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Autore: Jessica James    17/04/2013    2 recensioni
15 Aprile 2013 - Boston viene bombardata nel pieno di una marotona, senza pietà, senza umanità.
Affinchè qualcuno capisca il dolore delle persone coinvolte, anche se non è il nostro.
Affinchè si inizi a crescere, una volta per tutte, anzichè regredire.
Nella speranza che l'uomo, un giorno, la smetta di autodistruggersi e diventi degno di essere chiamato tale.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sento delle labbra premere all'altezza del mio collo e sorrido, tenendo gli occhi chiusi, ancora mezzo addormentato.

“La colazione è pronta.”, mi sussurra Abigail all'orecchio.
“Mmh.”, mormoro, cingendole i fianchi con le braccia.
La tiro verso di me finchè non mi cade sul petto, ridendo.
“Il caffè si raffredda se non ti alzi.”, mi spalanca le palpebre usando le dita e io mi sottraggo al suo tocco, affondando la testa nel cuscino.
Inizia a schioccarmi baci sull'orecchio, sapendo che mi da fastidio.

“Abby ferma! Basta! Lo sai che non lo sopporto!” ma lei continua, divertita, mentre la sua risata mi fa spuntare un sorriso sulle labbra.

“Okay, okay. Hai vinto, mi alzo!”
La seguo in cucina, mi siedo sullo sgabello alto e la guardo mentre riempie le tazze di caffè caldo.
Ha una delle mie vecchie magliette, di quelle che ho comprato quando ancora andavo al college, e delle ridicole calze a righe verdi e viola che le arrivano fino al ginocchio.
“Che c'è?”, si è accorta che la sto fissando.
“Vieni qui” ho ancora la voce impastata di sonno, ma lei ha capito e si dirige verso di me.
La faccio sedere sulle mie ginocchia, abbracciandola, affondando il viso nei suoi capelli, annusando il suo profumo delicato.

Nonostante siano già due anni che viviamo insieme, mi stupisco ancora di quanto sia morbida la sua pelle, di quanto sia piacevole sentire le sue dita fra i miei capelli.

Cerco le sue labbra, mentre lei mi accarezza il collo.

“Devo sbrigarmi.” mormora, fra un bacio e l'altro, “Sai che giorno è oggi?”
“Uhm, il 15 aprile?” chiedo, sfoderando un sorriso innocente.

Si finge imbronciata e mi da una botta sulla spalla, “Non è solo il 15 aprile!”
“Lo so, lo so!” replico, ridendo, “Oggi hai la maratona, come potrei dimenticarlo?”
I suoi tratti si addolciscono e mi stampa un bacio sulle labbra.

“Ho una sorpresa per te.”
Mi viene da ridere guardando i suoi occhi verdi allargarsi per la curiosità.

“Cos'è?”
“Non posso dirtelo. Lo scoprirai dopo la maratona.”
“Cerchi di fare il misterioso con me, Daniel? Comunque anche io ho una notizia, ma a questo punto anche tu dovrai aspettare per sapere.”

Mi lancia un sorriso malizioso che mi convince ancora di più di aver fatto la scelta giusto.
Riesco ad immaginare i suoi occhi illuminarsi alle mie parole, il suo sorriso allargarsi di felicità.

“Sono sicuro che oggi mi renderai fiero di te ancora una volta. Renderai la nostra città fiera di te.”

“Lo pensi davvero?”
“Si, Abby, lo penso davvero.”
Mi accarezza la guancia, con delicatezza, guardandomi con occhi traboccanti d'amore, come solo lei sa fare.

“Vado a prepararmi!” e un attimo dopo è già diretta verso la camera da letto.

Sorrido, notando che ha disposto i wafer in modo che formino le parole “ti amo”.

E' lei, non ho il minimo dubbio.

E' lei la donna che voglio al mio fianco per il resto dei miei giorni.
Ed è per questo che oggi le chiederò di sposarmi davanti a mezza Boston.

 

 

La maratona è quasi finita.

Sono in prima fila, il traguardo è a pochi metri da me.

Mi sento tirare per la maglietta e per un attimo mi irrito.

E' la mia maglietta rossa, la preferita di Abby; l'ho messa proprio perchè so quanto le piace quando la indosso. Non voglio che me la rovinino.

Ma a tirare è un bambino che mi guarda con gli occhi sgranati, tenendo un Batman di plastica in mano.
“Hey campione!”
“Posso... Posso mettermi davanti a te? Voglio vedere il mio papà quando arriva.”
“Certo, vieni qui!”

“Eccoli!” urla, pochi minuti dopo.

Una folla di persone si avvicina, stanno arrivando.

Sento i palmi inumidirsi e ho la gola secca.

Fra pochi minuti Abby sarà arrivata e io le chiederò di sposarmi davanti a tutti.

Sono emozionato, talmente emozionato che sono costretto ad allontanarmi dal mio nuovo piccolo amico per prendere una bottiglia d'acqua.

E poi, il delirio.
Dura tutto pochi secondi.

Un boato, alle mie spalle, e un'ondata di energia mi fa volare lontano.

Rimango sospeso in aria per secondi che sembrano eterni, poi vengo violentemente scaraventato per terra.

