16/04/2013
0 recensioniShe’s my soul.
«questa OS è dedicata alla mia migliore amica
a distanza senza la quale io non sarei qui.»
«Dear Claire, i just wanna say you that I will catch you if you fall.»
Abbassò di fretta lo sguardo e iniziò a camminare verso la fermata dell’autobus a testa bassa, le cuffie alle orecchie e ascoltava i suoi idoli. Le gocce fini le si increspavano nei capelli mori e mossi. Tirò su il cappuccio del suo cappotto beige chiaro e si appoggiò delicatamente al tronco di un albero. I suoi occhi nocciola erano fissi sul display del suo cellulare, aspettando un suo segno di vita. Era stata davvero così stupida da credere che qualcuno le avrebbe mai scritto? Così stupida da pensare che un ragazzo si sarebbe mai interessato sinceramente ad una ragazza timida ed insicura come lei?
Ma era questo il problema della ragazza,Claire non capiva di quanto lei fosse perfetta, di quanto il suo sorriso potesse donare luce a chiunque. Fu richiamata bruscamente alla realtà da delle voci odiose alle sue spalle. «Ehi Sfigata.» chiamò una delle tre ragazze che andavano incontro alla castana che tentava inutilmente di non farsi notare. «Claire come vanno le cose a casa?» sghignazzò una seconda voce ancora più odiosa dell’altra. Una mano adornata di volgari unghie finte le si posò sulla spalla «Quando vuoi sapere cosa si prova a fare la bella vita chiamami, ti do qualche lezione.» le sussurrò all’orecchio l’ultima delle tre.
Claire, che aveva tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo lo alzò solo per controllare che le tre oche fossero a debita distanza da lei. L’autobus arrivò, passando dentro una pozzanghera ed infradiciando la povera ragazza dalla testa ai piedi. Salì e si sedette in un posto accanto al finestrino.
Guardò le gocce fare a gara per scivolare giù più una prima dell’altra. Aprì poco il finestrino e si tolse le cuffie per ascoltare il suono della pioggia che tanto amava, ma con esso sentì dei singhiozzi provenire dal posto dietro al suo.
Si voltò e vide una ragazza piangere, scossa da leggeri tremiti. Claire si alzò e si sedette timidamente accanto a lei. «Perché piangi? » le chiese quasi sussurrando. «La mia vita è uno schifo. Va tutto male. I miei genitori mi odiano, la società mi odia, tutti mi odiano. Ma forse me lo merito.» disse singhiozzando la ragazza mettendosi le mani sul volto. La mora le mise un braccio intorno alle spalle. «io non ti odio e nessuno si merita del male.» disse semplicemente. La ragazza dagli occhi azzurri ancora colmi di lacrime abbozzò un sorriso in risposta. «La nostra situazione è molto simile, sai?» continuò Claire rivolta alla castana, la quale sgranò gli occhi. «Ci sono quei momenti in cui penso che il mondo possa stare migliore senza di me, mi sento inutile. Sono goffa, brutta e odio il mio corpo, non come loro.» sbottò la mora. La castana la guardò scandalizzata.«Tu sei bellissima e non te ne rendi conto, e non solo esteriormente, ma anche interiormente. » «Grazie mille.» sussurrò Claire imbarazzata. «Grazie a me? Grazie a te. Mi hai ascoltata, sopportata ed aiutata.» sorrise la ragazza dagli occhi azzurri.
«Come ti chiami?» «Claire e te?» «Helen.»
I loro occhi si incrociarono. Il blu nel nocciola, il nocciola nel blu, e fu così che la ragazza dagli occhi nocciola capì che la ragazza di nome Helen l’avrebbe potuta davvero aiutare. E così anche Helen capì che Lei sarebbe stata la sua ancora di salvezza.
E si fidò di lei.