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Autore: Adelaide Cris    16/04/2013    0 recensioni
La trama sono io. Quello che mi accade. Quello che vedo, che sento, che penso. Questa storia è un piccolo stralcio della mia vita, nulla di eccezionale, quello che mi è successo. Come si dice? Una piccola goccia di un oceano che è la vita. E' passato un po' di tempo dal mio primo bacio, e adesso ne parlo tranquillamente. Forse non è stato proprio il bacio da Hollywood che ho sempre sognato, ma se la vita ha voluto questo non devo essere io a cambiare il corso degli eventi. Adesso tra me e lui corre buon sangue. Ma lui non lo sa che è stato il primo. Mai lo saprà. Le nostre strade si sono divise. Abbiamo vite diverse, ognuno con la dolce metà. Ma che ci posso fare, è pur sempre il mio primo bacio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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<< Non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa io stesso. Sono in un'ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi ritrovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un'ombra che dura un istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare. >> 
(Pensieri, 194)
Pascal aveva ragione, eccome! Quanti interrogativi a questo mondo, quando l'uomo capirà di essere un parassita? Un insignificante essere in "quest'atomo opaco del male" che è il mondo? 
 
 
Guardò fuori dalla finestra nell'attesa che il vortice dei suoi pensieri si placasse. Era uno stupido 'mi piace' in fondo, nulla di che. Anche se era il quarto in tre giorni. Da quando si vedeva le sue fotografie? o ascoltava le canzoni che pubblicava? Perchè faceva così e poi per strada la salutava un giorno sì e uno no? A che gioco stava giocando? A volte non lo capiva proprio. Non l'aveva mai capito, neanche quella sera dietro la tenda rossa. Rosso scuro, del colore dell'amore, mentre l'abbracciava e non badava al suo apparecchio. 
 
Un brivido la scosse. Era tardi, un messaggio "sono pronta, puoi venire." Eccola, l'amica ritardataria. Ne abbiamo tutti una no? Quella che ci fa aspettare sotto casa sua al freddo e al gelo. Ma la sua, era imbattibile. Memorabile fu il ritardo dei tre quarti d'ora. Adesso le loro strade si stanno un po' dividendo, ma sono tanti i fattori della vita. Non possiamo essere sempre ancorati al passato. Anzi, quante sorprese riserba il futuro! A volte però è bene fermarsi e respirare, voltarsi un attimo e sorridere a quello che è accaduto. 
 
 
 
Boom. 
Al telegiornale locale fanno vedere il castello, lì sul monte accanto, mentre lei si metteva il cappotto per uscire. Perchè tutto ora? Si conobbero proprio lì, in un camposcuola. Si ricordava ancora del pulmino bianco che li trasportò in quella mega casa, tutta a loro disposizione. << Comunque piaceve, io sono Giovgio! >> Oh dio, la erre moscia. Dite quello che volete, ma a lei piaceva da matti. Aveva sempre avuto una cottarella per quelli che non riuscivano a dire "ramarro marrone" decentemente! A quel camposcuola nacque un'amicizia, tra il nascondino, le scenette da creare, i momenti passati da soli a prendere il sole o vicino a un albero, a rubar le coccinelle e a cercare di crearne una famiglia. Il signor e la signora coccinella. Andava dicendo che quella cosetta piccola e rossa era la loro figlia. E lei più lo guardava più se ne innamorava. Fin quando non dovettero ripartire e la magia, allora, svanì.
  
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