontrato in bagno ti chiede di baciarlo, è raccomandabile lasciarglielo fare.”
Blaine lo prese come un invito a riprendere dove aveva interrotto, ma Sam entrò in bagno.

“Blaine, amico! Woah – scusate, ragazzi. Non volevo disturbare.” Sam era in totale imbarazzo e Blaine poteva sentirlo tutto. Lui e Tina erano gli unici a sapere che fosse gay, ma probabilmente saperlo in teoria e vederlo dal vivo erano due cose diverse. Ad ogni modo, poté intravedere un sorriso accennato sul volto dell’amico, uno di quei sorrisi alla “Finalmente! Sono felice per te!”, perciò non si sentì in dovere di spiegare né giustificare nulla. Kurt, da parte sua, sembrava completamente a suo agio.

“Tranquillo, Sam.” Disse, allontanandosi da Kurt, che per tutta risposta salutò allegro il nuovo arrivato.

“Ciao… ehm, Blaine la cerimonia sta per cominciare…” lo avvisò Sam, prima di lasciare il bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Blaine si rivolse al ragazzo che era ancora seduto sul piano dei lavandini e dondolava nel vuoto le gambe incrociate all’altezza delle caviglie. Lo guardò intensamente, dalla punta delle sue scarpe laccate fino al ciuffo di capelli acconciato ad arte che gli lasciava libera la fronte liscissima: era appena passato dall’essere un perfetto sconosciuto al suo primo bacio e – forse questo era un pensiero un po’ troppo infantile e ottimista - all’uomo dei suoi sogni. “Scusa, devo andare…”
Kurt saltò giù. “Non preoccuparti! Se sono fortunato riuscirò a uscire dall’edificio senza che mi trovino.  Stendili tutti, con il tuo discorso! Se vuoi un consiglio, credo che la cosa migliore sia essere te stesso.” Sorrise, mentre usciva dal bagno.

Blaine lo seguì fuori; voleva chiedergli il numero di cellulare o qualcosa di simile per ricontattarlo, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu vederlo correre in fretta giù per le scale della hall, rincorso dai due omoni della sicurezza.

In un misto di fascinazione e delusione si avviò verso il grande ambiente dove genitori, insegnanti e studenti lo stavano aspettando. Forse, essere se stesso sarebbe davvero stato il tema conduttore del suo discorso di commiato. Il problema era che avrebbe dovuto improvvisare.

Col bacio ha funzionato.
 
 
 






 
LA TAVOLA DI CUP OF TEA

Ehilà!

Intanto grazie di essere arrivati fino a quaggiù :D Spero abbiate voglia di proseguire (nel limite del possibile conto di aggiornare ogni lunedì). 

Come ho detto nell'introduzione, questa ff è basata sul film I Guardiani Del Destino. Non so se l'abbiate mai visto o abbiate mai letto il libro, ma ci tengo a sottolineare che la mia storia non sarà fedelissima all'originale... direi che è "liberamente tratta".


Poi, ringrazio la mia Beta wuthering heights per essersi sottoposta anche questa volta alla tortura della ricerca della virgola di troppo.

Infine… cup of tea si è feisbukizzata! E’ una pagina appena nata e minuscola, in parte ancora da sistemare, ma se avete voglia la trovate qui. Fatene buon uso!


Ah, ovviamente non posseggo né Glee né i suoi personaggi e naturalmente non mi paga nessuno.


Bene, allora… a lunedì!

   
 
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