Attimi di silenzio, di shock, di incredulità.

Poi le urla, agghiaccianti, colme di terrore.

Mi alzo, cercando di capire cosa diavolo stia succedendo.

Cos'è stato?

A pochi metri dal traguardo c'è un uomo a terra, la sua maglietta arancione è ormai sporca e da un taglio sulla guancia esce del sangue che gli cola fino al mento.

“Una bomba, era una bomba!” urla qualcuno.

Vedo l'uomo stringere i denti e rialzarsi sulle gambe malferme, ma continua, un passo dopo l'altro, finchè non spezza il nastro del traguardo.

E per un attimo sorride, soddisfatto di se stesso.

Poi si china per terra, da un colpetto sul pavimento e dice “Siamo forti, America.”

Un attimo dopo è circondato da persone che cercano di soccorrerlo.

Mi fermo a pensare alle sue parole, le grida intorno a me suonano lontane.

Una bomba. Un altro attacco terroristico. Lo stesso incubo dell'11 Settembre.

“Siamo forti, America.”
Ha parlato direttamente alla terra, questa terra che nonostante tutti gli attacchi subiti non crolla, si rialza, che continua a tenerci uniti. La nostra terra.

Mi guardo intorno e le mani iniziano a tremarmi.
C'è sangue, sangue ovunque.

Il terrore è dipinto sui visi della gente.

Un urlo alla mie spalle mi fa sussultare.

Una donna è piegata sulle ginocchia, piange disperatamente, tenendo fra le braccia un bambino coperto di sangue. Un gamba è saltata in aria con l'esplosione, giace inerme fra le braccia della madre, stringendo fra le braccia un Batman di plastica.

Non ho il tempo di realizzare che il bambino che ho conosciuto solo pochi minuti prima è appena morto, perchè il pensiero va a lei. Abigail.

Inizio a correre, inciampando; la cerco fra le mille persone che mi circondano, con il cuore in gola.

Ed eccola lì, sdraiata per terra, con i capelli aperti a ventaglio sulla testa.
C'è già qualcuno accanto a lei e sento le lacrime bruciarmi gli occhi perchè quel qualcuno non sono io.

Corro ancora più veloce e in pochi secondi sono accanto a lei, per terra.

Le stringo la mano, le bacio la fronte, toccandole piano i capelli.

So che ha sbattuto la testa, ha un ferita profonda da dove sgorga sangue a fiotti.

Ho paura, ho fottutamente paura.

Lei mi guarda, mi riconosce, e inizia a piangere.

“Ssh, buona amore, stai buona. Sono qui, okay? Sono qui, ce la faremo. Ce la faremo.”

“Cos'è stato?” il suo tono di voce mi strazia il cuore, percepisco la sua paura: è identica alla mia.

“Niente amore. Presto sarà finito tutto, tu starai bene e potremo sposarci.”
“Cosa?”
“Si Abby, voglio sposarti, voglio che tu sia mia moglie, voglio passare il resto della mia vita con te e voglio crescere i nostri bambini..”
La voce mi si spezza, ormai sto piangendo senza ritegno, i singhiozzi mi scuotono il petto.

Nel frattempo è arrivata l'ambulanza, le urla continuano, il panico è ovunque.

Qualcuno mi dice di allontanarmi per poter vedere le condizioni di Abby ma io non mi stacco perchè ho paura che se non la tengo abbastanza forte potrebbe sfuggirmi dalle dita e potrei non trovarla più.

Sentendo le mie parole lei spalanca gli occhi e inizia a piangere più forte.

“Mi fa male tutto Daniel!” ora sta urlando e io non so che fare.

“Ferma, non muoverti, potresti solo peggiorare le cose..”
“Mi fa male tutto! Oh Dio, Daniel! Il nostro bambino!”
La sua mano, quella che non stringe la mia, corre sulla pancia.

Le sue dita tremano così forte e ci metto un po' a capire che sta cercando di dirmi che è incinta e che ha paura di aver perso il bambino per il colpo.

Ma quello che mi terrorizza di più, in questo momento, è vedere che Abby fa sempre più fatica a tenere gli occhi aperti, si fa sempre più tragicamente immobile.

La disperazione mi serra la gola, una mano mi lacera da dentro, sento che sto per crollare.

“Abby, Abby ti prego. Non lasciarmi. Ti prego.”
Mi guarda e mi sorride, debolmente, ma mi sorride.

E lei sa che amo quando lo fa, specialmente quando lo fa per me.

“Dobbiamo sposarci io e te, non puoi lasciarmi proprio ora.” mi lascio sfuggire una risata nervosa.

“Ti amo” mi dice, ma dalle sue labbra non esce nessun suono.

Chiude gli occhi con un sospiro, mentre l'ultimo respiro lascia il suo corpo.

E io perdo il controllo, perchè se perdo lei perdo tutto.

Qualcuno mi abbraccia da dietro, nel vano tentativo di consolarmi.

Ma io non posso fare altro, se non pregarla di non andarsene.

Sento la mia stessa voce, come se fosse quella di un estraneo, urlare disperatamente “Resta con me.”


  
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